Tra gli studiosi, come tra politici, giornalisti e commentatori, la partecipazione al voto e l'astensionismo sono stati a lungo oggetto di interpretazioni divergenti. Per esempio, S.M. Lipset ha sostenuto che “attualmente l'astensionismo è, almeno nelle democrazie occidentali, un riflesso della stabilità del sistema… ”. Allo stesso modo, spesso si ritiene che una bassa partecipazione alle urne rifletta la soddisfazione di base dell'elettorato per come vanno le cose, o, alternativamente, che un'alta partecipazione corrisponda ad un alto livello di divisione e di conflitto politico. Il crollo della democrazia nella repubblica di Weimar e in Austria negli anni ‘20 e ‘30 è spesso citato come un tipo di ‘prova’ storica di quest'ultima tesi. Viceversa, altri hanno suggerito che l'a-stensionismo porta ad una mancanza di effettiva cittadinanza, che a sua volta segnala che il grado di fedeltà al sistema è democraticamente inadeguato. Si può anche ricordare la classica tesi di V.O. Key, secondo la quale significativi livelli di astensionismo implicano la sottorappresentazione di gruppi socialmente e economicamente svantaggiati.