Questo saggio si propone di esaminare l'evoluzione del sistema partitico greco nel dopoguerra. Anche se rappresentano solo un subsistema del sistema politico, i partiti assolvono indubbiamente una cruciale funzione di intermediazione fra società e governo e sono, dunque, estremamente importanti per comprendere il rendimento del sistema nel suo complesso. Cionondimeno, fino ad epoca molto recente essi sono stati quasi del tutto trascurati dalla moderna storiografia greca; e non si rischia di esagerare affermando che a tutt'oggi non esiste alcuna ricerca sul sistema partitico in quanto tale, cioè visto come un insieme integrato di attori le cui interazioni concrete e tipizzate sono in grado di influire su altri ambiti, o altri subsistemi, della polity. Se non proprio ignorati del tutto, i partiti sono stati abitualmente confinati in un ruolo reattivo e in nessun caso considerati capaci di strutturare le tensioni sociali. Da questo punto di vista, la Grecia si può considerare un esempio per antonomasia di ciò che Sartori ha chiamato « riduzionismo sociologico », ed è appunto contro questa tendenza che si rivolge il presente lavoro. D'altro canto, con ciò non intendo naturalmente sostenere che i partiti abbiano il potere di creare dal nulla e introdurre nella società civile conflitti non preesistenti nel suo seno. Ma, certo, la natura della competizione interpartitica come tale è un fattore che influisce sull'andamento di questi conflitti e può contribuire ad acuirli o a smorzarli.