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LA FRATTURA TRA VALORI E SCELTE POLITICHE IN ITALIA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Lo studio dei rapporti fra i valori in cui gli italiani credono e le scelte politiche dei medesimi consente di scoprire solo una debole coerenza fra i due piani. Ciò significa che l'opzione per un partito viene espressa secondo un'immagine «illusionale» di esso o per l'influenza d'interessi contingenti che mal collimano con i valori personali, o con quelli tipici del partito, o con entrambe le dimensioni. Trattandosi di valori, il dato potrebbe nascondere un significato piú preoccupante: lo smarrimento della capacità progettuale. Partiti e cittadini, in tal caso, si troverebbero in una sorta di labirinto, in cui si cercherebbero a vicenda in un gioco senza fine di consensi ed appoggi reciproci, soddisfatti di ciò e incapaci di proporsi un'uscita. Con il presente contributo intendo fornire un minimo di supporto empirico alle precedenti affermazioni tanto gravi. A questo fine attingerò i dati da una recente indagine campionaria. Data la mia competenza, mi atterrò quanto piú possibile ad una griglia psicosociale di lettura dei fenomeni rilevati, consapevole di limitare fortemente, con ciò, l'ambito dell'analisi.

Type
Ricerche
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References

1 Si tratta dell'indagine psicografica nazionale, che viene effettuata ogni anno, nei mesi di ottobre e novembre, dall'istituto Eurisko di Milano, allo scopo d'individuare — congiuntamente — comportamenti e credenze degli italiani e di analizzare gli uni e le altre in funzione di molti parametri sociodemografici, culturali e politici. I dati utilizzati in questo contributo sono stati rilevati nell'autunno del 1978, su un campione di 5000 casi, rappresentativo della popolazione di età compresa fra i 15 e i 65 anni. Poiché l'elettorato attivo decorre dal 18° anno, solo 4682 casi sono stati considerati per l'analisi politica, anziché l'intero campione. Non è stata raggiunta la popolazione di età superiore ai 65 anni. L'inferenza dei dati all'intero elettorato risulta dunque possibile solo non matematicamente, secondo due regolarità principali: con il crescere dell'età le scelte politiche virano a destra; cresce pure l'apatia politica, l'incompetenza, la non-partecipazione, l'imprevedibilità delle scelte. In dipendenza del drastico cut-off degli anziani, i quadri politici illustrati nel corso del contributo sono piú favorevoli alle forze di sinistra e, in parte, di centro. Essi sono riferibili ad un universo di complessivi 36.128.000 elettori, in luogo dei 42.181.664 aventi diritto al voto il 3-6-1979. È pure opportuno tener nota, sin d'ora, che solo una parte dei 4.682 intervistati utili ha espresso una scelta politica. Nel novembre 1978 non si prevedeva che sette mesi dopo vi sarebbero state delle elezioni (anticipate). Alla reticenza abituale degli intervistati, in tema d'orientamenti politici, si aggiungeva l'assenza di un'atmosfera calda e motivante. Sono state raccolte, tuttavia, 2964 indicazioni di preferenza per un partito, 199 risposte «scheda bianca per protesta», 583 risposte «non saprei, non me ne intendo», 936 rifiuti veri e propri di un'indicazione. L'analisi psicografica di queste 1718 persone che non indicano una preferenza precisa è pure di grande interesse, ma nel corso di questo lavoro mi riferirò esclusivamente alle 2964 preferenze espresse.Google Scholar

2 L'indagine dell'autunno 1978, qui utilizzata, ha introdotto strumenti e concetti in parte nuovi rispetto a quelli delle prime due waves (1976 e 77), illustrati nel mio volume Valori e stili di vita degli italiani, Milano, Isedi, 1977. La documentazione relativa a tali aggiornamenti apparirà, corredata dai risultati generali dell'indagine, in un testo di prossima pubblicazione.Google Scholar

2 Da questo punto in poi, mi servirò della notazione fra virgolette «partito» per indicare non l'organizzazione politica bensí il gruppo di coloro che nell'indagine hanno espresso una data scelta politica. La stessa notazione potrà servirmi per indicare anche l'immagine dell'aggregato sociale di un partito, quale è possibile rappresentarci in base alle caratteristiche sociodemografiche, comportamentali, di stile di vita e valoriali delle persone che, stando all'indagine, sono disposte a dargli il voto in caso di elezioni. La scelta del partito è stata infatti sollecitata, nel corso della intervista, mediante questo set: «se si facessero domani le elezioni politiche, per eleggere senatori e deputati, per quale partito pensa che voterebbe?» Google Scholar

