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MILITARI E POLITICA: UNA RASSEGNA DI STUDI
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
La letteratura sul ruolo dei militari in politica è cresciuta negli ultimi anni in maniera considerevole, seguendo di pari passo la crescente importanza del fenomeno militare sotto i più diversi aspetti. Basti pensare che «il 12% degli Stati indipendenti nel 1961 era guidato da governi i cui leaders avevano preso il potere con colpi di Stato. Nel 1966 la percentuale era salita a 19, nel 1972 a 27». Alla crescita quantitativa delle analisi sul ruolo politico dei militari non ha però fatto riscontro un'adeguato approfondimento teorico, cosicché oggi il campo dello studio dei militari è caratterizzato da una varietà di definizioni, di prospettive, di generalizzazioni e di ipotesi che rasenta spesso la confusione. Si sente fortissima l'esigenza di una teoria storico-comparata che possa portare ordine e immaginazione.
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- Note
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- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 7 , Issue 2 , August 1977 , pp. 221 - 245
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- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1. I necessari riferimenti bibliografici fino al 1971 sono citati nella mia bibliografia Lo studio dei militari , in «Rassegna Italiana di Sociologia», XII (1971), pp. 677–689. Un grande contributo all'espansione quantitativa della sociologia dei militari in tutti i suoi aspetti è stato fornito dall'Inter-University Seminar on Armed Forces and Society sotto la guida di Morris Janowitz a cui si deve la pubblicazione di numerosi volumi (alcuni dei quali qui presi in esame) e il lancio dal 1974 della rivista trimestrale «Armed Forces and Society». Poco prima, nel 1972, era stato fondato un altro trimestrale: il «Journal of Political and Military Sociology».Google Scholar
2. Questi dati, citati da Welch nella prefazione al volume Civilian Control of the Military, vanno accolti con molta cautela per diversi motivi. Anzitutto, perché non sono solo i militari che giungono al potere per mezzo di colpi di Stato; in secondo luogo, perché i regimi militari vanno (sempre piú raramente) e vengono (con crescente frequenza): nella sola America latina, dopo il 1972, si verificano colpi di Stato in Uruguay, giugno 1973; Cile, settembre 1973, e Argentina, marzo 1976); infine, perché si pone il problema della distinzione fra colpi di Stato militari e regimi militari.Google Scholar
3. È questo il caso di Perlmutter che spazia dalla Germania prussiana alla Francia, dal Giappone post-Meiji all'Unione Sovietica, dai paesi arabi ai sistemi politici latino-americani per culminare nella comparazione fra la Cina di Mao e Israele. Ma non sfuggono a questo difetto neppure i cinque case studies preparati da Welch e Smith e cioè: Thailand: Predatory Rule in a Bureaucratic Polity, Nigeria: Moderate Reform and the Problem of Withdrawal, Peru: Soldier-Politicians as «Revolutionaries», Egypt: Radical Modernization and the Dilemmas of Leadership, e France: The Frustrations of Colonial War, che, fra l'altro, non servono purtroppo a verificare le ipotesi formulate nella prima parte del volume. Meglio, in questo senso, le brevi notazioni di Nordlinger.Google Scholar
4. Huntington, S. P., Political Order in Changing Societies, New Haven-London, Yale University Press, 1968, tr. it. Ordinamento politico e mutamento sociale, Milano, Angeli, 1975, traduco direttamente dall'inglese p. 194 (la traduzione italiana si trova a p. 213).Google Scholar
