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GEOPOLITICA, SICUREZZA EUROPEA E PACE MONDIALE NELL'ERA NUCLEARE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

All'inizio degli anni ‘80 tutti gli aspetti politici e militari dei rapporti Est-Ovest si presentano sempre piò mutevoli e anche potenzialmente densi di pericoli. Le relazioni strategiche America-Russia hanno subito importanti modifiche negli anni ‘70, diventando meno stabili. I risultati politici di questo mutamento sono esemplificati dal quasi totale arresto del processo di distensione fra Russia e America. Le principali conseguenze sono la preoccupazione dell'Europa Occidentale per le posizioni americane e, dopo l'Afghanistan, per le intenzioni sovietiche. Indubbiamente, ci troviamo nella storia del dopoguerra ad un punto in cui la pace mondiale potrebbe essere messa in pericolo dalla instabilità emergente nei rapporti di deterrenza strategica America-Russia e dal deteriorarsi dell'equilibrio Est-Ovest in fatto di armamenti convenzionali in Europa e altrove. Storicamente, dalla fine della seconda guerra mondiale, l'Europa ha giocato, geograficamente, economicamente, militarmente e politicamente, un ruolo decisivo nel destino dell'umanità e della pace. Con ciò non si vogliono sottovalutare o trascurare il ruolo internazionale che il Giappone, e poi la Cina e l'India, hanno avuto nel ventesimo secolo, e la crescente influenza politica ed economica sulla sicurezza internazionale dei paesi del Terzo Mondo ricchi di materie prime.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

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References

1 DePorte, A.W., Europe Between the Superpowers, London, Yale University Press, 1979, p. 61.Google Scholar

2 Ibidem, pp. 6061.Google Scholar

3 Ibidem, p. 61.Google Scholar

4 Occorre aggiungere, più esattamente, che la scuola realista delle Relazioni Internazionali è stata fondata immediatamente prima della seconda guerra mondiale. Il suo maggiore esponente è stato Hans Morgenthau, che nella 4a edizione del suo fondamentale Politics Among Nations (New York, Alfred Knopf, 1978), ha tentato di integrare il significato delle armi nucleari nella sua teoria. Inoltre, si veda Gray, C.S., The Geopolitics of the Nuclear Era, New York, Crane, Russak e Co., 1977; e Atkeson, E.B., Hemispheric Denial: Geopolitical Imperatives of Soviet Strategy, in «Strategic Review», IV (1976).Google Scholar

5 Spykman, N.J., America's Strategy in World Politics: The U.S. and the Balance of Power, New Haven, Yale Institute of International Studies, 1942, p. 41.Google Scholar

6 Cfr. Mahan, A.T., The Influence of Sea Power Upon History, New York, Hill e Wang, 1960, spec. pp. 122.Google Scholar

7 Cfr. Wight, M., Sea Power and Land Power , in Holmes, e Meier, , (eds.), Power Politics, New York, Hedley Bull, 1978, pp. 6880.Google Scholar

8 Importanti lavori di Mackinder sono Democratic Ideals and Reality, Henry Holt and Co., New York, 1942, e The Geographical Pivot of History, in «The Geographical Journal», XXIII (1904). Altri esempi di questo approccio sono Spykman, N.J., The Geography of the Peace, New York, Harcourt Brace and Co., 1944; e Strautz-Hupe, R., Geopolitics, The Struggle for Peace and Power, New York, Arno Press, 1942.Google Scholar

9 Cfr. Wight, , op. cit. , pp. 7172.Google Scholar

10 Mackinder, , Democratic Ideals and Reality, cit., p. 115.Google Scholar

11 Un'importante analisi di Douhet è in Il dominio dell'aria: saggio sull'arte della guerra aerea, Roma, Stab. Poligr. per l'Amministrazione della Guerra, 1921. Un'analisi della rilevanza di Douhet per l'era nucleare è in Brodie, B., Strategy in the Missile Age, Princeton, Princeton University Press, 1965, pp. 71106.Google Scholar

12 Cfr. Wohlstetter, A., Illusions of Distance , in «Foreign Affairs», XLVI (1968).Google Scholar

13 Cfr. Grey, , The Geopolitics of the Nuclear Era, cit., p. 27.Google Scholar

14 Si veda ibidem, pp. 2831.Google Scholar

15 Cfr. Spykman, , The Geography of Peace, cit., pp. 4143. La frase di Spykman, che egli riteneva smentisse quella di Mackinder, è: «Chi controlla il territorio esterno domina l'Eurasia, chi domina l'Eurasia controlla i destini del mondo».Google Scholar