4 MSI-DN<XX>PR PR>Google Scholar

5 PLI<XX>PCI PCI>Google Scholar

6 DC<XX>altri, piú a sinistra del PCI altri,+piú+a+sinistra+del+PCI>Google Scholar

7 PRI<XX>voterei scheda bianca per protesta voterei+scheda+bianca+per+protesta>Google Scholar

8 PSDI<XX>non so, non me ne intendo non+so,+non+me+ne+intendo>Google Scholar

9 PSI<XX>non voglio rispondere non+voglio+rispondere>Google Scholar

3 Con la tecnica psicografica da me adottata è possibile identificare empiricamente degli stili di vita, intendendo con ciò delle modalità peculiari e costanti di comportamento quotidiano. Queste modalità vengono reperite grazie a trattamenti statistici complessi, che muovono dall'analisi fattoriale di tutti gli indicatori comportamentali impiegati (144 variabili) e di alcuni fra quelli sociodemografici, per giungere con l'analisi dei clusters a raggruppare tutti i casi simili nello stesso insieme. Lo stile di vita diviene cosí oggettivamente identificabile, dato che è possibile scoprire le caratteristiche delle persone poste nello stesso insieme. Con l'indagine 1977–78 sono stati generati matematicamente 11 stili di vita, che sono stati cosí denominati: A, Ricchezza e prestigio; B, Eleganza e Bellezza; C, Sport e divertimenti; D, Ruolo e posizione; E, Affari e traffici; F, Famiglia e fantasia; G, Fabbrica e casa; H, Casa e chiesa; I, Controcultura; L, Povertà consumistica; M, Povertà arcaica.Google Scholar

4 I valori, intesi quali nozione di ciò che è desiderabile (Rockeach), hanno origine sociale ma divengono patrimonio dell'individuo nel corso della sua formazione, fino a comporsi in una equazione tipica per ciascuna persona. L'indagine ha rilevato il grado di consenso degli intervistati per 78 diversi convincimenti valoriali, raggruppabili in 26 dimensioni cumulative (a mezzo di scale tipo Likert), ciascuna delle quali relativa a una classe di convincimenti: religiosità, famiglia, laboriosità, uguaglianza, diritti dei lavoratori, anarchia, ecc. Questo approccio, che ha per oggetto e metodo la misura del consenso ai valori, vale a dire l'introiezione dei medesimi, è propriamente psicologico. Esso va distinto dagli approcci che sociologia, antropologia, politologia e altre discipline possono scegliere per lo studio dei valori intesi come dimensione interindividuale e intergruppo.Google Scholar

5 È opportuno tener conto del concetto che ha fondato la validità razionale delle scale di misura e orientato la selezione degli items, poi sottoposti a validazione anche metrica. In ordine alfabetico, le scale di maggior rilievo, relative al graf. 1 e ad altri successivi trattamenti, sono cosí ispirate: Anarchia: Rifiuto delle leggi e delle norme sociali quali manifestazioni di un potere che, per mezzo di esse, tende solo a conservarsi inalterato e ad agire persecutivamente. Diritti dei lavoratori: Valori in cui si esprime la coscienza di classe dei lavoratori dipendenti e la consapevolezza della legittimità delle loro rivendicazioni. Uguaglianza: Convincimento che la piena eguaglianza dei diritti sia attuabile sopprimendo anche i privilegi della proprietà privata e dello status socio-economico superiore alla media. Efficienza fisica: Desiderabilità di un habitus giovanile, nell'aspetto e nelle prestazioni, concepito come mantenibile a lungo (giovanilismo) per mezzo di uno stile di vita e alimentare adeguato. Famiglia: I valori della famiglia intesa come struttura nucleare in cui si possono meglio esprimere e proteggere gli affetti di una coppia oltre che compiutamente realizzare le vocazioni individuali dell'uomo e della donna. Laboriosità: Convincimento che sia il lavoro — espressione creativa di capacità tecniche, morali e sociali — a dare un senso alla vita e che esso rappresenti in sé, prima che nei suoi prodotti e nella remunerazione, qualcosa che merita di essere amato. Liberazione femminile: Coscienza della parità dei sessi e della liberazione della donna; convinzione che la donna sia capace di assumersi responsabilità etiche e funzioni di competenza emancipativa. Ordine: Necessità che s'inquadri il comportamento individuale e sociale in regole precise e che si intervenga punitivamente quando esse vengono violate. Partecipazione politica: Tendenza ad assumere responsabilmente e civilmente una parte della gestione politica, economica, sociale e culturale delle istituzioni e delle organizzazioni. Permissività sessuale: Accettazione dei comportamenti e delle manifestazioni sessuali libere e aperte, quali espressioni naturali, autentiche e senza ipocrisia. Religiosità: Credenze religiose in un Dio di amore, di perdono e di pace, espresse soprattutto nella disponibilità alla rinuncia e alla rassegnazione. Solidarietà: Valori che ispirano, con il superamento dell'egoismo, un'impostazione oblativa dei rapporti sociali e una continua disponibilità al servizio per gli altri.Google Scholar

