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IL VOTO DI PREFERENZA E L'ELETTORATO ROMANO, ELEZIONI POLITICHE 1976

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Gli autori che si sono occupati del voto di preferenza espresso dagli elettori italiani lo hanno ricondotto in maniera prevalente ai rapporti fra partito, candidato ed elettore. Possiamo distinguere due tesi differenti, anche se non opposte, l'una sostenuta da D'Amato, l'altra da Allum. D'Amato, che studia i risultati elettorali a livello nazionale, considera la presenza dei partiti come una potenziale interferenza nel processo democratico: l'uso del voto di preferenza può essere considerato, sotto certi aspetti, come un'espressione della maturità politica dell'elettore, che può con esso rafforzare il singolo deputato nei confronti del suo partito. D'altro canto, in uno studio sul voto di preferenza a Napoli, Allum sostiene che i partiti costituiscono, almeno nei sistemi parlamentari occidentali, un intermediario ineliminabile fra elettori ed eletti: «Il problema fondamentale di un regime democratico — dice Allum — non è quello della partitocrazia (…) ma quello della comprensione da parte dell'elettorato della scelta rappresentata dai partiti». Sotto questo aspetto, descrivere l'uso del voto di preferenza come un indice di maturità politica è ingiustificato, e infatti Allum contrappone il voto partitico al voto personale.

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Ricerche
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References

1. Vedi D'Amato, L., Il voto di preferenza in Italia, 1946–63, Milano, Giuffré, 1964; dello stesso autore, Il voto di preferenza, in «Rassegna italiana di sociologia», III (1962). Altri studi a livello nazionale sono: Schepis, G., I voti di preferenza, (cap. VII della sua monografìa Analisi statistica dei risultati), in Elezioni e comportamento elettorale in Italia (a cura di Palombara, J. La e Spreafico, A.), Milano, Comunità, 1963; Scaramozzino, P., Il voto di preferenza in Italia, in Studi in onore di Carlo Emilio Ferri, vol. I, 1970, pp. 527537.Google Scholar

2. Allum, P.A., Il voto di preferenza e l'elettorato napoletano , in «Nord e Sud», XI (1964), pp. 5878.Google Scholar

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4. Cfr. Allum, P.A., Politics and Society in Post-War Naples, Cambridge, CUP, 1973, pp. 189191; e Appendice E .Google Scholar

5. Il materiale sul tema del clientelismo è ormai molto vasto. Sulla distinzione qui adottata, oltre Allum (Politics and Society, cit.), vedi anche Tarrow, S.G., Peasant Communism in Southern Italy, New Haven, Yale U.P., 1967, e Graziano, L., Clientela e politica nel Mezzogiorno, in Il sistema politico italiano (a cura di Farneti, P.), Bologna, Il Mulino, 1973. Per una rassegna aggiornata di quanto è stato pubblicato sul problema del clientelismo vedi Catanzaro, R., Potere e politica locale in Italia, in «Quaderni di sociologia», nuova serie, XXIV (1975).Google Scholar

6. Scaramozzino, P., Il voto di preferenza in Italia, cit., p. 536.Google Scholar

7. Il coefficiente di concentrazione usato da Scaramozzino è ottenuto dalla formula R = ΔE/2M; esso assume valore 1 in caso di massima concentrazione, valore O in caso di massima dispersione.Google Scholar

8. Allum, P.A., Il voto di preferenza, cit., p. 72.Google Scholar

9. L'ISTAT, in collaborazione col Ministero degli Interni, pubblica i risultati del voto di preferenza a livello di Collegio elettorale. Chi vuole ricavare i dati locali dai verbali dei seggi si deve rivolgere agli uffici elettorali delle province o dei comuni piú grandi; in genere i dati si possono fotocopiare oppure, come ho fatto io, copiare a mano, con la possibilità di errori che questo comporta. La qualità dei dati lascia comunque molto a desiderare. Anzitutto c'è il problema della manipolazione degli elettori (vedi Allum, , Il voto di preferenza, cit., p. 60 e Politics and Society, cit., p. 189). In secondo luogo, gli scrutatori, di comune accordo, possono concedere a uno di loro di concentrare su un candidato le preferenze della sua lista. Dal momento che a Roma c'è una bassa percentuale di voti di preferenza, questa operazione può in genere essere fatta senza lasciare alcun indizio per eventuali osservatori successivi. Un caso di vistosa disattenzione degli scrutatori, che mi è capitato di riscontrare, dimostra che questa pratica è ancora in uso: nel seggio 1309 del rione Pigna il capolista del PSI aveva ottenuto, secondo il verbale del seggio, 30 voti di preferenza, mentre la lista socialista aveva ottenuto in totale 27 voti in quel seggio. Infine può capitare che il personale del seggio semplicemente dimentichi di riportare i voti di preferenza nel verbale, come è successo in 5 seggi sui 175 del campione.Google Scholar

10. I dati si trovano nell'«XI Censimento della popolazione, 1971, Comune di Roma», pubblicato dall'Ufficio statistico elettorale, Comune di Roma, Roma, s.d.Google Scholar

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12. Per due diverse interpretazioni di CL, una di un non benevolo «osservatore esterno», l'altra di un suo leader, vedi Bianchi, S. - Turchini, A., Gli estremisti di centro, Firenze, Guaraldi, 1975 e Ronza, R., Comunione e liberazione; interviste a Luigi Gius sani, Milano, Jaca Book, 1976.Google Scholar