Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
è difficile che un sistema politico si autoriformi. Ma oramai quasi tutti si sono impegnati nel “fare qualcosa”. Tutti o quasi tutti ammettono che il sistema Italia non funziona, o che dovrebbe funzionare meglio. Infine, tutti sottoscrivono un obiettivo comune: uscire dalla democrazia paralizzata aumentando la governabilità, il rendimento e l'efficacia del governare. Se non c'è obiettivo comune non c'è speranza. Ma se c'è, si può sperare. Do per scontato, allora, che esista un fine primario, o prioritario, condiviso un po’ da tutti. Le difficoltà restano, e sono di due tipi. Il primo ostacolo è posto dal calcolo dei vantaggi: le parti in causa vogliono riforme che le avvantaggiano (o comunque rifiutano quelle che le penalizzano). Il secondo ostacolo risiede nel calcolo dei mezzi: le parti in causa non sanno calcolare o calcolano male la strumentazione: quali sono i mezzi idonei e sufficienti al fine proposto. Nel primo caso il conflitto è di interessi. Nel secondo caso il problema è di sapere. Discettare di riforme ignorando gli interessi è inutile. Ma è utile mostrare che il calcolo degli interessi, dei vantaggi o svantaggi, può essere sbagliato.