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Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Chi cercasse una teoria generale dello sviluppo o del mutamento politico, nella vastissima letteratura sul tema, rimarrebbe deluso. Senza dubbio, numerosi e rilevanti tentativi sono stati fatti in questa direzione. In nessun caso, però, sono stati realizzati i requisiti minimi che contraddistinguono un paradigma; ma soprattutto non si è riusciti a formulare una teoria chiara, compiuta e ben articolata, anche se non condivisa da tutta la comunità scientifica. Tale non è, ad esempio, l'atteso volume Crises and Sequences in Political Development, come riconosce nel capitolo conclusivo uno dei suoi autori, Verba. Eppure questo volume giunge dopo dieci anni di studi e ricerche del famoso Comitato per la Politica Comparata del Social Sciences Research Council, di cui fanno parte alcuni fra i piú importanti studiosi del campo. Il principale obiettivo del Comitato e una delle esigenze piú intensamente percepite dai suoi componenti era proprio la formulazione di strumenti teorici piú approfonditi per la comprensione dello sviluppo. Non è ancora una teoria compiuta neanche l'interessantissimo e assai promettente approccio proposto dall'ultimo volume di Almond, lo studioso piú influente e certo uno dei capiscuola del settore dello sviluppo politico.
1. I paradigmi sono «conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo, forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili da coloro che praticano un certo campo di ricerca»; Kuhn, T. S., The Structure of Scientific Revolutions, Chicago, The University of Chicago Press, 1962, trad. it., La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1969, p. 10. Gli elementi costitutivi di un paradigma sono cinque: la presenza di alcuni concetti ben definiti; una teoria empirica; alcune norme di interpretazione che collegano teorie e realtà (sono, ad esempio, gli strumenti di analisi empirica e quantitativa), l'identificazione di alcuni puzzles o problemi sulla cui necessità di soluzione la comunità scientifica è concorde; una qualche capacità predittiva. Questo punto è svolto meglio, per le scienze sociali, Holt, da R. T. e Richardson, J. M. Jr., Competing Paradigms in Comparative Politics , in Holt, R. T. e Turner, J. E., (eds.), The Methodology of Comparative Research, New York, Free Press, 1970, pp. 23–27, ma si veda anche la restante parte dell'interessante saggio.Google Scholar
2. Gli autori di questo volume collettaneo sono Binder, L., Coleman, J. S., Palombara, J. La, Pye, L. W., Verba, S. e Weiner, M. (Princeton, Princeton University Press, 1971). L'affermazione di Verba si trova nel suo contributo a questo studio, p. 283.Google Scholar
3. L'affermazione è di Pye, L. W., presidente del Comitato dopo Almond, G. A.; Pye, L. W., Political Systems and Political Development , in Rokkan, S., (ed.), Comparative Research Across Cultures and Nations, Paris, Mouton, 1968, p. 94. In questo saggio Pye fa la storia del Comitato, che, pur con tutte le critiche sollevate, ha dato un contributo molto rilevante all'approccio dello sviluppo.Google Scholar
4. Almond, G. A., Flanagan, S. C., Mundt, R. J., (eds.), Crises, Choice and Change, Boston, Little Brown, 1973. La proposta di Almond era già stata sostanzialmente anticipata in Determinacy-Choice, Stability-Change: Some Thoughts On A Contemporary Polemic in Political Theory, in «Government and Opposition», V (1969–70), pp. 22–40; e in Approaches to Developmental Causation, relazione presentata al VII Congresso Mondiale dell'Associazione Internazionale di Scienza Politica, Monaco, agosto-settembre 1970, e tradotta col titolo Strategie per lo Studio dello Sviluppo Politico, in «Rivista italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 231–269. Almond sostiene che si può potenziare lo studio del mutamento usando, accanto agli strumenti concettuali elaborati dallo struttural-funzionalismo, quelli propri della teoria della mobilitazione sociale, della teoria della scelta razionale, della teoria della leadership. L'approccio ‘multiplo’ di Almond prevede l'uso dei diversi concetti e teorie in momenti differenti del mutamento sistemico.Google Scholar
