Hostname: page-component-586b7cd67f-vdxz6 Total loading time: 0 Render date: 2024-11-22T22:40:00.409Z Has data issue: false hasContentIssue false

CLASSE POLITICA E ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL PARLAMENTO: 1946–1972

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

A trent'anni dal crollo della dittatura fascista si fa oggi particolarmente pressante la questione della possibilità di sopravvivenza del regime che ne è scaturito. Sono infatti alle viste mutamenti che pochi, fino a non molti anni fa, avrebbero dato per probabili (e soprattutto cosí rapidamente). L'esito del referendum sul divorzio, i risultati elettorali del 15 giugno 1975, la crescita del Partito Comunista Italiano sia in termini elettorali che di egemonia nella società civile, la grave crisi di tutti i partiti minori dell'area laica, lo sbandamento e la crisi di leadership del partito di maggioranza relativa, sono altrettanti fenomeni dai quali emerge che certi equilibri all'interno del sistema politico si sono trasformati e che la via è aperta ad ulteriori mutamenti. Ma quali mutamenti? Mutamenti all'interno del regime, che ne trasformerebbero solo la funzionalità (forse in senso migliorativo) oppure, invece, mutamenti del regime che potrebbero addirittura qualificarsi come involuzione o break-down del sistema? Le possibilità sono varie, e non è davvero privo di rilievo che risulti vera l'una o l'altra interpretazione. È importante, quindi, che il dibattito teorico, apertosi su questi temi, sia approfondito e condotto non da una ma da piú prospettive, per coprire tutta la complessità del fenomeno. Tra queste prospettive riveste interesse l'analisi della situazione dell'istituto parlamentare nel trentennio considerato. È questo l'argomento qui affrontato, sulla base dei dati di una ricerca sul personale parlamentare italiano dal 1946 ad oggi.

Type
Ricerche
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1. Cfr., per due punti di vista diversi, Pellicani, L., Verso il superamento del pluralismo polarizzato? , e Sartori, G., Il caso italiano: salvare il pluralismo e superare la polarizzazione, entrambi in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), rispettivamente pp. 645–74 e pp. 675–88.Google Scholar

2. Si tratta dei dati di aggiornamento e ampliamento della ricerca sui parlamentari italiani pubblicata in Somogyi, S., Lotti, L., Predieri, A. e Sartori, G., Il Parlamento Italiano, 1946–63, Napoli, ESI, 1963.Google Scholar

3. Si vedano gli interventi di Linz, J., Bourricaud, F., Galli, G. e Sartori, G. in Cavazza, F. L. e Graubard, S. R. (a cura di), Il caso italiano, Milano, Garzanti, 1974.Google Scholar

4. Cfr. le osservazioni di Pellicani, , op. cit. , pp. 657 ss.Google Scholar

5. In questo campo si vedano i saggi di Sani, G., La strategia del PCI e l'elettorato italiano , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), pp. 551–79, e Canali di comunicazione politica e orientamenti dell'elettorato, ibidem, IV (1974), pp. 370–86.Google Scholar

6. Cazzola, F., Governo e opposizione nel Parlamento italiano, Milano, Giuffrè, 1974; si veda anche Cantelli, F., Mortara, V. e Movia, G., Come lavora il Parlamento, Milano, Giuffrè, 1974 e di Palma, G., Surviving Without Governing: The Italian Parties in Parliament, Berkeley, University of California Press, di prossima pubblicazione, del quale un capitolo appare su questo numero della «Rivista Italiana di Scienza Politica».Google Scholar

7. Cfr. Cazzola, F., op. cit. , pp. 66 ss e 100–3. Si veda anche Pellicani, op. cit., pp. 658 ss.; pur non parlando esplicitamente di «parlamentarizzazione» ma di «socialdemocratizzazione» del PCI, anch'egli però cita il comportamento parlamentare del partito come prova di questa trasformazione.Google Scholar

8. Cfr. Putnam, R., The Beliefs of Politicians, New Haven, Yale University Press, 1973, pp. 166–95.Google Scholar

9. Si veda il suo saggio Rivisitando il «pluralismo polarizzato», in Cavazza, e Graubard, , op. cit. , pp. 213–4.Google Scholar

10. Cfr. di Palma, , op. cit., specie cap. V.Google Scholar

11. Sulla strategia gramsciana di azione nella società del PCI si vedano i penetranti articoli di A. Del Noce, sui numeri del 26 e 28 giugno e 1 luglio 1975 del «Popolo».Google Scholar

12. Si tratta di quel complesso sottosistema che, assai opportunamente, F. Riggs propone di studiare nel suo insieme, sotto il nome di constitutive system; si veda in proposito il suo saggio Some Thoughts on Elected National Assemblies , in Kornberg, A., (ed.), Legislatures in Comparative Perspective, New York, McKay, 1973, n. 49.Google Scholar

