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L'OPPOSIZIONE DIFFICILE
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
≪ Dei 113 membri delle Nazioni Unite, nel 1964, soltanto una trentina circa avevano sistemi politici nei quali era esistita nel decennio precedente una opposizione pienamente legale fra i partiti politici organizzati ≫. Cosí si apriva il volume Political Oppositions in Western Democracies curato da Robert Dahl nel 1966, e certamente la situazione da allora non è cambiata di molto. Anche se vi sono nuovi Stati membri dell'ONU è molto improbabile che anche solo in alcuni di essi vi sia un'opposizione legale attiva organizzata. Non solo al fine di indagare sugli Stati nei quali si manifesta sotto qualsiasi forma una resistenza al governo, ma anche per ampliare il campo d'indagine e per rendere conto dell'attività politica in sistemi molto importanti e per popolazione e per status internazionale e per tipo di regime politico, Dahl ha recentemente curato un nuovo volume Regimes and Oppositions che colma, in parte, una lacuna.
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- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 4 , Issue 2 , August 1974 , pp. 421 - 439
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
Notes
1 New Haven and London, Yale University Press, 1966, la citazione è a p. XIII.Google Scholar
2 In parte, perché il volume oltre a contenere due saggi già pubblicati e, almeno per quel che riguarda la Cecoslovacchia, abbastanza invecchiati, non ha un taglio univoco. Vi sono, infatti, regimi democratici come l'India e il Giappone e regimi non democratici come la Spagna e l'Unione Sovietica, ma mancano non solo il Portogallo (la cui importanza ai fini della comparazione della dinamica dei regimi autoritari è fortemente sottolineata da Linz) ma la Cina (la cui presenza avrebbe permesso una feconda comparazione con l'Unione Sovietica). Fra le aree poi vi è un saggio dedicato all'America Latina e uno all'Africa, ma dall'America Latina resta fuori a tutti gli effetti Cuba e dall'Africa restano fuori molti paesi ma in particolare il Sudafrica, senza contare che non c'è nulla sui paesi dell'Asia sud-orientale e del Medio Oriente. La mappa delle opposizioni politiche non è ancora affatto ben tracciata.Google Scholar
3 In ordine di pubblicazione questi scritti comprendono: anzitutto, Kirchheimer, O., The Waning of Opposition in Parliamentary Regimes , in ≪ Social Research ≫, XXIV (1957); Apter, D. E., Some Reflections on the Role of a Political Opposition in New Nations, in ≪ Comparative Studies in Society and History ≫, IV (1962), ristampato in Apter, D. E., Some Conceptual Approaches to the Study of Modernization, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1968, pp. 72–87, poi i vari contributi al primo numero della rivista ≪ Government and Opposition ≫, I (1966); raccolti insieme ad altri contributi apparsi nella stessa rivista nel volume curato da Barker, R., Studies in Opposition, London, Macmillan, 1971; Lipsky, M., Protest as a Political Resource, in ≪ American Political Science Review ≫, LXII (1968), pp. 1144–1158; Ionescu, G. e de Madariaga, I., Opposition. Past and Present of a Political Institution, London, Watts, C. A., 1968; anche se tagliato in chiave diversa Rokkan, S., Nation-Building, Cleavage Formation and the Structuring of Mass Politics , in Rokkan, S., Citizens Elections Parties, Oslo, Universitetsforlaget, 1970, pp. 72–114; Lavau, G., La contestazione politica, in ≪ Il Mulino ≫, XX (1971), pp. 195–217; Graham, G. J., Consenso e opposizione: una tipologia, in ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, I (1971), pp. 93–121; Cazzola, F., Consenso e opposizione nel Parlamento italiano, in ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, II (1972), pp. 71–96; Hakes, J. E. e Helgerson, J., Bargaining and Parliamentary Behavior in Africa: A Comparative Study of Zambia and Kenya, pp. 335–362; e Milnor, A. J. e Franklin, M. N., Patterns of Opposition Behavior in Modern Legislature , in Kornberg, A., (ed.), Legislatures in Comparative Perspective, New York, McKay, 1973, rispettivamente pp. 335–362 e pp. 421–466.Google Scholar
