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PROPORZIONALISMO FRAZIONISMO E CRISI DEI PARTITI
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
Molti di coloro che negano l'efficacia dei sistemi elettorali si rifanno ancora aIle « leggi » formulate da Duverger nel 1950, leggi che sono indubbiamente mal formulate e per molti rispetti errate. Nel frattempo abbiamo fatto dei progressi e ne sappiamo di piú. Si vedano per esempio i due recenti volumi di Douglas Rae, The Political Consequences of Electoral Laws, e di Domenico Fisichella, Suiluppo democratico e sistemi elettorali. Da entrambi l'incidenza dei sistemi elettorali risulta abbondantemente confermata e analiticamente precisata, Per restare, comunque, al terreno coperto da Duverger, alcuni anni orsono indicavo cinque «leggi », o regole, che qui trascrivo anche perche risulti chiara la differenza.
- Type
- Dibattito
- Information
- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 1 , Issue 3 , December 1971 , pp. 629 - 655
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1. Cfr. L'influence des systèmes electoraux sur la vie politique, Paris, Colin, 1950, successivamente rifuso nel vol. Les partis politiques, Paris, Colin, 2.a ed. 1954 (trad. it. I partiti politici, Milano, Comunità, 1961) p. 235 e pp. 246–286.Google Scholar
2. New Haven, Yale University Press, 1967. Cfr. specialmente le tredici regole riassunte in Appendice, pp. 151–154.Google Scholar
3. Firenze, Sansoni, 1970.Google Scholar
4. Cfr. Sartori, Giovanni, Political Development and Political Engineering , in Montgomery, John D. e Hirschman, Albert O., (eds.), Public Policy, vol. XVII, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1968, spec. pp. 272–288. Lo scritto riproduce una relazione del 1966.Google Scholar
5. Ibidem, pp. 282–283.Google Scholar
6. Per una esatta comprensione del testo debbo rinviare: per la differenza tra formato e meccanica dei sistemi partitici al mio saggio Tipologia dei sistemi di partito , in « Quaderni di Sociologia », XVII (1968), pp. 187–226; per la nozione di sistema bipolare e multipolare al mio saggio Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, in « Tempi Moderni » (1967), pp. 1-34; e per la nozione di strutturazione del sistema partitico al saggio cit. in Public Policy, spec. pp. 292–294.Google Scholar
7. Per questo sviluppo, e cioè per le quattro possibili combinazioni di influenza reciproca tra sistema elettorale e sistema partitico, vedi ancora Political Development and Political Engineering, cit., pp. 278–281 e 284-287. Per la correzione degli errori del Duverger in merito agli effetti del doppio turno vedi Fisichella, Sviluppo democratico e sistemi elettorali, cit., spec. pp. 195–221.Google Scholar
8. Sul nesso tra democrazia e efficienza, e in generale sulla funzione legittimante dell'efficienza, resta classico Lipset, Seymour M., Political Man, New York, Doubleday, 1960, trad. it. L'uomo e la politica, Milano, Comunità, 1963, cap. 3.Google Scholar
9. Sull'occasione mancata delle elezioni regionali cfr. Fisichella, , Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia , in « Rivista Italiana di Scienza Politica », I (1971), pp. 145–157.Google Scholar
10. L'effetto moltiplicatore della proporzionale è esaminato tortuosamente dal Duverger, che al tempo stesso lo afferma e poi lo nega (ma soprattutto lo afferma). Cfr. Les partis politiques, cit., pp. 275–286. Sul punto della proporzionale e del bipartitismo Duverger non ha, invece, dubbi.Google Scholar
11. Quanto sia l'« impatto congelante » di questa variabile è rilevato dalla constatazione di S. M. Lipset e S. Rokkan, che « i sistemi partitici degli anni sessanta riflettono, con poche anche se significative eccezioni, le linee di divisione degli anni venti ». Il che equivale a dire che « le alternative poste dai partiti sono piú vecchie delle maggioranze elettorali che le votano » (in Party Systems and Voter Alignments, New York, Free Press, 1967, p. 50).Google Scholar
