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GOVERNO E AUTORITÀ NELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI*

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

In tutto il mondo occidentale oggi è di moda il pessimismo al posto dell'ottimismo. I politici, invece di sottolineare la presunta efficacia di una leadership «forte», tendono a disquisire sui limiti del potere o sulla necessità di allargare la partecipazione, spesso allo scopo di scaricare parte delle loro responsabilità.

Type
Saggi
Copyright
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References

1 Vedi la discussione in Kavanagh, D., Political Leadership and Overload, saggio presentato in occasione del workshop sul «Sovraccarico Governativo», dell'European Consortium for Political Research (Parigi, Fondation Nationale des Sciences Politiques, 16–18 novembre 1977).Google Scholar

2 Sulla base delle risposte ottenute nei nove Paesi della Comunità Europea, la probabilità media di guerra civile è risultata di 0.48, mentre la probabilità di una terza guerra mondiale è stata uguale a 0.26. Sono gli Italiani ad aver indicato come piú probabile la possibilità di una guerra civile. Vedi «Euro-Barometre», Commission of the European Communities, Brussels, num. 8, gennaio 1978, pp. 2835.Google Scholar

3 Vedi a titolo di esempio, Brittain, S., The Economic Contradiction of Democracy , in «British Journal of Political Science», II (1975); Moss, R., The Collapse of Democracy, London, Temple Smith, 1975; King, A. (a cura di), Why is Britain Becoming Harder to Govern, London Studies» XXIII (1975); Jay, P., Employment, Inflation and Politics, London, Institute of Economic Affairs, Occasional Paper 46, 1976; King, A. (a cura di), Why is Britain Becoming Harder to Govern?, London BBC, 1976; Douglas, J., The Overloaded Crown, in «British Journal of Political Science», VI (1976); Tyrrel, R. E. Jr. (a cura di), The Future that Doesn't Work: Social Democracy's Failures in Britain, Garden City, Doubleday, N. Y., 1977; Hutber, P. (a cura di), What's Wrong with Britain?, London, Sphere Books, 1978. Il fatto che la maggior parte di queste diagnosi esplicitamente o implicitamente attacchino le politiche dei governi laburisti non significa che esse siano ipso facto sbagliate. Nella misura in cui i valori e le premesse a cui queste politiche si ispirano sono diventate il paradigma dominante, ne segue che qualunque critica diventa una critica delle posizioni del Partito Laburista. Da sempre tali critiche sono state espresse da studiosi che si collocano alla sinistra del Partito Laburista. Oggi la novità è costituita dall'attacco congiunto della sinistra marxista e della destra neo-liberale.Google Scholar

4 Cfr. O'Connor, J., The Fiscal Crisis of the State, New York, St. Martin's Press, 1973, trad. it., La Crisi Fiscale dello Stato, Torino, Einaudi, 1977; e Lindbeck, A., The Political Economy of the New Left: an Outsider's View, New York, Harper & Row, 1971. Si veda anche il rapporto alla Commissione Trilaterale di Crozier, J., Huntington, S. P. e Watanuki, J., The Crisis of Democracy, New York, New York University Press, 1975, trad. it., La Crisi della Democrazia, Milano, Angeli, 1977.CrossRefGoogle Scholar

5 Si veda, tra gli altri, Huntford, R., The New Totalitarians, New York, Stein and Day, 1972; Peyrefitte, A., Le Mal Francais, Paris, Plon, 1977; e Hennis, W., Kielmansegg, P. G. e Matz, U., Regierbarkeit, Stuttgart, Klett-Cotta, 1977. Gli atteggiamenti di tipo apocalittico sono criticati in Scheuch, E. K., Wird die Budensrepublik Unregierbar?, Cologne, Arbeitgeberverband der Metallindustrie, 1976.Google Scholar

6 Vedi rispettivamente «Schweizer Monatschefte» LV (1973) e Simeon, R. (a cura di), Must Canada Fail?, Montreal, Mc Gill-Queen's University Press, 1977. Gli autori di lingua inglese sostengono che non è destinato al fallimento sul piano dei valori, ma i loro commenti lasciano pensare che in effetti temono la spartizione del Canada.Google Scholar

7 Il fatto che la maggior parte di ciò che si scrive ha carattere giornalistico, o è rivolto al grande pubblico piuttosto che alla cerchia ristretta degli intellettuali, spiega perché i termini siano usati in maniera piuttosto vaga. Ma i Paesi che denotano lo stesso stato d'animo dimostrano la grande rilevanza di una preoccupazione piú o meno analoga.Google Scholar

