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L'OPPOSIZIONE POLITICA NEI SISTEMI NON COMPETITIVI: UNA PREMESSA ANALITICA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Quando si parla di «opposizione politica» ci si riferisce a quello che è probabilmente il criterio distintivo più valido e significativo per un'analisi tipologica dei regimi politici moderni. Il punto da approfondire, e che apre le porte alle analisi più interessanti, consiste nella valutazione dei motivi che sono a base dell'assenza o della presenza, e in questo secondo caso delle specificità di un'opposizione in un particolare sistema politico. Quali sono, in altre parole, le ragioni storiche, politiche, sociali e culturali che influiscono sulle caratteristiche delle opposizioni? E, prima ancora di tutto ciò, cosa è «opposizione»? Nell'analisi empirica il termine può avere una quantità di referenti molto diversi tra loro: un partito politico ostile al governo in carica, un sindacato, un gruppo di intellettuali dissidenti, un reparto di guerriglieri, un gruppo di pressione, e così via. Un quesito da risolvere è vedere se queste esperienze hanno abbastanza punti in comune da poter essere incluse in un medesimo quadro concettuale. Risolto questo primo problema sarà utile verificare a cosa vanno ascritte le loro diversità più evidenti.

Type
Saggi
Copyright
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References

1 Per brevità, nel corso di queste pagine, parlerò di «opposizione», senza aggettivi.Google Scholar

2 Con il sostantivo oppositio Cicerone traduceva il greco : cfr. Battisti, C. e Alessio, G., Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera Editore, 1950, vol. IV, p. 2664.Google Scholar

3 Sartori, G., Opposition and Control. Problems and Prospects , in «Government and Opposition», II (1966), p. 150.Google Scholar

4 Cfr. per esempio Skilling, H.G., Opposition in Communist East Europe , in Dahl, R. (a cura di), Regimes and Oppositions, New Haven-London, Yale University Press, 1973, p. 89, secondo il quale «l'opposizione non è mai stata completamente assente dai sistemi comunisti». Tale tesi si ricava dalle interpretazioni di chi ha sostenuto l'esistenza e l'attività di gruppi di pressione anche durante la fase staliniana della politica sovietica. Cfr. Schapiro, L., Introduction, in Schapiro (a cura di), Political Opposition in One-Party States, London, Macmillan, 1972 e Skilling, , Group Conflict and Political Change, in Johnson, Ch. (a cura di), Change in Communist System, Stanford, Stanford University Press, 1970, pp. 215–234. Si veda sullo stesso problema anche il volume curato da Skilling, e Griffiths, , Interest Groups in Soviet Politics, Princeton, Princeton University Press, 1973.Google Scholar

5 Un tipico ragionamento così impostato è quello di Almond, G.A. e Powell, G.B., in Comparative Politics. A Developmental Approach, Boston, Little Brown, 1966, tr. it. Politica comparata, Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 342–343: «I sistemi autoritari e totalitari (…) non sono sistemi non autonomi, bensì sistemi in cui l'autonomia formale è eliminata, ma in cui persiste un certo grado di pluralismo e di processo competitivo. In realtà un sistema interamente non autonomo è impensabile; in ogni società vi sono infatti tipi diversi di interessi e di domande, e vi deve essere un qualche modo per trasmettere questi interessi e queste domande al sistema politico. Perciò, quando passiamo dai sistemi democratici a quelli autoritari e totalitari vi è un passaggio graduale dall'uno all'altro tipo; persino le forme più estreme di totalitarismo, ad esempio l'Unione Sovietica sotto Stalin, contengono tendenze pluralistiche e ciò che potremmo chiamare un processo politico». Va rilevato che per «autonomia» i due autori intendono l'autonomia dei sottosistemi.Google Scholar

