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CONSEGUENZE POLITICHE DELLA LEGGE ELETTORALE REGIONALE IN ITALIA
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
Il 7 giugno 1970 l'Italia è entrata nell'era regionalistica del suo sviluppo politico-amministrativo. Vi è entrata in virtú dell'elezione, svoltasi in quel giorno e nel successivo, dei consigli regionali delle quindici regioni a statuto normale: regioni le quali, insieme alle cinque a statuto speciale da tempo in essere, costituiscono adesso, e ancor piú costituiranno in futuro, le unità fondamentali della struttura politica di base della repubblica italiana.
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- Note
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- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 1 , Issue 1 , April 1971 , pp. 145 - 157
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1. Cfr. Hermens, Ferdinand A., Europe between Democracy and Anarchy , Notre Dame, Indiana, Notre Dame University Press, 1951, p. 8.Google Scholar
2. Sulle caratteristiche dei vari sistemi elettorali, proporzionali e non, e sulle loro differenze, rinvio, per un discorso piú strettamente tecnico, al mio volume Sviluppo democratico e sistemi elettorali , Firenze, Sansoni, 1970, spec. cap. V, Lineamenti di una ingegneria elettorale. Google Scholar
3. Relativamente ridotto, è chiaro, nell'ambito dei sistemi proporzionali. Rispetto ai sistemi maggioritari, la valutazione risulterebbe evidentemente diversa.Google Scholar
4. Vero è, infatti, che la presenza del collegio unico regionale consente il recupero dei resti non utilizzati in sede circoscrizionale. Ma è altresí vero che il quoziente utilizzato in sede di c.u.r. è diverso dai quozienti circoscrizionali, e appunto tale differenza rende significativa ai fini distributivi la eterogeneità nella ampiezza delle circoscrizioni.Google Scholar
5. Per questi, e per altri dati, cfr. il mio Sviluppo democratico e sistemi elettorali, cit., pp. 191–195.Google Scholar
6. Come si è detto prima, la media nazionale è 20,3.Google Scholar
7. Il numero delle circoscrizioni per regione è il seguente: Piemonte, 6; Lombardia, 9; Veneto, 7; Liguria, 4; Emilia-Romagna, 8; Toscana, 9; Umbria, 2; Marche, 4; Lazio, 5; Abruzzo, 4; Molise, 2; Campania, 5; Puglia, 5; Basilicata, 2; Calabria, 3. L'indice di variabilità è stato per completezza indicato per tutte le regioni, anche se il valore da esso espresso è poco significativo se riferito ad aggregati costituiti da meno di quattro unità. I calcoli sono stati effettuati dalla dott. Italia Maria Orlandini, assistente di Scienza Politica nell'Università di Firenze.Google Scholar
8. Cfr. Rae, Douglas, The Political Consequences of Electoral Laws , New Haven, Yale University Press, 1967, p. 70.Google Scholar
9. L'eccezione piú importante è costituita dal doppio turno, formula tra le piú duttili e sensibili alle situazioni politiche, oltre che di forza numerica. Cfr. Sviluppo democratico e sistemi elettorali, cit., spec. cap. IX, Dal doppio turno alla rappresentanza proporzionale. Google Scholar
10. Anche qui ribadisco che il tasso di gratificazione rappresentativa dipendera dai differenti tipi di sistema elettorale.Google Scholar
11. Cfr. Sensini, Alberto, Il panorama delle regioni , nel «Corriere della Sera», 6 ottobre 1970, p. 1.Google Scholar
12. È sottinteso che la parola «stile» non ha, nell'accezione qui adottata, mere implicazioni di forma, ma richiama altresí significati sostantivi.Google Scholar
13. Senza dire, il circolo è vizioso, che gli statuti possono innovare in astratto, ma la loro elusione è facile, se ad essi non corrisponde la determinazione di adeguarvisi da parte delle forze politiche in campo.Google Scholar
14. L'indicazione di quale diverso sistema è operazione che presuppone una vasta e complessa «analisi delle condizioni». Ho tentato tale analisi, evidentemente non possibile nell'economia del presente articolo, nel già cit. volume Sviluppo democratico e sistemi elettorali , spec. cap. X.Google Scholar
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