Hostname: page-component-586b7cd67f-rdxmf Total loading time: 0 Render date: 2024-11-22T05:13:07.690Z Has data issue: false hasContentIssue false

CLASSE POLITICA E INTEGRAZIONE EUROPEA. GLI EFFETTI DELLE ELEZIONI DIRETTE DEL PARLAMENTO COMUNITARIO

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

La prima elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo avvenuta nel 1979 ha risvegliato un'attenzione assai ampia tanto nella sfera delle comunicazioni di massa quanto negli ambienti scientifici. Non c'è dubbio che a sollecitare questo interesse, fortemente intrecciato alla formulazione di giudizi di valore (per lo piú positivi, ma a volte anche, specie in paesi come la Francia, la Gran Bretagna e la Danimarca, aspramente negativi), stia la convinzione, piú o meno esplicita, che questo avvenimento rappresenti un passaggio cruciale nella costruzione dell'Europa.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 Tra le riviste di scienza politica che hanno dedicato un numero speciale alle elezioni dirette sono da ricordare «Government and Opposition», XIV (1979), “Revue française de science politique», XXIX (1979) e “European Journal of Political Research”, VIII (1980).Google Scholar

2 Cfr. ad es. Nord, H. e Taylor, J., The European Parliament Before and After Direct Elections , in “Government and Opposition”, XIV (1979), pp. 411–32 e Inglehart, R., Rabier, J.R., Gordon, I., Sorensen, C.L., Broader Powers for the European Parliament? The Attitudes of Candidates, in “European Journal of Political Research”, VIII (1980), pp. 113132.Google Scholar

3 Per una rassegna critica dei principali studi in tema di integrazione internazionale cfr. Panebianco, A., Studi sull'integrazione sovranazionale , in “Rivista Italiana di Scienza Politica”, II (1972), pp. 283402; Gori, U., Teoria dell'integrazione e relazioni internazionali, “Rivista Italiana di Scienza Politica”, IV (1974), pp. 351–370 e Dougherty, J.E. e Pfaltzgraff, R.L. Jr., Contending Theories of International Relations, Philadelphia, Lippicott Company, 1971, tr. it. Relazioni internazionali: teorie a confronto, Milano, Angeli, 1977, cap. 7. Tra le opere piú rilevanti per sforzo teorico sono da ricordare Deutsch, K. et al., Political Community and the North Atlantic Area, Princeton, Princeton University Press, 1957; Haas, E.B., The Uniting of Europe, Stanford, Stanford University Press, 1958 e Etzioni, A., Political Unification, Huntington N.Y., Krieger, 1965, tr. it. L'unificazione politica, Milano, Etas Kompass, 1968.Google Scholar

4 Per un esame comparato dei processi federativi cfr. Riker, W. H., Federalism , in Greenstein, F.I. e Polsby, N.W., (eds.), Handbook of Political Science, Reading Mass., Addison-Wesley, vol. 5, che però non dà sufficiente rilievo a questi problemi.Google Scholar

5 In ogni caso, dei due esempi è semmai quello tedesco il piú utilizzabile, perché dopo l'unificazione lascia in vita negli stati unificati un maggior numero di elementi del vecchio ordine (monarchie, parlameliti, ecc.), cosa che non avviene in Italia.Google Scholar

6 Questo è il quadro in cui si muove tutta la teoria funzionalista dell'integrazione che ipotizza la possibilità di uno spili over, da forme anche settoriali di integrazione, capace di promuovere il processo di unificazione (cfr. ad es. Haas, , op. cit. , pp. 283 ss.).Google Scholar

7 Per fare il punto su quest'altra area di impiego della parola cfr. Huntington, S.P. e Dominguez, J.I., Political Development, in Greenstein, e Polsby, , op. cit., vol. 3, pp. 6689.Google Scholar

8 Cfr. Sartori, G., La politica, Milano, Sugarco, 1979, p. 300, che ivi sviluppa uno spunto di C. Wright Mills.Google Scholar

9 Per una messa a fuoco delle teorie che sottolineano i linkages esistenti tra politica internazionale e politica interna rinvio a Gori, , Relazioni Internazionali, in Dizionario di Politica, Torino, Utet, 1976. Se l'esigenza di superare la divisione in campi incomunicanti dello studio di queste due realtà mi sembra condivisibile, la riduzione di esse ad un continuum come alcuni autori propongono rischia di vanificare la comprensione di importanti fenomeni politici.Google Scholar

10 Cfr. l'esatta messa a punto in proposito di Pistone, S., Politica internazionale , in Dizionario di Politica, cit.Google Scholar

11 Esistono, è vero, delle spinte verso l'erosione di questi principi in rapporto con lo sviluppo di istituzioni politiche, come l'Onu, che nella loro ispirazione si pongono al di sopra della distinzione tradizionale tra politica internazionale e interna; tuttavia la loro incidenza è ancora limitata.Google Scholar