6 Cotta, S., Les partis et le pouvoir dans les théories politiques du début du XVIII e siècle , in Annales de philosophie politique. Le pouvoir, Paris, Presses Universitaires de France, 1956, vol. 1, pp. 96–97. Sull'origine dei partiti e l'analisi storica del partito di opposizione, cfr. anche: Cattaneo, M.A., Il partito politico nel pensiero dell'illuminismo e della rivoluzione francese , Milano, , Giuffrè, , 1964; Sartori, , Parties and Party Systems, New York, Cambridge University Press, 1976, primo capitolo; infine la recente analisi di Panebianco, A., Modelli di partito. Organizzazione e potere nei partiti politici, Bologna, Il Mulino, 1982, dove tra l'altro si analizza la fase genetica e lo sviluppo organizzativo di vari partiti politici dell'Europa Occidentale. Sull'origine del concetto di opposizione si vedano: Dahl, Preface, in Dahl (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies, New Haven-London, Yale University Press, 19788, pp. XIII–XXI; Schapiro, , op. cit. , pp. 1–14; Zucchini, G., voce Opposizione , in Bobbio, N. e Matteucci, N. (a cura di), Dizionario di politica, Torino, UTET, 1976, pp. 666670; Barker, R. (a cura di), Studies in Opposition, New York, St. Martin's Press, 1971, spec. l'introduzione del curatore (pp. 1–30), dove si sottolinea il lento processo in seguito al quale il termine «opposizione», come «partito», è entrato con piena legittimità nel vocabolario politico perdendo l'originaria connotazione denigratoria e negativa. Degno di menzione è anche il volume di Ionescu, G. e De Madariaga, I., Opposition. Past and Present of a Political Institution, London, Watts, C.A., 1968.Google Scholar

7 Una discussione delle idee di Montesquieu in proposito e dell'influenza su di lui esercitata da Machiavelli è contenuta in Cotta, , op. cit. , pp. 117–123, e Cattaneo, , op. cit. , pp. 5161.Google Scholar

8 In particolare la «Dichiarazione di Indipendenza» (1776), la «Ordinanza del Nord Ovest» (1787), la «Costituzione degli Stati Uniti d'America» (1787) e il «Bill of Rights» (1791). Cfr. Wilson, V. Jr., The Book of Great American Documents, Brookeville, American History Research Associates, 1976. Va notato tuttavia che anche tra i fondatori della nazione americana il concetto di partito non si è imposto subito con un significato apprezzativo: cfr. Sartori, , Parties and Party Systems, cit., pr. cap.Google Scholar

9 Sul tema delle opposizioni «anti-sistema» si veda più avanti nel testo.Google Scholar

10 Preface , in Dahl, (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies, cit., p. XIII.Google Scholar

11 Introduction, in Schapiro, (a cura di), op. cit. , p. 2.Google Scholar

12 Ionescu, G., Control and Contestation in Some One-Party States , in «Government and Opposition», II (1966), pp. 240250.Google Scholar

13 Ivi, p. 247.Google Scholar

14 Peraltro Ionescu ha poi in larga parte attenuato questa tesi, anche se il termine «controllo» in riferimento alle esperienze non competitive non scompare mai del tutto dai suoi scritti. Più realisticamente però questo autore è giunto successivamente ad una distinzione tra «opposizione in senso lato» (non istituzionalizzata) e «opposizione politica» (istituzionalizzata). Cfr. il suo The Politics of European Communist States, London, Weidenfeld and Nicolson, 1967, spec. l'introduzione.Google Scholar

15 Gori, U., voce Conflitto, in Bobbio, e Matteucci, (a cura di), op. cit. , p. 215. Si veda anche la voce Conflict: Political Aspects curata da North, R.C., in International Encyclopedia of the Social Sciences, New York, Macmillan e The Free Press, 1972, pp. 226–232.Google Scholar

16 Dahl, , Patterns of Opposition , in Dahl, (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies, cit., pp. 332347.Google Scholar

17 Poliarchy. Participation and Opposition, New Haven-London, Yale University Press, 1973, tr. it. Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Milano, Franco Angeli, 1981, p. 38.Google Scholar

18 Circa l'uso del termine «poliarchia», invece di «democrazia», rinvio a Dahl, , ivi. Google Scholar

19 Patterns of Opposition , in Dahl, (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies, cit., pp. 338–340. Sempre in tale antologia cfr. Potter, A., Great Britain: Opposition with a Capital «0» , pp. 3–33; Daalder, H., The Netherlands: Opposition in a Segmented Society , pp. 188–236; Rokkan, S., Norway: Numerical Democracy and Corporate Pluralism , pp. 70115; Dahl, , The American Oppositions: Affirmation and Denial , pp. 34–69.Google Scholar