5. Per gli autori di classificazioni di sub-approcci e per il famoso scritto di Pye si veda piú avanti, nota 43.Google Scholar
6. Per la problematica connessa al livello di astrazione e allo «stiramento del concetto», Sartori, G., La politica comparata: premesse e problemi , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 37–49.Google Scholar
7. Il rapporto politica estera statunitense-nuovi stati è esaminato, nei diversi aspetti, da: Packenham, R. A., Political-Development Doctrines in the American foreign Aid Program , in «World Politics», XVIII (1966), pp. 194–235; Wriggins, W. Howard, United States Policy Toward Political Development , in Pennock, J. R., (ed.), Self-government In Modernizing Nations, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1964, pp. 100–118; e, soprattutto, Hunter, R. E. e Rielly, J. E. (eds.), Development Today. A New Look At U. S. Relations with The Poor Countries, New York, Praeger, 1972.CrossRefGoogle Scholar
8. Almond, G. A., Political Development: Analytical And Normative Perspectives , in «Comparative Political Studies», I (1969), ristampato nella raccolta di saggi dello stesso Almond, Political Development. Essays In Heuristic Theory, Boston, Little Brown, 1970, pp. 288–289.Google Scholar
9. Un'esauriente giustificazione della necessità di un «ancoraggio» etimologico e storico si trova in Sartori, G., The Tower Of Babel , in Riggs, F. W., Sartori, G., Teune, H., The Tower Of Babel. On The Definition And Analysis Of Concepts In The Social Sciences, International Studies Association, Pittsburgh (Penn.), 1975, di prossima pubblicazione, cap. I.Google Scholar
10. La data di inizio del processo di modernizzazione non è pacifica. Ad esempio, Rustow, D. A. indica il periodo rinascimentale, nel suo A World Of Nations. Problems Of Political Modernization, Washington, Bookings Institution, 1967, p. 1; e Pasquino, G., nella voce Modernizzazione, del Dizionario di Politica, Torino, UTET, di prossima pubblicazione, la rivoluzione francese del 1789 e la quasi contemporanea rivoluzione industriale in Inghilterra. Resta che i due concetti vanno distinti, come sostengono alcuni autori; ad esempio, Huntington, S. P. e von Vorys, K. Del primo si veda il piú recente The Change To Change: Modernization, Development And Politics, in «Comparative Politics», III (1971), p. 301; del secondo, Usi ed abusi della teoria dello sviluppo, in Charlesworth, J. C., (ed.), Contemporary Political Analysis, New York, Free Press, 1967, trad. it., Teorie e metodi in scienza politica, Bologna, Il Mulino, 1971, p. 452. Sulla distinzione ritornerò piú avanti.Google Scholar
11. Huntington, S. P., The Change To Change, cit., pp. 303–305; e Almond, G. A., Determinacy-Choice, Stability-Change, cit., p. 28.Google Scholar
12. Balandier, G., Anthropologie Politique, Paris, Presses Universitaires de France, 1967, trad. it., Antropologia politica, Milano, Etas Kompass, 1969, spec. pp. 20–43.Google Scholar
13. Schmitt, C., Il concetto di «politico» , in Le categorie del «politico». Saggi di Teoria Politica, a cura di Miglio, G. e Schiera, P., Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 87–165.Google Scholar
14. Le prime formulazioni eastoniane della teoria del sistema politico si trovano in: Easton, D., The Political System, New York, Knopf, 1953, trad. it., Il sistema politico, Milano, Comunità, 1963, pp. 119 ss.; e Id., A Framework Por Political Analysis, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1965, pp. 47 ss. Per Almond si vedano: Almond, G. A., A Functional Approach To Comparative Politics , in Almond, G. A. e Coleman, J. S., (eds.), The Politics Of Developing Areas, Princeton, Princeton University Press, 1960, pp. 7–9; e poi Almond, G. A. e Powell, G. B., Comparative Politics: A Developmental Approach, Boston, Little Brown, 1966, trad. it., Politica comparata, Bologna, Il Mulino, 1970, p. 55.Google Scholar
