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POTERE LOCALE E DEMOCRAZIA: UNA CRITICA EMPIRICA AI NEO-ELITISTI
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
Il fatto che una proprietà necessaria di ogni sistema politico degno del nome di «sistema» sia la capacità di limitare il tipo e il numero di problemi da prendere in considerazione e/o da risolvere in ogni momento, da parte del suo apparato decisionale, è indubbiamente condiviso da molti scienziati sociali. Si ritiene inoltre che i mezzi con cui si ottiene questa limitazione non sono necessariamente analoghi in ogni loro aspetto rilevante ai mezzi con cui vengono considerate o risolte le normali decisioni all'interno del sistema; e cosí, le affermazioni sulla distribuzione del potere all'interno dei sistemi politici che si riferiscono soltanto a dati riguardanti i normali processi decisionali sono senza dubbio incomplete, ma forse addirittura errate.
- Type
- Note
- Information
- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 10 , Issue 1 , April 1980 , pp. 149 - 166
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1 L'articolo originale era Bachrach, P. e Baratz, M.S., The Two Faces of Power , in «American Political Science Review», LVI (1962), pp. 945–52; trad. it., Passigli, S. (a cura di), Potere ed élites politiche, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 145–153. Il saggio è stato ristampato in Bachrach, P. e Baratz, M.S., Power and Poverty, New York, Oxford University Press, 1970, da cui ho tratto le mie citazioni.Google Scholar
2 Fra coloro che sostengono questa tesi includerei Deutsch, J.G., Neutrality, Legitimacy and the Supreme Court: Some Intersections Between Law and Political Science , in «Stanford Law Review», XX (1968), pp. 249–61; e Lukes, S., Power: a Radical View, London, Macmillan, 1974. Non intendo qui prendere in considerazione altri punti toccati da ambedue questi autori.Google Scholar
3 Bachrach, e Baratz, , op. cit. , pp. 8–9.Google Scholar
4 Ibidem p. 8. La citazione è tratta da Schattschneider, E.E., The Semi-Sove-reign People, New York, Holt, Rinehart and Winston, 1960, p. 71.Google Scholar
5 Questa scelta epistemologica era un tempo del tutto incontestata nelle scienze sociali. Oggi, tuttavia, il consenso sulla validità dell'indagine empirica ha cominciato a incrinarsi. Vedi, per esempio, Ono, Shin'ya, The Limits of Bourgeois Pluralism , in McCoy, C.A. e Playford, J., (eds.), Apolitical Politics, New York, Crowell, 1967, pp. 99–123; e Wright, E.O., Class, Crisis and the State, London, NLB, 1978, p. 9.Google Scholar
6 In A Preface to Democratic Theory, Chicago, University of Chicago Press, 1956, pp. 63–85, Dahl, R.A. considera questi come elementi caratteristici di un regime poliarchico.Google Scholar
7 Bachrach, e Baratz, , op. cit. , p. 11.Google Scholar
8 Ibidem, p. 15.Google Scholar
9 L'insieme dei risultati prodotti dalla ricerca empirica su questo tema mi sembra del tutto eloquente. Per uno studio classico, vedi, per esempio, Stouffer, S., Communism, Conformity and Civil Liberties, Garden City; N.Y., Doubleday, 1955.Google Scholar
10 Questo punto viene sollevato, fra gli altri, da Wolfinger, R.E. in Nondecisions and the Study of Local Politics , in «American Political Science Review», LXV (1971), pp. 1063–1080.CrossRefGoogle Scholar
11 Vedi, per esempio, Wildavsky, A., Leadership in a Small Town, Totowa N.J., Bedminster Press, 1964, e Newton, K., Second City Politics, Oxford, Clarendon Press, 1976.Google Scholar
12 Un esempio classico è dato dal comportamento elettorale dei ricchi durante le elezioni presidenziali del 1932 negli Stati Uniti. Da un lato, il voto per Roosevelt veniva visto come strumentalmente irrazionale sulla base del fatto che Roosevelt avrebbe cercato di tassare i ricchi piú pesantemente di Herbert Hoover. Dall'altro si sarebbe potuto dire che le riforme di Roosevelt tutelavano l'economia americana, e dunque i privilegi dei ricchi. Sviluppando un ragionamento piú o meno ugualmente plausibile (in parte dipendente dal fatto che un dato attore considerasse le conseguenze di breve o di lungo periodo, e dal calcolo delle probabilità che certi risultati avessero realmente luogo) i votanti ricchi razionali avrebbero potuto giungere a conclusioni opposte.Google Scholar
13 Cfr., per esempio, Frey, F., Comment: On Issues and Nonissues in the Study of Power , in «American Political Science Review», LXV, (1971), p. 1094.Google Scholar
