La vertiginosa accelerazione che, con modalità e accenti propri delle fasi di crisi e transizione di regime, ha investito la politica italiana degli ultimi venti mesi ha conferito alle tornate elettorali del giugno e del novembre-dicembre 1993 un rilievo e un significato politico riconosciuto assai di rado a elezioni comunali e provinciali1.
In questa direzione convergevano già dalla vigilia molteplici fattori. I due test elettorali presentavano anzitutto un'indubbia visibilità quantitativa e simbolica. In secondo luogo la maggior parte delle città e delle province era convocata al voto in anticipo rispetto alla scadenza naturale dei propri consigli2 a causa di circostanze connesse a vario titolo con la crisi politica nazionale (diretto coinvolgimento di intere amministrazioni locali nelle inchieste giudiziarie connesse alle molte «tangentopoli» venute alla luce
Questo lavoro anticipa alcuni risultati di una ricerca più ampia tuttora in corso di svolgimento. Desidero ringraziare Stefano Bartolini, Roberto D'Alimonie e Paolo Feltrin con cui ho discusso vari aspetti di questo lavoro. Ringrazio inoltre la dott.ssa Paola Menta e la sig.ra Maria Grazia Burattini del Servizio elettorale del Ministero degli Interni per la loro disponibilità nel fornirmi, a più riprese, i dati elettorali.