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Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Da lungo tempo si sta avendo, negli Stati Uniti d'America ed in alcuni paesi europei, una fioritura di studi relativi al fenomeno organizzativo, studi pressoché assenti in Italia. Con questo lavoro ci proponiamo di dare un rapido resoconto di tali lavori: a tal uopo cercheremo di sistemare le varie teorie organizzative fin qui elaborate secondo alcuni parametri di fondo che sembrano aver guidato lo sviluppo storico di quella che, ormai, può venire identificata come una disciplina a sé stante.
1. Il fatto che gli studi organizzativi costituiscano una disciplina a sé stante non viene piú messo in dubbio. Ancora discussi sono, invece, i caratteri di questa disciplina e pure discussa è la denominazione che meglio si adatta a questi studi. A proposito della denominazione, oggi si parla di sociologia dell'organizzazione, di teoria dell'organizzazione e di scienza dell'amministrazione. Nel presente lavoro optiamo per la dizione teoria dell'organizzazione. La denominazione sociologia dell'organizzazione, infatti, ci sembra piú adatta ad identificare gli studi sulle conseguenze — per lo piú negative — del fatto che l'uomo moderno è costretto a trascorrere una parte sempre piú vasta del suo tempo nell'ambito di organizzazioni. Il nostro interesse, invece, è rivolto alla analisi dei fenomeni intraorganizzativi e gli studi su quella che oggi viene chiamata la società organizzata ci interessano solo marginalmente. Il termine scienza dell'amministrazione, d'altra parte, viene comunemente usato per identificare tutti quegli studi che hanno ad oggetto l'analisi delle pubbliche amministrazioni contemporanee. La scienza dell'amministrazione, da questo punto di vista, studia si i fenomeni organizzativi relativi all'assetto interno delle varie pubbliche amministrazioni (e, in questo senso, rientra nell'ambito nei nostri interessi); ma la scienza dell'amministrazione studia anche il ruolo che le varie pubbliche amministrazioni giuocano all'interno del piú vasto sistema politico-sociale di cui sono parte. Per questo secondo rispetto la denominazione scienza dell'amministrazione, dunque, potrebbe generare confusione.Google Scholar
2. Autorevoli esempi in tal senso sono: Durkheim, E., De la division du travail social, Paris, PUF, 1960 7 ; Spencer, H., Principles of Sociology, London, 1876, trad. it., Principi di sociologia, Torino, UTET, 1962.Google Scholar
3. Un significativo esempio in tal senso è: Cooley, C. H., Social Organization, New York, Charles Scribners' Sons, 1909.Google Scholar
4. Per una analisi dello sviluppo storico delle organizzazioni vedi: Mayntz, R., Soziologie der Organisation, Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, 1963; Jacoby, H., Die Bürokratisierung der Welt, Berlin u. Neuwied, Luchterhand, 1968.Google Scholar
5. Che gli sviluppi delle teorie organizzative siano in rapporto con gli sviluppi della realtà organizzativa concreta è opinione anche di Simon, H. A., The Changing Theory and Changing Practice of Public Administration , in de Sola Pool, I., (ed.), Contemporary Political Science: Toward Empirical Theory, New York, McGraw-Hill, 1967.Google Scholar
6. Weber, M., Wirtschaft u. Gesellschaft, Tübingen, Mohr, 1922, trad. it., Economia e Società, Milano, Comunità, 1961. Weber, A, oltre il concetto di Ordnung (anticipatore del concetto di fini organizzativi), si deve anche il concetto di Verwaltungsstab (staff amministrativo). L'autore distingue tre componenti essenziali in una qualsiasi compagine sociale: l'Ordnung, il Verwaltungsstab ed i membri in generale. Il Verwaltungsstab è sottoposto all'Ordnung e suo compito caratteristico è quello di coordinare Fattività dei membri in ordine al rispetto dell'Ordnung .Google Scholar
7. Blau, P. M. e Scott, W. R., Formal Organizations: A Comparative Approach, San Francisco, Chandler, 1962, trad. it., Le organizzazioni formali, Milano, Angeli, 1972; Caplow, T. H., Principles of Oragnization, New York, Harcourt Brace Jovanovich, 1964; Étzioni, A., A Comparative Analysis of Complex Organizations, Glencoe, Free Press, 1961; Etzioni, A., Modern Organizations, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1964, trad. it., Sociologia dell'organizzazione, Bologna, Il Mulino, 1967; Mayntz, R., Soziologie der Organisation, cit.; Parsons, T., Structures and Processes in Modern Societies, Glencoe, The Free Press, 1960; Simon, H. A., Smithburg, D. W. e Thompson, W. A., Public Administration, New York, Knopf, 1950.CrossRefGoogle Scholar
