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Published online by Cambridge University Press: 17 July 2018
«Chi conosce il diritto costituzionale classico e ignora la funzione dei partiti, ha un'idea sbagliata dei regimi politici contemporanei; chi conosce la funzione dei partiti e ignora il diritto costituzionale classico ha un'idea incompleta ma esatta dei regimi politici contemporanei» (Duverger 1961, p. 412) Alla luce di questa preziosa indicazione metodologica dell'autorevole politologo e costituzionalista francese, il dibattito italiano sul «premierato» appare immediatamente e sostanzialmente inadeguato perché incapace, tranne pochissime eccezioni, di tenere insieme il sistema dei partiti e il modello di governo. Certo, è innegabile che le regole e le attribuzioni di poteri costituzionali hanno anche una dinamica e una forza propria e specifica. Tuttavia, il modo e il grado di successo con il quale regole e poteri incidono sui rapporti governo/parlamento e governo/elettorato differiscono in maniera significativa a seconda del sistema di partiti sottostante sul quale si applicano e con il quale interagiscono. In questa sede, manterrò l'analisi focalizzata esclusivamente sui modelli parlamentari di governo, ma, naturalmente, anche qualsiasi tentativo di comprendere e di rendere conto del funzionamento dei modelli presidenziali di governo appare altrettanto inadeguato se, per l'appunto, non tiene conto dei diversi sistemi di partito sui quali viene innestato ciascun modello presidenziale (per le indispensabili differenziazioni fra presidenzialismi e parlamentarismi, si veda Sartori 2000; per un tentativo, peraltro piuttosto confuso poiché si perde in eccessive specificazioni che non conducono ad opportune generalizzazioni, Shugart e Carey 1992).
This article offers a brief overview of the most important models of parliamentary government. The purpose is to explore whether according to the Constitution as well as in practice the Prime Minister has at his/her disposal the power to appoint and dismiss the Ministers and the power autonomously to dissolve parliament. Taking into consideration, among others, the cases of Germany, Great Britain, Italy, and Sweden, it is found that, constitutionally available or not, those powers are actually exercised when the existing party coalitions and political and parliamentary majorities can afford to do so. Moreover, it is suggested that the power to dissolve Parliament if frequently implemented in order, for instance, to impose discipline on the parliamentarians or to prevent parliamentary turnovers, goes contrary to the institutional logic of parliamentary government. Though in some cases unscrupulously practiced, the possibility of creating different governmental coalitions in parliament provides for political and institutional flexibility and prevents too frequent and potentially very dangerous electoral consultations. The strengthening of any parliamentary government can be obtained through intelligent «manipulations» of the electoral system and hence a restructuring of the party system and of the coalitional game. Exactly what still remains be done in the Italian political system and cannot be obtained just by strengthening the Prime Minister.