12 Sui rapporti tra integrazione e conflitto cfr. Gori, , Teoria dell'integrazione e delle relazioni internazionali, cit., pp. 368–70; per quel che riguarda i conflitti nella fase intermedia cfr. Etzioni, , op. cit. , pp. 87–8.Google Scholar

13 Per la discussione del concetto di comunità politica rinvio a Easton, D., A Systems Analysis of Political Life, New York, Wiley, 1965, pp. 171 ss., i cui risultati tuttavia sono lungi dall'essere soddisfacenti; soprattutto perché il concetto risulta talmente stiracchiato da poter “viaggiare” dalla municipalità fino alle Nazioni Unite (p. 181), perdendo il senso della diversità qualitativa di queste entità. Piú preciso mi pare l'uso che fa del concetto Etzioni, , op. cit. , p. 4.Google Scholar

14 Questo aspetto è evidenziato da Deutsch, , op. cit. , pp. 129 ss., come componente essenziale della comunità politica; Easton invece tende a dissociarlo o meglio a ritenere che esso ci può essere come non essere in una comunità politica senza che questa venga perciò meno (op. cit., p. 177). Sul formarsi di questo we-feeling fin dall'infanzia si veda Piaget, J. e Weil, A.M., The Development in Children of the Idea of the Homeland and the Relations with other Countries, in “International Social Science Bulletin”, III (1951), trad. it. col titolo Lo sviluppo dell'idea di patria e del rapporto con i paesi stranieri durante l'infanzia , in Oppo, A. (a cura di), La socializzazione politica, Bologna, il Mulino, 1980, pp. 25–40.Google Scholar

15 Per quel che riguarda le pre-condizioni internazionali dei processi di integrazione si vedano Deutsch, , op. cit., cap. 2 e Etzioni, , op. cit., capp. 2 e 3, nonché in rapporto allo svilupparsi dei sistemi federali Riker, , op. cit. C'è poi, sul versante interno, tutta la teoria del nation-building che offre notevoli spunti; tra le opere principali cfr. Bendix, R., Nation-Building and Citizenship, New York, Wiley, 1964, Eisenstadt, S. e Rokkan, S., (eds.), Building States and Nations, Beverly Hills, Sage, 1973 e Tilly, C. (ed.), The Formation of National States in Western Europe, Princeton, Princeton University Press, 1975.Google Scholar

16 Sull'importanza dell'innovazione istituzionale cfr. Deutsch, , op. cit. , pp. 39 ss. e 113 ss.Google Scholar

17 Cfr. Cotta, M., Classe politica e parlamento in Italia. 1946–1976, Bologna, Il Mulino, 1979, pp. 45 ss.Google Scholar

18 L'importanza delle élites nei processi di unificazione è rilevata da Etzioni, , op. cit. , pp. 45 ss., che però usa un concetto tutto suo e assai discutibile di élite; cfr. anche Deutsch, , op. cit., pp. 85 ss.Google Scholar

19 Varie testimonianze dello spirito europeo di questi statisti sono raccolte in forma di agevole consultazione nel libro di Levi, L., L'unificazione europea, Torino, Sei, 1979. Giova sottolineare il rapporto esistente tra la crisi dei sistemi politici nazionali, non ancora del tutto consolidati dopo le esperienze autoritarie e la guerra, e il manifestarsi di orientamenti europeistici nelle classi dirigenti. Ma, come è noto, il “momento magico” non poté essere colto; la crisi della Ced nel '54 segnò il passaggio ai tempi lunghi per l'Europa.Google Scholar

20 Per una prima messa a punto di questo tema, ma in riferimento al contesto nazionale e al problema del consolidamento dell'istituzione parlamentare, cfr. Polsby, N.W., The Institutionalization of the U.S. House of Representatives , in “American Political Science Review”, LXIII (1968), pp. 144–68. Vedi anche Cotta, , op. cit., cap. 5.Google Scholar

21 Wahlke, J.C. et al., The Legislative System, New York, Wiley, 1962, cap. 12.Google Scholar

22 Sull'assetto che si è venuto creando nella prassi delle istituzioni europee cfr. la “Relazione Vedel” in “Bollettino delle Comunità Europee”, V (1972), pp. 26–31. Per quel che riguarda il Consiglio europeo, che rappresenta l'istituzionalizzazione dei “vertici”, vedi il comunicato seguito al vertice europeo di Parigi del 1974, riportato in Levi, , op. cit. , pp. 205–7.Google Scholar

23 Per una acuta discussione di questo punto cfr. Papisca, A., Alla ricerca del “federatore” reale , “Il Mulino”, XXVII (1978), pp. 840–65.Google Scholar