8. Vedi in tal senso Diamond, S., From Organization to Society. Virginia in the 17th Century , in «American Journal of Sociology», LXIII, (1967).Google Scholar
9. Riteniamo che l'evoluzione di una organizzazione in comunità possa avvenire solo nel caso di società che si vengono formando per la prima volta o, comunque, molto giovani.Google Scholar
10. L'opinione che uno dei caratteri distintivi delle moderne organizzazioni sia il fatto che la loro esistenza non avviene allo stato diffuso è espressa specialmente da Simon, H. A., March, J. G., Organizations, New York, Wiley, 1958, trad. it., Teoria dell'organizzazione, Milano, Comunità, 1966. Sulla formalità delle organizzazioni contemporanee insistono Blau, P. M. e Scott, W. R., Formal Organizations, cit. Littwak, E. paragona, poi, l'attività delle organizzazioni formali (volte all'espletamento di uniform tasks) con quella dei gruppi primari (primary groups), quali la famiglia, i gruppi di amici etc. — attività volta all'espletamento di non uniform tasks. Cfr. Littwak, E. e Meyer, H. J., A Balance Theory of Co-ordination between Bureaucratic Organizations and Community Primary Groups, in «Administrative Science Quarterly», II (1966–67).Google Scholar
11. Vedi in particolar modo Etzioni, A., A Comparative Analysis, cit.Google Scholar
12. Goffmann, E., Asylums, Garden City, Doubleday, 1961, trad. it., Asylums, le istituzioni totali, Torino, Einaudi, 1968. Esempi di istituzioni totali sono: ospedali, carceri, ospizi, istituti di rieducazione.Google Scholar
13. Questa opinione è condivisa, tra gli altri, da: Simon, H. A. e March, J. G., Organizations, cit.; Anfossi, A., Prospettive sociologiche sulla organizzazione aziendale, Milano, Angeli, 1971.Google Scholar
14. Weber, M., Wirtschaft u. Gesellschaft, cit.Google Scholar
15. Etzioni notò che in questo modo verrebbero evitati i problemi di alienazione causati dal fatto che l'uomo moderno è costretto a partecipare ad organizzazioni la cui autorità è vista solo come funzionale; cfr. Etzioni, A., Modem Organizations, cit.Google Scholar
16. La teoria burocratica di Weber e, principalmente, la sua separazione tra attività decisionale (o politica) ed attività esecutiva (o amministrativa) veniva ripresa, in quel periodo, in blocco dalla dottrina americana. Vedi in tal senso: Wilson, W., The Study of Public Administration , in «Political Science Quarterly», II (1887).Google Scholar
17. Taylor, F. W., Scientific Management, New York, Harper & Row, 1911, trad. it., L'organizzazione scientifica del lavoro, Milano, Comunità, 1952.Google Scholar
18. Fayol, F., Administration industrielle et générale, Paris, 1919, trad. it., Direzione industriale e generale, Milano, Angeli, 1960; Gulick, L. e Urwick, L., (eds.), Papers on the Science of Administration, New York, Columbia University Press, 1937; Mooney, J. D. e Reilly, A. C., The Principles of Organization, New York, Harper & Row, 1939, trad. it., Principi d'organizzazione, Milano, Angeli, 1956.Google Scholar
19. Mayntz, R., Soziologie der Organisation, cit.Google Scholar
20. Barnard, C. I., The Functions of the Executive, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1938, trad. it., Le funzioni del dirigente, Torino, UTET, 1970. Vale notare che Barnard volge la sua attenzione all'organizzazione amministrativa e non a quella industriale (come faceva Taylor), con ciò risultando un piú preciso pendant alle teorie di Weber.Google Scholar
21. In ordine a come tale fine venga scelto, Barnard sembra sottointendere una specie di patto organizzativo (latente) di fondo, raggiunto sulla base della ragione. In questo Barnard si avvicina molto alla burocrazia razionale basata sull'autorità legale-razionale di Weber. Non a caso, del resto, la burocrazia razionale-legale è, per Weber, quella propria della società moderna la quale, indubbiamente, trae i suoi modelli di comportamento fondamentalmente dal mondo anglosassone.Google Scholar