8 Samuel Brittan e Peter Jay sono i piú conosciuti studiosi britannici che sostengono le tesi avanzate da Schumpeter, J. A. nel suo Capitalism, Socialism and Democracy, New York, Harper & Row, 1947, trad. it., Capitalismo, socialismo, democrazia, Milano, Etas Kompass, 1967. Per un approccio americano nella stessa tradizione, sebbene da una prospettiva politica di sinistra, vedi Heilbroner, R. L., Business Civilization in Decline, New York, W. W. Norton, 1976.Google Scholar

9 In altre parole, questo articolo affronta direttamente una questione sostanziale piuttosto che occuparsi dei «problemi della letteratura».Google Scholar

10 Per una discussione sull'importanza di distinguere tra la violazione di un limitato numero di leggi politiche fondamentali e la violazione di leggi che regolano le relazioni sociali vedi Rose, R., Dynamic Tendencies in the Authority of Regimes , in «World Politics», XXI (1969), pp. 605 e ss. La discussione in questa sezione si basa sul concetto di autorità analizzato per esteso in quella sede.Google Scholar

11 Un programma è un punto di riferimento piú specifico e piú tangibile per osservare l'attuazione delle politiche di governo di quanto possa esserlo una dichiarazione di intenzioni; per una discussione della terminologia, vedi Rose, R., What is Governing? , Purpose and Policy in Washington, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1978, p. 14.Google Scholar

12 In effetti, i gruppi armati presenti nell'Irlanda del Nord sono parte di un vero e proprio sistema politico alternativo.Google Scholar

13 Vedi Phillips, A. W., The Relation between Unemployment and the Rate of Change in Money Wage Rates in the United Kingdom, 1951–1957 , «Economic Journal» (1958); Trevethick, J. A., Inflation: a Guide to the Crisis in Economics, Harmondsworth, Penguin, 1975; Buchan, J. M. e Wagner, R. E., Democracy in Deficit: the Political Legacy of Lord Keynes, New York, Academic Press, 1977, pp. 85 e ss., e ricerche inedite del mio collega di Strathclyde, Dr. William L. Miller.Google Scholar

14 Per una esposizione completa di queste relazioni e per una loro analisi sulla base della esperienza recente di Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e Svezia, vedi Rose, R. e Peters, B. G., Can Government Go Bankrupt? Public Policy at Risk, New York, Basic Books, 1978.Google Scholar

15 Questa classificazione è tratta dall'ampia rassegna sull'argomento di Tarschys, D., The Growth of Public Expenditure: Nine Modes of Explanation , in «Scandinavian Political Studies», X (1975), pp. 931.Google Scholar

16 Bell, D., The Public Household: On Fiscal Sociology and the Liberal Society , in «The Public Interest» (1974).Google Scholar

17 I dati sono riportati da Rose, e Peters, , op. cit., spec. i Capp. 2 e 7.Google Scholar

18 Sulle difficoltà incontrate dai governi per assicurare il sostegno ad una politica di controllo dei salari vedi Goldthorpe, J. H., Social Inequality and Social Integration in Modern Britain , in Rose, R. (a cura di), Studies in British Politics, London, Macmillan Press, III ed., 1976; e Goodwin, C.D. (a cura di), Exhortation and Controls: The Search for a Wage-Price Policy, 1945–1971, Washington, D. C., The Brookings Institution, 1975. I limiti della politica norvegese — apparentemente efficace — diretta a finanziare gli aumenti salariali attraverso il ricorso a crediti internazionali garantiti dagli introiti petroliferi sono messi in luce in Schwerin, D. S., If Political Complexity is the Problem, then Neo-Corporatism is the Solution: the Case of Norwegian Incomes Policy, saggio presentato al workshop dell'ECPR sul «Sovraccarico Governativo» (Parigi, Fondation Nationale des Sciences Politiques, 16–18 novembre 1977).Google Scholar

19 Si osservi che il Presidente Carter, fautore convinto della riorganizzazione dell'Esecutivo, ha esplicitamente invitato il Congresso a non richiedere una stima dei risparmi monetari da conseguire attraverso i suoi progetti di ristrutturazione.Google Scholar

20 Dove esiste un piú ampio margine di discrezione, per esempio nel caso dei sussidi di invalidità, i costi amministrativi sono molto piú elevati, il processo decisionale è meno affidabile e piú incline a produrre contraddizioni organizzative o altri sintomi di ipercomplessità.Google Scholar

