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Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Negli ultimi vent'anni gli studi sul personale parlamentare dei paesi dell'area occidentale (e, nel periodo piú recente, anche di altre aree) non sono stati pochi. Si può anzi dire che, nello studio delle istituzioni parlamentari, questo tema è stato tra quelli che piú hanno avuto successo, forse solo superato dagli studi in chiave di decision-making. C'è dunque materia per tentare un bilancio di questo lavoro di ricerca e per delinearne le prospettive. Tracciare un bilancio significa fare una disamina dei modi nei quali questo tema è stato impostato ed evidenziare i risultati che ne sono stati ricavati. Ma, soprattutto, significa valutare l'utilità esplicativa di queste ricerche — al di là del loro apporto puramente descrittivo — entro una piú vasta interpretazione di certe realtà politiche, quali il sottosistema parlamentare o la classe dirigente politica in generale. Mi preme insistere su questo punto perché un esame degli studi che potremmo dire di «sociologia parlamentare» rivela che, in buona parte di essi, la preoccupazione per i risvolti teorici è assai ridotta o comunque limitata alla problematica interna a questo approccio.
The number of works on parliamentary elites published in recent years has made this approach one of the most popular in the study of legislative assemblies. However, the wealth of empirical data generated by this stream of researches has not yet produced, according to the author of this essay, all the theoretical fruits that could be legitimately expected. The explanation of this fact has to do presumably with the lack, in most of these studies, of a broader theoretical interpretation of the empirical results collected.
The main aim of this essay is therefore to discuss in depth the problems connected with the elaboration of a theoretically relevant framework for the analysis of the members of parliamentary assemblies. The requisites that 'should be fulfilled in order to make improvements in this direction are four. Two of them are of a substantial nature: 1) the analysis of the parliamentary elite ought to be considered as a part of the more general field of the «theory of elites», and should therefore work along the fundamental hypotheses formulated in this field, 2) at the same time it should keep in close contact with the structural theories of legislative institutions. As we see its position is at the frontiers of two different approaches to the study of the political system.
From the methodological point of view the two requisites are: 1) a greater attention to the historical dimension in order to give the an.alysis of the parliamentary section of the political elite a less static and' more developmental approach; 2) a bold move in the direction of comparative efforts, until now almost completely lacking in this field.
1. Per una bibliografia assai ampia rinvio alla rassegna di Pasquino, G., Le assemblee legislative , in «Scienze Sociali», II (1972), pp. 219–306.Google Scholar
2. L'articolo di Edinger, L. J. e Searing, D. D., Social Background in Elite Analysis: a Methodological Inquiry , in «American Political Science Review», LXII (1967), pp. 428–445, rileva esattamente le principali perplessità nei confronti di questi studi.Google Scholar
