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LE ELEZIONI DEL 1977 E LE PROSPETTIVE DELLA NUOVA DEMOCRAZIA IN GRECIA
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
La vita politica greca è sempre stata molto travagliata, in particolare negli ultimi quarant'anni. Sottoposta al regime fascista di Metaxas nel 1936, aggredita per ironia della sorte da un altro paese fascista, l'Italia, nel 1940 e successivamente occupata dai nazisti, la Grecia conobbe l'esperienza di una lunga guerra di resistenza, condotta dal Fronte di liberazione nazionale (EAM) costituito e guidato in prevalenza da comunisti. Dopo la liberazione avvenuta nel 1944, il paese visse l'esperienza traumatica della guerra civile, dovuta da un lato all'esigenza degli inglesi e delle forze di destra di estromettere completamente dal potere il partito comunista e TEAM e dall'altro alla volontà dei comunisti di riprendere il controllo di una situazione divenuta per loro inaccettabile, malgrado avessero contribuito, con gli accordi di Caserta e di Varkiza, a far subentrare di fatto il governo monarchico e le forze britanniche nella conduzione della gestione politica.
- Type
- Ricerche
- Information
- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 9 , Issue 1 , April 1979 , pp. 97 - 135
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1 Tra le opere di carattere generale sulle vicende del periodo in questione vanno segnalate: Campbell, J. - Sherrard, P., Modem Greece, London, Benn, 1969; Tsoucalas, C., La Grèce de l'indépendence aux colonels, Paris, Maspero, 1970; e Svoronos, N., Histoire de la Grèce moderne, Paris, Presses Universitaires de France, 1972 (trad. it.: Storta della Grecia moderna, Roma, Editori Riuniti, 1974). altresì, V.: Meynaud, J. (in collaborazione con Merlopoulos, P. e Notaros, G.), Les Forces politiques en Grèce, Lausanne, Etudes de Science politique, 1965, che, malgrado si fermi al 1964–'65, è da considerarsi l'opera fondamentale per la comprensione dell'evoluzione sociale e politica greca; nonché Filias, V., Questioni di sociologia, Atene, Boukoumani, 1976 (in greco); e il saggio di Svoronos, N., Lineamenti dell'evoluzione sociale e politica in Grecia, in AA.VV., La Grecia dei colonnelli, Bari, Laterza, 1970, pp. 7–44 (questo volume costituisce la versione italiana del numero speciale di «Les Temps Modernes», luglio 1969, intitolato Aujourd'hui la Grèce). Un quadro sintetico dell'evoluzione politica dello stato greco dal 1821 al 1974 è contenuto in Damianakos, S., De la démocratie en Grèce. Les constantes d'une crise institutionelle chronique, in «Les Temps Modernes», ottobre 1975, pp. 410–439.Google Scholar
2 Per una puntuale ricostruzione degli avvenimenti della guerra di resistenza, cfr. Kedros, A., La Résistence grecque (1940–1944), Paris, Laffont, 1966, trad. it., Storia della resistenza greca, Padova, Marsilio, 1968. Vedi altresì il primo lavoro pubblicato sull'argomento subito dopo la guerra: Dzelepy, E. N., Le Drame de la Résistence grecque, Paris, 1946.Google Scholar
3 Su questi temi v. Tsoucalas, C., La Grèce de l'indépendence aux colonels, cit., pp. 60–103; e Kedros, A., Storia della resistenza greca, cit., pp. 505–555.Google Scholar
4 Papagos era stato comandante supremo della resistenza militare tra il 1940 ed il 1941. Nel gennaio 1949, nominato comandante supremo delle forze armate, condusse l'ultima decisiva fase della guerra civile contro i partigiani comunisti. Dopo le elezioni del 1950, caratterizzate dalla perdita relativa di peso della destra (Partito populista) a favore dell'area del centro liberale, debole a sua volta a causa del frazionamento in diversi piccoli partiti, Papagos formò il Raggruppamento ellenico col quale ottenne il 36,5% dei voti nel 1951 ed il 49,2% (l'80,3% dei seggi) nel 1952. Papagos mori nel 1955. Il Raggruppamento ellenico si sciolse e la quasi totalità dei suoi quadri partecipò nel gennaio 1956 alla fondazione dell'Unione nazionale radicale (ERE), il partito di Karamanlis.Google Scholar
5 Cfr. Truman, H., Memorie, Milano, Mondadori, 1956 e Koenig, L. W. (a cura di), The Truman administration, New York, 1956.Google Scholar