14 Per chiarire alcuni dei problemi empirici su questo punto, vedi Sniderman, P.M., Personality and Democratic Politics, Berkeley, University of California Press, 1975. Da un punto di vista completamente differente, Abercrombie, N. e Turner, B.S. ci danno una conferma in , in «British Journal of Sociology», XXIX (1978), pp. 149–170. Il sommario di questo articolo dice, fra l'altro: «Risulta evidente che le classi subordinate non sono integrate nell'ideologia dominante e che, al contrario, le classi dominanti sono profondamente compenetrate e integrate nel sistema di valori dominante. Nella maggior parte delle società l'apparato di trasmissione dell'ideologia dominante non è molto efficiente, e, in ogni caso, ha come bersaglio la classe dominante piuttosto che quella subordinata». Una buona discussione dei problemi logici che concernono la ricerca sull'alternativa strutturale è quella di Merelman, R.M., On the Neo-Elitist Critique of Community Power, in «American Political Science Review», LXII (1968), pp. 451–60.Google Scholar
15 Frey, , op. cit., p. 1098, pone questa stessa stipulazione.Google Scholar
16 Bachrach, e Baratz, , op. cit. , p. 44.Google Scholar
17 Ibidem, pp. 44–46.Google Scholar
18 Cfr. Dahl, R.A., Who Governs?, New Haven, Yale University Press, 1961, pp. 136–137.Google Scholar
19 Cfr. Banfield, E.C., Political Influence, Glencoe, The Free Press, 1963.Google Scholar
20 Cfr. Sayre, W.S. e Kaufman, H., Governing New York City, New York, Russel Sage Foundation, 1960.Google Scholar
21 Bachrach, e Baratz, , op. cit. , p. 106.Google Scholar
22 Parkin, F., Class, Inequality and Political Order, London, MacGibbon and Kee, 1971, p. 46.Google Scholar
23 I quattro punti precedenti parafrasano la mia discussione in Community Power and Political Theory, New Haven, Yale University Press, 1963, p. 132.Google Scholar
24 Cfr. Payne, J.L., The Oligarchy Muddle , in «World Politics», XX (1968), p. 52.Google Scholar
25 Vedi anche Dahl, R.A., Modern Political Analysis, Englewood Cliffs, New Jersey, Prentice Hall, 1963, p. 53; trad. it., Introduzione alla Scienza Politica, Bologna, Il Mulino, 1971. Sotto il titolo «alcuni errori comuni nell'analisi del potere», Dahl elenca «il non riuscire a distinguere chiaramente fra il partecipare a una decisione, influenzare una decisione, ed essere colpiti dalle conseguenze di una decisione».Google Scholar
26 Cfr. Dahl, R.D., Power , in International Encyclopedia of the Social Sciences, XII (1968), p. 412.Google Scholar
27 Questa parte del mio ragionamento ricalca alcuni dei punti del mio saggio-recensione sul libro di Crenson, M. Community Power Meets Air Pollution , in «Contemporary Sociology», I (1972), pp. 99–101.Google Scholar
28 Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1971.Google Scholar
29 Ibidem, p. 90.Google Scholar
30 Ibidem, pp. 78, 84–86, 114.Google Scholar
31 Ibidem, p. 80.Google Scholar
32 Si possono includere fra i contributi rappresentativi di questa letteratura Kaufman, H. e Jones, V., The Mistery of Power , in «Public Administration Review», XIV (1954), pp. 205–212; Wolfinger, R.E., Reputation and Reality in the Study of Community Power, in «American Sociological Review» (ottobre 1960), pp. 636–644, e Polsby, N., Community Rower and Political Theory, cit., pp. 45–56.Google Scholar
33 Crenson, , The Un-Politics of Air Pollution, cit., p. 105.Google Scholar
34 Ibidem, p. 120.Google Scholar
35 Vedi Jones, C.O., Clean Air, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1975. Questo inconveniente può aiutare i lettori nell'analisi del seguente passaggio di Lukes, , op. cit., p. 45: «L'analisi di Crenson è significativa perché essa soddisfa ambedue i requisiti cui si è accennato sopra: esistono buone ragioni per aspettarsi che, coeteris paribus, la gente preferisce non essere avvelenata (supponendo, in particolare, che il controllo dell'inquinamento non significhi necessariamente disoccupazione), anche laddove essa non possa nemmeno articolare le proprie preferenze; e vengono presentati dati probanti sui modi in cui le istituzioni, nel caso specifico la U.S. Steel, hanno impedito che fosse salvaguardato l'interesse dei cittadini (sebbene occorra tener conto di altri fattori, istituzionali e ideologici, per una spiegazione piú completa)» (corsivo mio). L'importanza del rapporto di surrogazione fra inquinamento atmosferico e occupazione a Gary, Indiana, è chiaramente messo in evidenza in Farrell, W.E., Closing of Last Steel Furnaces Alarm Gary, Ind., in New York Times, 5 gennaio 1975, p. 43.Google Scholar
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- Cited by