22. Per i resoconti delle ricerche di Hawthorne, vedi: Whitehead, T. N., The Industrial Worker, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1938; Roethlisberger, F. J. e Dickson, W. J., Management and the Worker, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1939. Opere caratteristiche dell'indirizzo delle relazioni umane sono anche: Warner, W. L. e Low, J. O., The Social System of the Modern Factory, New Haven, Yale University Press, 1947, trad. it., Il sistema sociale della fabbrica moderna, Milano, Etas Kompass, 1969; White, W. F., Human Relations in the Restaurant Industry, New York, McGraw-Hill, 1948, e Man and Organization, Homewood, Irwin, 1959.Google Scholar
23. Cfr. Passigli, S., L'analisi della politica, Firenze, Sansoni, 1971.Google Scholar
24. Mayo, E., The Human Problems of an Industrial Civilization, New York, McMillan, 1933.Google Scholar
25. Per un raffronto piú completo tra lo scientific management e le relazioni umane, cfr. Anfossi, A., Prospettive sociologiche, cit.Google Scholar
26. Merton, R. K., Bureaucratic Structure and Personality , in Merton, R. K. et al., Reader in Bureaucracy, New York, The Free Press, 1952, e anche in Social Theory and Social Structure, Glencoe, Free Press, 1937, trad. it., Teoria e struttura sociale, Bologna, Il Mulino, 1966; Selznick, P., T V A and The Grass Roots, Berkeley, University of California Press, 1949 e gli articoli dello stesso autore, An Approach to a Theory of Organization, in «American Sociological Review», VII (1943), Foundation of a Theory of Organization, in «American Sociological Review», XIII (1948); Gouldner, A. W., Patterns of Industrial Bureaucracy, Glencoe, The Free Press, 1954, trad. it. in Modelli di burocrazia aziendale e lo sciopero a gatto selvaggio, Milano, Etas Kompass, 1970. Questi autori, come vedremo piú avanti, si rifanno, entro certi limiti, ad un approccio sistemico razionalistico, che vede il miglioramento del sistema sociale in una continua razionalizzazione e specificazione funzionale del sistema stesso, allo scopo di diminuirne le disfunzioni.Google Scholar
27. Merton, R. K., Bureaucratic Structure and Personality, cit.Google Scholar
28. Merton si avvicina molto alla teoria del circolo vizioso di Crozier. Il circolo vizioso, però, può essere superato, secondo Crozier, solo attraverso interventi ciclici di tipo carismatico, laddove le disfunzioni analizzate da Merton necessitano di un intervento di natura piú continuativa e non incisiva. Vedi: Crozier, M., Le phénomène bureaucratique, Paris, Éditions du Seuil, 1963, trad. it., Il fenomeno burocratico, Milano, Etas Kompass, 1969. Vale anche notare che, per quanto riguarda Merton, questo autore fa della ricerca delle conseguenze inaspettate delle azioni sociali (unanticipated consequences of purposive social actions) la base di tutta la sua analisi sociologica. Vedi, per questo: Merton, R. K., The Unanticipated Consequences of Purposive Social Actions, in «American Sociological Review», I (1936). Merton riprende questo concetto da Weber; ma, mentre in Weber esso serviva ad esprimere il senso fiducioso del progredire della storia di stampo hegeliano, in Merton il concetto di conseguenze inattese assume un sapore scetticheggiante.Google Scholar
29. Selznick, P., T V A and the Grass Roots, cit., An Approach to A Theory, cit., Foundations of a Theory of Organization, cit.Google Scholar
30. Gouldner, A. W., Patterns of Industrial Bureaucracy, cit.Google Scholar
31. Parsons, T., Structures and Processes in Modern Society, cit.Google Scholar
32. Per un'analisi critica del public policy movement e relativa bibliografia, cfr. Passigli, S., L'analisi della politica, cit.Google Scholar
33. Francis, R. G. e Stone, R. C., Service and Procedure in Bureaucracy, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1956.Google Scholar
34. Bendix, R., Bureaucracy and the Problem of Power , in Merton, R. K. et al., Reader in Bureaucracy, cit Google Scholar
35. von Stein, L., Die Verwaltungslehre, Stuttgart, 1865–1884.Google Scholar
