Le elezioni regionali del 16 aprile 2000 presentano un esito piuttosto atipico. Il voto ha fatto emergere un vincitore indiscusso – il cui successo è misurabile in termini di numero di governi regionali conquistati, computo complessivo dei voti validi ottenuti, esito della sfida nazionale fra centro-destra e centro-sinistra (Legnante e Corbetta 2000) – a fronte però di variazioni assai modeste nei rapporti di forza elettorali tra «aree» politiche. A dispetto della sostanziale stabilità degli allineamenti elettorali aggregati, il risultato ha prodotto così conseguenze politiche significative e immediate, in primo luogo le dimissioni del governo D'Alema.
Questo articolo intende illustrare questo apparente paradosso e fornire alcuni elementi di spiegazione in proposito. A tale scopo prenderà in esame tanto il risultato quanto le conseguenze sistemiche del voto, ponendo in relazione le due principali evidenze sintetiche emerse dalle elezioni: elettorato (quasi) stabile, offerta decisiva per un verso; bipolarismo compiuto, frammentazione in crescita per altro verso. Queste evidenze catturano l'essenziale della prova elettorale del 16 aprile e sembrano sufficienti ad attribuire a un'elezione caratterizzata da andamenti tutt'altro che tellurici una rilevanza periodizzante, per quanto controintuitivo ciò possa sembrare.