5. Cosí è per il veramente deludente contributo di Brown, J., The Legitimacy Problem in Latin Europe , in Harries-Jenkins, G. e van Doorn, J., (eds.), The Military and the Problem of Legitimacy, pp. 59–75.Google Scholar
6. Come notano opportunamente van Doorn, J., The Military and the Crisis of Legitimacy, e Harries-Jenkins, G., Legitimacy and the Problem of Order, nel volume da loro congiuntamente curato, rispettivamente pp. 17–39 e 41–58. E come mette molto bene in risalto Teitler, G., Conscript Unionism in the Dutch Army, nello stesso volume, pp. 193–213, descrivendo il processo di formazione di un'associazione per la difesa dei diritti dei militari di leva.Google Scholar
7. The Genesis of Military and Industrial Organization , in The Soldier and Social Change, pp. 5–28.Google Scholar
8. Per una diversa impostazione del problema si veda il denso saggio di Finer, S.E., State-and Nation-Building in Europe: The Role of the Military , in Tilly, C., (ed.), The Formation of National States in Western Europe, Princeton, Princeton University Press, 1975, pp. 84–163.Google Scholar
9. The Genesis of Military and Industrial Organization, pp. 22 e 23.Google Scholar
10. Purtroppo, nessuno dei volumi qui analizzati (ma è la letteratura in generale che è molto debole quantitativamente e qualitativamente sul tema) affronta un problema di un certo interesse: l'organizzazione degli eserciti di guerriglia, salvo qualche cenno di Perlmutter. Per rimanere nell'ambito del paragone fra industria e istituzione militare, non v'è dubbio che sia legittimo spingersi fino a parlare di autogestione dei complessi industriali. Ed è allora altrettanto legittimo chiedersi quali siano stati (e siano oggi) i principi di funzionamento delle organizzazioni militari cinesi (durante la Lunga Marcia), cubane, dei Viet Cong, e cosí via. Questa domanda ha un senso anche per le Forze armate occidentali e, in genere, moderne, ad esclusione dei casi di combattimento, quando si tratti del problema del controllo politico sull'organizzazione interna delle caserme e dei rapporti civili-militari anche al livello piú elevato (rimando al mio Elementi per un controllo politico sulle forze armate , in «Il Mulino», XXVI (1975), pp. 833–851, per un'ulteriore elaborazione). Provocatoria quanto sia, la proposta di autogestione di nuclei militari, sembra trovare una sua attuazione, seppure finalizzata ad uno stato di guerra permanente, nel caso delle Forze armate impegnate nella guerriglia di tipo comunista.Google Scholar
11. Perlmutter, A., The Military and Politics in Modern Times, pp. 24 ss., si richiama esplicitamente a Weber, proponendo altresí una distinzione tra burocrazia e organizzazione. Mi pare, invece, opportuno mantenere nell'analisi delle burocrazie militari la ben nota distinzione fra i fini dell'organizzazione e quelli dei suoi membri (in questo caso le ambizioni personali e professionali degli ufficiali).Google Scholar
12. La trattazione piú estesa si trova in Lissak, M., The Role Expansion of the Military: Stimulus and Propensity, nel suo Military Roles in Modernization; la definizione è a p. 13.Google Scholar
13. Welch, C. E. e Smith, A. K., Military Role and Rule, pp. 12 e 46.Google Scholar
14. The Peruvian Experiment , e Lissak, M., Burma: Political Breakdown and Military Experimentation with Role Expansion , in Military Roles in Modernization, pp. 143–184. Sorprendente è invece l'assenza di una ipotesi relativa all'espansione del ruolo nel complesso modello causale elaborato da Way-man, F.W., Military Involvement in Politics: A Causal Model. Google Scholar
15. Per questo è molto utile il volume curato da Ph. Schmitter, C., Military Rule in Latin America: Functions, Consequences and Perspectives, London-Beverly Hills, Sage Publications, 1973. Meno interessante la ricerca di Middlebrook, K.J. e Palmer, D.S., Military Government and Political Development. Google Scholar