15. Shils, E., Political Development in The New States, The Hague, Mouton, 1960; Almond, G. A. e Powell, G. B., Politica comparata, cit. pp. 279–372; e Almond, G. A., Political System and Political Change, in «The American Behavioral Scientist», VI (1963); Riggs, F. W., The Comparison Of Whole Political Systems , in Holt, R. T. e Turner, J. E., The Methodology Of Comparative Research, cit., pp. 90–121; Jaguaribe, H., Political Development: A General Theory And A Latin American Case Study, New York, Harper & Row, 1973, pp. 153–169. Ho citato solo alcuni tra i numerosi autori che si potevano richiamare.Google Scholar
16. Eckstein, H., The Evaluation Of Political Performance , in «Sage Professional Papers in Comparative Politics» 01–017, Beverly Hills, Sage Publications, 1971, pp. 28–31.Google Scholar
17. Per questa ed altre osservazioni su Eckstein rinvio al mio Stabilità, legittimità e efficacia decisionale nei sistemi democratici , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), p. 261.Google Scholar
18. L'autore che piú esplicitamente si rifà alla whole system analysis è Riggs, F. W. nel citato The Comparison Of Whole Political Systems, pp. 15 ss. Per la distinzione tra partial analysis, whole system analysis e systems analysis, si veda Sartori, G., La politica comparata, cit., pp. 52–54.Google Scholar
19. Per Mitchell questo problema è del tutto secondario rispetto al suo tema principale: una interpretazione parsonsiana del sistema politico americano; Mitchell, W. C., The American Polity. A Social And Cultural Interpretation, New York, Free Press, 1962, spec. pp. 369–370.Google Scholar
20. Su questo punto l'autore non dà ulteriori indicazioni; Huntington, S. P., The Change To Change, cit., pp. 315–316.Google Scholar
21. Mi riferisco ancora al suo volume, in collaborazione con Flanagan, S. C. e Mundt, R. J., Crises, Choice And Change, che è a mio parere il tentativo piú compiuto e interessante di elaborare una teoria del mutamento politico, servendosi delle acquisizioni teoriche piú significative della scienza politica.Google Scholar
22. La notissima teoria di Almond è espressa piú sistematicamente nel suo volume già citato Politica comparata. Il suo piú recente lavoro, ricordato nella nota precedente, non aggiunge niente rispetto al problema in esame. Infatti la nuova importanza attribuita alle teorie della leadership, della mobilitazione sociale, delle coalizioni e della scelta razionale, sostanzialmente riconduce sempre agli elementi culturali e strutturali già sottolineati nel testo.Google Scholar
23. Fra i primi, Urbani, G., L'analisi del sistema politico, Bologna, Il Mulino, 1971, tutta la seconda parte; Pasquino, G., Modernizzazione e sviluppo politico, Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 185–226. Fra i secondi, Finer, S. E., Almond's Concept Of «The Political System»: A Textual Critique, in «Government and Opposition», V (1969–70), pp. 3–21; Holt, R. T. e Richardson, J. M., Competing Paradigms In Comparative Politics, cit., pp. 29–37; Davies, M. R. and Lewis, V. A., Models Of Political Systems, London, Pall Mall, 1971, pp. 31–43. Ma è pressoché impossibile trovare uno studioso dello sviluppo politico che non abbia scritto qualche pagina, anche solo critica, su Almond, un autore che ha influenzato moltissimo tutta la disciplina.Google Scholar
24. Urbani, G., L'analisi del sistema politico, cit., p. 124.Google Scholar
25. Almond, G. A. e Powell, G. B., Politica comparata, cit., p. 59.Google Scholar
26. Sartori, G., La politica comparata, cit., nota 86; e si veda tutta la sua discussione su strutture e funzioni, ibidem , pp. 49–62.Google Scholar