6 Tra questi va segnalato il volume di Couloumbis, Th. A., Petropoulos, J. A. e Psomiades, H., Foreign Interference in Greek Politics, New York, Pella, 1976. Sul tema vedi anche Nikiphorou, P., Trente ans de politique americaine en Grèce. Du soutien des majorités de droite au coup d'Etat militaire, in «Le Monde diplomatique», maggio 1974.Google Scholar
7 Gli incidenti che costarono la vita al deputato dell'EDA Grigorios Lambrakis avvennero il 22 maggio, a Salonicco, nel corso di una manifestazione organizzata dalla «Lega per la pace e per il disarmo nucleare». Lambrakis fu investito da una motocicletta e mori cinque giorni dopo. L'altro oratore ufficiale della manifestazione, il deputato dell'EDA Tsaroukis, venne picchiato a sangue. Tutto avvenne sotto gli occhi della polizia inerte. Gheorghios Papandreou, leader del Centro, e Ioannis Passalidis, leader del-l'EDA, accusarono Karamanlis di essere il vero responsabile dell'assassinio. Un'indagine della magistratura rivelò connivenze e protezioni delle autorità politiche e militari della regione macedone con gli autori dei sanguinosi incidenti. L'assassinio di Lambrakis è stato ricostruito nel celebre libro di Vassilikos, Vassilis, «Z». Anatomia di un crimine politico, Milano, Feltrinelli, 1968.Google Scholar
8 La ripetizione delle elezioni fu resa necessaria dall'impossibilità di formare un governo di centro se non con l'appoggio esterno dei comunisti che Papandreou rifiutò, chiedendo un nuovo ricorso alle urne per il febbraio 1964. In questa seconda occasione l'Unione del centro ottenne il 52,1% dei voti e 171 seggi.Google Scholar
9 Cfr., in proposito, Poulantzas, N., La crise des dictatures. Portugal, Grèce, Espagne, Paris, Maspero, 1975, in particolare il cap. I, «Le contexte imperialiste mondial» (pp. 11–24) in cui l'A. individua due distinte fasi storiche dell'imperialismo economico. Nella prima fase l'esportazione di capitali dai paesi economicamente dipendenti è legata in particolare al controllo e all'approvvigionamento di materie prime o di prodotti agricoli. La seconda fase è invece caratterizzata dal decentramento della produzione industriale del paese dominante ai paesi dipendenti, in ragione dei costi di produzione e dell'attivazione dei mercati locali. La logica del processo era già stata intuita da Keynes, J. M. nel suo libro The Economic Conseguences of the Peace, London, 1919. Su questi temi si vedano, tra gli altri, Baloch, Th., Una società di ineguali. Saggi sullo squilibrio e gli scambi internazionali, Torino, Einaudi, 1973; e Nurkse, R., La formazione del capitale nei paesi sottosviluppati, Torino, Einaudi, 1974. Relativamente al caso greco cfr. Filias, V., Il problema del capitale produttivo nei paesi sottosviluppati, Atene, 1967 (in greco); Papaspiliopoulos, S., Strutture socio-politiche e sviluppo economico in Grecia, in AA.VV., La Grecia dei colonnelli, cit., pp. 45–83; Mouzelis, N., Capitalism and Dictatorship in Post-war Greece, in «New Left Review», marzo-aprile 1976, n. 96, pp. 57–80; e, dello stesso autore, Greece: Facets of Underdevelopment, London, 1978.Google Scholar
10 Una chiara ricostruzione del clima politico di quegli anni si trova in Tsoucalas, C., Lotta di classe e dittatura in Grecia , in «Problemi del socialismo», n. 41, luglio-agosto 1969, pp. 736–753, ed in AA.VV., La Grecia dei colonnelli, cit., pp. 175–200. Cfr. inoltre Charlier-Yannopoulou, T., La crise politique grecque, in «Revue française de Science politique», n. 1, 1967, pp. 47–64.Google Scholar
11 La causa del dissidio tra il re ed il primo ministro è da ricercarsi nel tentativo operato da Papandreou di democratizzare le forze armate, mettendo in disparte alcuni degli ufficiali con tendenze piú reazionarie. Questo progetto fu avversato dall'IDEA, potente organizzazione di destra degli alti ufficiali dell'esercito, e dallo stesso ministro della difesa, Garoufalias, sostenuto dal re. Papandreou chiese le dimissioni di Garoufalias, volendo assumere egli stesso il ministero della difesa. Il re rifiutò la sostituzione del ministro ed il 14 luglio Papandreou fu costretto alle dimissioni, anche perché travolto dalle accuse riguardanti il figlio Andreas, sottosegretario alla presidenza, accusato dal deputato di destra Grivas di essere coinvolto nell' «affare dell'ASPIDA» organizzazione di ufficiali democratici che si contrapponeva all'IDEA e che si sarebbe apprestata a ordire un complotto «di ispirazione comunista». Le accuse non vennero mai provate, ma furono sufficienti