16 Ibidem, pp. 4647, 53.Google Scholar

17 Questa è la tesi di Spykman in America's Strategy in World Politics, The U.S. and The Balance of Power, cit. Google Scholar

18 Le conseguenze negative che ha sulla politica estera il mettere in rilievo i motivi ideologici sono indicativamente illustrate, riguardo le politiche degli Stati Uniti nel periodo postbellico, da E. May nel suo Lessons of the Fast; The Use and Misuse of History in American Foreign Policy, New York, Oxford University Press, 1975, spec. cap. II, pp. 1951; e da Niebuhr, R., The Social Myths in the «Cold War» , in Farrell, J.C. e Smith, A.P., (eds.), Image and Reality in World Politics, New York, Columbia University Press, 1967.Google Scholar

19 Kaplan, M., nella sua discussione sul classico sistema di equilibrio di poteri in System and Process in International Politics, New York, Wiley & Sons, 1964, n. 1, p. 23.Google Scholar

20 I sistemi omogenei sono caratterizzati da stati che hanno simili istituzioni politiche e gli stessi concetti di politica. I sistemi eterogenei, d'altro canto, sono organizzati secondo differenti principi e fanno riferimento a valori diversi. Cfr. Papaligouras, P., Theorie de la société internationale, Thesis at the University of Geneva, 1941, citato da Aron, R., Paix et guerre entre les nations, Paris, Calmann-Lévy, 1962, trad. it. Pace e guerra tra le nazioni, Milano, Comunità, 1970, p. 90.Google Scholar

21 In Aron, R., The Imperial Republic: The United States and the World, 1945–1973, Cambridge, Winthrop, 1974.Google Scholar

22 Cfr. Office of Technology Assessment (Congress of the United States), The Effects of Nuclear War, Washington, United States Congress Printing Office, 1979, p. 91.Google Scholar

23 Cfr. ibidem, p. 100.Google Scholar

24 Brown, H., Annual Report, Fiscal Year 1981, Washington, Department of Defense, 1980, p. 85.Google Scholar

25 Ibidem, p. 58.Google Scholar

26 Cfr. The Effects of Nuclear War, cit., pp. 8485.Google Scholar

27 Ibidem, pp. 9495.Google Scholar

28 La seguente tabella è tratta dal Defense Annual Report, Fiscal Year 1982, del Segretario Brown, p. 53: Livelli delle forze strategiche americane e sovietiche. Gennaio 1980 Gennaio 1981 USA URSS USA URSS Offensive Dispositivi di lancio operativi 1.054 1.398 1.054 1.398 SLBM Operativi Dispositivi di lancio 656 950 576 950 Bombe a lungo raggio (TAI) Operative 348 347 156 156 Altre 225 223 Munizioni Armamenti 9.200 6.000 9.000 7.000 Difensive Sorveglianza di difesa aerea Radar 88 7.000 91 7.000 Aerei intercettatori (TAI) 327 2.500 312 2.500 Dispositivi di lancio SAM 0. 10.000 0 10.000 Dispositivi di lancio difensivi ABM 0 64 0 32 Google Scholar

29 Cfr. Brodie, B., Strategy in the Missile Age, cit., pp. 87 ss.Google Scholar

30 Ibidem, p. 166.Google Scholar

31 Ibidem. Google Scholar

32 Aron, , Pace e guerra, cit., p. 208.Google Scholar

33 Mackintosh, M., Future Soviet Policy Toward Western Europe , in Garnett, J.C, (ed.), The Defense of Western Europe, London, Macmillan, 1974, p. 39.Google Scholar

34 Vivendo in un periodo in cui la Germania di Hitler tentava di raggiungere il dominio del continente Euroasiatico, Spykman ritenne che il principale obbiettivo politico degli Stati Uniti consistesse nella loro presenza in una coalizione opposta del «Vecchio Mondo». Si veda The Geography of Peace, pp. 45 ss.Google Scholar

