Alla base del rinnovato interesse per lo studio dei rapporti tra governi centrali e governi periferici nelle democrazie occidentali stanno una serie di considerazioni differenti. Da un lato, vi è la convinzione che le tendenze verso l'accentramento, fino a pochi anni or sono apparentemente destinate ad un inevitabile successo, hanno incontrato ed incontrano ostacoli di non poco conto. Sicché il risultato a medio e lungo termine appare tutt'altro che scontato. Tendenze decentralizzatrici, nella forma di regionalizzazioni o di rafforzamento dei governi locali, sono emerse un po’ dappertutto, ed è più che dubbio che il risultato finale sarà quel sistema centralizzato e tecnocratico che molti osservatori preconizzavano (e paventavano) alcuni anni or sono. D'altro lato, proprio per l'insopprimibile vitalità dei governi sub-nazionali, in molti paesi si è affacciata la convinzione che le relazioni tra livelli di governo costituiscono uno dei principali elementi di crisi del moderno welfare state, e in buona sostanza della sua ingovernabilità. Siano i governi locali identificati come una delle cause principali della lievitazione delle spese pubbliche oppure, al contrario, sia la complicazione dei rapporti tra amministrazioni centrali e amministrazioni periferiche posta sotto accusa come causa di ritardi e inefficienze nella attuazione delle politiche pubbliche, il risultato non cambia: studiare i rapporti tra livelli di governo sembra una delle indicazioni principali delle moderne scienze politiche ed amministrative.