27. Sono alcune delle critiche piú comuni fatte ad Almond da diversi autori. Per tutti si veda Urbani, G., L'analisi del sistema politico, cit., spec. pp. 171–174 e 190–192.Google Scholar
28. Ad esempio, gli opinion leaders, i gruppi di pressione e altre strutture simili, anche se detengono un'ampia fetta di potere nella società, non rientrano nelle strutture di autorità considerate da Easton.Google Scholar
29. Ovviamente, le forme di questa divisione possono essere diversissime. A un estremo, si possono avere sistemi politici in cui tutti i membri svolgono un ruolo attivo e, all'altro estremo, sistemi in cui tutti — meno uno, ovviamente — svolgono un ruolo passivo di accettazione dell'unica autorità, e il cui solo dovere è obbedire. Per tutta la discussione su Easton, si veda il suo A Systems Analysis Of Political Life, New York, Wiley & Sons, 1967 2, spec. pp. 171–219.Google Scholar
30. Altre, e diverse, critiche ad Easton fanno Urbani e Goio; Urbani, G., L'analisi del sistema politico, cit., la III parte e spec. pp. 292–296; Goio, F., Appunti critici sulla teoria politica di David Easton , in «Il Politico», XXVIII (1973), pp. 697–736. Mi sono limitato ad esporre nel testo solo le teorie di Mitchell, Huntington, Almond ed Easton. Infatti dalla considerazione di altri autori non è emersa nessuna ulteriore indicazione che possa ampliare o approfondire i termini del problema. Ad esempio, si vedano: Deutsch, K. W., The Nerves Of Government, New York, The Free Press, 1963, trad. it., I nervi del potere, Milano, Etas Kompass, 1972; Id., Politics and Government. How People Decide Their Fate, Boston, Houghton Mifflin Co., 1970; Eisenstadt, S. N., The Political Systems of Empires. The Rise And Fall Of The Historical Bureaucratic Societies, New York, Free Press, 1963, pp. 5–12; Apter, D. E., The Politics Of Modernization, Chicago, University of Chicago Press, 1965; e Id., Some Conceptual Approaches To The Study Of Modernization, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1968; Binder, L. et al., Crises And Sequences In Political Development, cit.; Riggs, F. W., The Comparison Of Whole Political Systems, cit., pp. 73–121.Google Scholar
31. La stagnazione è un concetto sistemico. Quindi è d'obbligo il riferimento almeno a Urbani, G., L'analisi del sistema politico, cit., p. 88. Trovo interessante anche la definizione proposta da Pasquino sulla base di due concetti di Apter (volontà e capacità) e riferita ai sistemi latinoamericani; Pasquino, G., La politica della modernizzazione e la modernizzazione della politica. L'itinerario intellettuale di David E. Apter, in «Rassegna Italiana di Sociologia», X (1969), p. 441.Google Scholar
32. L'autore che elabora meglio il concetto di soglia, anche se in forme e con intendimenti diversi, è Deutsch, K. W., Social Mobilization And Political Development , in «American Political Science Review», LV (1961), parzialmente tradotto in Sartori, G. (a cura di), Antologia di scienza politica, Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 466–467.Google Scholar
33. Per una delle pochissime trattazioni del mutamento continuo o discontinuo, ma solo a livello sistemico, Sartori, G., Parties And Party Systems: A Framework Por Analysis, New York, Cambridge University Press, di prossima pubblicazione, pp. 289–292, mns.Google Scholar
34. Sulla violenza e sull'ordine politico vi è ormai una bibliografia molto ampia. Devono essere segnalati almeno: Gurr, T. R. e McClelland, M., Political Performance: A Twelve-Nation Study , in «Sage Professional Papers in Comparative Politics», 01–018, Beverly Hills, Sage Publications, 1971, pp. 17–30, e tutta la bibliografia ivi citata; e, inoltre, Masotti, L. H. e Bowen, D. R., (eds.), Riots And Rebellion. Civil Violence In The Urban Community, Beverly Hills, Sage Publications, 1968; Gurr, T. R., Why Men Rebel, Princeton, Princeton University Press, 1970; Davies, J. C. (ed.), When Men Revolt And Why. A Reader In Political Revolution, New York, Free Press, 1971; Feierabend, J. K., Feierabend, R. L., Gurr, T. R. (eds.), Anger, Violence, and Politics. Theories And Research, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1972. Questi ultimi quattro volumi sono particolarmente importanti perché danno un'idea molto chiara dello stato degli studi sul tema in esame.Google Scholar