4 ≪ Oggi siamo inclini a considerare l'esistenza di un partito di opposizione quasi come la caratteristica distintiva della stessa democrazia; e accettiamo l'assenza di un partito di opposizione come indicazione, se non sempre come prova decisiva, per l'assenza di democrazia ≫. Political Oppositions in Western Democracies, cit., p. XVIII.Google Scholar
5 Ibidem , p. XIV.Google Scholar
6 Nello stesso anno in cui Dahl pubblicava queste osservazioni usciva il volume di Moore, B., Social Origins of Dictatorship and Democracy , Boston, Beacon Press, 1966, trad. it. Orgini sociali della dittatura e della democrazia, Torino, Einaudi, 1969, che alla violenza politica di provenienza governativa e alla repressione dall'alto fa vasto e polemico ricorso nella spiegazione della formazione dei regimi democratici, dei regimi autoritari-fascisti e dei regimi rivoluzionari comunisti. Salvo poi a trovarsi in gravi difficoltà di fronte al caso indiano, per aver trascurato in maniera eccessiva sia le variabili attinenti alla capacità politica di organizzazione sia alla non immediata traducibilità dei conflitti economici in conflitti politici. Su questo punto cfr. Khotari, R., Politics in India, Boston, Little Brown and Co., 1970, e India: Oppositions in a Consensual Polity, in Regimes and Oppositions, pp. 305–340.Google Scholar
7 E, infatti, poco oltre Dahl stesso nota che ≪ la polarizzazione sembra particolarmente pericolosa per le poliarchie, dal momento che esse mancano delle forze di coercizione e della propensione a reprimere gli antagonismi acuti ≫, p. 22. Il tentativo di provocare la polarizzazione è quindi consistente con l'aspirazione rivoluzionaria. Le conclusioni di Dahl sono viziate da una rappresentazione non corretta della realtà latino-americana fornita da Dix, R. H., Latin-America: Oppositions and Development, pp. 261–303 (il saggio è rimasto sostanzialmente immutato dalla sua prima stesura del 1967). Su molti di questi problemi mi sia consentito rinviare a Pasquino, G., Militari e potere in America latina , Bologna, Il Mulino, 1974.Google Scholar
8 Fondamentale in questa chiave è il saggio di Rokkan citato supra in nota 3.Google Scholar
9 Su questo punto si veda Skilling, H. G., Czechoslovakia's Interrupted Revolution , in Regimes and Oppositions , pp. 121–141. Il caso della Turchia con il passaggio del potere governativo dai Repubblicani ai Democratici è, come ricorda opportunamente Linz, 256–257, un caso diverso ma molto suggestivo anche per le sue implicazioni internazionali. Purtroppo non viene trattato in questo volume. Utili per una prima impostazione del problema sono: Karpat, K. H., Turkey's Politics: The Transition to a Multiparty System, Princeton, Princeton University Press, 1959 e Ozbudun, E., Established Revolution versus Unfinished Revolution: Contrasting Patterns of Democratization in Mexico and Turkey , in Huntington, S. P. e Moore, C. H., (eds.), Authoritarian Politics in Modern Society, The Dynamics of Established One-Party Systems, New York, Basic Books, 1970, pp. 380–405.Google Scholar
10 Un'eccellente impostazione teorica dei rapporti fra coercizione e informazione nel processo di modernizzazione si può trovare in Apter, D. E., The Politics of Modernization , Chicago, University of Chicago Press, 1965, passim, e Choice and the Politics of Allocation, New Haven and London, Yale University Press, 1971, pp. 138–154.Google Scholar
11 Per l'individuazione concreta di alcuni di questi inconvenienti mi si consenta di rinviare al mio articolo Il sistema politico italiano tra neo-trasformismo e democrazia consociativa , in ≪ Il Mulino ≫, XXII (1973), pp. 549–566.Google Scholar
12 La piú articolata e diversificata discussione dei problemi della partecipazione politica si trova nei contributi originali raccolti e introdotti da Parry, G., Participation in Politics , Manchester, Manchester University Press, 1972.Google Scholar
13 Su questo punto è indispensabile la lettura della brillante analisi di Ehrmann, H. W., Politics in France , Boston, Little Brown and Co., 1971 2, dove si dimostra che un sistema politico imperniato su rapporti stretti tra esecutivo e tecnocrazia crea forti scompensi politici e grandi diseguaglianze sociali.Google Scholar
