È facile rilevare che nel pensiero politico costituzionalistico e liberale — e sotto questo profilo lo possiamo considerare la continuazione di una lunga tradizione del pensiero politico classico — l'attenzione si focalizzava sul tema della organizzazione del potere, cioè sulla individuazione di quei rapporti interni tra i diversi poteri (tra le diverse istituzioni) che garantissero i limiti e quindi il buon uso del Potere. È ben noto invece che il problema centrale per il pensiero democratico è quello della appropriazione e gestione del potere da parte dei cittadini; è questa redistribuzione potestativa infatti a garantire l'attuazione concreta del principio della sovranità popolare che è la base della filosofia democratica. Non c'è da stupirsi, pertanto, che in un'epoca come quella attuale, che per tanti rispetti merita di essere definita l'epoca della democratizzazione, il problema della partecipazione appaia centrale per la vita politica, ma anche, piú in generale, per la vita sociale in tutti i suoi aspetti. E parimenti non c'è da stupirsi che la parola partecipazione possa essere elevata al rango di parola-bandiera, di mito politico di eccezionale carica psicologica, come è avvenuto in tutto il mondo, specialmente a partire dai moti giovanili e studenteschi dei tardi anni ‘60. Il messaggio, infatti, che la parola partecipazione trasmette con incisiva immediatezza è proprio quello della riappropriazione del potere da parte dei cittadini. Per non dire poi che, nelle sue accezioni mitizzanti, il messaggio di questa parola si carica della speranza della soluzione finale del problema del potere, cioè del'annullamento dei rapporti potestativi attraverso la diffusione capillare del potere stesso. Si può ben dire, in forza di questo, che l'idea di partecipazione rappresenta oggi una delle nuove frontiere del pensiero utopico e in qualche misura sembra destinata a soppiantare la speranza marxista, perlomeno nella sua formulazione originaria, del superamento del dominio dell'uomo sull'uomo attraverso l'abolizione dei rapporti economici privati. L'utopia partecipazionistica ripone la sua speranza di superamento del dominio nella trasformazione di tutti i rapporti sociali in rapporti politici e quindi nel loro ribaltamento in rapporti partecipativi con la eliminazione degli elementi di potere intersoggettivo.