a scatenare uno scandalo che contribuì al sovvertimento del quadro politico interno. Gli elementi di destra dell'Unione del centro, guidati da Stefanos Stefanopoulos, abbandonarono Papandreou e diedero vita al Centro democratico liberale (FIDIK) che arrivò a disporre in parlamento di 49 deputati (il 16% della forza parlamentare). Ciò fu sufficiente a togliere la maggioranza al partito del Centro. Sull'argomento vedi, in particolare, Rousseas, S., The Death of Democracy, New York, Grove Press, 1967, trad. it., Grecia contemporanea: dalla crisi della democrazia, al colpo di stato, alla fuga del re, Milano, Feltrinelli, 1968, in particolare il cap. II. Sulla politicizzazione dell'esercito greco e sulla sua tradizione antidemocratica, Brown, v. J., The Military and Society in Greece, in «Archives Européennes de Sociologie», XV, 1974, pp. 245–261.Google Scholar
12 Sul problema cfr., in particolare, Tsoucalas, C., La Grèce de l'indépendence aux colonels, cit., cap. XIV: «Coup d'Etat du roi ou coup d'Etat des colonels?», pp. 175–189.Google Scholar
13 Il colpo di stato fu attuato dai colonnelli Papadopoulos, Pattakos e Makarezos, utilizzando un piano di difesa elaborato anni prima dalla NATO, il «piano Prometeo», di cui essi erano a conoscenza per aver ricoperto importanti incarichi nei servizi segreti (KYP).Google Scholar
14 Il 13 dicembre 1967 re Costantino tentò un'azione militare per rovesciare la giunta. Il tentativo fallí. Il re fu costretto all'esilio. Il 29 luglio 1973 un referendum voluto dai colonnelli segnava ufficialmente il distacco del regime dalla monarchia con la proclamazione della repubblica. Sul colpo di stato dei colonnelli e sull'esperienza del settennato di dittatura militare, v., tra gli altri, Meynaud, J., Sur l'abolition de la democratic en Grèce, Montreal, 1970; AA.VV., La Grecia dei colonnelli, cit., in particolare i saggi di: Vegleris, F., La costituzione del terrore , pp. 135–174; Cateforis, G., L'organizzazione istituzionale di una «società difensiva» , pp. 201–216; Beckett, J., Il problema della tortura sotto il regime dei colonnelli, pp. 259–272. Sullo specifico ruolo della monarchia nella crisi della democrazia greca, v., nello stesso volume, Ploritis, M., La monarchia in Grecia, pp. 85–124. Un'interessante ricostruzione delle vicende politiche interne al regime è contenuto in Clogg, e Yannapoulos, , Greece under Military Rude, London, 1972. Tra i testi apparsi in Italia sull'argomento, v. Mathiopoulos, B., Il colpo dei colonnelli. Il 21 aprile ad Atene, Milano, Mondadori, 1968; Cervi, M., Dove va la Grecia? Dal colpo di stato al referendum, Milano, Mursia, 1968; De Jaco, A., Colonnelli e resistenza in Grecia, Roma, Editori Riuniti, 1970; Minuzzo, N., Quando arrivano i colonnelli, Milano, Bompiani, 1970; Solaro, A., Vadis, G., I processi di Atene, Roma, Editori Riuniti, 1973.Google Scholar
15 «La crisi è provocata dal tentativo di alcuni militari ultras di «esportare» le contraddizioni interne al regime, fatte emergere clamorosamente dagli studenti di Atene (rivolta del Politecnico, novembre 1973), grazie ad una vittoria di prestigio internazionale: l'annessione di Cipro» (Pasquino, G., L'instaurazione di regimi democratici in Grecia e Portogallo , in «Il Mulino», XXIV, marzo-aprile 1975, pp. 217–237, p. 219). Dello stesso autore, v. altresì, L'evoluzione dei regimi autoritari: il caso della Grecia, in «Critica sociale», agosto-settembre 1974, pp. 401–425.Google Scholar
16 La manifestazione piú evidente di queste indecisioni ha riguardato l'atteggiamento da tenere nei confronti della partecipazione al governo di unità nazionale guidato da Karamanlis. Solo l'Unione del centro di Gheorghios Mavros decideva di parteciparvi. Le forze di sinistra si rifiutavano, lasciando cosí campo aperto ad una restaurazione di destra. In ciò ha giocato un ruolo non indifferente il mancato sviluppo di una politica comune del fronte dell'opposizione democratica durante il periodo della resistenza ai colonnelli. In quegli anni si erano formate tre principali organizzazioni di resistenza: il PAM (Fronte patriottico antidittatoriale), costituito in prevalenza da membri dell'EDA e del Partito comunista «dell'interno»; «Difesa democratica», di ispirazione socialista, creata da intellettuali e professionisti rimasti in Grecia e provenienti dall'Unione del centro; e il PAK (Movimento antidittatoriale panellenico) costituito nel 1968 a Stoccolma da Andreas Papandreou. Soltanto i primi due gruppi aderirono nel 1971 alla formazione del Consiglio nazionale della resistenza. Sulle divisioni del movimento di opposizione ai colonnelli, cfr. De Jaco, A., Colonnelli e resistenza in Grecia, cit., e Yannakakis, I., Les conditions d'une véritable démocratisation, in «Le Monde diplomatique», ottobre 1974.Google Scholar