14 Infatti, fin dal volume scritto in collaborazione con Lindblom, C. E., Politics, Economics, and Welfare , New York, Harper, 1953, Dahl si è interessato a questi problemi. Due dei suoi prodotti piú interessanti, e meno noti, nella chiave operativa qui indicata sono The City in the Future of Democracy, in ≪ American Political Science Review ≫, LXI (1967), pp. 953–970, e After the Revolution: Authority in a Good Society, New Haven and London, Yale University Press, 1970. Una puntuale e simpatetica disamina di questa evoluzione, esclusi gli ultimi tre scritti — After the Revolution, Polyarchy e Regimes and Oppositions — si trova in Fisichella, D., Temi e metodi in scienza politica, Firenze, Sansoni, 1971, pp. 117–141. Si veda anche la recensione critica di tutte le opere, ad eccezione dell'introduzione a Regimes and Oppositions, effettuata da Graham, G. J. Jr in Latent Madisonianism: Before and After A Preface to Democratic Theory, in ≪ Political Science Review ≫, II (Fall 1972), pp. 66–89.Google Scholar
15 Daremo qui solo alcuni riferimenti selettivi, ma essenziali per una comprensione accurata dell'impostazione del problema effettuata da Linz e delle sue valutazioni: The Party System of Spain: Past and Future , in Lipset, S. M. e Rokkan, S., (eds.), Party Systems and Voter Alignments , New York, Free Press, 1967, pp. 197–282; e Prom Falange to Movimiento Organización: The Spanish Single-Party and the Franco Regime, 1936–1968 , in Huntington, S. P. e Moore, C. H. (eds.), Authoritarian Politics in Modern Society, cit., pp. 128–201. Le note di Linz costituiscono sempre delle miniere bibliografiche; in attesa che i suoi saggi in inglese vengano raccolti in volume, il suo capitolo qui esaminato offre esaustivi riferimenti bibliografici alla sua produzione sulla Spagna. Utile ma meno ricco teoricamente è il case study di Maravall, J. M., Modernization, Authoritarianism, and the Growth of Working Class Dissent: The Case of Spain, in ≪ Government and Opposition ≫, VIII (1973), pp. 432–454.Google Scholar
16 L'intelaiatura teorica si trova in An Authoritarian Regime: Spain , in Allardt, E. e Littunen, Y., (eds.), Cleavages, Ideologies, and Party Systems , Helsinki, Academic Bookstore, 1964, pp. 291–341, ristampato in Allardt, E. e Rokkan, S. (eds.), Mass Politics, New York, Free Press, 1970, pp. 251–283 e 374–381.Google Scholar
17 Gli studi sul totalitarismo sono numerosissimi. Per una critica dell'ideologia sottostante molti di essi si veda l'ottimo articolo di Burrowes, R., Totalitarianism: the Revised Standard Version , in ≪ World Politics ≫, XXI (1969), pp. 272–294, che contiene anche esaurienti riferimenti bibliografici. La tesi di Spiro, H. J., Totalitarianism, in International Encyclopedia of the Social Sciences, New York, Collier-Macmillan, 1968, vol. XVI, è che il concetto ha fatto il suo tempo, mentre la concezione opposta viene sostenuta con vigore da L. Schapiro, Totalitarianism, London, Pall Mall, 1972. Utile è anche la discussione fra Friedrich, C. J., Curtis, M. e Barber, B. R., Totalitarianism in Perspective. Three Views, New York, Preeger, 1969.Google Scholar
18 Il saggio pullula di indicazioni e di suggerimenti per ricerche comparate. Oltre a quella già ricordata fra Spagna e Turchia, soprattutto relativamente alla transizione al governo democratico, bisogna ricordare la comparazione fra Spagna e Messico suggerita a p. 185, nota 27, e l'osservazione che ≪ sarebbe fruttuoso effettuare una comparazione piú sistematica, basata su una conoscenza approfondita, della Spagna e del Portogallo, che in quanto a società e a regime hanno cosí tante caratteristiche in comune, ma che si sono mosse negli ultimi decenni in direzioni piuttosto diverse, e della Spagna e della Jugoslavia, che hanno tratto vantaggi da una localizzazione simile alla periferia dell'Europa prospera, che affrontano problemi simili di tensioni regionali, e hanno ricordi simili di guerra civile, ma hanno regimi con ideologie diverse ≫, p. 184, nota 26.Google Scholar