35. Interessanti le osservazioni di Whitaker sulla disritmia e la verifica della sue tesi nella Nigeria del Nord; Whitaker, C. S. Jr., A Dysrhythmic Process Of Political Change , in «World Politics», XIX (1967), pp. 190–217. Preferisco il termine bilanciato-sbilanciato e equilibrato-squilibrato per i problemi che l'uso della seconda espressione solleverebbe e per i richiami impliciti a una sua formalizzazione, che qui non intendo seguire. Per maggiori chiarimenti su questo punto si veda il mio Stabilità, legittimità e efficacia decisionale nei sistemi democratici, cit., pp. 250–251, e la bibliografia ivi richiamata.Google Scholar
36. Alcune indicazioni per il rilevamento di questa dimensione si possono ricavare da Gurr, T. R. e McClelland, M., Political Performance, cit., pp. 11–12.Google Scholar
37. Negli scritti di Apter l'aspetto normativo è trattato frequentemente. Si vedano i suoi volumi citati nella nota 30 e Choice And Politics Of Allocation. A Developmental Theory, New Haven, Yale University Press, 1971. Pasquino rimane l'unico autore italiano che ha tentato un'interpretazione sistematica di Apter, in Modernizzazione e sviluppo politico, cit., pp. 227–263, e in altri scritti.Google Scholar
38. Huntington, S. P., Political Development And Political Decay , in «World Politics», XVII (1965), parzialmente tradotto col titolo Sviluppo e decadenza politica, in Sartori, G. (a cura di), Antologia di scienza politica, cit., pp. 451–460; Eisenstadt, S. N., Breakdowns Of Modernization, in «Economic Development and Cultural Change», XII (1964), ristampato in diverse antologie e, da ultimo, in una sua raccolta di saggi Tradition, Change And Modernity, New York, Wiley & Sons, 1973, pp. 47–72. Eisenstadt torna in numerose pubblicazioni sul concetto della reversibilità; ma si vedano ancora, almeno, Modernization: Protest And Change, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1966, pp. 129–161; e il suo piú recente scritto Cultural Models And Political Systems, in «European Journal of Political Research», II (1974), pp. 1–22. Questo problema mi pare assai bene trattato anche da Riggs, F. W., The Dialectics Of Developmental Conflict, in «Comparative Political Studies», I (1968), pp. 197–202.Google Scholar
39. Per i significati di decadenza e disgregazione e per tutta la discussione su questa dimensione si veda piú avanti.Google Scholar
40. Di accelerazione storica si è parlato spesso a proposito della società postindustriale. Si veda la trattazione che ne fa Sartori, G., Politica e previsione tecnologica: Un codicillo a Daniel Bell , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 581–592; e la bibliografia ivi citata.Google Scholar
41. Il problema dei confini è centrale per gli autori sistemici. Si veda, oltre a Urbani, G., L'analisi del sistema politico, cit., pp. 35 e 51–52, Young, O., A Survey Of General Systems Theory, in «General Systems Yearbook of the Society for General Systems Research», 1964, pp. 61–80, e gli Yearbooks degli anni successivi, tutti curati da A. Rapoport.Google Scholar
42. Ovviamente, se abbassiamo nuovamente il livello di astrazione e indaghiamo sulle specifiche manifestazioni storiche che la dittatura assume, vedremo che la stessa etichetta cela differenze fondamentali; come, appunto, tra il tiranno greco e il dittatore moderno.Google Scholar