17 Tra gli esponenti piú in vista della giunta militare era rimasto al suo posto per oltre un mese dopo l'avvento al potere di Karamanlis anche Dimitrios Ioannidis, potente capo della polizia segreta, «uomo forte» del regime, principale responsabile della strage degli studenti del Politecnico di Atene e autore del controcolpo di stato che aveva rovesciato Papadopoulos (novembre 1973), oltre che ispiratore dell'aggressione greca a Cipro. Sulle condizioni politiche che accompagnarono il processo di democratizzazione cfr. Someritis, R., Les structures du totalisme restent intactes à Athènes , in «Le Monde diplomatique», agosto 1974.Google Scholar
18 Per un'analisi piú approfondita della situazione economica cfr. OCDE, Grèce, Paris, giugno 1976; Secretariat général à la presse et à l'information, Données sur la Grèce, Athènes, 1977; Zolotas, X., Banque de Grèce. Exercice 1976 (Exposé du Gouverneur devant l'Assemblée annuelle des actionnaires), Athènes, aprile 1977; Federation of Greek Industries (SEV), The State of Greek Industry in 1975, Athens, 1976. Federazione delle Industrie greche (SEV), Lo stato dell'industria greca nel 1976, Athens, 1977 (in greco). inoltre, V. Papaspiliopoulos, S., Une économie tributane du modele néo-liberal, in «Le Monde diplomatique», ottobre 1974; Zolotas, X., Developments and prospects of the Greek economy, Athens, Bank of Grèce, 1975; Zolotas, X., Guidelines for Industrial Development in Greece, Athens, Bank of Greece, 1976; Vergopoulos, K., Le capitalism e difforme et la nouvelle «question agraire». L'exemple de la Grèce moderne, Paris, Maspero, 1977.Google Scholar
19 Le previsioni dell'EOT (l'organizzazione greca del turismo) per il 1977 erano di 1 miliardo di dollari di entrate e di circa 5 milioni di turisti. Quanto alle multinazionali, la loro presenza «è piú che raddoppiata nel periodo gennaio 1976–giugno 1977, e si calcola che circa 250 compagnie a carattere internazionale abbiano posto nella capitale greca la sede delle loro direzioni regionali». (Per entrambe le notizie, v. «Grecia Informazioni», luglio-agosto 1977, p. 6).Google Scholar
20 La Grecia è associata alla CEE dal 1° novembre 1962. Nel luglio 1976 si sono aperti a Bruxelles i negoziati ufficiali di adesione, condotti da un «Comitato parlamentare misto» di cui sono presidenti il belga Willy De Clerq e il deputato dell'EDIK Ioannis Pesmazoglou. La 14a sessione del Comitato, svoltasi a Salonicco nel maggio 1978, ha fissato al 1° gennaio 1980 l'ingresso ufficiale greco nella CEE. Sull'argomento cfr. Dossier Grèce-CEE: les elements de base, Paris, giugno 1977; Zolotas, X., La Grèce dans la Communauté Européenne, Athenes, Banque de Grèce, 1976; Mavros, G., Pour l'entrée dans l'Europe unie, in «Le Monde diplomatique», ottobre 1977; Vergopoulos, K., Le patronat et l'Etat devant l'adhésion à la CEE, in «Le Monde diplomatique», novembre 1977. Sulle conseguenze che l'ingresso greco nella CEE potrà avere per l'economia italiana, v. tra gli altri, l'articolo di Prodi, R., Agricoltura nella CEE: sarà il Sud a pagare per l'Europa, in «Corriere della sera», 20 ottobre 1977.Google Scholar
21 Riguardo alle basi americane è stato siglato il 28 luglio 1977 un accordo quadriennale tra USA e Grecia che prevede la riduzione da 6 a 4 delle basi militari, che saranno poste sotto comando greco (prima godevano del privilegio dell'extraterritorialità), saranno prive di armi nucleari ed impiegheranno fino al 50% di personale greco. Da parte loro gli USA pagheranno 700 milioni di dollari in quattro anni in aiuti militari (v. «Grecia Informazioni», luglio-agosto 1977, n. 2). Sul problema della partecipazione militare alla NATO, cfr. Siapkaras, A., Les bases américaines élément de discorde , in «Le Monde diplomatique», marzo 1975.Google Scholar