3. Si vedano ad esempio: Dogan, M., Political Ascent in a Class Society: French Deputies, 1870–1958 , in Marvick, D., (ed.), Political Decision-Makers, Glencoe, The Free Press, 1961; Sartori, G. et al., Il Parlamento italiano, Napoli, ESI, 1963; Zapf, W., Wandlungen der deutschen Elite. Ein Zirculationsmodell deutscher Führungsgruppen. 1919–1961, München, Piper, 1966; van Molle, P., Het Belgische Parlement, 1894–1969, biographie, Gent, 1969; Gruner, E. (ed.), Die schweizerische Bundesversammlung, 1848–1920, 1920–1968, 4 voll, Bern, Francke Verlag, 1966 e 1970; Back, P. E., The Impact of the Political Structure on the Recruitment of the Political Elite, Sweden 1809–1970, relazione all'VIII Congresso Mondiale IPSA, Monaco, 1970; Eliassen, K. A. e Saelen, K., Rekrutteringen til den parlamentariske elite in Norge 1814–1970, Bergen, Institute of Sociology, 1971; Pedersen, M., The Personal Circulation of a Legislature: the Danish Folketing 1849–1968, relazione alla Conference on the Use of Quantitative Methods in the Study of the History of Legislative Behavior, University of Iowa, March 1972 (dello stesso autore si vedano pure gli altri saggi cit. piú avanti); Farneti, P., Sistema politico e società civile, Torino, Giappichelli, 1971; Linz, J. J., Continuidad y discontinuidad en la elite politica española de la restauración al regimen actual, in «Estudios de Ciencia Politica y Sociologia», 1974.Google Scholar
4. Sartori, G., op. cit. , pp. 323 ss.; Eliassen, K. A. e Pedersen, M., The Professionalization of the Danish and the Norwegian Legislature, relazione al IX Congresso Mondiale IPSA, Montreal, 1973; Linz, J. J., op. cit. ; Putnam, R. D., The Beliefs of Politicians, New Haven, Yale University Press, 1973.Google Scholar
5. Dicendo «campo di forze istituzionali» voglio fare riferimento a tutte le opportunità e limitazioni nell'uso delle risorse politiche, alle regole di condotta e alle modalità predeterminate di comportamento entro le quali una élite istituzionalizzata si deve muovere. Si vedano in proposito le osservazioni di Mills, C. Wright in The Power Elite, New York, Oxford University Press, 1956, trad. it. La élite del potere, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 15–16 e 24.Google Scholar
6. Per un quadro di insieme della teoria delle élites si può utilmente consultare Parry, G., Political Elites, London, Allen & Unwin, 1969, trad. it., Le élites politiche, Bologna, il Mulino, 1972; nonché l'antologia di Passigli, S., Potere e élites politiche, Bologna, il Mulino, 1971.Google Scholar
7. Per queste nozioni vedi di Mosca, G. specie i capp. II e III della Parte Prima degli Elementi di scienza politica, Torino, Bocca, 1896; e di Pareto, V., Trattato di sociologia generale, Firenze, Barbera, 1916 (ed. cit., Milano, Comunità, 1964), specie i capp. VI, IX e XI.Google Scholar
8. Su Mosca e Pareto come «scienziati politici» si veda l'introduzione di Bobbio, N. alla edizione ridotta degli Elementi intitolata La classe politica, Bari, Laterza, 1966 e l'introduzione dello stesso all'edizione del 1964 del Trattato di Pareto, cit.Google Scholar
9. I primi studi di questo genere risalgono agli anni '20: ad es. Kamm, W., Abgeordnetenberufe und Parlament. Die berufliche Gliederung der Abgeordneten in den Parlamenten , in «Sozialwissenschaftlichen Abhandlungen», Bd. 4, Karlsruhe, 1927; e Laski, H. J., The Personnel of the English Cabinet 1801–1924, in «American Political Science Review», XXII (1928), citati in Zapf, W., op. cit. , p. 17.Google Scholar
10. Sull'opera di Wright Mills si veda Parry, G., op. cit. , pp. 67 ss.Google Scholar
11. Per la bibliografia in tema di élites e potere locale si possono consultare le indicazioni bibliografiche in appendice a Passigli, S., op. cit. , pp. 201 ss.Google Scholar
12. In proposito cfr. Edinger, L. J. e Searing, D., op. cit. , p. 429.Google Scholar
13. A questo proposito vedi le osservazioni di Sartori, G., op. cit. , pp. 282–85.Google Scholar