13. Si vedano in particolare Polsby, N., The Institutionalization of the US House of Representatives , in «American Political Science Review», LVIII (1968), pp. 144–68; Gerlich, P., The Institutionalization of European Parliaments , Sisson, R., Comparative Legislative Institutionalization: a Theoretical Explanation ; Loewenberg, G., The Institutionalization of Parliament and Public Orientation to the Political System, tutti in Kornberg, A., (ed.), op. cit., pp. 94–113, pp. 17–38 e 142–56.Google Scholar

14. In questo senso usa il termine Gerlich, , op. cit. , pp. 94–5.Google Scholar

15. Cfr. in particolare Polsby, N. e Sisson, R., op. cit .Google Scholar

16. Penso all'utilizzazione del concetto di istituzionalizzazione in riferimento al sistema politico nel suo insieme, come in Huntington, S., Political Development and Political Decay , in «World Politics», XVII (1965), ora parzialmente tradotto in Sartori, G. (a cura di), Antologia di scienza politica, Bologna, il Mulino, 1970, col titolo Sviluppo e decadenza politica , pp. 451–60.Google Scholar

17. Op. cit. , p. 453; vedi anche dello stesso autore Political Order in Changing Societies, New Haven, Yale University Press, 1968.Google Scholar

18. Cfr. Polsby, N., op. cit. , p. 145 e Sisson, R., op. cit., p. 19 ss.Google Scholar

19. Per una definizione di parlamento vedi Riggs, , op. cit. , pp. 42–8; cfr. anche il mio Il problema del bicameralismo-monocameralismo nel quadro di una analisi struttural-funzionale del parlamento , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), p. 549.Google Scholar

20. Propongo questa espressione per indicare le istituzioni dei regimi autoritari che simulano il parlamento, ma nella sostanza sono qualcosa di ben diverso.Google Scholar

21. Il concetto è stato studiato essenzialmente per la realtà statunitense.Google Scholar

22. Op. cit. , pp. 146 ss.Google Scholar

23. Cfr. Sisson, R., op. cit. , pp. 30 ss.Google Scholar

24. I dati utilizzati riguardano soltanto i deputati italiani e non i senatori; ritengo tuttavia che il quadro non sarebbe modificato che in piccoli particolari, ove si considerassero anche questi ultimi.Google Scholar

25. Su questi aspetti si possono ricavare elementi interessanti dal libro citato di Putnam, anche se egli non si interessa ex professo del problema.Google Scholar

26. Si vedano su questo punto le osservazioni assai pertinenti di Sisson, R., op. cit. , pp. 26, che ivi utilizza il concetto di memoria istituzionale.Google Scholar

27. Potrebbe essere illuminante approfondire questo tema alla luce di una ambition theory, come quella sviluppata da Schlesinger, J., in Ambition and Politics: Political Careers in the United States, Chicago, Rand McNally, 1966.Google Scholar

28. Sarebbe necessario ad esempio esplorare il ruolo avuto dalle organizzazioni giovanili fasciste nel formare una notevole parte dei quadri dell'antifascismo; cfr. Zangrandi, R., Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano, Feltrinelli, 1962 che contiene una ricca documentazione sull'argomento.Google Scholar

29. Per citarne alcuni: Croce, De Gasperi, Nitri, Orlando, Sforza.Google Scholar

30. Per i dati sul Bundestag si veda Loewenberg, G., Parliament in the German Political System, Ithaca, Cornell University Press, 1966, p. 86.Google Scholar

31. È il caso dell'esperienza americana analizzata da Polsby, e anche di quella danese studiata da Pedersen, M., The Personal Circulation of a Legislature: the Danish Folketing 1849–1968, relazione alla Conference on the Use of Quantitative Methods in the Study of the History of Legislative Behavior, University of Iowa, 1972.Google Scholar

32. Per una serie piú ampia di indicatori del rinnovamento e delle continuità del personale parlamentare si veda Pedersen, M., op. cit., tab. 2.Google Scholar

33. Per i dati relativi a parlamenti di tutto il mondo si può consultare Blondel, J., Comparative Legislatures, Englewood Gliffs, Prentice Hall, 1973, pp. 160 ss.Google Scholar

34. Per i dati americani rinvio ancora una volta a Polsby, N., op. cit. , p. 146; per quelli inglesi si veda Loewenberg, G., op. cit., pp. 86–9; per quelli tedeschi oltre a Loewenberg, si vedano le pubblicazioni dei Wissenschaftliche Dienste del Bundestag, Die Mitglieder des deutschen Bundestages, N. 26, Bonn, 1971 e Mitgliederstrucktur des deutschen Bundestages, I-VII Wahlperiode, N. 40, Bonn, 1975; si veda pure Kaack, H., Geschichte und Struktur des deutschen Parteiensystems, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1971, pp. 647–8.Google Scholar