20 Poliarchia, cit., p. 30.Google Scholar

21 Cfr.: Fisichella, D., Analisi del totalitarismo, Messina-Firenze, Ed. D'Anna, 1978 2 , e Linz, J.J., Totalitarian and Authoritarian Regimes , in Greenstein, F.I. e Polsby, N.W. (a cura di), Handbook of Political Science, vol. 3, 1975, pp. 174–411. Un'interpretazione del fenomeno dell'opposizione nei sistemi non competitivi basata su una diversa concettualizzazione tipologica di questi ultimi, è contenuta in Maravall, J., Dictatorship and Political Dissent. Workers and Students in Franco's Spain, London, Tavistock Publications, 1978, dove i criteri socio-economici prevalgono su quelli strettamente politologici.Google Scholar

22 La «società di massa» è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per lo sviluppo del totalitarismo. Cfr. sul punto Fisichella, , Analisi del totalitarismo, cit., pp. 149–154 e Kornhauser, W., The Politics of Mass Society, Glencoe, Free Press, 1959. Sulla differenza tra conflitto e competizione, cfr. Fisichella, , Politica e mutamento sociale, Firenze-Messina, D'Anna, 1981, pp. 6061.Google Scholar

23 Sui sistemi autoritari si veda la già citata letteratura sul totalitarismo e la bibliografia ivi contenuta.Google Scholar

24 Il pluralismo sociale sarebbe Tunica forma di pluralismo tollerato nei regimi autoritari. Almond ha parlato di «pluralismo strutturale», in Comparative Political Systems, in Eulau, H. (a cura di), Political Behavior , Glencoe, Free Press, 1956, p. 40; Linz invece di «pluralismo politico limitato», in An Authoritarian Regime: Spain , in Allardt, E. e Rokkan, S. (a cura di), Mass Politics. Studies in Political Sociology, New York, Free Press, p. 254, e in Totalitarian and Authoritarian Regimes, cit., p. 190. Fisichella ha invece ritenuto più corretta la dizione di «pluralismo sociale», in Analisi del totalitarismo, cit., pp. 142–148.Google Scholar

25 Cfr. Sartori, , Parties and Party Systems, cit., pp. 132133.Google Scholar

26 Questa ed altre osservazioni integrative e chiarificatorie sulla nozione di «partito anti-sistema» e su tutta la teoria del pluralismo polarizzato, sono contenute in Sartori, , Il pluralismo polarizzato. Critiche e repliche , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XII (1982), pp. 344. Sul tema del terrorismo, argomento di scottante attualità e che potremmo definire come una forma di opposizione anti- ed extra-sistema sulla quale inizia ora a concentrarsi l'attenzione dei politologi, cfr. Mickolus, E.F., Transnational Terrorism. A Chronology of Events, 1968–1979, Westport, Greenwood Press, 1980, e, curato dallo stesso autore, The Literature of Terrorism: A Selectively Annotated Bibliography, Westport, Greenwood Press, 1980.Google Scholar

27 Linz, J.J., The Breakdown of Democratic Regimes: Crisis, Breakdown and Reequilibration, Baltimore-London, The Johns Hopkins University Press, 1978, tr. it. La caduta dei regimi democratici, Bologna, Il Mulino, 1981, pp. 57 e 59.Google Scholar

28 Graham, G. J. Jr., Consenso e opposizione: una tipologia , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 92–121. Sempre per quanto concerne il tema della classificazione delle opposizioni si veda anche: Kircheimer, O., Germany: the Vanishing Opposition , in Dahl, (a cura di), Political Op positions in Western Democracies, cit., pp. 237–259, che suddivide le forme di conflitto in competizione politica, opposizione e opposizione di principio, a seconda se gli oppositori contestano solo le persone, i fini politici dominanti, o il carattere costituzionale di un dato sistema politico; Milnor, A.J. e Franklin, M.N., Patterns of Opposition Behavior in Modern Legislature , in Kornberg, A. (a cura di), Legislatures in Comparative Perspective, New York, McKay, 1973, pp. 421–446; Daalder, H., Government and Opposition in the New States, in «Government and Opposition», II (1966), pp. 205226.Google Scholar

29 Di questi autori si vedano: Barghoorn, F., Factional, Sectorial, and Subversive Opposition in the Soviet Politics , in Dahl, (a cura di), Regimes and Oppositions, cit., pp. 27–88; Skilling, , Opposition in Communist East Europe, ivi, pp. 89–120, e dello stesso Background to the Study of Opposition in Communist Eastern Europe, in Schapiro, (a cura di), Political Opposition in One-Party States, cit., pp. 72–103; Schapiro, , Introduction, ivi, pp. 4–5. Cfr. anche Foltz, W.J., Political Opposition in Single Party States of Tropical Africa, in Dahl, (a cura di), Regimes and Oppositions, cit., pp. 143–170. Alcune interessanti osservazioni sull'opposizione nei sistemi non competitivi sono contenute in Pasquino, G., L'opposizione difficile, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), pp. 421439.Google Scholar