22 Cfr. in proposito, Ploritis, M., Difficile transition vers le Parlamentarismen in «Le Monde diplomatique», marzo 1975.Google Scholar
23 La richiesta di elezioni anticipate era stata motivata ufficialmente, nella lettera di Karamanlis al presidente della repubblica Tsatsos (20 settembre 1977), dall'esigenza di evitare che problemi delicati quali quelli di Cipro, del conflitto con la Turchia e dell'ingresso nella CEE, che, secondo il governo, stavano per entrare nella loro fase risolutiva, potessero essere travolti da un prolungato periodo preelettorale, quale sarebbe diventato l'intero 1978, e perché tali questioni potessero essere affrontate da un governo che godesse di un rinnovato mandato elettorale e, quindi di un'accresciuta autorità. Queste tesi non trovano riscontro in un'intervista concessa dal premier greco al «New York Times» del 26 ottobre 1977, in cui Karamanlis afferma che le elezioni anticipate «dovranno servire a sbaraccare l'estrema destra e l'estrema sinistra, dimostrando che esse non hanno vasto seguito popolare in Grecia». È da notare che Karamanlis include nell'estrema sinistra il PASOK ed il Partito comunista «ordodosso»; in proposito si ricorda una celebre dichiarazione del primo ministro in Parlamento (12 giugno 1976) in cui affermava che il maggiore pericolo per la democrazia greca era costituito proprio dai comunisti e dal partito di Papandreou (cfr. Mano, Ph., La Grèce bloquée , in «Les Temps modernes», marzo 1977).Google Scholar
24 Il Movimento comunista rivoluzionario di Grecia (Epanastiko Kommounistiko Komma Elladhas, EKKE), di ispirazione maoista, è il maggiore di una ventina di piccoli movimenti di sinistra extraparlamentare. Nel, 1974 l'EKKE ottenne 1.023 voti pari allo 0,02%. Nel 1977 ne ottiene invece 11.962 pari allo 0,23%, dimostrando una sensibile espansione, in particolare presso l'elettorato giovanile. I due partiti di estrema sinistra saranno d'ora in avanti menzionati nelle tabelle insieme agli altri sei partiti minori e ai candidati indipendenti che non risultano compresi nella Tab. 1. Questo insieme costituisce la voce «altri», presente nelle tabelle seguenti.Google Scholar
25 Oltre ai comunisti dell'interno, la Symmachia comprende TEDA (Sinistra democratica unita) e tre altri piccoli movimenti: la Marcia Socialista (Sosialistiki Porla), il Partito dell'Iniziativa socialista (Komma sosialistiki protovoulia) e la Democrazia Cristiana (Xristianiki Dimocratia), piccolo gruppo che potremmo definire di «cristiani per il socialismo».Google Scholar
26 Sul movimento comunista greco si vedano: Solaro, A., Storta del partito comunista greco, Milano, Teti, 1973. Kitsikis, D., Le mouvement communiste en Grèce, in «Etudes Internationales», settembre 1975, pp. 334–354. Kitsikis, D., Greek Communist and Karamanlis Government, in «Problems of Communism», febbraio 1977, pp. 42–56. Svoronos, N., Deux partis communistes forgés par la persécution et l'exil, in «Le Monde diplomatique», marzo 1975. Sulla storia del Partito comunista dalla sua fondazione (1918) alla seconda guerra mondiale, v. Elephantis, A., Il richiamo della rivoluzione impossibile. Partito comunista e ideologia borghese tra le due guerre, Atene, Olkos, 1977 (in greco).Google Scholar
27 Sulla linea politica del Partito comunista dell'interno si vedano i seguenti documenti programmatici ufficiali: Pour una vote grecque vers la renaissance démocratique et le socialisme. Le project de programme e des Statuts du PCG (de l'interieur), Athènes, 1975; Résolutions de la session plénaire du Comité Central (29–12–1974), Athènes, 1975; Session plenaire élargie du Comité Central (12–15 avril 1975), Athènes, 1975. Cfr. inoltre Filinis, K., Le parti communiste de Grèce de l'interieur, force rénovatrice principale de la gauche grecque, Athènes, 1975 (discorso ufficiale della prima riunione pubblica del Partito in condizioni di legalità, 11 ottobre 1974); Kyrkos, L., Ce qu'apporte le PCG de l'interieur à notre vie politique, Athènes, 1977; Ch. Dracopoulos, Stratégie pour le passage au socialisme, in «Le Monde diplomatique», ottobre 1977.Google Scholar
28 Sull'attuale linea politica dell'EDA si veda: Qu-est-ce que VEDA et quels sont ses buts? Déclaration programmatique, Athènes, 1975 (Atti della 3a Assemblea del Comitato di gestione, Atene, 2 dicembre 1975).Google Scholar