19 Linz ha sostenuto convincentemente che la responsabilità nei confronti di un elettorato piuttosto che la ricettività alle sue aspettative e la soddisfazione dei suoi bisogni costituisce l'unico criterio operativo valido di democrazia. Per questa e altre importanti osservazioni e distinzioni si veda l'eccellente introduzione di Linz con il titolo Michels e il suo contributo alla sociologia politica , a Michels, R., La sociologia del partito politico , Bologna, Il Mulino, 1966 (ed. tedesca 1925).Google Scholar
20 È importante sottolineare che Linz ritiene particolarmente dannosa la tattica del regime spagnolo di screditare gli oppositori ≪ alegali ≫ moderati. Il suggestivo paragone è tratto dal caso dominicano: ≪ In una situazione come quella della Repubblica Dominicana, …, la mancanza di identità ideologica e organizzativa dei sostenitori di Trujillo e la loro identificazione (con alterna fortuna) con l'élite socio-economica e burocratico-militare della società privò della legittimità persino gli assassini del dittatore ≫, p. 221. Il paragone, però, non tiene completamente dal momento che il vero colpo alla legittimità dell'opposizione democratica (allora governo) guidata da Juan Bosch venne in definitiva dall'intervento dei marines statunitensi. Cfr. Lowenthal, A., The Dominican Intervention , Cambridge, Harvard University Press, 1972, e, per una visione di parte, Martin, J. B., Overtaken by Events; the Dominican Crisis from the Fall of Trujillo to the Civil War, New York, Doubleday, 1966.Google Scholar
21 ≪ La libertà [degli oppositori alegali] fà sí che la loro attività sia percepibile dal governo ma non necessariamente da gruppi piú vasti (constituency) e questo consente al governo di cooptarli e corromperli, di conoscere le loro debolezze e i loro difetti. D'altro canto, questa libertà crea una sottile gratitudine e dipendenza nei confronti dei detentori del potere che limita la loro attività di contestazione. Ciò a sua volta li trasforma, agli occhi di molti oppositori del sistema, in una opposizione di facciata che indebolisce la loro legittimità come alternative ≫ (p. 220).Google Scholar
22 Per esempi di affermazioni ≪ ideologiche ≫ non empiricamente fondate e provate cfr. pp. 41, 43, 78–81; si veda anche il suo Politics in the USSR . Boston, Little Brown and Co., 1972 2 .Google Scholar
23 Per un'analisi del dissenso in Cina si vedano i volumi di MacFarquhar, R., The Hundred Flowers , New York, Praeger, 1960, e di Goldman, M., Literary Dissent in Communist China, Cambridge Mass., Harvard University Press, 1967; e il saggio dello stesso Goldman, Party Politics toward the Intellectuals: the Unique Blooming and Contending of 1961–2 , in Lewis, J. W., (ed.), Party Leadership and Revolutionary Power in China, London, Cambridge University Press, 1970, pp. 268–303.Google Scholar
24 Punto ben documentato da Skilling, H. G., Opposition it: Communist East Europe , in Regimes and Oppositions , pp. 89–119.Google Scholar
25 Il caso piú recente e significativo è costituito dal discredito che ha colpito Lin Piao ≪ il piú vicino compagno d'armi e il successore di Mao ≫ che è stato bollato come ≪ carrierista borghese, cospiratore, doppiafaccia, rinnegato, traditore ≫. Il rapporto di Ciu En-lai al X Congresso del Partito comunista cinese aggiunge che ≪ I fatti hanno dimostrato che la cricca antipartito di Lin Piao era un minuscolo gruppo estremamente isolato all'interno del partito, dell'esercito e del popolo, priva di impatto ≫ e che sul piano internazionale Lin Piao e i suoi sostenitori volevano ≪ la capitolazione al social-imperialismo revisionista sovietico ≫, in ≪ Il Manifesto ≫, 2 settembre 1973, p. 4.Google Scholar
26 Trad. it. Milano, Mondadori, 1972.Google Scholar
27 Per una visione non priva di accenti ideologici ed etnocentrici, ma sufficientemente indicativa cfr. Powell, D. E. e Shoup, P., The Emergence of Political Science in Communist Countries , in ≪ American Political Science Review ≫, LXIV (1970), pp. 572–588.Google Scholar
28 Citato da Barghoorn, F. C., Factional, Sectoral, and Subversive Opposition in Soviet Politics , in Regimes and Oppositions , p. 74.Google Scholar