36. Cfr.: Argyris, Ch., Personality and Organization: The Conflict between System and Individual, New York, Harper & Row, 1957; Blau, P. M. e Meyer, M. W., Bureaucracy in Modern Society, New York, Random House, 1971, trad. it., La burocrazia nella società moderna, Roma, Armando, 1974; Presthus, R., The Organizational Society, New York, Knopf, 1962; Jaspers, K., Fight Against Totalitarianism, in «Confluence», VIII (1954); Solomon, B. T., The Person Alone, in «Dissent», III (1961); Cleveland, H. e Lasswell, H. D., Ethics and Bigness, New York, Harper & Row, 1962; White, W. H. jr., The Organization Man, Garden City, Doubleday Anchor Books, 1957. Una critica serrata nei confronti della società razionale-organizzata è portata da tutta la scuola di Francoforte: per una esauriente trattazione della scuola di Francoforte e per la relativa bibliografia, vedi: Schmidt, A. e Rusconi, G. E., La scuola di Francoforte, Bari, De Donato, 1972. Interessante è notare anche la trattazione del problema offerto da Gallino, L., Personalità ed industrializzazione, Torino, Loescher, 1968.Google Scholar
37. Kuhn, T. S., The Structure of Scientific Revolutions, Chicago, University of Chicago Press, 1963, trad. it., La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1969. Kuhn ritiene che la scienza si sviluppi per fasi. Le fasi fondamentali e sempre ricorrenti sono: fase preparadigmatica, fase paradigmatica o della scienza normale, fase interparadigmatica (simile alla paradigmatica) e, di nuovo, fase paradigmatica. Il paradigma è, nella concezione di Kuhn, l'elemento assiologia) su cui si basa tutta l'attività di ricerca.Google Scholar
38. Luhmann, N., Theorie der Verwaltungwissenschaft: Betsnadaufnahme u. Entwurf, Köln u. Berlin, Grote, 1966.Google Scholar
39. Oltre alle opere già citate nella nota n. 26, cfr. Merton, R. K., The Role of the Intellectual in Public Bureaucracy , in Merton, R. K., Social Theory and Social Structure, cit.; Blau, P. M., The Dynamics of Bureaucracy, Chicago, Aldine, 1955.Google Scholar
40. Luhmann afferma che Parsons è lo scienziato sociale americano piú vicino alla scuola europea, da cui, pur tuttavia, si differenzia in quanto ritiene che le strutture formali del suo sistema coincidano necessariamente con la realtà sostanziale; cfr., Theorie der Verwaltungswissenschaft, cit.Google Scholar
41. Parsons, T., The Social System, Glencoe, Free Press, 1951, trad. it., Il sistema sociale, Milano, Comunità, 1965.Google Scholar
42. Per una interpretazione simile di Parsons cfr. Mayntz, R., Soziologie der Organisation, cit.Google Scholar
43. Ibidem.Google Scholar
44. Ibidem.Google Scholar
45. Schein, E. H., Organizational Psychology, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1965, trad. it., La psicologia industriale nella società moderna, Milano, Martello, 1965; Massie, J. L., Management Theory , in March, J. G., (ed.), Handbook of Organizations, Chicago, Rand McNally, 1965. Vedi anche per un approccio simile: Likert, R., The Human Organization: its Management and Value, New York, McGraw-Hill, 1967, trad. it., Il fattore umano nell'organizzazione, Milano, ISEDI, 1971; Tiffin, J., McCormick, E. J., Industrial Psychology, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1965, trad. it., Psicologia industriale, Firenze, OS, 1972.Google Scholar
46. Etzioni, A., A Comparative Analysis of Complex Organizations, cit.Google Scholar
47. Mortara, V., L'analisi delle strutture organizzative, Bologna, Il Mulino, 1973.Google Scholar
48. Simon, H. A., Administrative Behavior, New York, Mc Milian, 1957, trad. it., Il comportamento amministrativo, Bologna, Il Mulino, 1958; Simon, H. A. e March, J. G., Organizations, cit.Google Scholar
49. A questo proposito vale la pena ricordare che lo stesso Weber aveva percepito tutte le implicazioni del problema della razionalità. Egli distingueva tra razionalità materiale e razionalità formale. Per razionalità formale intendeva, in ultima analisi, una gerarchia strumenti/risultati, laddove, però, gli strumenti ed i risultati erano simbolici. Weber si rendeva conto che, nella applicazione concreta, questa gerarchia stenta ad adattarsi alla situazione della realtà materiale. A tale proposito, usava paragonare la Germania, dove una perfetta razionalità formale permeava tutte le attività sociali, e l'Inghilterra, dove l'organizzazione sociale sembrava molto piú caotica; ma era proprio l'Inghilterra, nonostante i suoi difetti formali, che riusciva meglio a raggiungere e realizzare risultati concreti. Per una interpretazione in tal senso vedi: Albrow, M., Bureaucracy, London, Pall Mall Press, 1970, trad. it., La burocrazia, Bologna, Il Mulino, 1974.Google Scholar
