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GOVERNO, PREFERENZE, GOVERNANTI: ITALIA, 1946-76

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

1.1. Al voto di preferenza è toccato, nella tradizione sempre piò ricca di studi di sociologia e scienza politica in Italia, un destino piuttosto oscuro. E non solo perché tra i molti studiosi pronti a riconoscere l'importanza di questa variabile nel nostro sistema politico sono stati fino ad oggi pochissimi quelli disposti a dedicarle meticolose indagini empiriche1; ma soprattutto per il modo insoddisfacente in cui è proceduta la messa a fuoco dei contorni teorici della problematica. Si sono cioè fatti pochi passi nell'accumulazione dei dati, e spesso procedendo in direzioni diverse.

Type
Ricerche
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References

1 Le principali, per lo più comunque a livello macroanalitico, sono quelle di D'Amato, L., Il voto di preferenza in Italia, 1946–63 , Milano, Giuffrè, 1964; Schepis, G., Analisi statistica dei risultati , in Spreafico, A. e LaPalombara, J., Elezioni e comportamento politico in Italia, Milano, Comunità, 1968; Allum, P., Il voto di preferenza e l'elettorato napoletano, in «Nord e Sud», XI (1964), pp. 58–78; Cazzola, F., Partiti, correnti e voto di preferenza, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», II (1972), pp. 569–588; Ancisi, A., La cattura del voto — sociologia del voto di preferenza , Milano, , Angeli, F., 1976; Furlong, P., Il voto di preferenza e l'elettorato romano — elezioni politiche 1976, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», VII (1977), pp. 393–409; Calise, M., Il sistema Dc, Bari, De Donato 1978, pp. 200–268; Katz, R. e Bardi, L., Voto di preferenza e ricambio del personale parlamentare in Italia, 1963–1976, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IX (1979), pp. 71–95; Cazzola, F. e Gangemi, G., Contributi ad una tipologia degli elettori: voti di preferenza per la DC nella Sicilia Occidentale, in «Quaderni dell'osservatorio elettorale», n. 5, 1979 pp. 55–76. Un ampio riepilogo statistico è in Scaramozzino, P., Un'analisi statistica del voto di preferenza in Italia, Milano, Giuffrè, 1979.Google Scholar
2 Cfr. Cazzola, e Gangemi, , op. cit. , p. 57; e Furlong, , op. cit., p. 393.Google Scholar
3 A questi aspetti, anche se non necessariamente con questi limiti interpretativi, sono dedicate ampie sezioni degli studi di D'Amato, , op. cit. , e Scaramozzino, , op. cit., ai quali si rimanda per una documentazione di dettaglio delle differenziazioni territoriali delle preferenze ai partiti.Google Scholar
4 Vedi l'agile e lucida ricostruzione, recentemente tradotta in Italia, che C. B. Macpherson fa del pensiero di Bentham, e Mill, in La vita e i tempi della democrazia liberale , Milano, Il Saggiatore, 1980.Google Scholar
5 Rimane classica la ricostruzione di Habermas, J. in Storia e critica dell'opinione pubblica , Bari, Laterza, 1977, capp. 2 e 3.Google Scholar
6 È esemplare, ancor oggi, lo studio di Sartori, G. su La rappresentanza politica , in «Studi Politici», IV (1957), pp. 527613.Google Scholar
7 In una storiografia sterminata, ci limitiamo ad alcuni rimandi essenziali ad opere di recente traduzione in Italia: Hintze, O., Stato e Società , Bologna, Zanichelli, 1980; Brunner, O., Per una nuova storia costituzionale e sociale, Milano, Vita e Pensiero, 1970; l'ampia raccolta di saggi nei primi due volumi della bella antologia curata da Schiera, P. e Roteili, E. su Lo stato moderno, Bologna, Il Mulino, 1971 e 1973; e la rassegna storiografica comparata di A. Mussi nella Introduzione al volume antologico da lui curato su Stato e pubblica amministrazione nell'Ancien Régime, Napoli, Guida, 1979.Google Scholar
8 La terminologia, sancita nel linguaggio teorico dagli studi di Santi Romano nei primi decenni di questo secolo, ben si attaglia ai primi passi del partito politico di massa come «l'inizio di una interposizione tra l'elettorato e la Costituzione», secondo l'analisi che M. Ostrogoski dedica alla nascita del Caucus, Birmingham's in La Démocratie et l'organisation des partis politiques , Paris, Calmann-Lévy, 1903, vol. I, pp. 150 ss.Google Scholar
9 Sul pensiero pluralista delle origini, nei filoni germanico ed anglosassone, cfr. la sintesi di Eisfeld, R., Il pluralismo tra liberalismo e socialismo , Bologna, Il Mulino, 1976, pp. 5383. Il sistema pluralistico di rappresentanza è analizzato in Pizzorno, A., Stato e forme di governo nella società contemporanea, mimeo, Milano, 1979.Google Scholar
10 Cfr. Rusconi, G., Scambio politico , in «Laboratorio Politico», I (1981), pp. 65 ss.Google Scholar
11 Un confronto tra le due accezioni è in Weingrod, A., Patrons, Patronage and Political Parties , in «Comparative Studies in Society and History», X (1968), pp. 337400; una versione ridotta è nell'antologia curata da Graziano, L. su Clientelismo e mutamento politico, Milano, F. Angeli, 1974, pp. 191–203.Google Scholar