29 Per lo studio di questi problemi fondamentale è il volume di Carr, E. H., A History of Soviet Russia. The Bolshevik Revolution 1917–1923 , London, Macmillan, 3 voll., 1950, 1952, 1953, trad. it. La rivoluzione bolscevica 1917–1923, Torino, Einaudi, 1964. Per un'analisi piú approfondita del ruolo degli ≪ intellettuali ≫ sovietici oggi si vedano i capitoli di Judy, R. W., The Economists, di Simmons, E. J., The Writers , e di Barry, D. D. e Berman, H. J., The Jurists , in Skilling, H. G. e Griffiths, F., (eds.), Interest Groups in Soviet Politics, Princeton, Princeton University Press, 1971.Google Scholar
30 Per una radicale reimpostazione del problema si veda l'ottimo volume di Kuron, J. e Modzelevski, K., Il marxismo polacco all'opposizione , Roma, Samonà e Savelli, 1967.Google Scholar
31 È evidente che il boicottaggio economico degli Stati Uniti ha acuito la dipendenza cubana dall'URSS (e può spiegarne l'atteggiamento favorevole all'intervento sovietico in Cecoslovacchia), e ha affrettato, se non causato direttamente, il colpo di Stato dei militari cileni l'11 settembre 1973. D'altronde sempre l'aiuto economico statunitense è il fattore piú importante del consolidamento e della crescita economica del regime brasiliano dopo il colpo di Stato dell'aprile 1964. È deplorevole pertanto l'assenza di riferimenti a questi aspetti nell'analisi dell'opposizione in America Latina da parte di Dix, R. H., Latin America: Oppositions and Development, cit. Le stesse osservazioni valgono per il capitolo di Foltz, W. J., Political Opposition in Single-Party States of Tropical Africa , pp. 143–170.Google Scholar
32 Il ≪ sacro ≫ egoismo economico riesce alla fine a spuntarla su qualsiasi inclinazione moralistica e su qualsiasi presa di posizione ideologica cosicché assistiamo al commercio di tutti con tutti. Un esempio molto recente della ≪ vittoria ≫ del commercio è dato dal clamoroso fallimento delle sanzioni economiche contro la Rhodesia del Sud (cfr. Galtung, J., On the Effects of International Economic Sanctions with Examples from the Case of Rhodesia , in ≪ World Politics ≫, XIX (1967), pp. 378–416, e Pasquino, G., Le inutili sanzioni alla Rhodesia, in ≪ Biblioteca della Libertà ≫, V (settembre-ottobre 1968), pp. 53–63). Il che spiega la riluttanza a fare ricorso ad un'ulteriore applicazione delle sanzioni contro il Sudafrica da parte delle Nazioni Unite. Su questo punto Leiss, A. C., (ed.), Apartheid and United Nations: Collective Measures, New York, Carnegie Endowment for International Peace, 1965.Google Scholar
33 ≪ Panorama ≫, 13 settembre 1973, p. 85. Sacharov modifica cosí sue precedenti ottimistiche affermazioni contenute in Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, Milano, Etas-Kompas, 1968.Google Scholar
34 D'altro canto, è ampiamente documentabile il fatto che in Spagna ≪ il regime si è orientato a discriminare fra gli oppositori interni a seconda che essi avessero o non avessero contatti con leaders all'estero. Di solito utilizzò i loro contatti con l'estero per mettere in dubbio la legittimità dei suoi oppositori, facendoli apparire strumenti di esuli senza contatto con la realtà della vita del paese, esacerbati uomini del passato, forse persino succubi di influenze straniere, e perciò anazionali ≫ (p. 237).Google Scholar
35 È legittimo, tuttavia, in chiave genuinamente internazionalista, porsi la domanda ≪ Perché il PCI non chiede a se stesso se, muovendosi all'interno del movimento comunista e mirando alle sue sorti piú profonde, con la stessa spregiudicatezza con cui si muove l'URSS mirando ai propri interessi di potenza, non avrebbe fornito a Dubcek, allora, ai Sacharov, oggi, ben altra forza, ben altra speranza, ben altra consistenza, anche ideale? ≫. R. R. (Rossana Rossanda), Sacharov , in ≪ Il Manifesto ≫, 24 agosto 1973, p. 1. Cfr. anche L. P. (Luigi Pintor), Sacharov è solo?, in ≪ Il Manifesto ≫, 12 settembre 1973, p. 2.Google Scholar
36 La migliore interpretazione degli interessi sovietici e delle motivazioni della pubblicità data al dissenso di Sacharov e Solgenitsin e al processo di Yakir e Krasin è fornita da Barbieri, F., A Mosca serve la dissidenza , in ≪ Il Giorno ≫, 13 settembre 1973, p. 8.Google Scholar
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