12. Uso « frazione » e « frazionismo », adottando la terminologia tedesca (oramai disancorata dalle origine marxiste) a preferenza di quella italiana e nordamericana, sia perché mi sembra la piú generalizzabile, sia perché è certo piú neutra del vezzeggiativo « corrente » o del derogatorio « fazione ». L'uso appropriato di queste due etichette per designare sottoclassi del frazionismo sarà indicato da ultimo.Google Scholar
13. Deve essere chiaro che il PCI sta a sé, ed esorbita da tutto il mio discorso, non solo per la sua peculiare coesività ideologica ma anche per la sua struttura organizzativa di « centralismo verticale ». Sul punto cfr. le conclusioni della documentata ricerca di Giacomo Sani, Le strutture organizzative del PCI, nel vol. coll. L'organizzazione partitica del PCI e della DC, Bologna, Il Mulino, 1968, spec. pp. 167–196.Google Scholar
14. Correnti di partito e processi di identificazione , in « Il Politico », XXXV (1970), pp. 695–715.Google Scholar
15. Ibidem, p. 709.Google Scholar
16. Ibidem, p. 714.Google Scholar
17. Uno spostamento senza scavalcamento — che mantiene lo stesso posizionamento relativo e che si manifesta sempre nella stessa direzione — non costituisce indicazione di volubilità. Anche l'entrata e l'uscita dai partiti deve essere considerata a parte.Google Scholar
18. Cfr. spec. Barnes, Samuel H., Party Democracy: Politics in an Italian Socialist Federation, New Haven, Yale University Press, 1967, p. 181, che registra, per il PSI, un'alta percentuale di risposte positive alla domanda: « le correnti sono uno strumento di democrazia all'interno del partito? ». Risultanze analoghe sono preannunziate dalla ricerca di Barnes e Spreafico su 400 consiglieri nazionali. E le indicazioni sulla DC non sono dissimili.Google Scholar
19. L'ipotesi è suggerita da Franco Cazzola, , Carisma e democrazia nel socialismo italiano, Roma, Istituto Luigi Sturzo, 1967, p. 57. Non dubiterei che l'ipotesi valga altrettanto bene per la DC, la cui spaccatura verticale è stata percepita e teorizzata da tempo da Luigi D'Amato, Correnti di partito e partito di correnti, Milano, Giuffré, 1965.Google Scholar
20. Sernini, Michele, Le correnti nel partito, Milano, ***Ist. Editoriale Cisalpino, 1966, p. 46. Il corsivo è nel testo.Google Scholar
21. DC e proposta Forlani: la riforma elettorale « Il Corriere della Sera », 17 settembre 1971.Google Scholar
22. Cfr. Elia, Leopoldo, I problemi del quorum , « Il Popolo », 22 settembre 1971.Google Scholar
23. Sul punto cfr. Political Development and Political Engineering, cit., pp. 278–280; e, in generale, i volumi citati di Douglas Rae e di Domenico Fisichella.Google Scholar
24. Deve essere chiaro che quanto sopra non deve essere inteso come una previsione a breve periodo ma semmai a lungo periodo. In realtà non si tratta di previsioni puntuali ma di regole di tendenza generali.Google Scholar
25. Cito dalla relazione di La Malfa al congresso del PRI di Firenze del novembre 1971.Google Scholar
26. Cito dal manifesto del « Comitato per il Superamento delle Correnti » del maggio 1969, sottoscritto da sedici deputati DC che costituirono in seguito il cosiddetto gruppo dei « novanta ».Google Scholar
27. Cfr. Sartori, G., Modelli spaziali di competizione tra partiti , in « Rassegna Italiana di Sociologia », VI (1965), pp. 7–29.Google Scholar
28. Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, cit., p. 30.Google Scholar
29. Cfr. Cotta, Sergio, La nascita dell'idea di partito nel secolo XVIII , in Annali Università Perugia, Padova, CEDAM, 1960; Cattaneo, Mario A., Il partito politico nel pensiero dell'Illuminismo e della rivoluzione francese, Milano, Giuffré, 1964; Mansfield, Harvey C. Jr., Statemanship and Party Government: A Study of Burke and Bolingbroke, Chicago, University of Chicago Press, 1965.Google Scholar
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