35 Si veda Hoffman, S., The Primacy of World Order, New York, Mc Graw Hill, 1978, p. 281.Google Scholar

36 The Alastair Buchan Memorial Lecture , in «Survival», Gennaio-Febbraio, 1978.Google Scholar

37 U.S. Military Posture for Fiscal Year 1980, Washington, 1980.Google Scholar

38 Gli esempi più rilevanti sono: l'Unione Sovietica a dispetto dell'imminente invasione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale; gli Stati Uniti prima dell'attacco di Pearl Harbor nel 1941; la Germania nazista riguardo l'invasione alleata della Normandia nel 1944; e il fallimento del servizio segreto israeliano proprio prima che gli egiziani attraversassero il Canale di Suez nell'ottobre 1973. Un completo esame del fallimento americano è in Wohlstetter, R., Pearl Harbor: Warning and Decisions, Stanford, California University Press, 1962.Google Scholar

39 Hoehn, W.E., Outlasting SALT II and Preparing for SALT III, Washington, Rand Report, novembre 1979, pp. 3233.Google Scholar

40 Cfr. ibidem, p. 27.Google Scholar

41 Cfr. Graham, W. e Nitze, P., Viable U.S. Strategic Missile Forces for the Early 1980's , in Cleave, W.R. e Scott Thompson, W., (eds.), Strategic Options for the Early Eighties: What Can Be Done?, New York, National Strategy Information Center, 1979, p. 140.Google Scholar

42 Sul punto rinvio a Zoppo, C.E., The Foreign and Defense Policies of the Reagan Administration, Los Angeles, University of California, 1981, pp. 1011.Google Scholar

43 Si veda: Sokolovskii, V.D., Soviet Military Strategy, Moscow, Military Publishing House, USSR Ministry of Defense, 1968; Gretcko, A.A., The Armed Forces of The Soviet State, Moscow, Military Publishing House, USSR Ministry of Defense, 1975.Google Scholar

44 La descrizione più suggestiva del funzionamento dell'equilibrio del terrore rimane quella di Kahn, H. in On Thermonuclear War, Princeton, Princeton University Press, 1961, pp. 2239. Ma si veda anche Snyder, G., Deterrence and Defense, Princeton, Princeton University Press, 1961, pp. 41–46.Google Scholar

45 Ibidem, p. 41.Google Scholar

46 Ibidem. Google Scholar

47 Un esame pregnante dell'equilibrio è in Gulick, E.V., Europe's Classical Balance of Power, New York, Norton e Co., 1955.Google Scholar

48 Si veda, per esempio, Brodie, B., Escalation and the Nuclear Option, Princeton, Princeton University Press, 1966, pp. 325; 113 ss., e Gen. Hackett, J. et al., The Third World War, New York, Macmillan, 1978, pp. 148–233 e 277.Google Scholar

49 Si veda Lellouche, P., Europe and Her Defense , in «Foreign Affairs», LIX (1981), p. 816, e Gray, C. S., The Most Dangerous Decade: Historic Mission, Legitimacy, and Dynamics of the Soviet Empire in the 1980's, in «ORBIS», XXIV (1981), p. 26.Google Scholar

50 Gray, C., Defending NATO-Europe, Hudson Institute (Croton-on-Hudson), 1977, p. 34. Andrebbe rilevato che da quando tale valutazione è stata fatta, l'impiego di armi teleguidate e il loro maggiore perfezionamento tecnologico ha accresciuto l'efficacia delle difese contro truppe corazzate ed uno stretto appoggio aereo. Si veda, Walker, P.F., Precision-guided Weapons, in «Scientific American», giugno 1981, pp. 37–45.CrossRefGoogle Scholar

51 von Clausewitz, K., War, Politics and Power, Chicago, Henry Reguery Co., 1962, pp. 259260.Google Scholar

52 Cfr. Modzkorian, L., Geopolitika na sluzkbe voennykh avantiur [Geopolitica al servizio delle imprese militari], in «Sovetskaia voennaia entsiklopediia» [Enciclopedia militare sovietica], vol. II, Moscow, Voenizdat, 1976, pp. 521522.Google Scholar

53 Cfr. Mead Earle, E., Lenin, Trotsky, Stalin: Soviet Concepts of War , in Earle, , (ed.), Makers of Modern Strategy, Princeton, Princeton University Press, 1971, p. 327.Google Scholar

54 Lenin, V.I., Works, New York, 1929, vol. XVIII, pp. 224 ss.Google Scholar

55 Trofimenko, H., Changing Attitudes Toward Deterrence, Center for International and Strategic Affairs, University of California, Los Angeles, 1980, p. 47.Google Scholar