21 Per un'analisi comparata della crescita delle attività di governo, vedi Rose, R., On the Priorities of Government: A Developmental Analysis of Public Policies , in «European Journal of Political Research», IV (1976), pp. 247289.Google Scholar

22 Vedi il Progetto di Riorganizzazione del Presidente, Current Inventory of Organizational Units within the Executive Branch, Washington, D. C., Executive Office of the President, 1977, p. 2. Per una informazione di carattere generale, vedi Seidman, H., Politics, Position and Power, New York, Oxford University Press, II ed., 1975.Google Scholar

23 Vedi Kaufmann, H., Are Government Organizations Immortal?, Washington, D.C., The Bookings Institution, 1976.Google Scholar

24 Vedi Scharpf, F. W., Public Organization and the Waning of the Welfare State: A Research Prospective , in «European Journal of Political Research», V (1977), spec. p. 351.Google Scholar

25 Vedi Pressman, J. e Wildavsky, A., Implementation, Berkeley, University of California Press, 1973.Google Scholar

26 Rose, R., Managing Presidential Objectives, London, Macmillan Press, 1977, p. 92.Google Scholar

27 Daniel Tarschys osserva che queste inevitabili contraddizioni limitano anche il presunto potere totalitario del governo sovietico, The Soviet Political system: Three Models , in «European Journal of Political Research», V (1977), pp. 309 e ss.Google Scholar

28 Vedi Gregory, R., The Price of Amenity, London, Macmillan Press, 1971.Google Scholar

29 Lindbeck, A., Swedish Economic Policy, London, Macmillan Press, 1975, p. 235.Google Scholar

30 Per un confronto tra diversi modi di reagire alle frustrazioni si vedano Nathan, R., The Plot that Failed: Nixon and the Administrative Presidency, New York, Wiley, 1975 e i Diaries di R. H.S. Crossman.Google Scholar

31 Huntington, S. P., Post Industrial Politics: How Benign Will it be? , in «Comparative Politics», VI (1974).Google Scholar

32 Per una discussione esauriente, vedi Rose, R., Governing without Consensus, London, Faber & Faber, 1971, cap. 14.Google Scholar

33 Cfr. Hirschman, A. O., Exit, Voice and Loyalty: Responses to Decline in Firms, Organizations and States, Cambridge Harvard University Press, 1970, p. 101.Google Scholar

34 «Euro-Barometre», n. 8, p. 20.Google Scholar

35 Cfr. Rose, R. e Urwin, D. W., Regional Differentiation and Political Unity in Western Nations, London, Sage Professional Papers, in «Comparative Political Sociology», 1975, Tab. 3.Google Scholar

36 Scheuch, E. K., The Relationship of Government and Business to the Individual in Democratic and Totalitarian Systems, Cologne, Institute for Applied Social Research, 1977, p. 2.Google Scholar

37 Eckstein, H., Division and Cohesion in Democracy: a Study of Norway, Princeton, Princeton University Press, 1966, Appendice B.Google Scholar

38 Vedi Rose, R. e Peters, G., op. cit., cap. 7.Google Scholar

39 Vedi Vogel, J., Taxation and Public Opinion in Sweden , in «National Tax Journal», XXVIII (1974), e piú in generale, Strumpel, B., The Contribution of Survey Research to Public Finance , in Peacock, A. T. (a cura di), Quantitative Analysis in Public Finance, New York, Praeger, 1969, p. 26.Google Scholar

40 I mezzi utilizzati per il rovesciamento di un regime producono delle conseguenze rilevanti sul nuovo regime. Questo punto è messo bene in evidenza da Mair, Peter in The Break-up of the United Kingdom: The Irish Experience of Regime Change, 1918–49, Glasgow, Center for the Study of Public Policy, 1978.Google Scholar

41 Una frase che ricorre sia nell'Ulster Covenant del 1912 sia nella Proclamazione del 1916 durante i Moti di Pasqua a Dublino.Google Scholar

42 Nel saggio Protest and Political Consciousness, London, Sage Publications, 1977, pp. 45, 62, Alan Marsh riporta i dati di un sondaggio da cui si ricava che soltanto il due per cento degli intervistati approvavano l'uso della violenza come strumento di protesta politica, mentre il 18 per cento erano favorevoli ad usare qualsiasi mezzo per reprimere movimenti di protesta. Dal sondaggio della Comunità Europea emerge che il rapporto tra gli intervistati contrari all'uso di mezzi rivoluzionari e quelli favorevoli è di cinque a uno.Google Scholar