16. La caratteristica piú importante di un'istituzione militare complessa e cospicua è data dal numero di ufficiali e sottufficiali di carriera che hanno interessi acquisiti al funzionamento dell'istituzione secondo i canoni accettati, in base, cioè, ai principi della seniority in primis, e del merito in aggiunta. Non è allora solo l'interferenza del potere politico nell'istituzione che crea insicurezza, rivalità e tensioni. Un intervento aperto come un colpo di Stato, se può far avanzare la carriera di alcuni, mette in pericolo, sia che fallisca sia che abbia successo, la carriera di molti, e comunque provoca un rimescolamento tale da rendere difficoltoso a molti ufficiali di pronunciarsi favorevolmente. È vero che, alla fine, è lo spostamento di un piccolo gruppo dalla vasta palude degli indecisi o apolitici che fa pendere la bilancia da una parte o dall'altra, ma proprio per questo quanto piú grossa è un'istituzione militare tanto piú difficili saranno i suoi movimenti. Un'interessantissima analisi di questa dinamica è presentata da Fidel, K., Military Organization and Conspiracy in Turkey, nel volume da lui curato, Militarism in Developing Countries, pp. 168–218.Google Scholar
17. Su questo punto Nordlinger nel capitolo del suo volume A Political Sociology of the Officer Corps, pp. 30–61 offre la miglior introduzione.Google Scholar
18. Mazrui, A., Amin's Coup: Ethnocracy and the Military-Agrarian Complex , in Soldiers and Kinsmen in Uganda, pp. 48–50.Google Scholar
19. Cox, T. S., Civil-Military Relations in Sierra Leone, passim , e Mazrui, A., The Rise of the Lumpen Militariat , in Soldiers and Kinsmen in Uganda, pp. 127–144.Google Scholar
20. Alcune indicazioni utili nei due ottimi saggi di Weaver, J.L., Political Style of the Guatemalan Military Elite , e Adams, R.N., The Development of the Guatemalan Military, entrambi in Fidel, K., (ed.), Militarism in Developing Countries, rispettivamente pp. 59–98 e 125–168.Google Scholar
21. Huntington, S.P., Political Order in Changing Societies, cit., p. 196 (ed. americana; p. 215 tr. it.).Google Scholar
22. Ottime sono le analisi di Fiechter, G.A., Brazil since 1964 e di Lowenthal, A., Peru's Ambiguous Revolution nel volume da lui curato, pp. 3–43.Google Scholar
23. Soprattutto il volume di Nunn, F.M., The Military in Chilean History, va raccomandato per la completezza delle informazioni su fonti storiche originali, per la sensibilità dell'autore ai vari problemi (politici, economici, sociali e militari) e per il costante confronto con le diverse interpretazioni avanzate da altri studiosi sul ruolo delle Forze armate cilene. In breve: uno studio esemplare.Google Scholar
24. Fiechter, Forse, Brazil since 1964, che pure descrive accuratamente le tensioni interne alle Forze armate brasiliane, simpatetico com'è nei confronti del loro esperimento, non dà sufficiente peso all'elasticità della società brasiliana.Google Scholar
25. Ancora a Nordlinger si deve la migliore impostazione del problema: An Assessment of Praetorianism and Its Aftermath', pp. 189–210.Google Scholar
26. Cotler, J., The New Mode of Political Domination in Peru , in Lowenthal, A., (ed.), The Peruvian Experiment, pp. 44–78, e Political Crisis and Military Populism in Peru , in Fidel, K. (ed.), Militarism in Developing Countries, pp. 219–257. Una prospettiva comparabile è utilizzata da Kaufman, R.R., Transitions to Stable Authoritarian-Corporate Regimes: The Chilean Case. Si veda anche la brillante analisi di Jaquette, J.S., Belaúnde and Velasco: On the Limits of Ideological Politics, nel volume curato da Lowenthal, pp. 402–437.Google Scholar