14. Per le qualità delle élites cfr. spec. cap. II, Parte I, degli Elementi di Mosca; e di Pareto i ∫ 2026–2054, 2178–79, 2190 e 2274–75 del Trattato, con le famose osservazioni su «volpi» e «leoni», «speculatori» e «detentori di rendite». Sulla circolazione delle élites vedi cap. IV, Parte II degli Elementi; e i ∫∫ 2042–2059 e 2494 ss. del Trattato paretiano. Sul problema dell'unità dell'elite Mills, C. Wright, op. cit. , pp. 251–78; le osservazioni di Aron, R., Social Class, Political Class, Ruling Class , in Bendix, R. e Lipset, S. M., (eds.), Class, Status and Power, New York, Free Press, 1966 2, pp. 206–7; e dello stesso autore anche La lutte de classe. Nouvelles lecons sur les sociétés industrielles, Paris, Gallimard, 1964, pp. 163 ss. Su élites e stratificazione sociale cfr. cap. IV, Parte I degli Elementi di Mosca; e Wright Mills, op. cit., spec. i primi capitoli.Google Scholar
15. Ma al di là della somiglianza tematica restano le differenze nell'impostare il problema del rapporto tra società e classe dirigente. La teoria delle élites interpreta la struttura globale del sistema; la sociologia parlamentare guarda alla funzionalità di un certo rapporto politico delimitato: quello rappresentativo.Google Scholar
16. Per una panoramica delle caratteristiche del personale piú frequentemente analizzate vedi la tab. 1 in appendice a questo saggio.Google Scholar
17. Vedi «Revue française de Science Politique», XIV (1964), nn. 2, 3, 4 e XV (1965), n. 1.Google Scholar
18. Osserva Aron che «categoria dirigente» è un concetto analitico che designa piú una funzione che non un gruppo reale: pertanto una categoria può essere divisa in piú di un gruppo; cosí nel suo saggio Categories dirigeantes ou classe dirigeante? , in «Revue française de Science Politique», XV (1965), p. 17.Google Scholar
19. Per una discussione di queste diverse prospettive cfr. Parry, G., op. cit. , pp. 143–160. Le opere piú significative a cui fare riferimento sono Hunter, F., Community Power Structure, Chapel Hill, North Carolina University Press, 1953 per il «metodo reputazionale»; e Dahl, R. A., Who Governs?, New Haven, Yale University Press, 1961 per il «metodo decisionale».Google Scholar
20. von Beyme, K., Die politische Elite in der Bundesrepublik Deutschland, München, Piper, 1971, pp. 15–21.Google Scholar
21. Aron, R., Catégories dirigeantes ou classe dirigeante?, cit., p. 13.Google Scholar
22. Sulla necessità di studiare i sindacati come attori politici a tutti gli effetti si vedano Sartori, G., Il potere del lavoro nella società post-pacificata , e Zannoni, P., Strutture e funzioni dei sindacati, entrambi in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), pp. 56–61 e 125–6.Google Scholar
23. Sull'argomento la letteratura è immensa. Vedi da ultimo Loewenberg, G., Modem Parliaments. Change or Decline?, Chicago, Aldine Atherton, 1971.Google Scholar
24. In questa direzione si muove Kaack, H., Geschichte und Struktur des deutschen Parteiensystems, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1971, pp. 663–685.Google Scholar
25. Sul rapporto di rappresentanza tra parlamentari e sindacati cfr. ad esempio Guttsman, W. L., Changes in British Labour Leadership, in Marvick, D., (ed.), op. cit. , pp. 92–101. Il tema della rappresentanza sarà ripreso piú avanti (cfr. infra pp. 496).Google Scholar
26. Vedi Guttsman, W. L., op. cit. , pp. 95 ss.Google Scholar
27. Nel secolo dell'interventismo statale nell'economia e nella società, ciò è abbastanza spiegabile.Google Scholar
28. Il prevalere dell'uno o dell'altro vettore di influenza — dalle élites sociali alla élite politica, o dalla élite politica alle élites sociali — è, a livello macroscopico, un problema di regime politico; ma attiene anche ai cicli storici che si sviluppano nel quadro di uno stesso regime. Cfr. le osservazioni di Mills, Wright, op. cit. , pp. 256–59, sui rapporti tra élites negli USA in diversi momenti storici.Google Scholar
29. Si veda ad esempio l'analisi della classe dirigente laburista inglese condotta anche in chiave di establishment da Guttsman, W. L., op. cit. , pp. 107–11. Anche Wright Mills vi dedica abbondante spazio nelle sue osservazioni sul Congresso e in generale sulla élite del potere (op. cit., pp. 233 e 259 ss.).Google Scholar