24 Si veda il testo degli accordi di Lussemburgo in “Relazioni Internazionali”, XXX (1966), p. 140; con questi accordi viene chiusa la crisi in seno alla comunità europea introducendo la regola dell'unanimità per le decisioni nelle quali “sono in gioco interessi molto importanti di uno o piú partners” (Par. I) e stabilendo che la Commissione prima di prendere iniziative “di particolare importanza … prenda gli adeguati contatti con i Governi degli stati membri, tramite i rappresentanti permanenti” (Par. IV).Google Scholar

25 Ciò è particolarmente chiaro dopo gli accordi di Lussemburgo. La regola dell'unanimità significa infatti un diritto di veto dei singoli stati, cioè che il principio della sovranità nazionale rimane incontrastato.Google Scholar

26 Che l'attività europea sia soltanto un'attività politica collaterale lo si constata con particolare evidenza quando ministri europei di un paese (magari addirittura i presidenti di turno, come è accaduto nei mesi passati per quelli italiani) sono alle prese in patria con una crisi di governo; l'incisività della loro presenza in sede europea si riduce praticamente a zero finché le preoccupazioni casalinghe non sono state superate.Google Scholar

27 Come è noto, dal 1952 al 1958 esiste l'Assemblea Comune della Ceca che costituisce il primo embrione dell'attuale Parlamento europeo; salvo precisazione contraria, comunque, qui ci si limiterà all'esame di quest'ultimo, cioè al periodo 1958–1979.Google Scholar

28 Per una discussione piú ampia di questo punto mi sia consentito rinviare al mio libro, già citato, specie pp. 292 ss.Google Scholar

29 Cfr. Cotta, , op. cit. , pp. 214 ss.Google Scholar

30 Una ulteriore verifica di questa situazione si ricava dai dati riportati da Schöner, E., Die Mitglieder des Europäischen Parlaments vor der Direktwahl, relazione presentata alle Joint Sessions del European Consortium for Political Research, Firenze 1980, p. 9. L'anzianità di mandato europeo dei parlamentari di Strasburgo in carica al settembre 1976 era nell'insieme la seguente: a) fino a due anni: 20,7%; b) tra 3 e 6 anni: 50,5%; c) tra 7 e 10 anni: 16,2%; d) piú di 10 anni: 11,6%.Google Scholar

31 Cfr. Cotta, , op. cit. , pp. 317–19; vedi anche Blondel, J., Comparative Legislatures, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1973, pp. 160 ss.Google Scholar

32 Cfr. in proposito Herman, V. e Lodge, J., The European Parliament and the European Community, London, Macmillan, 1978, Parte I, ma specialmente pp. 6468; non del tutto convincenti mi paiono però le loro conclusioni secondo le quali il Parlamento europeo date queste carenze funzionali non sarebbe un vero parlamento: ciò significa trascurare l'aspetto strutturale.Google Scholar

33 Cfr. l'opuscolo 25 anni. Gruppo Democratico Cristiano, Ed. del Gruppo Dc, Lussemburgo, 1978, p. 30.Google Scholar

34 Si vedano i dati sull'età dei parlamentari europei in carica nel 1976, riportati in Schoener, , op. cit. , p. 7; circa il 52 per cento erano di età superiore ai 55 anni e addirittura il 33 per cento di età superiore ai 60. Per poter effettuare un raffronto osserviamo che queste cifre sono rispettivamente del 56 per cento e del 42 per cento per i parlamentari europei italiani, mentre nella corrispondente legislatura nazionale queste classi di età avevano una consistenza del 26 per cento e del 13 per cento.Google Scholar

35 Lo rileva molto opportunamente Albertini, M., La fondazione dello Stato europeo , in “Il Federalista”, XXIX (1977), p. 14, cit. in Levi, , op. cit. , p. 288.Google Scholar

36 Cfr. Cotta, M., How a Quick Start Became a Late Arrival. The Italian Case , in Hagger, M. e Herman, V., (eds.), The Legislation of Direct Elections to the European Parliament, Farnborough, Saxon House, 1980.Google Scholar

37 Cfr. Herman, e Lodge, , op. cit. , pp. 142 ss.Google Scholar

38 Sulle incertezze di questo processo si veda il saggio di Papisca, Partiti e coalizioni nel “nuovo” Parlamento europeo, in questo stesso numero di questa Rivista.Google Scholar

39 È il caso ad esempio della delegazione inglese; questo può spiegare il netto calo di livello politico rilevato dopo le elezioni dirette (cfr. i dati riportati in Hagger, M. e Wing, M., Some Dynamic Aspects of British Representation in the European Parliament, relazione presentata alle Joint Sessions del European Consortium for Political Research, Firenze, 1980).Google Scholar

40 La percentuale è esattamente la stessa anche per la delegazione tedesca.Google Scholar