27. È questo l'elemento che introduce le divisioni piú profonde tra gli ufficiali della Sierra Leone e fra i capi dell'esercito e il capo della polizia. Ed è un elemento, quello dell'accettazione delle regole della democrazia competitiva, che gioca ancora potentemente in alcuni paesi dell'America latina (ad esempio in Argentina e in Uruguay).Google Scholar
28. Mazrui, A., The Soldier, The Socialist, and the Spirit of Development: Amin and Nyerere in Comparative Perspective , in Soldiers and Kinsmen in Uganda, pp. 278–293.Google Scholar
29. Ho tentato una comparazione di questo genere nel mio Militari e potere in America latina, Bologna, il Mulino, 1974, ma ora il materiale disponibile è considerevolmente aumentato e questo solo fatto consentirebbe una comparazione piú approfondita. Ad esempio, il volume di Fiechter e soprattutto quello curato da Lowenthal, con sette saggi dedicati a settori diversi, apportano ingente materiale utile.Google Scholar
30. Nordlinger, E., Soldiers in Politics, pp. 10–19.Google Scholar
31. Welch, C.E., Civilian Control of the Military: Myth and Reality, nel volume da lui curato Civilian Control of the Military, p. 2.Google Scholar
32. Ibidem, pp. 5–6.Google Scholar
33. Oltre ai saggi di Weaver e Adams citati in nota 20 e di Lissak citato in nota 14 si veda dello stesso Lissak, Thailand: The Permeable Boundaries of the Military Establishment, nel suo Military Roles in Modernization, pp. 73–115.Google Scholar
34. Vedi rispettivamente: Cohen, S.P., Civilian Control of the Military in India, Buck, J.H., Civilian Control of the Military in Japan , e Goldberg, S.D., The Bases of Civilian Control of the Military in the Philippines, tutti in Welch, C.E., (ed.), Civilian Control of the Military , pp. 43–64, 149–185 e 99–122.Google Scholar
35. Margiotta, F.D., Civilian Control and the Mexican Military: Changing Patterns of Political Influence , in Ibidem, pp. 245 e 243.Google Scholar
36. Vedi per tutti M(aria) Weber, Il controllo del “fucile”: politici e militari in Cina , in «Il Politico», XLI (1976), pp. 430–448.Google Scholar
37. Perlmutter, A., The Military and Politics in Modern Times, pp. 250 e 249.Google Scholar
38. Chang, P.H., The Dynamics of Party-Military Relations in China , in Civilian Control of the Military, p. 136. Scesi a 6 su 22 nel 1973, i militari nel Politburo sono risaliti a 9 su 23 nel 1977.Google Scholar
39. Ibidem, pp. 128 e 133.Google Scholar
40. Ibidem, p. 143.Google Scholar
41. Cfr. Israel: The Routinized Revolutionary Army, pp. 251–280.Google Scholar
42. Vedi documentazione e analisi di Peri, Y. e Lissak, M., Retired Officers in Israel and the Emergence of a New Elite , in Harries-Jenkins, G. e vain Doorn, J., (eds.), The Military and the Problem of Legitimacy, pp. 175–192.Google Scholar
43. È una variante interessante del modello della penetrazione, anche se Nordlinger non fa riferimento al caso israeliano.Google Scholar
44. Two Strategies of Civilian Control: Some Concluding Observations , in Civilian Control of the Military, p. 313.Google Scholar
45. Kaufman, R.R., Transitions to Stable Authoritarian-Corporate Regimes: The Chilean Case?, ma vedi anche Nunn, F.M., Marxism and the Military, 1970–1973 , in The Military in Chilean History, pp. 253–308 e il mio Cile: un'involuzione autoritaria senza futuro, in «Politica Internazionale», maggio-giugno 1977, pp. 66–80.Google Scholar
46. Soldiers in Politics, pp. 138–147.Google Scholar
47. Ibidem, p. 147.Google Scholar
48. Ibidem, p. 207.Google Scholar
49. Cfr. Dominguez, J.I., The Civic Soldier in Cuba , in Kelleher, C., (ed.), Political-Military Systems, London-Beverly Hills, Sage Publications, 1974, pp. 209–238. Manca ancora un'analisi esauriente del caso boliviano.Google Scholar