Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Nel saggio « Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti » Giovanni Sartori enuncia tre tesi di fondo. Egli afferma in primo luogo che, « mentre il proporzionalismo non è, da solo, causa efficiente di multi-partitismo, diventa, da solo, causa sufficiente di multi-frazionismo ».
1. In « Rivista Italiana di Scienza Politica », I (1971), pp. 629–655.Google Scholar
2. Ibidem, p. 637.Google Scholar
3. Sartori, G., European Political Parties: The Case of Polarized Pluralism , pp. 137–176 in LaPalombara, J. e Weiner, M., (eds.), Political Parties and Political Development, Princeton, Princeton University Press, 1966. Traduzione italiana modificata, Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, in « Tempi Moderni », X (1967), pp. 4–34.Google Scholar
4. Sartori, G., Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti, cit., p. 652.Google Scholar
5. Ibidem, pp. 653–54.Google Scholar
6. La stesura del saggio di Sartori sul pluralismo polarizzato per il volume americano risaliva alla fine del 1963, come avverte l'autore in nota all'edizione italiana citata (p. 31). Il modello del pluralismo polarizzato è dunque concepito nel 1963 e aggiornato nel 1967: si tengano a mente queste date, in vista del problema della individuazione della genesi del fazionismo, che tratto piú avanti.Google Scholar
7. Passigli, S., Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti: quid prior? , in « Rivista Italiana di Scienza Politica », II (1972), pp. 125–138; Zincone, Giovanna, Accesso autonomo alle risorse: le determinanti del frazionismo, ibidem , pp. 139–160.Google Scholar
8. Passigli, S., op. cit. , p. 127.Google Scholar
9. Ibidem, p. 131. Il corsivo è mio.Google Scholar
10. Passigli, S., op. cit. , p. 130.Google Scholar
11. Sui sistemi a partito predominante, cfr. Sartori, G., Tipologia dei sistemi di partito , in « Quaderni di Sociologia », VII (1968), pp. 187–226. Ovviamente, che il ruolo « predominante » sia ricoperto da una coalizione, o da un solo partito, fa grande differenza. E tuttavia alcuni effetti politici sono analoghi, nella misura in cui la coalizione predominante appare effettivamente « irreversibile ».Google Scholar
12. Passigli, S., op. cit. , p. 132. Il volumetto cui mi riferisco è quello pubblicato in collaborazione da Passigli e Germino, D., The Government and Politics of Contemporary Italy, New York, Harper e Row, 1967. Gli autori fanno proprio il modello del pluralismo polarizzato, con qualche aggiunta: cfr. il 4° Cap., « The Political System: The Politics of Polarization », p. 84 e passim. Google Scholar
13. Zincone, G., op. cit. , p. 149.Google Scholar
14. Ibidem, p. 143.Google Scholar
15. Sartori, G., Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti, cit., p. 651.Google Scholar
16. Ibidem, p. 639, nota 13.Google Scholar
17. Uso la dizione « partito di correnti » con una denotazione molto ampia, senza per ciò adottare il modello di D'Amato, L., Correnti di partito e partito di correnti, Milano, Giuffrè, 1965. Con la dizione « di correnti », intendo solo distinguere i partiti nel cui seno esistono correnti, dagli altri. Letteralmente, la dizione piú appropriata sarebbe « partiti con correnti », che non adotto perché sarebbe cacofonica. La tassonomia che segue si propone solo di classificare i partiti italiani secondo criteri che rendono piú chiaro il nostro discorso, e non ha pretese euristiche ulteriori.Google Scholar
18. Sul concetto di congruenza tra struttura politica e cultura politica, cfr. Almond, G. e Verba, S., The Civic Culture, Princeton, Princeton University Press, 1963, in particolare pp. 20–26.Google Scholar