6 Sono le scale: Religiosità, Ordine, Solidarietà, Famiglia. Laboriosità, Partecipazione politica, Anarchia, Diritti dei lavoratori, Liberazione femminile, Permissività.Google Scholar

7 Sani, G. e Sartori, G., in un lavoro apparso in questa rivista (Frammentazione, polarizzazione e cleavages: democrazie facili e difficili , 1978, pp. 339361), rilevano la correlazione esistente in Italia fra la variabile ideologica (autoposizionamento degli intervistati sull'asse sinistra-destra) e variabile religiosa (autoposizionamento sull'asse laico-clericale). Ciò determinerebbe il coincidere di due cleavages che, in aggiunta alla frammentazione e alla polarizzazione delle forze politiche, spiegherebbe le difficoltà in cui si dibatte la gestione democratica del potere, in Italia, e la straordinaria eterogeneità di ogni coalizione possibile. Ritengo che i due autori interpretino correttamente i dati a loro disposizione, pure desunti da ricerche campionarie, e altrettanto correttamente conducano le estrapolazioni sulle élites che gestiscono il potere politico. Si può, però, presumere che queste élites, quanto piú incapaci tecnicamente di governare, tanto piú debbano agitare le maschere drammatiche della destra e della sinistra, del favore o dell'intolleranza per la religione se vogliono conservare il potere o lo vogliono conquistare. I dati della mia ricerca paiono, infatti, suggerire anche altre ipotesi sulle difficoltà della democrazia in Italia. Ad esempio questa: la rigidità della situazione politica è imposta dalla classe politica piú che condizionata dal sistema delle credenze e dei valori degli elettori. Questo sistema include aree molto ampie di convincimenti-attese che sono volutamente trascurate dalle élites dei partiti in quanto percepite come fonte di mobilità-instabilità politica. Lo studio globale dei valori degli elettori mostra un bisogno di cambiamento tale che nessun apparato ideologico-organizzativo di partito è in grado di recepirlo.Google Scholar

8 È stato utilizzato il programma di calcolo Stepwise discriminant analysis della Health Sciences Computing Facility, Los Angeles, Ca. Di elevatissimo potere discriminante sono risultati, fra i 30 items utilizzati, questi che seguono in ordine decrescente di F (fra parentesi): il diritto di sciopero dev'essere limitato da una legge severa (33.62); creare una famiglia felice è il piú umano e il piú nobile dei desideri (19.29); la proprietà privata andrebbe abolita, tranne quella della casa in cui si abita (13.78); per amore di Dio dobbiamo perdonare anche a chi non vuole riconoscere i nostri diritti (12.28); tutti i cittadini dovrebbero prendersi almeno un impegno politico nei partiti, nei quartieri, nella scuola (10.69); la donna ha diritto di fare tutte le esperienze sessuali che vuole (8.29).Google Scholar

9 Mi riferisco alle 10 scale presentate nel grafico 3. Le correlazioni ricordate sono quelle che appaiono nel corso dello stesso paragrafo.Google Scholar

10 Cfr. Censis, , Sondaggio sulla povertà , in «Quindicinale di note e commen ti», XV (1979), pp. 553594.Google Scholar

11 È dato per scontato che il rapporto sia debole o inesistente nei Paesi in cui i partiti sono pochi o vi sia, addirittura, bipartitismo.Google Scholar

12 L'ipotesi si sviluppa in analogia a quanto è stato accertato nella psicodinamica della vita familiare, nella psicoterapia di gruppo e nell'analisi delle istituzioni. «I miti familiari — scrive ad esempio Stierlin, H. (Von der Psychoanalyse zur Familientherapie: Theorie und Klinik, Stuttgart, Ernst Klett Verlag, 1975, trad. it., Dalla psicoanalisi alla terapia della famiglia, Torino, Boringhieri, 1979) — sono per la relazione ciò che le difese sono per l'individuo».Google Scholar

13 L'affermazione è riferita al contesto psicodinamico familiare. Cfr.: Richter, H.E., Patient Familie, Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, 1970, trad. it., La famiglia come paziente, Milano, Bompiani, 1971.Google Scholar

14 Cfr. Watzlawick, P. et al, Pragmatic of Human Comunication, New York, W.W. Norton & Co., 1967, trad. it., Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1971; Palazzoli-Selvini, M. et alii, Paradosso e controparadosso, Milano, Feltrinelli, 1975; Minuchin, S., Families and Family Therapy, Harvard Univ. Press, 1974, trad. it., Famiglie e terapie della famiglia, Roma, Astrolabio, 1976; Bateson, G., Steps to an Ecology of Mind, San Francisco, Chandler Pub. Co., 1972, trad. it., Verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1976; Arnetoli, C. et alii, Paradossi relazionali: strategie sistemiche di attacco precoce alla sintomatologia paranoica, in «Archiv. Psic. Neurol. Psich.», 1979, pp. 173190.Google Scholar