29 Le linee politiche della Symmachia sono espresse in due documenti: Alliance des forces progressistes et de gauche. Programme électoral, Athènes, 1977 e Brève présentation de l'Alliance des forces progressistes et de gauche, Athènes, 1977.Google Scholar
30 V. Party of Socialist Initiative, Basic Principles, Athens, 1977. Leader del partito è Gheorghios Mangakis.Google Scholar
31 Sosialistiki, V. Poria. Summary of Reports to be submitted to the Congress. 20–22 May 1977, Athens, 1977. Per i programmi elettorali v. Sosialistiki Poria, Monthly Bulletin, nn. 15 e 16, 1977.Google Scholar
32 Mouvement, V. de la Démocratic Chretienne, Programme électoral, Athènes, 1977, nonchè la rivista «Xristianiki» (in greco). Il movimento di Psaroudakis si era già presentato alle elezioni del 1956, con un'unica lista di due candidati nella circoscrizione di Samo.Google Scholar
33 V. Déclaration des principes et objectifs foundamentaux du Mouvement socialiste panhellénique, Athènes, 3 septembre 1974.Google Scholar
34 V. in proposito, Elephantis, A. - Kavouriaris, M., PASOK: socialismo o populismo? in «O Politis», ottobre 1977, pp. 14–25 (in greco).Google Scholar
35 L'affermazione è di Stephan Rousseas, che pure è grande amico ed estimatore di Papandreou al quale è per altro dedicato il libro da cui è tratta la citazione, Grecia contemporanea, cit., p. 14.Google Scholar
36 Sulle concezioni politiche ed economiche di Andreas Papandreou v. in particolare i suoi Democracy at Gunpoint, London, Penguin, 1970; Paternalistic Capitalism, University of Minnesota Press, 1972, trad. it., Il capitalismo paternalistico, Milano, ISEDI, 1972; e Les structures de la dépendence, in «Le Monde diplomatique», octobre 1977.Google Scholar
37 Sulla politica socialista mediterranea del PASOK v. Papandreou, A., Il socialismo mediterraneo, (intervista a cura di E. Lucarelli), Cosenza, Lerici, 1977. Le prime due conferenze socialiste mediterranee, tenute a Barcellona nel novembre 1976 e a Malta nel giugno 1977, hanno visto la partecipazione oltre che del PASOK, del Partito socialista popolare di Tierno Galvan (Spagna», del Labour Party di Dom Mintoff (Malta), del Partito Socialista unificato (Francia), del GIS, Gruppo di intervento socialista (Portogallo), dell'Unione socialista araba (Libia), della Unione sociale delle forze popolari (Marocco), dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), del Fronte di liberazione nazionale dell'Algeria, dell'Union du néo-Destour (Tunisia), del Partito socialista arabo BAAS e del Partito Siriano nazionale sociale (Siria), del Partito socialista arabo (Iraq) e dell'Unione socialista araba, organizzazione nasseriana (Libano). Per gli atti delle due conferenze v. Première conference socialiste méditerranéenne (Barcellona, 26–28 novembre 1976), Paris, Editions Syros, 1977 e Deuxième conference socialiste méditerranéenne (Malta, 23–25 giugno 1977), Paris, Editions Syros, 1977. V. inoltre Papandreou, A., Toward a Liberated and Socialist Mediterranean relazione svolta alla Conferenza di Malta, in PASOK, Foreign Policy, Athens, International Relations Committee, Series D., publication n. 2, 1977, pp. 13–24.Google Scholar
38 Papandreou, A., Il socialismo mediterraneo, cit., pp. 18–19. Sui problemi della transizione al socialismo, v. inoltre Papandreou, A., Socialist Transformation, Athens, International Relations Committee of PASOK, 1977, contenente una serie di articoli sulla dittatura del proletariato, il pluralismo ed i sistemi socialisti, l'eurocomunismo e i rapporti di dominanza-dipendenza a livello internazionale e le strategie per il passaggio al socialismo in Grecia.Google Scholar
39 Sulle questioni di politica internazionale, v. PASOK, Foreign Policy, Athens, International Relations Committee, Series D, Pubblication n. 1, 1976, e Pubblication n. 2, 1977. Per quanto riguarda l'ingresso della Grecia nella Comunità economica europea, il PASOK si dichiara favorevole allo sviluppo di relazioni esterne basate su un nuovo accordo speciale, sul tipo di quello della Norvegia, che permetterebbe alla Grecia il controllo della propria economia nazionale e del movimento dei capitali e delle merci (v. PASOK, Programme électoral, Athènes, 1977). Per un confronto con le posizioni del Partito comunista sul problema della CEE, v. KKE, Europa: perché siamo contro, Atene, 1977 (in greco). Sulle questioni della