30. Cfr. le osservazioni convergenti di Jaeggi, U. (elitista), Macht und Herrschaft in der Bundesrepublik, Frankfurt a. Mein, 1969, pp. 24 ss., e von Beyme, K. (pluralista), op. cit., pp. 198–206, entrambi critici dell'analisi di Dahrendorf, R., Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, München, Piper, 1965 condotta in chiave di establishment. Nello stesso senso le osservazioni di Dogan, M., op. cit. , pp. 66–7.Google Scholar
31. In proposito vedi i risultati dell'amplissima ricerca condotta dall'Istituto Cattaneo, Carlo, pubblicati nei volumi L'attivista di partito, Bologna, il Mulino, 1967, a cura di Alberoni, F. e L'organizzazione partitica del PCI e della DC, Bologna, il Mulino, 1968, a cura di G. Poggi.Google Scholar
32. Rapport sur la classe dirigeante italienne, Lausanne, Etudes de Science Politique, n. 9, 1964, trad. it. Rapporto sulla classe dirigente italiana, Milano, Giuffrè, 1966, pp. 376 ss.Google Scholar
33. Fatti come la recente, speditissima approvazione della legge sul finanziamento dei partiti da parte del parlamento italiano testimoniano con immediatezza l'esistenza di interessi comuni. Cfr. Pasquino, G., Contro il finanziamento pubblico di questi partiti , in «Il Mulino», XXIII (1974), pp. 233–255.Google Scholar
34. In questo senso si muovono le osservazioni di Meynaud, J., op. cit. , pp. 23–33, sulle prospettive di un futuro inserimento del personale politico del PCI nella cerchia del personale degli altri partiti. Sui sistemi politici di Proporz, o consociazionali, si veda Lijphart, A., The Politics of Accommodation: Pluralism and Democracy in the Netherlands, Berkeley, University of California Press, 1968. Il modello di Lijphart va peraltro usato con cautela quando dai sistemi politici «segmentati» si passa ai sistemi «polarizzati» (l'Italia), come giustamente osserva Sartori, G. in Parties and Party Systems: a Framework for Analysis, London, Cambridge University Press, di prossima pubblicazione, cap. 6.3.Google Scholar
35. Una ricerca sui cambiamenti di partito nell'ambito del personale parlamentare tedesco ha accertato, dal 1949 al 1973, 257 cambiamenti di partito da parte di 124 dei 1461 deputati (8,5%); di questi cambiamenti 216 si sono verificati nelle prime due legislature, cioè nella fase di strutturazione del sistema partitico, poi sono drasticamente diminuiti (Kaack, H., Fraktions- und Partei-Wechsler im deutschen Bundestag , in «Zeitschrift für Parlamentsfragen», III (1972), p. 5).Google Scholar
36. Cfr. Mosca, G., La classe politica, cit., pp. 119 ss. e 262 ss.; Pareto, V., Trattato di Sociologia generale, cit., vol. II, pp. 534 ss. e 885 ss.Google Scholar
37. Una ricca bibliografia delle ricerche empiriche sul reclutamento delle élites politiche è raccolta nel saggio di Kornberg, A., Clarke, H. D. e Watson, G.L., Toward a Model of Parliamentary Recruitment in Canada , in Kornberg, A., (ed.), Legislatures in Comparative Perspective, New York, McKay, 1973, pp. 251–53. Vedi pure, per un modello teorico di interpretazione del fenomeno del reclutamento, Seligman, L. G., Recruiting Political Elites, New York, General Learning Press, 1971.Google Scholar
38. In questa prospettiva cfr. Dogan, M., op. cit., passim ; Linz, J. J., op. cit. , pp. 361–63; Farneti, P., op. cit. e dello stesso, Problemi di ricerca e di analisi della classe politica italiana , in «Rassegna Italiana di Sociologia», XIII (1972), pp. 88 ss.; Eliassen, K. A. e Pedersen, M., op. cit. , pp. 26–28; e Zapf, W. del quale sono da menzionare in particolare le osservazioni sul significato teorico delle analisi empiriche sulla circolazione delle élites (op. cit., pp. 204–7).Google Scholar