43. Per gli inventari dei significati di sviluppo si vedano Pye, L. W., Aspects Of Political Development, Boston, Little Brown, 1966, pp. 33–45, tradotto col titolo Il concetto di sviluppo politico, in Sartori, G., Antologia di scienza politica, cit., pp. 439–449; Diamant, A., Political Development. Approaches To Theory And Strategy , in Montgomery, J. D. e Siffin, W. J., (eds.), Approaches To Development. Politics, Administration and Change, New York, McGraw-Hill, 1966, pp. 15–47; Jaguaribe, H., Political Development, cit., pp. 189–218. Altri autori hanno classificato la letteratura sullo sviluppo in sub-approcci. Fra essi, oltre a Diamant, vanno segnalati almeno: Hah, C. e Schneider, J., A Critique Of Current Studies On Political Development And Modernization, in «Social Research», XXXV (1968), pp. 130–158; Packenham, R. A., Approaches To The Study Of Political Development, in «World Politics», XVII (1964), pp. 108–120; e Pasquino, G., Introduzione, alla sezione Lo sviluppo politico della citata Antologia di scienza politica , pp. 426–437.Google Scholar
44. Su questo punto si veda il cenno che ne fa Lasswell, H. D., The Policy Sciences Of Development , in «World Politics», XVII (1965), p. 289.Google Scholar
45. Sulla prescrittività dello sviluppo si sono pronunciati diversi autori. Per tutti von Vorys, K., Usi ed abusi della teoria dello sviluppo, cit., pp. 446–448. Interessanti i tentativi di Pennock e di Goulet di individuare dei fini dello sviluppo, condivisi o condivisibili da tutti; Pennock, J. R., Political Development, Political Systems, And Political Goods, in «World Politics», XVIII (1966), spec. pp. 420–434; Goulet, D. A., Development For What?, in «Comparative Political Studies», I (1968), pp. 295–312.Google Scholar
46. Apter, D. E., The Politics Of Modernization, cit., p. 67; e Id., Political Systems And Developmental Change, in Holt, R. T. e Turner, J. E., The Methodology Of Comparative Research, cit., pp. 157–159. Per gli altri autori, si veda piú avanti.Google Scholar
47. Huntington, S. P., The Change To Change, cit. p. 304.Google Scholar
48. Definizioni della differenziazione sono state date da diversi autori. Si vedano, tra gli altri: Smelser, N. J., Mechanism Of Change And Adjustment To Change, ristampato in Finkle, J. L. e Gable, R. W., (eds.), Political Development And Social Change, New York, Wiley & Sons. 1971 2, p. 29; Binder, L. et al., Crises And Sequences In Political Development, cit., p. 75; Almond, G. A. e Powell, G. B., Politica comparata, cit., p. 60. Per la distinzione tra strutture e istituzioni ancora Almond, G. A. e Powell, G. B., Politica comparata, p. 59. Delle definizioni di struttura e dei problemi che comportano si è già detto, si veda prima nel testo e nota 26.Google Scholar
49. Per i diversi significati del concetto di integrazione, Weiner, M., Political Integration And Political Development , in Finkle, J. L. e Gable, R. W., (eds.), Political Development And Social Change, cit., pp. 643–654.Google Scholar
50. Huntington, S. P., Sviluppo e decadenza politica, cit., p. 453. Il corsivo è mio.Google Scholar
51. Infatti Pasquino, G. nel citato Modernizzazione e sviluppo politico intitola il capitolo dedicato all'analisi della teoria di Huntington «L'ordine politico: mezzo o fine dello sviluppo politico?» (pp. 147–184).Google Scholar
52. Kesselman, M., Order Or Movement? The Literature Of Political Development As Ideology , in «World Politics», XXVI (1973), pp. 139–154. Le sue critiche sono rivolte prevalentemente a due volumi: quello di Binder, L. et al., piú volte citato, e quello di Huntington, S. P., Political Order In Changing Societies, New Haven, Yale University Press, 1968.Google Scholar
53. Berger, P. L. e Luckmann, T., The Social Construction Of Reality, New York, Doubleday, 1966, trad. it., La realtà come costruzione sociale, Bologna, Il Mulino, 1969, pp. 82–84. I due autori considerano l'ordine sociale in senso molto ampio, sí da potersi comprendere in esso anche l'ordine dato dalle strutture politiche; e vedono correttamente il fenomeno dell'integrazione strettamente legato alla istituzionalizzazione; ibidem , pp. 94–97.Google Scholar
54. Ibidem, pp. 116.Google Scholar