30 Cfr. in proposito Pasquino, , Modernizzazione e sviluppo politico, Bologna, Il Mulino, 1970, e Morlino, L., Come cambiano i regimi politici. Strumenti di analisi, Milano, Franco Angeli, 1980. Per il concetto di istituzionalizzazione, formulato da Huntington, cfr. in particolare di questo autore: Political Order in Changing Societies, New Haven-London, Yale University Press, 1968, tr. it. Ordinamento politico e mutamento sociale, Milano, Franco Angeli, 1975, spec. pp. 24–36, e Morlino, , op. cit., pp. 47–62 e 128–130.Google Scholar

31 Huntington, , op. cit. , p. 25 ss.Google Scholar

32 Nel citare il termine «integrazione», non si vuole entrare nel merito della discussione sulla definizione e successione cronologica dei fattori del mutamento politico. Il rapporto tra «differenziazione strutturale», «integrazione politica» e «istituzionalizzazione» è trattato nella già citata letteratura sullo sviluppo politico.Google Scholar

33 Cfr. Bobbio, , voce Legalità , in Bobbio, e Matteucci, (a cura di), op. cit. , pp. 518520.Google Scholar

34 Sulla nozione del potenziale di ricatto-intimidazione, come criterio di rilevanza dei partiti politici, cfr. Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper and Brothers, 1957, pp. 131–132, oltre naturalmente a Sartori, , Parties and Party Systems, cit., pp. 123124.Google Scholar

35 Sulla ben nota teoria scientifica relativa alle funzioni di articolazione e aggregazione degli interessi cfr. Almond, e Powell, , op. cit. , pp. 119182. È evidente che se per articolazione degli interessi intendiamo «il processo attraverso cui gli individui e i gruppi formulano domande alle strutture decisionali politiche» e per aggregazione degli interessi, invece, intendiamo la «funzione di conversione» di queste domande in «scelte politiche alternative» (ivi, pp. 119 e 149), è la prima funzione quella che interessa l'opposizione generica e ne informa l'attività, mentre, come vedremo, la funzione di aggregazione viene prevalentemente svolta dall'opposizione specifica.Google Scholar

36 Ibidem, pp. 123124.Google Scholar

37 È la distinzione tra gruppi che promuovono valori e gruppi che hanno per scopo interessi economici, dicotomia ormai classica nella letteratura sui gruppi di pressione. Cfr. Fisichella, Politica e mutamento sociale, cit., p. 64.Google Scholar

38 Tale fu il caso, per esempio, del K.O.R. (Comitato per la difesa degli operai) in Polonia, nato nel 1976, e del Circolo Petöfi in Ungheria che ebbe una parte di primo piano negli avvenimenti del 1956. Cfr. Rupnik, J., Dissent in Poland 1968–1978: the End of Revisionism and the Rebirth of the Civil Society , e Schöpflin, G., Opposition and Para-Opposition: Critical Currents in Hungary, 1968–1978, ambedue in Tökés, R.L. (a cura di), Opposition in Eastern Europe, Oxford, St. Anthony College, 1979, rispettivamente pp. 60–112 e 142–186.Google Scholar

39 L'attività di protesta può esser definita come un modo di azione politica ostile a una o più politiche, caratterizzata da forme di comportamenti non conformisti, allo scopo di ottenere ricompense dai sistemi politico o economico. Sul tema della protesta nei sistemi competitivi, e sulle forme anche violente che talvolta assume, con particolare riferimento agli U.S.A., cfr. Lipset, S.M., Student Opposition in United States , in «Government and Opposition», Il (1966), pp. 351–374; Lipsky, M., Protest as a Political Resource, in «American Political Science Review», LXII (1968), pp. 1144–1158; Masotti, L.H. e Bowen, D. R., Riots and Rebellion: Civil Violence in the Urban Community, Beverly Hills, Sage, 1968; Etzioni, A., Demonstration Democracy, New York, Gordon and Breach, 1970. L'analisi di un caso diverso da quello americano e contenente utili suggerimenti analitici è contenuta in Etzioni-Halevy, E., Protest Politics in the Israeli Democracy, in «Political Science Quarterly», XC (1975), pp. 497520.Google Scholar