39. Sul punto del rapporto tra deontologia e realtà democratica, restano sempre illuminanti le osservazioni di Sartori, G., Democrazia e definizioni, Bologna, il Mulino, 1969 3 , pp. 60 ss.Google Scholar
40. Schumpeter, Da J. di Capitalism, Socialism and Democracy, London, Allen & Unwin, 1943 a Dahl, R. di A Preface to Democratic Theory, Chicago, University of Chicago Press, 1956, a Sartori, G., Democracy, in International Encyclopedia of the Social Sciences, New York, McMillan & Free Press, IV, pp. 112–121 (trad. it. in appendice a Democrazia e definizioni, cit., pp. 321–51).Google Scholar
41. Linz, J. J., op. cit. , pp. 362–63.Google Scholar
42. Per un'ampia trattazione del problema della stabilità dei sistemi politici democratici rinvio a Morlino, L., Stabilità, legittimità e efficacia decisionale nei sistemi democratici , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), pp. 247–316; e si vedano anche le osservazioni di Linz nel saggio cit., pp. 362–63.Google Scholar
43. Questo punto di vista è spesso trascurato nelle analisi del reclutamento; un esame attento delle relazioni tra i diversi livelli delle elites politiche, tra leaders e luogotenenti, ne potrebbe chiarire l'importanza.Google Scholar
44. Vedi ad es. l'analisi di Polsby, N. W. in The Institutionalization of the U. S. House of Representatives , in «American Political Science Review», LVIII (1968), pp. 145 ss.Google Scholar
45. Per un tentativo interessante di comparazione dei ritmi di rinnovamento del personale politico (non solo parlamentare) in diversi regimi vedi Zapf, W., op. cit. , pp. 117–137; e anche Linz, op. cit., pp. 385 ss. e 423. Cfr. pure Farneti, P., Sistema politico e società civile, cit., pp. 196 ss.Google Scholar
46. Per una chiarificazione del concetto di carriera politica e la discussione di diversi approcci al suo studio cfr. Herzog, D., The Selective System in Politics, relazione all'VIII Congresso Mondiale IPSA di Monaco, 1970.Google Scholar
47. Su questi modelli di carriera Zapf, W., op. cit. , p. 66.Google Scholar
48. Lo studio dei modelli di carriera è assai piú sviluppato per i partiti che non per il Parlamento; il che è comprensibile nella misura in cui quelli sono anche i principali canali di accesso al Parlamento. Per una analisi approfondita della carriera parlamentare si veda Herzog, D., Carriera parlamentare e professionismo politico , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 515–545.Google Scholar
49. Dogan, Nemmeno, Political Ascent in a Class Society, cit., che dedica tanto spazio al tema del reclutamento del personale parlamentare, ne dà poi una interpretazione sistematica e complessiva.Google Scholar
50. In proposito cfr. le osservazioni di Urbani, G. sul metodo comparato nella Introduzione alla antologia da lui curata, La politica comparata, Bologna, il Mulino, 1973, specie pp. 31 ss.Google Scholar
51. Si vedano ad es. le osservazioni di Robinson, J. A., Staffing the Legislature e di Patterson, S. C., Congressional Committee Professional Staffing, tutti in Kornberg, A. e Musolf, L. D., (eds.), Legislatures in Developmental Perspective, Durham, Duke University Press, 1970.Google Scholar
52. Per l'analisi dei parlamentari in termini di «ruoli assunti» è d'obbligo il riferimento al libro a cura di Eulau, H. e Wahlke, J., The Legislative System, New York, Wiley, 1962; in particolare sugli expert roles vedi pp. 193–215.Google Scholar
53. Per un esame del fenomeno della professionalizzazione con particolare riguardo al personale parlamentare vedi Sartori, G., in Il Parlamento italiano, cit., pp. 323 ss.; e Eliassen e Pedersen, op. cit., pp. 5–7, che sottolineano il duplice aspetto del fenomeno (le modalità del reclutamento e le caratteristiche del ruolo parlamentare).Google Scholar
54. Op. cit. , p. 5.Google Scholar