50. Simon, H. A. e March, J. G., Organizations, cit.Google Scholar
51. Ibidem.Google Scholar
52. Cyert, R. M. e March, J. G., A Behavioral Theory of the Firm, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1963.Google Scholar
53. Vedi in tal senso Passigli, S., L'analisi della politica, cit.Google Scholar
54. Etzioni considera questo indirizzo come il piú avanzato nell'ambito degli studi sul comportamento organizzativo: cfr. Etzioni, A., Modem Organizations, cit. Luhmann, al contrario, cerca di assimilarlo all'interno di una teoria sistemica sui generis: cfr. Luhmann, N., Funktionen u. Folgen formaler Organisation, Berlin, Duncker u. Humblot, 1964.Google Scholar
55. Per il problema del rapporto tra struttura formale e struttura informale, vedi: Irle, M., Soziale Systeme. Analyse der Theorie von formalen und informalen Organisation, Göttingen, Hogrefe, 1963; Tannenbaum, A. S., Social Psychology of the Work Organization, Belmont, Wadsworth, 1967, trad. it., Psicologia sociale e dell'organizzazione di lavoro, Milano, Angeli, 1969.Google Scholar
56. Luhmann, N., Funktionen u. Folgen, cit.; Theorie der Verwaltungswissenschaft, cit.; Zweckbegriff u. Systemrationalität, Tübingen, 1968.Google Scholar
57. Cfr. Barnes, L., Organizational Change and Field Experimental Methods , Weick, K. E., Organizations in the Laboratory, entrambi in Vroom, V. H., (ed.), Methods of Organizational Research, Pittsburgh, Pittsburgh University Press, 1967.Google Scholar
58. Passigli, S., L'analisi della politica, cit.Google Scholar
59. Luhmann, N., Zweckbegriff u. Systemrationalität, cit.Google Scholar
60. Per una moderna ed esauriente trattazione della distinzione tra descrizione della realtà ed intervento in essa, vedi Albert, H., Marktssoziologie u. Entscheidungslogik, Neuwied, Luchterhand, 1967.Google Scholar
61. Vedi Luhmann, N., Theorie der Verwaltungswissenschaft, cit.Google Scholar
62. Luhmann, N., Spontane Ordnungsbildung , in Morstein-Marx, F., Verwltung: eine einführende Darstellung, Berlin, Duncker u. Humblot, 1963.Google Scholar
63. Luhmann, N., Funktionen u. Folgen, cit.Google Scholar
64. Vedi, ad esempio, Ziegler, H., Strukture u. Prozesse der Autorität in der Unternehmung, Stuttgart, Enke, 1970; Burisch, W., Industrie und Betriebssoziologie, Berlin, Walter de Gruyter & Co., 1971.Google Scholar
65. Sul rapporto tra fini e strutture organizzative, confronta specialmente: Eisenstadt, S. N., The Goals of Bureaucratic Organizations and their Influence on Organizational Structure , in «Current Sociology», VII (1958).Google Scholar
66. Cfr. Parsons, T., Structures and Processes, cit.; Katz, D. e Kahn, R. L., The Social Psychology of Organizations, New York, Wiley, 1966, trad. it., Psicologia sociale delle organizzazioni, Milano, Etas Kompass, 1968.Google Scholar
67. Cfr. Merton, R. K., Bureaucratic Structure and Personality, cit.; Selznick, P., T V A and The Grass Roots, cit.Google Scholar
68. Simon, H. A. e March, J. G., Organizations, cit.Google Scholar
69. Parsons, T., Processes and Structures, cit.Google Scholar
70. Katz, D. e Kahn, R. L., The Social Psychology, cit.Google Scholar
71. Blau, P. M., Scott, W. R., Formal Organizations, cit.Google Scholar
72. Etzioni, A., A Comparative Analysis of Complex Organizations, cit.Google Scholar
73. Esempi di organizzazioni coercitive sono: campi di concentramento, carceri, istituti di rieducazione, ospedali psichiatrici. Esempi di organizzazioni prevalentemente utilitaristiche sono: organizzazioni industriali e commerciali. Organizzazioni prevalentemente normative sono: organizzazioni religiose, partiti politici, organizzazioni di beneficienza. Etzioni identifica anche alcune organizzazioni a struttura mista: organizzazioni normativo-coercitive (unità di combattimento), organizzazioni utilitaristico-normative (sindacati), organizzazioni utilitaristico-coercitive (navi ed alcune industrie antiche).Google Scholar