NATO e dei rapporti con la Turchia i toni della campagna elettorale del PASOK sono stati particolarmente accesi. A questo proposito Papandreou ha piú volte accusato la NATO di essere «filoturca ed antigreca, responsabile della dittatura militare in Grecia, della tragedia di Cipro e della crescente minaccia turca nell'Egeo» (v. in particolare la sintesi del discorso tenuto da Papandreou nel corso del dibattito parlamentare sul governo Karamanlis il 15 dicembre 1977, in «Grecia Informazioni», gennaio 1979). Uno degli elementi del successo elettorale del PASOK nel 1977 è da ricercarsi proprio nel favore popolare nei confronti di queste posizioni intransigenti e dichiaratamente nazionaliste.Google Scholar
40 Su Eleutherios Venizelos, leader delle correnti liberali tra il 1910 ed il 1935, v. la bibliografia della nota 1.Google Scholar
41 Sulle impostazioni di fondo del partito, v. Union of Democratic Centre, Charter, Athens, 1976. Cfr. inoltre Union démocratique du centre, Programme électoral, Athènes, 1977.Google Scholar
42 Il Partito dei neo-liberali rappresenta un'interpretazione di destra del liberalismo greco di tradizione venizelista. La fondazione del partito, avvenuta nel settembre 1977, è stata motivata dalla contrapposizione tanto alla politica governativa quanto a quella dell'opposizione di centro soprattutto in materia di politica economica e internazionale. Parti des Néo-liberaux, V., Programme électoral, Athènes, 1977. Dal 10 maggio 1978 il partito è entrato a far parte della maggioranza parlamentare, ed il suo leader Konstatinos Mitsotakis, è divenuto ministro per il coordinamento (ovvero per la programmazione economica) del governo Karamanlis.Google Scholar
43 Nel, 1977 Nuova Democrazia ha tentato una piú precisa definizione dei suoi principi ideologici. Nel programma elettorale si legge che il partito «si riconosce nell'idea di nazione» e si ricollega alla «sana tradizione nazionale» del popolo greco, e per questo «rifiuta qualunque schema destra-centro-sinistra». Rifiuta il principio marxista della lotta tra le classi sociali nella visione dell'interesse nazionale. Considera gli operai e i contadini non come «proletariato», e dunque come classe, ma come «unità», «autonome e creative». Crede nella democrazia parlamentare, ma in una «democrazia combattiva, e non paralizzata»; è per questo che la ND ha proposto e difende tenacemente l'attuale sistema elettorale, che consente il pieno esercizio della maggioranza parlamentare al partito uscito dalle elezioni con la sola maggioranza relativa, riducendo al minimo il ruolo delle opposizioni, evidentemente considerate fonte di paralisi del sistema democratico. Nouvelle Démocratie, V., Principes idéologiques et programme politique, Athènes, 1977.Google Scholar
44 È stato scritto che «il partito della Nuova Democrazia è allo stesso tempo il partito di un leader, il partito dei “karamanlisti”, ed il raggruppamento delle diverse tendenze della destra greca: vecchi simpatizzanti della giunta, nostalgici della monarchia, sostenitori di una destra liberale europea. (…) Le contraddizioni, seppur mediate dalla personalità carismatica del leader, rappresentano un notevole freno al processo di democratizzazione del paese», Mano, Ph., La Grèce bloquée , in «Les Temps Modernes», cit., p. 1480. Nelle ultime elezioni è scesa in campo, all'interno del partito, la destra imprenditoriale, rappresentata dal vicepresidente della Federazione degli industriali, Gheorghios Manos, che ha criticato duramente la linea politica di Karamanlis, tanto da accusarlo di «socialmania». Manos, eletto trionfalmente a Atene, è attualmente vice ministro dei lavori pubblici.Google Scholar