40 Preface , in Dahl, (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies, cit., pp. XVIIIXIX.Google Scholar

41 Per un'analisi delle funzioni di articolazione degli interessi e di comunicazione politica, cfr. il già citato Almond, e Powell, , op. cit. A proposito del-l'importanza della comunicazione politica, cosí scrive Hollander, G.D., Political Communication and Dissent in the Soviet Union , in Tökés, R.L. (a cura di), Dissent in the USSR. Politics, Ideology and People, Baltimore-London, The Johns Hopkins University Press, 1975, pp. 234 e 236: «Solo quando le opinioni dell'opposizione divengono un fenomeno sociale mediante la trasmissione ad altri individui o gruppi, esse acquistano particolare significato (…). Le opinioni tenute in isolamento spesso scompaiono». Perché esse sopravvivano e trovino sviluppo hanno bisogno di quel sostegno psicologico, e anche materiale, che deriva loro dalla diffusione e dal contatto con altri.Google Scholar

42 Tale mutamento ha preso piede con Chruščev: il modo in cui questi si sbarazzò del gruppo degli «antipartito», capeggiato da Molotov, Malenkov e Kaganovič, nel giugno 1957, e le circostanze in cui lo stesso leader ucraino fu messo «a riposo» sette anni dopo furono caratterizzate da totale incruenza. Sul tema generale della successione politica, cfr. Burling, R., The Passage of Power: Studies in Political Succession, New York-London, Academic Press, 1974. Per un'analisi del problema specificamente riferita ai sistemi comunisti, cfr. Rush, M., How Communist States Change Their Rulers, New York, Cornell Y.P., 1974, e Hodnett, G., Succession Contingencies in the Soviet Union, in «Problems of Communism», XXV (1975), pp. 121.Google Scholar

43 Un recente avvenimento, degno di rilievo, verificatosi fuori dalle mura del Cremlino e da interpretarsi in questa cornice analitica, è il processo e la condanna inflitta alla «Banda dei Quattro» nella Cina post-maoista. Che tali avvenimenti si verifichino anche in sistemi autoritari non comunisti è un fatto che tengo a ribadire e sottolineare. Solo che la particolare conformazione ideologica dei regimi comunisti spinge questi a dare il massimo di pubblicità ai fatti che hanno preceduto la conclusione di una lotta di potere. La vittoria del nuovo leader sarà sempre presentata all'opinione pubblica come la vittoria della ortodossia sulla controrivoluzione e come la fine di ogni deviazionismo o «revisionismo».Google Scholar

44 Sul tema si veda: Ionescu, , The Politics of European Communist States, cit.; Brzezinski, Z., The Soviet Bloc. Unity and Conflict, Cambridge, Harvard University Press, 1967, tr. it. Storia dell'URSS e delle democrazie popolari, Milano, Franco Angeli, 1975; Staar, R., Communist Regimes in Eastern Europe, Stanford, Hoover University Press, 1977; più in particolare, sui casi polacco e cecoslovacco, cfr. Kay, J., The Polish Opposition, in «Survey», XXIV (1979), pp. 7–20; e Barnard, F.M., Between Opposition and Political Opposition: the Search for Competitive Politics in Czechoslovakia, in «Canadian Journal of Political Science», V (1972), pp. 533552.Google Scholar

45 I termini «fazione» e «fazionismo» contengono una connotazione sostanzialmente derogatoria. Scrive infatti Cattaneo, , op. cit. , pp. 45: «Si intende per fazione un gruppo politico che lotta contro gli altri con la violenza e con l'intrigo e che, una volta ottenuto il potere, proscrive questi ultimi non ammettendone l'esistenza legale (…). Il termine fazione ha indubbiamente (…) un carattere, o per dirla alla maniera degli analisti del linguaggio, un significato emotivo sfavorevole».Google Scholar

46 «Nella misura in cui le fazioni si sviluppano liberamente all'interno del partito unico, questo diventa un semplice quadro che limita le rivalità politiche senza distruggerle: vietato all'esterno del partito, il pluralismo vi rinasce all'interno dove può svolgervi la stessa funzione». Cfr. Duverger, M., I partiti politici, Milano, Comunità, 1961, p. 330.Google Scholar