Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Le elezioni del maggio 1972 hanno segnato indubbiamente una svolta nel sistema partitico italiano, anche se gli spostamenti dell'elettorato sono stati piuttosto modesti. Nella sesta legislatura non vedremo piú, né in un ramo né nell'altro del Parlamento, i rappresentanti del PSIUP e del PDIUM. Il primo è scomparso dopo otto anni di vita, per le note vicende elettorali (varie centinaia di migliaia di voti ma nessun quoziente elettorale e quindi nessun eletto) e la conseguente confluenza nel PCI (e in minima parte nel PSI); il secondo per l'accordo e la fusione pre-elettorale con i neofascisti del MSI. D'altra parte l'insuccesso macroscopico dei vari gruppi o partiti nuovi richiamantisi al marxismo leninismo (Manifesto, Partito comunista marxista leninista d'Italia, ecc.) o al cattolicesimo in forme reazionarie (il mini partito di Agostino Greggi) o progressiste (il Movimento Politico dei Lavoratori) ha impedito l'ingresso nell'arena di nuove formazioni politiche. Il sistema partitico all'indomani delle elezioni politiche si presenta quindi semplificato, almeno in sede parlamentare: sette soli partiti (PCI, PSI, PSDI, PRI, DC, PLI, MSI) invece dei nove precedenti.
1 Cfr. soprattutto Sartori, G., Political Development and Political Engineering , in Montgomery, J. D. e Hirschman, A. O. (eds.), Public Policy, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1968; Galli, G., Il difficile governo, Bologna, Il Mulino, 1972.Google Scholar
2 Esula dalle finalità di queste note spiegare le ragioni di questo incremento nel numero delle correnti dei vari partiti. Mi sembra tuttavia difficile sostenere che il fatto possa essere imputato a un improvviso nascere di nuove ideologie; piú corretto invece pensare che derivi dal carattere particolare che i vari partiti hanno assunto in quest'ultimo periodo, di organizzazioni cioè nelle quali il singolo non ha alcuna voce in capitolo e nelle quali solo coloro che in un modo piú o meno vistoso si organizzano possono sia partecipare alla distribuzione delle spoglie, sia intervenire sul piano della elaborazione teorica ed ideologica della linea del partito di appartenenza. Per un approfondimento di questa tematica cfr. fra l'altro i recenti contributi di Sartori, G., Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti , in « Rivista Italiana di Scienza Politica », I (1971), pp. 629–655; di Passigli, S., Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti: quid prior? , e di Zincone, G., Accesso autonomo alle risorse: le determinanti del frazionismo, entrambi in « Rivista Italiana di Scienza Politica », II (1972), rispettivamente pp. 125–138, e 139–160, nonché le dissertations di Joes, A. J., Italy Moves to the Left: Change and Integration in a Multy-Party System, Pennsylvania University, 1970; di Gilsdorf, R. R., Factionalism in the Italian Christian Democratic Party: 1958–63, Yale University, 1970.Google Scholar
3 Soprattutto per quanto si riferisce alla DC, mi sono trovato in molti casi di fronte a difficoltà insormontabili per identificare l'appartenenza a una o a un'altra corrente dei vari parlamentari; non mi è quindi stato possibile operare una completa comparazione nel tempo della forza delle correnti. Il numero dei non identificati è tuttavia piuttosto basso, per cui non dovrebbe inficiare le linee di tendenza che ho cercato di individuare.Google Scholar
4 Le attuali correnti della DC sono: Forze Nuove (Donat Cattin, Vittorino Colombo), Base (De Mita, Misasi, Galloni, Granelli), Amici dell'on. Moro (Moro, Zaccagnini, Morlino), Amici dell'on. Taviani (Taviani, Gaspari), Nuove Cronache (Fanfani, Forlani, Gioia), Nuova sinistra (Sullo), Iniziativa popolare (Rumor, Piccoli), Impegno democratico (Andreotti, Colombo), Forze Libere (Scalfaro, Restivo). Sul seguito personale dei vari leaders v. la tab. 1.Google Scholar
5 Sulla formazione di queste zone cfr. Il comportamento elettorale in Italia, a cura di Galli, G., Bologna, Il Mulino, 1968, p. 74.Google Scholar
6 Non è stata presa in considerazione la corrente di Sullo in quanto di entità troppo esigua (un solo rappresentante alla Camera dei Deputati).Google Scholar
7 La Tab. 5 è stata costruita nel modo seguente: sono stati identificati i due principali leaders per ogni corrente, sono quindi stati calcolati quanti deputati sono stati eletti nella stessa circoscrizione di elezione dei due leaders seguaci della corrente, è stata infine fatta la percentuale di questi deputati sul totale dei deputati appartenenti alla medesima corrente.Google Scholar
8 Cfr. Sartori, G., op. cit. ; Zincone, G., op. cit. Google Scholar
9 Mi riferisco ovviamente alla uscita ufficiale dalla corrente di De Martino, di Bertoldi, Manca, Fichera e altri, con la conseguente creazione di una nuova corrente fautrice della creazione dei presupposti per l'ingresso del PCI nella area governativa e piú in generale della creazione di una strategia comune tra i vari partiti o gruppi dell'area socialista.Google Scholar
10 Per una utilizzazione di questo termine nel caso dell'elettorato socialista cfr. Cazzola, F., Il Partito come organizzazione. Studio di un caso: il PSI, Roma, Edizioni del Tritone, 1970; Bettin, G., Partito e comunità locale, Bologna, Il Mulino, 1970.Google Scholar
11 Cfr. l'articolo di Spreafico, A. in questo numero della rivista.Google Scholar
12 La legge elettorale prevede: « l'elettore può manifestare la preferenza esclusivamente per candidati della lista da lui votata. Il numero delle preferenze è di tre se i deputati da eleggere sono fino a 15; di quattro da 16 in poi » (Art. 59 del T.U. delle leggi per la elezione della Camera dei Deputati).Google Scholar
13 Sull'uso da parte dell'elettorato del voto di preferenza nelle varie elezioni cfr. in particolare D'Amato, L., Il voto di preferenza in Italia (1946–1963), Milano, Giuffrè, 1964; Schepis, R., Analisi statistica dei risultati , in Spreafico, A. e LaPalombara, J. (a cura di), Elezioni e comportamento politico in Italia, Milano, Edizioni di Comunità, 1963.Google Scholar
14 Sui metodi per ottenere i voti di preferenza cfr. a titolo di puro esempio Giovannoni, V., Il sergente di Fanfani , in « Il Mondo », 7 settembre 1972, p. 9.Google Scholar
15 Sull'influenza della posizione occupata nel partito o nel governo e quindi sulla possibilità di utilizzare apparati per la raccolta di voti di preferenza mi pare illuminante la Tab. 1.Google Scholar