45 Per meglio comprendere le radici storiche di questo partito è necessario ripercorrere brevemente alcune tappe della carriera politica dei due leader. Stefanos Stefanopoulos, già dirigente del Partito populista (monarchico), ne usci nel 1930 per creare insieme a Panayotis Canellopoulos, il Partito populista unionista, che ottenne 34 deputati alle elezioni del 1950 per poi sciogliersi ed aderire al Raggruppamento ellenico di Alexandras Papagos. Considerato il delfino di quest'ultimo, Stefanopoulos mal sopportò la successione di Karamanlis a primo ministro nel 1955, e ancor meno la rifondazione del partito nell'Unione nazionale radicale (ERE) nel gennaio 1956. Alle elezioni del febbraio di quell'anno si presentò alla testa del Partito populista sociale, ottenendo però solo lo 0,9% dei voti e nessun seggio. Nel 1958 il partito ottenne 2 seggi presentandosi nella Coalizione dei partiti populisti. La contrapposizione personale a Karamanlis portò Stefanopoulos, malgrado le sue convinzioni politiche di estrema destra, ad aderire, nel settembre 1961 alla fondazione dell'Unione del centro, guidata da Gheoghios Papandreou. Ma nel 1965, a seguito della crisi istituzionale provocata dal re, abbandonò Papandreou insieme ad altri 49 deputati della corrente di destra coi quali diede vita al FIDIK (Centro democratico liberale) ed ottenne l'incarico di formare il governo, in carica dal settembre 1965 al dicembre 1966. Dal 1975 è ritornato alla politica attiva, criticando aspramente l'atteggiamento tenuto da Karamanlis sul referendum istituzionale del dicembre 1974 e sulla questione della NATO. L'altro leader dell'EP, Spyros Theotokis, ha avuto invece una carriera politica meno significativa. Parlamentare fin dal 1934, e fino al 1950 dirigente del Partito populista, passato al Raggruppamento ellenico di Papagos nel 1951 e poi all'ERE nel 1956, è sempre stato tra i principali collaboratori di Karamanlis, ricoprendo diversi incarichi ministeriali. Monarchico, si è dimesso dalla Nuova Democrazia e dall'incarico parlamentare nel dicembre 1974, dopo l'esito negativo del referendum istituzionale.Google Scholar
46 V. Front National, Principes idéologiques et programme électoral, Athènes, 1977.Google Scholar
47 Iliou, I., Comment la droite exploite la lot éléctorale in «Le Monde diplomatique», novembre 1977. Per porre un freno a questa pratica l'ex primo ministro Gheorghios Papandreou aveva formulato la proposta, poi rientrata, con la caduta del suo governo, che le leggi elettorali non riguardassero le elezioni immediatamente seguenti, ma quelle successive.Google Scholar
48 Cfr. Svoronos, N., Storia della Grecia moderna, cit., p. 122.Google Scholar
49 Questi risultati vanno confrontati col dato generale dell'aumento dei voti validi, che crescono del 4,5%; se tutti i partiti, dunque, avessero mantenuto le posizioni del 1974, sarebbero dovuti aumentare tutti, del 4,5% dei voti. La differenza tra i numeri indici di ciascun partito e 104,5, cioè il numero indice del totale dei voti validi, dà una piú corretta dimensione dello spostamento (in + ed in -) dei voti tra i vari partiti.Google Scholar
50 Come si vede, la proporzionale rinforzata premia i maggiori partiti e punisce i minori. Questo è sempre vero per il partito di maggioranza relativa; lo è meno per il partito classificatosi al secondo posto. Infatti nel 1974 l'EDIK ottenne una percentuale di seggi praticamente pari alla sua percentuale di voti; anzi, fece registrare un leggero scarto negativo (-0,4%). Nel, 1977, invece, il PASOK fa registrare una differenza, in positivo, del 5,3%. Ciò significa che tanto piú si alza la soglia dei voti conquistati dal secondo partito, tanto piú si modifica in suo favore il meccanismo elettorale. Lo stesso discorso non vale, invece, per i partiti che non accedono alla seconda ripartizione dei seggi, per i quali lo scarto negativo è quasi direttamente proporzionale all'aumento della percentuale dei voti: piú aumentano i voti, piú si accentua lo scarto negativo (si osservino, ad esempio, i casi del PASOK nel 1974 e dell'EDIK nel 1977 confrontati con gli altri partiti. Il meccanismo elettorale, in particolare, indebolisce la sinistra comunista, che, malgrado cresca tra il 1974 ed il 1977 del 2,6%, vede passare il proprio scarto seggi-voti dal −6,8% al −7,7%.Google Scholar
51 Cfr. Charlier - Yannopoulou, T., La crise politique grecque , in «Revue française de Science politique», cit., e Filias, V., Questioni di sociologia (in particolare il primo capitolo.Google Scholar
52 Charlier - Yannopoulou, T., op. cit., pp. 48–49.Google Scholar
53 Ibidem, p. 49.Google Scholar
54 V. in particolare Brillakis, A., Un esame completo e approfondito delle cause della sconfitta del Partito comunista dell'interno , in «Avghí», 4 dicembre 1977. A sostegno di questa tesi cfr. anche l'opinione di Filias, V., Riflessioni sul voto in «Eleftherotipia», 30 novembre 1977.Google Scholar
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