19. Il concetto di « partiti ricatto » è stato felicemente colto da Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper e Row, 1957, pp. 131–132. Per un chiarimento di tutta la prospettiva della competizione interpartitica, cfr. Sartori, G., Modelli spaziali di competizione tra i partiti, in « Rassegna Italiana di Sociologia », VI (1965), pp. 7–29.Google Scholar
20. Passigli, S., op. cit. , p. 129.Google Scholar
21. Cfr. in proposito Dahl, R. A., Who Governs? Democracy and Power in an American City, New Haven, Yale University Press, 1961; A Critique of the Ruling Elite Model, in « American Political Science Review », LII (1958), pp. 463-69, tr. it. Critica al modello dell'élite dominante, nell'antologia Potere ed élites politiche, a cura di S. Passigli, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 133-140. Cfr. anche gli altri scritti riportati nell'antologia citata, e il reader curato da Bell, R., Edwards, D. W. e Wagner, R. H., Political Power: a Reader in Theory and Research, New York, Free Press, 1969.Google Scholar
22. Al metodo della rilevazione del potere attraverso l'analisi delle decisioni, i cosiddetti neo-élitisti hanno rivolto alcune critiche: cfr. ad esempio Bachrach, P. e Baratz, M. S., Two Faces of Power , in « American Political Science Review », LVI (1962), pp. 947–52 (ora nell'antologia Potere ed élites politiche, cit., pp. 145-53) e, degli stessi autori, Decisions and Non-decisions: an Analytical Framework, in « American Political Science Review », LVII (1963), pp. 632-42. A tali critiche ha replicato, tra gli altri, Merelman, R., On the Neo-Elitist Critique of Community Power, in « American Political Science Review », LXII (1968), pp. 451-60, ora nell'antologia Potere ed élites politiche, cit., pp. 155-65. Si noti che per Bachrach e Baratz il metodo dell'analisi delle decisioni non è sbagliato, ma solo insufficiente: « la tesi principale da noi sostenuta (è) che il potere ha due facce, di cui nessuna è percepita dai sociologi, e solo una dai cultori di scienza politica » (Le due facce del potere, cit., p. 145). Per una valutazione critica, e una proposta alternativa alle tesi di Bachrach e Baratz, cfr. il VII Cap. del mio libro La struttura del potere, di prossima pubblicazione presso l'editore Bulzoni.Google Scholar
23. Tra gli altri, l'ex-segretario socialdemocratico Ferri, e alcuni gruppi democristiani, soprattutto quello di « Europa Settanta ». Per un'analisi delle proposte di questi gruppi, cfr. il mio articolo Democrazia cristiana e repubblica presidenziale , in « Biblioteca della Libertà », VIII (luglio-agosto 1971), pp. 25–37, e Onida, Valerio, Un anno di dibattiti sulle riforme istituzionali, in « Rivista Trimestrale di Diritto Pubblico », XXII (1972), pp. 459-470. In quest'ultimo articolo l'Onida critica alcuni punti dei miei scritti nei quali descrivevo il modello del fazionismo eterodiretto e ipotizzavo operazioni di ingegneria istituzionale (cfr. in particolare p. 643).Google Scholar
24. Passigli cita le operazioni di ingegneria elettorale proposte da D. Fisichella a conclusione del libro Sviluppo democratico e sistemi elettorali, Firenze, Sansoni, 1970, pp. 223–249. A me sembra che Fisichella descriva esattamente genesi ed effetti dei sistemi elettorali, e che ipotizzi correttamente gli effetti che potrebbero derivare dall'adozione del collegio uninominale a doppio turno, in sede di aggregazione partitica e di razionalizzazione del sistema partitico e politico. La sua analisi, tuttavia, come quella di Sartori del 1967, prende in esame, in quanto unità operative, i partiti. Ma il nocciolo del problema è che oggi i partiti pro-sistema sono « fazionalizzati »; e mi pare probabile che l'elezione a doppio turno creerebbe, rebus sic stantibus, ulteriori incentivi alle manovre per linee esterne, e perciò stesso alla fazionalizzazione.Google Scholar