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Published online by Cambridge University Press: 02 October 2017
The anti-mafia operation undertaken in Sicily by the fledgling Fascist government had a powerful symbolic meaning in the construction of the ‘new state’. As a result, it left behind a wealth of sources: from the diaries of the prefect Cesare Mori and Alfredo Cucco, the Fascist Party’s representative in Sicily, to the many trials against ‘criminal associations’ from 1927 onwards. These sources are at the centre of a historiographical debate that dates back to the 1980s, and which has recently brought to light numerous elements of the complex relationship between Fascism and the Sicilian Mafia. In contrast, despite a similar level of publicity, the law and order operation launched in the same year of 1926 in Campania, in the province of Caserta, has largely been forgotten, and has received little historical analysis. This article presents the early results of research into the Fascist suppression of the mafia in Campania in 1926 and 1927, focusing on the city of Naples and the province of Caserta (Terra di Lavoro). An initial study of judicial sources suggests that, unlike Sicily, the notion of ‘organised crime’ that underpinned the inquiries was largely denied in the final verdicts.
La repressione della mafia siciliana affidata al prefetto Mori dal regime fascista nei suoi primi anni di vita ha avuto grande rilievo simbolico nella costruzione dello ‘stato nuovo’, così da farne un oggetto storiografico di prima importanza. Il dibattito si è aperto già negli anni Ottanta, e, grazie alla nuova disponibilità di fonti archivistiche, si è arricchito in anni recenti di nuovi contributi, che leggono quella stagione in una prospettiva più articolata e di lunga durata. Molto meno studiata è stata la missione di ordine pubblico lanciata dal fascismo nella provincia casertana di Terra di Lavoro, negli stessi anni della missione Mori. Il saggio ricostruisce i presupposti e il contesto dell’antimafia fascista, tra Napoli e la provincia casertana, e propone i risultati di un sondaggio sulle fonti giudiziarie e di polizia per il biennio 1926 e ’27, dal quale emergono primi dati sulla scarsa presa delle imputazioni di associazione sul piano repressivo, e sulla debole visibilità dei fenomeni camorristi nel contesto cittadino, negli anni cruciali della costruzione del regime.