55. I progressi in questa direzione sono peraltro scarsi. Qualche contributo lo porta il saggio di Eliassen e Pedersen che tenta una analisi delle cause e in particolare dei processi di mobilitazione, e che ha anche il merito di impostare la questione in chiave comparata (Norvegia e Danimarca).Google Scholar
56. Cfr. i dati sulla professionalizzazione in Sartori, G., op. cit. , pp. 324 ss., che delineano l'inizio di questa tendenza.Google Scholar
57. Su questo punto Edelman, M., The Symbolic Uses of Politics, Urbana, University of Illinois Press, 1964, pp. 130 ss.Google Scholar
58. Sarebbe utile confrontare lo stile linguistico e la destinazione dei messaggi con lo stile e il focus rappresentativi individuati in Eulau, Wahlke et al., op. cit., capitoli XII e XIII.Google Scholar
59. Sull'operazionalizzazione del concetto di professionalizzazione e sui relativi indicatori vedi Sartori, G., op. cit. , pp. 323–24; e Eliassen e Pedersen, op. cit. , pp. 9–13.Google Scholar
60. Eulau, H. e Sprague, J. D., Lawyers in Politics: A Study in Professional Convergence, Indianapolis, Bobbs-Merril, 1961 e Pedersen, M., Lawyers in Politics: The Danish Folketing and United States Legislatures , in Patterson, S. C. e Wahlke, J. C., Comparative Legislative Behavior: Frontiers of Research, New York, Wiley, 1972.Google Scholar
61. Sul rapporto tra questi due concetti cfr. Sartori, G., Representational Systems, voce della International Encyclopedia of the Social Sciences, cit., vol. XIII, trad. it. in Sartori, G., Democrazia e definizioni, cit. appendice. Mi sia consentito anche di rinviare alla mia voce Rappresentanza, in Dizionario di politica, Torino, UTET, di prossima pubblicazione.Google Scholar
62. Sulla Francia si vedano i dati riportati in Dogan, M., op. cit. , pp. 72–73; su Inghilterra, Israele, Italia, Stati Uniti si vedano i rispettivi saggi nel volume collettaneo Decisions and Decision-makers in the Modern State, Paris, UNESCO, 1967.Google Scholar
63. Non sono molti gli studi sulle caratteristiche specifiche dell'inner group parlamentare (ad esempio Zapf, W., op. cit.); piú numerosi gli studi sul per onale ministeriale che, se non coincide completamente con quello, è probabilmente indicativo per le sue caratteristiche.Google Scholar
64. Analisi come quelle di Dogan o Sartori mettono in luce che mutamenti anche notevoli nella disrappresentatività sono storicamente avvenuti; ma è probabile che oltre un certo punto, nella discesa verso le classi inferiori, non si andrà. Per un'analisi dei dati sulla rappresentatività in una prospettiva allargata che investe lo sviluppo del sistema politico, cfr. Farneti, P., Sistema politico e società civile, cit., pp. 194 ss.Google Scholar
65. Lo era nel sistema medievale di rappresentanza imperniato sulla figura del «pari», tipica dello Staendestaat. Google Scholar
66. Cfr. il recente libro di Mayhew, D. sul Congresso americano, Congress, the Electoral Connection, New Haven, Yale University Press, 1974.Google Scholar
67. Cfr. Pitkin, H., The Concept of Representation, Berkeley, University of California Press, 1967, pp. 92 ss., per un'ampia trattazione della dimensione simbolica della rappresentanza.Google Scholar
68. Su questi problemi vedi le osservazioni di Sartori, G., Il Parlamento italiano, cit., pp. 291–94.Google Scholar
69. Alcuni dati sulla composizione professionale del Soviet Supremo dell'URSS si trovano in Gubin, K., URSS: The Supreme Soviet , in Decisions and Decision-makers in the Modern State, cit., pp. 212–218; dati piú dettagliati in Kutafin, O. E., Postojannyi kommissij palai verchovnovo sovieta SSSR (Le commissioni permanenti del Soviet Supremo dell'URSS), Mosca, Juridiceskaja Literatura, 1971. È significativo il fatto che invece il Comitato Centrale del PCUS, organismo assembleare con un peso politico assai piú significativo, sia molto meno rappresentativo del Soviet Supremo dal punto di vista sociologico (cfr. Gehlen, M. P. e McBride, M., The Soviet Central Committee: an Elite Analysis , in Kanet, R. E., (ed.), The Behavioral Revolution and Communist Studies, New York, Free Press, 1971, pp. 103–124).Google Scholar
