Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Il miglior risultato che si possa ottenere dalla ricerca empirica è costituito da un eccellente accordo tra la teoria ed i dati: il fatto che questo stato di cose si verifichi di rado non fa che renderlo ancora piú piacevole. Le scienze sociali riescono infatti meglio nel criticare che non nel fornire prove, nel dimostrare l'inesattezza di ciò che crediamo di sapere piuttosto che nel costruire utili modelli di comportamento. Ancora meno di frequente avviene che si riesca a provare fondate sul piano della realtà empirica nozioni date per scontate nell'uso corrente. È ovvio infine che una delle meno frequenti evenienze è quella di trovare che la teoria ed i dati contribuiscono a provare come il folklore politico sia esatto. Eppure è proprio uno di questi esoterici risultati che il presente saggio ha il piacevole compito di esporre.
1. La raccolta dei dati è stata finanziata da un contributo istituzionale concesso dalla Ford Foundation alla Università del Michigan per progetti di ambito internazionale, da un contributo della Horace H. Rackham School of Graduate Studies della Università del Michigan e dalla United States Commission for Cultural Exchange with Italy che ha concesso all'autore una borsa Fulbright per visiting lecturers presso l'Università di Roma nell'anno accademico 1967–68. L'analisi dei dati è stata resa possibile dal progetto Latin Political Culture, finanziato dalla Ford Foundation, del Center for Political Studies dell'Institute for Social Research della Università del Michigan.Google Scholar
Sono particolarmente grato a Frank Casale ed a Peter Joftis per l'aiuto che mi hanno dato.Google Scholar
2. Hotelling, Harold, Stability in Competition , in «Economic Journal», XXIX (1929), pp. 41–57; Smithies, Arthur, Optimum Location in Spatial Competition, in «Journal of Political Economy», XIL (1941), pp. 423–429; Anthony Downs, An Economic Theory of Democracy, New York, Harper, 1957 ed ivi particolarmente il capitolo 8 alle pagine 114–141. Si veda inoltre J. A. Laponce, Notes on the Use of the Left-Right Dimension, in «Comparative Political Studies», II (1970), pp. 481–502 e Giovanni Sartori, Modelli spaziali di competizione tra partiti, in «Rassegna Italiana di Sociologia», VI (1965), pp. 7–29.Google Scholar
3. Stokes, Donald E., Spatial Models of Party Competition , in Campbell, Angus, Converse, Philip E., Miller, Warren e Stokes, Donald E., Elections and the Political Order , New York, Wiley, 1966, specialmente alle pp. 165–176.Google Scholar
4. Stokes, , op. cit. , p. 173.Google Scholar
* La ricerca è stata effettuata prima della scissione.Google Scholar
5. I dati si riferiscono ad un campione a piú livelli di 3.000 soggetti. Di questi ne vennero intervistati 2.500 ed il tasso di risposta è risultato dell'83%. Le interviste sono state effettuate a cura del CISER di Roma nel giugno del 1968.Google Scholar
6. Questo è forse il motivo per il quale le percezioni dei monarchici sono tanto in disaccordo con quella che è l'opinione prevalente; i seguaci di questo partito sono infatti i meno informati ed i piú legati da legami clientelistici. È probabile che l'opinione prevalente sulla collocazione di questo partito sia un riflesso degli atteggiamenti della sua élite, ma sfortunatamente non possiamo verificare questa ipotesi in quanto non abbiamo dati sugli atteggiamenti dell'élite del partito monarchico. Google Scholar