35. Il numero dei neo-eletti è particolarmente alto nella prima legislatura per il PCI, poiché un numero superiore alla media di costituenti comunisti passa al Senato, in forza della III Disposizione Transitoria della Costituzione.Google Scholar

36. Per annullare l'interferenza della variabile «aumento dei seggi parlamentari», che incide in particolare nel caso di un partito in espansione elettorale come il PCI, si può esaminare invece che la percentuale dei neo-eletti, la percentuale dei parlamentari usciti dal parlamento alla conclusione di ogni legislatura. Alla fine della I, II, III, IV e V legislatura le percentuali sono rispettivamente del 25, 34, 30, 37, e 37 per il PCI, e del 35, 28, 20, 20, 20, per la DC.Google Scholar

37. Ho computato qui anche la Costituente come una legislatura; comunque se la si tralasciasse i risultati cambierebbero di poco.Google Scholar

38. Il terzo quesito da porre sarebbe: dove vanno? cioè quali cariche occupano successivamente a quella parlamentare. Mancano però attualmente i dati per affrontare sistematicamente questo problema.Google Scholar

39. Mi rifaccio alla distinzione che Schlesinger fa tra ambizione static e progressive, l'uria orientata sulla permanenza in una certa istituzione e l'altra sulla promozione ad altre, piú prestigiose posizioni (op. cit. , pp. 910).Google Scholar

40. Uno studio specifico su questo aspetto è stato condotto per il Bundestag tedesco-federale da Kaack, H., Wer kommt in den Bundestag?, Opladen, Leske, 1969.Google Scholar

41. Cfr. Kaack, H., Geschichte, cit., p. 648.Google Scholar

42. Trascuro i partiti piú piccoli: date le dimensioni, l'analisi sarebbe statisticamente poco significativa.Google Scholar

43. Cfr. Morlino, L., Categorie e dimensioni del mutamento politico , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», V (1975), p. 313; Polsby invece sembra identificare complessità e istituzionalizzazione (op. cit., pp. 145 e 153).Google Scholar

44. È, ad esempio, il caso del Bundestag .Google Scholar

45. Per uno sviluppo teonico del concetto di «carriera politica» si veda Herzog, D., Politische Karrieren, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1975, specie pp. 36 ss. L'altra opera importante è il già citato Ambition and Politics di Schlesinger.Google Scholar

46. Cfr. Cantelli, F., Mortara, V. e Movia, G., op. cit. , pp. 167 ss.Google Scholar

47. Ibidem, pp. 163–9 e 238–42Google Scholar

48. Si tratta di un caso di congruent constituency; come nota Schlesinger, J., op. cit. , pp. 99 ss., la comunanza dell'elettorato è una importante determinante dell'indirizzarsi dell'ambizione politica da una carica all'altra.Google Scholar

49. La durata media del presidente del Bundestag nelle prime sei legislature è stata di circa 6 anni, quella dei vicepresidenti di 6 anni e 3 mesi. Le differenze non sono dunque molto grandi rispetto ai dati italiani.Google Scholar

50. Nel Bundestag, al contrario, le presidenze possono spettare anche ai partiti di opposizione; cfr. anche Zapf, W., Wandlungen der deutschen Elite, Piper München, 1966, pp. 222–3.Google Scholar

51. Per questi dati cfr. Zapf, W., op. cit. e anche l'Amtliches Handbuch des Deutschen Bundestages, delle varie annate.Google Scholar

52. A titolo comparativo, nel Bundestag, la CDU-CSU ha avuto nel periodo '49–'72 tre presidenti del gruppo parlamentare e la SPD quattro.Google Scholar

53. Cfr. in proposito Cantelli, F., Mortara, V. e Movia, G., op. cit., passim e Cazzola, F., op. cit. , pp. 63 ss.Google Scholar

54. Per una valutazione quantitativa di questi carichi rinvio ancora una volta ai risultati della ricerca Predieri sul processo legislativo, pubblicati in Cantelli, F., Mortara, V. e Movia, G., op. cit., passim .Google Scholar

55. Op. cit .Google Scholar

56. Non voglio con questo dire che il PCI non attribuisca importanza al momento parlamentare e che non abbia in varie occasioni promosso l'estensione delle funzioni parlamentari; ciò non toglie però che la logica parlamentare abbia scalfito assai poco la sua struttura di partito «esterno».Google Scholar