70. Si pensi per esempio ai partiti regionali (scozzese e gallese) in Gran Bretagna o ai partiti linguistici in Belgio, che certo sono sorti per difendere degli interessi, ma per difenderli assicurando sul piano parlamentare una chiara rappresentanza «per identità».Google Scholar
71. Le potenzialità destabilizzanti del fenomeno delle nuove élites sono messe bene in luce, con riferimento al caso italiano e tedesco, da Loewenberg, G. nel saggio, The Institutionalization of Parliament and Public Orie tations to the Political System , in Kornberg, A., (ed.), Legislatures in Comparative Perspective, cit., pp. 145–46.Google Scholar
72. Sul concetto di verzuiling vedi Lijphart, A., op. cit. , pp. 16 ss.Google Scholar
73. Sul rapporto centro-periferia è d'obbligo rinviare alla magistrale analisi di Rokkan, S., Citizens, Elections, Parties, Oslo, Universitetsforlaget, 1970, specie nel cap. The Mobilization of the Periphery , pp. 181–225.Google Scholar
74. Per una corretta puntualizzazione dell'importanza di un'analisi strutturale delle istituzioni parlamentari cfr. il saggio di Riggs, F., Legislative Structures: Some Thoughts on Elected National Assemblies, in Kornberg, A., (ed.), op. cit. , pp. 39–93.Google Scholar
75. Salvo errore la prima applicazione del concetto di «istituzionalizzazione» alle assemblee parlamentari è in Polsby, N., op. cit. Per un approccio diverso, piú sistemico-funzionale che strutturale, vedi Gehrlich, P., The Institutionalization of European Parliaments, in Kornberg, A., (ed.), op. cit. , pp. 94–113. Vedi inoltre il già citato saggio di Loewenberg e quelli di Sisson, R. e Schmidhauser, J. R., tutti nel libro edito da Kornberg. Non entro qui nel merito delle discussioni sull'uso del concetto per l'interpretazione del sistema politico nel suo insieme (Huntington e Eisenstadt).Google Scholar
76. Cfr. Polsby, N., op. cit. , pp. 148 ss.Google Scholar
77. Ibidem, pp. 145–153.Google Scholar
78. Vedi supra p. 493.Google Scholar
79. Si vedano in proposito le osservazioni sulla crisi della repubblica di Weimar di Bracher, K., Die deutsche Diktatur, Koeln, Kiepenheur & Witsch, 1969, trad. it., La dittatura tedesca, Bologna, il Mulino, 1973, p. 247.Google Scholar
80. Sembrano metterlo in evidenza certi studi sulla selezione dei candidati alle elezioni, ad es. Obler, J., The Role of National Party Leaders in the Selection of Parliamentary Candidates: the Belgian Case , in «Comparative Politics», V (1973), pp. 157–184.Google Scholar
81. Vedi per tutti Goodwin, G., The Little Legislatures, Amherst, The University of Massachusetts Press, 1970; e Shaw, M. e Lees, J., Commissioni legislative e sistema politico, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), pp. 165–196.Google Scholar
82. Cfr. Kaack, H., Geschichte und Struktur der deutschen Parteiensystems, cit., pp. 646 ss.Google Scholar
83. Cfr. supra , pp. 489–491.Google Scholar
84. Cfr. Matthews, D., The Social Background of Political Decision-Makers, New York, Random House, 1964; per gli altri autori vedi note precedenti.Google Scholar
85. Si veda ad es. Gruner, E., op. cit. , vol. II, pp. 136 ss. e vol. IV, pp. 242 ss.Google Scholar
86. È il caso di Matthews e ancor piú di Gruner.Google Scholar
87. Mi pare il difetto di un lavoro come quello di Edinger e Searing.Google Scholar
88. L'articolo di Eliassen e Pedersen è un buon esempio di questo modo di comparare.Google Scholar
89. In proposito vedi Rokkan, S., op. cit., p. 48; e le osservazioni di Fisichella, D., Autonomia della scienza politica: limiti e prospettive , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), p. 630.Google Scholar