55. Huntington ha formulato una prima volta le sue misure di istituzionalizzazione nel citato Political Development And Political Decay , pp. 393–405 (questa parte corrisponde a quella tradotta col titolo Sviluppo e decadenza politica, ed è già stata segnalata). Successivamente vi ritorna nel volume, pure citato, Political Order In Changing Societies, pp. 12–24. Secondo Hopkins, le vere e proprie misure di differenziazione (tra quelle di istituzionalizzazione) non sarebbero una, come sostengo nel testo, ma due: complessità/semplicità e autonomia/subordinazione. Con molta probabilità Hopkins è un altro autore che non distingue tra sviluppo e modernizzazione. Quindi attribuisce al primo tipo di mutamento una misura che semmai appartiene alla modernizzazione democratica, come si vedrà piú avanti; Hopkins, R. F., Aggregate Data And The Study Of Political Development , in «Journal Of Politics», XXXI (1964), in part. p. 75. Lo studio di Welfling, M. B. è Political Institutionalization: Comparative Analyses Of African Party Systems, in «Sage Professional Papers in Comparative Politics» 01–041, Beverly Hills, Sage Publications, 1973, di cui si veda la discussione sulla istituzionalizzazione, pp. 10–13.Google Scholar
56. Pye, L. W., The Concept Of Political Development, cit., pp. 49–51; e Coleman, J. S., The Development Syndrome: Differentiation-Equality-Capacity , in Binder, L. et al., Crises And Sequences In Political Development, cit., pp. 73–100.Google Scholar
57. Almond, G. A. e Powell, G. B., Politica comparata, cit., pp. 258–261. Le altre capacità sono la distributiva, la simbolica, la ricettiva e la internazionale; ibidem , pp. 261–270.Google Scholar
58. I fattori che, secondo Almond, hanno influenza sulle capacità sono: gli obiettivi e le risorse delle elites, le risorse materiali esistenti e il livello di sostegno; ibidem, pp. 270–273. Si veda qui anche per il rapporto sviluppo-capacità.Google Scholar
59. Per la definizione di secolarizzazione culturale e per quella di autonomia dei sottosistemi, si veda ibidem, rispettivamente pp. 62–63 e pp. 88 e 328–329. Il primo a formulare il concetto di autonomia dei sottosistemi è stato Dahl, R. A., Modem Political Analysis, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1963, trad. it., Introduzione alla Scienza Politica, Bologna, Il Mulino, 1961, pp. 64–65. L'ultima osservazione di Almond è ripresa anche da Pasquino, G., Per una teoria politica empirica, introduzione al piú volte citato Almond, G. A. e Powell, G. B., Politica comparata , p. 25.Google Scholar
60. Per altre osservazioni sui parametri di sviluppo almondiani si veda Pasquino, G., Modernizzazione e sviluppo politico, cit., pp. 195–210. Pasquino risponde anche alle critiche di Holt e Turner, contrari a considerare la differenziazione un parametro dello sviluppo; sì veda rispettivamente, ibidem, pp. 195–196 e Holt, R. T. e Turner, J. E., The Political Basis Of Economic Development. An Exploration In Comparative Political Analysis, Princeton, Van Nostrand, 1966, pp. 8–9. Inoltre, tra gli autori che accusano Almond di essersi occupato solo della modernizzazione vanno segnalati anche Hah, C. e Schneider, J., A Critique Of Current Studies On Political Development And Modernization, cit., p. 144.Google Scholar
61. Alcuni indicatori di queste capacità sono suggeriti da Pasquino, G., Modernizzazione e sviluppo politico, cit., pp. 214–215. Per gli indicatori di ordine rinvio alla nota 34 e al mio Stabilità, legittimità e efficacia decisionale nei sistemi democratici, cit., pp. 271–273.Google Scholar
62. Questa esigenza è sostenuta assai convincentemente da Sartori: fino a prova contraria nessun concetto deve considerarsi sinonimo di un altro, ed è intollerabile per l'economia del linguaggio e la chiarezza del pensiero non operare le necessarie distinzioni; Sartori, G., Politics, Ideology, And Belief Systems , in «American Political Science Review», LXIII (1969), p. 399.Google Scholar