12 Unica nella letteratura italiana, per ampiezza di riferimenti e precisazione concettuale, la introduzione di Graziano all'antologia su Clientelismo , cit., pp. 965.Google Scholar
13 L'immagine, molto bella, è rubata all'argomentazione conclusiva su temi omologhi, anche se da angolazione diversa, di G. Marramao nel suo saggio su Carl Schmitt: la decisione senza presupposti e il fantasma dello stato , in Duso, G. (a cura di), La politica oltre lo stato: Carl Schmitt , Venezia, Arsenale Cooperativa Editrice, 1981, p. 8283.Google Scholar
14 Cfr. i rimandi bibliografici nell'analisi comparata di Calise, M., Il governo e la macchina , in «Laboratorio Politico», I (1981), pp. 1439.Google Scholar
15 Su questa formula, cfr. Ristuccia, S. (a cura di), L'istituzione governo , Milano, Comunità, 1977.Google Scholar
16 Un'analisi di dettaglio, a livello microanalitico, del «sistema delle preferenze» di un parlamentare Dc è in Calise, M., Il sistema Dc , cit., pp. 200268.Google Scholar
17 Le preferenze esprimibili sono pari al numero dei voti al partito moltiplicato per il numero delle preferenze a disposizione di ciascun elettore nella circoscrizione (3 o 4).Google Scholar
18 In seguito, l'inversione piuttosto brusca nelle elezioni del 1976 verrà buona parte compensata dai risultati del 1979. Cfr. l'analisi dei dati in Scaramozzino, , op. cit. , p. 122.Google Scholar
19 I voti di lista sono passati da 26.220 migliaia nel '48 a 36.623 migliaia nel '76.Google Scholar
20 Questo tratto è anche confermato dall'osservazione di tipo sincronico e microanalitico del tasso di preferenze nei collegi elettorali che, in ragione delle proprie dimensioni, attribuiscono a ogni elettore il diritto di esprimere tre o quattro preferenze per partito, e dove non si riscontrano differenze significative; cfr. su questo punto l'analisi di Scaramozzino, , op. cit. , pp. 2038.Google Scholar
21 Cfr. i valori statistici in Scaramozzino, , op. cit. , pp. 4951.Google Scholar
22 Dalla nostra analisi restano esclusi i senatori, la cui elezione formale non è legata al circuito delle preferenze. Va comunque ricordato che alla Camera dei Deputati appartiene una percentuale più che proporzionale di governanti (il 75%, nel periodo in esame), e sono generalmente deputati i leaders di maggior spicco (per esempio, il 94% dei Primi Ministri); inoltre, il ruolo di senatore giunge di regola a conclusione/coronamento di una carriera politica consolidatasi sul terreno della competizione elettorale individuale e diretta nelle liste per la Camera.Google Scholar
23 Anche se mutano le modalità di calcolo. Il numero delle preferenze al candidato eletto va qui infatti diviso per il totale «secco» dei voti di lista, che rappresentano il potenziale di ogni attore individuale.Google Scholar
24 Quest'ultima limitazione è imposta dalla natura delle coalizioni partitiche che si sono succedute al governo nel trentennio considerato: solo per la prima legislatura (oltre che per quella costituente) si potrebbe ragionevolmente parlare di valori medi di legislatura per altri partiti. La natura discontinua e disomogenea (diverse coalizioni in diverse fasi) della presenza dei partiti alleati restringe alla parabola democristiana l'osservazione empirica rigorosa. I dati sul controllo relativo negli altri partiti saranno invece presenti nell'analisi del trend ripartito per i 32 governi.Google Scholar
25 La variabilità è qui misurata dal coefficiente di variazione, che si ottiene rapportando la deviazione standard alla media.Google Scholar
26 Cfr. l'analisi di dettaglio di Calise, M. e Mannheimer, R., I governi misurati , in «Critica Marxista», XVII (1979), pp. 52–92.Google Scholar
27 La composizione della superélite di governo, per continuità e stabilità di presenza, e le tipologie di carriere governative sono oggetto di un'altra sezione della ricerca complessiva che stiamo conducendo sui governanti italiani tra il 1946 e il 1976. Alcuni primi risultati sono stati presentati in un incontro di studio presso il CeSPE, Sezione Ricerche Sociali, maggio 1980 (cfr. la traccia introduttiva, I governanti in Italia, 1946–76: élite e struttura dei governi , a cura di Calise, M. e Mannheimer, R.) e in Calise, M., Si governa per ministeri, con il potere delle preferenze, e Fedele, M., Il ceto democristiano, in «Rinascita», 6 giugno 1980.Google Scholar
28 Naturalmente è prevista, nella Presidenza del Consiglio, una istanza sovraordinata; ma senza che ne sia configurata una struttura ministeriale che consenta lo svolgimento di questo ruolo di direzione e orientamento entro circuiti istituzionali dati.Google Scholar
29 Cfr. Serrani, D., L'organizzazione per ministeri , Roma, Officina, 1979.Google Scholar
30 Per alcuni dati sulla specializzazione settoriale delle carriere governative, cfr. Calise, M. e Mannheimer, R., I governanti , cit.Google Scholar