63. Si può sostenere che in alcuni paesi anche il sistema politico «moderno» sia scomparso per far posto a un diverso sistema politico proprio della società postindustriale. A questo proposito si veda l'interessante articolo di Huntington, S. P., La politica nella società postindustriale , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), pp. 489–525.Google Scholar
64. Tra i principali studi sul processo di modernizzazione bisogna ricordare almeno: Moore, B. Jr., Social Origins Of Dictatorship And Democracy, Boston, Beacon Press, 1966, trad. it., Le origini sociali della dittatura e della democrazia, Torino, Einaudi, 1969; Bendix, R., Nation Building And Citizenship, New York, Wiley & Sons, 1964, trad. it., Stato Nazionale e Integrazione di Classe. Europa Occidentale, Giappone, Russia, India, Bari, Laterza, 1969; e ancora tre antologie: Finkle, J. L. e Gable, R. W., Political Development And Social Change, cit.; Welch, C. E., (ed.), Political Modernization. A Reader In Comparative Political Change, Belmont (Cal.), Wadsworth Publ. Co., 1967; e Weiner, M. (ed.), Modernization. The Dynamics Of Growth, New York, Basic Books, 1966 (2a ed.). Da considerare a parte, perché particolarmente rilevante, la teoria delle crisi di sviluppo, che sulla base di quanto sostenuto finora sono in effetti crisi di modernizzazione. Oltre a Crises And Sequences in Political Development, già citato, sono molto utili: Nordlinger, E. A., Political Development: Time Sequences And Rates Of Change, in «World Politics», XX (1968), pp. 494–520; Fisichella, D., Sviluppo democratico e sistemi elettorali, Firenze, Sansoni, 1970, pp. 14–44; e il volume di Panebianco, A., Le crisi della modernizzazione, Napoli, Guida, 1973, su Brasile e Argentina.Google Scholar
65. Sulle condizioni e gli indicatori di un sistema democratico, il volume piú utile mi sembra Dahl, R. A., Poliarchy. Participation And Opposition, New Haven, Yale University Press, 1971; sui sistemi autoritari, Linz, J. J., An Authoritarian Regime: Spain , in Allardt, E. e Rokkan, S., (eds.), Mass Politics. Studies In Political Sociology, New York, The Free Press, 1970, pp. 251–283; e sui regimi totalitari, oltre che autoritari, Huntington, S. P. e Moore, C. H. (eds.), Authoritarian Politics In Modern Society. The Dynamics Of Established One-Party Systems, New York, Basic Books, 1970, spec. pp. 3–47 e 509–517. I due passi citati si trovano parzialmente tradotti coi titoli Tipologia del monopartitismo e Prospettive del partito unico, in Fisichella, D. (a cura di), Partiti e gruppi di pressione, Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 303–318 e 335–344.Google Scholar
66. Per un abbozzo di qualche interesse sul periodo di presviluppo, Kim, J. A., The Politics Of Predevelopment , in «Comparative Politics», V (1973), pp. 211–235.Google Scholar
67. de Schweinitz, K. Jr. Growth, Development and Political Modernization , in «World Politics», XXII (1970), p. 524.Google Scholar
68. Huntington usa il concetto di decadenza piú volte nei suoi scritti, ma lo propone la prima volta nel citato articolo Political Development And Political Decay, spec. pp. 405–411 e 415–424.Google Scholar
69. Per gli indicatori di ordine si veda la nota 34.Google Scholar
70. Eisenstadt, S. H., Breakdowns Of Modernization, cit. Anche Linz formula una teoria del crollo dei regimi democratici, ma con intenti e argomentazioni totalmente differenti in La caduta dei regimi democratici , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», V (1975), pp. 7–43.Google Scholar
71. In questo lavoro non è stato trattato il concetto di sottosviluppo perché mi sembra che comporti una problematica e una serie di considerazioni molto differenti da quelle qui discusse per gli altri concetti. La letteratura sul sottosviluppo è pure molto ampia. Segnalo solo il piú recente Heeger, G. A., The Politics Of Underdevelopment, New York, St. Martin's Press, 1974.Google Scholar