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L'ANALISI DELLE COALIZIONI

Published online by Cambridge University Press:  07 April 2017

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References

1Riker, W. H., The Theory of Political Coalitions, New Haven, Yale University Press, 1962, p. 12.Google Scholar
2Tali ricerche, sulle quali non ci soffermeremo in questa sede, sono passate in rassegna daCaplow, T., Two against One: Coalitions in triads, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1968.Google Scholar
3Una teoria empirico-formale è una ≪ teoria gerarchica ≫, nel senso attribuito a quest'espressione da A. Kaplan: ≪ Per teorie gerarchiche intendiamo quelle teorie le cui leggi sono dedotte da un piccolo insieme di principii fondamentali. La spiegazione di una legge consiste nel dimostrare che si tratta di una conseguenza logica di tali principii e un fatto è spiegato quando si può dimostrare che discende da questi e da un certo numero di condizioni iniziali ≫. Cfr.Kaplan, A., The Conduct of Inquiry: Methodology for Behavioral Science. San Francisco, Chandler, 1964, p. 298.Google Scholar
4Il circolo vizioso creato nei rapporti fra teoria e ricerca da tale situazione può essere colto parafrasando la seguente osservazione diDuverger, M.: ≪ La costruzione di una teoria generale presuppone l'esistenza di un gran numero di approfondite ricerche; ma nessuna ricerca può essere approfondita se non esiste una teoria generale ≫, Les partis politiques, Paris, Colin, 1958, tr. it. I partiti politici, Milano, Comunità, 1961, p. XIII.Google Scholar
5Sulla teoria della formazione delle decisioni esiste una letteratura vasta e disparata, che abbraccia psicologia, sociologia, economia, scienza dell'amministrazione ed altre discipline, oltre alla scienza politica. Di particolare interesse ai fini di questo articolo è la rassegna critica diRobinson, J. A. e Majak, R. R., La teoria della formazione delle decisioni, in Charlesworth, J. C., (ed.), Contemporary Political Analysis, New York, The Free Press, 1967, tr. it. Teorie e metodi in scienza politica, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 239–253. Vedi inoltre l'ottimo reader a cura diFriedrich, C. J., Rational Decision, New York, Atherton Press, 1964.Google Scholar
6Pertanto, ogni volta che condizioni esterne prendono il sopravvento nel determinare l'esito del processo coalizionale, l'applicazione delle teorie viene sospesa; sull'argomento vedi questo articolo.Google Scholar
7Un ordine completo delle relazioni di preferenza di un attore i esiste se e soltanto se è sempre vero che egli preferisce il risultato x al risultato y, o y a x, o che è indifferente tra i due. Cioè a dire, per tutti gli x, y ed i devono valere le seguenti relazioni: x Ri y, o y Ri x, o x Ri y, dove il simbolo R sta per le relazioni di preferenza (P) e di indifferenza (I). Cfr.Arrow, K. J., Social Choice and Individual Values, New York, Wiley, 1951, p. 13; Sen, A. K., Collective Choice and Social Welfare, San Francisco, Holden Day, 1970, pp. 3–8. L'ordine stabilito fra le relazioni di preferenza di i deve inoltre essere transitivo, tale cioè che se x Ri y e y Ri z, allora x Ri z.Google Scholar
8In tal caso la struttura di preferenza di un attore risulta completamente ordinata. Tale situazione è illustrata con l'impiego di immagini visive (grafi di preferenza) inKaufman, A., Le tecniche decisionali, Milano, Il Saggiatore, 1968, cap. II.Google Scholar
9Rapoport, A., Strategy and Conscience, New York, Harper and Row, 1964, tr. it., Strategia e coscienza, Milano, Bompiani, 1969, p. 61.Google Scholar
10Tale presupposto è chiaramente enunciato da Von Neumann e Morgenstern: ≪ Non possiamo evitare di assumere che tutti i soggetti dal comportamento razionale godono di completa informazione ≫. Cfr. Von Neumann, J. e Morgenstern, O., Theory of Games and Economic Behavior, New York, Wiley, 1967, pp. 1531.Google Scholar
11Vedi in propositoDeutsch, K. W., The Nerves of Government, New York, Free Press, 1963, tr. it. I nervi del potere, Milano, Etas Kompass, 1972, pp. 75–80.Google Scholar
12Simon, H. A., Models of Man Social and Rational, New York, Wiley, 1957, pp. 204–6 e cap. 14.Google Scholar
13Braybroke, D. e Lindblom, C. E., A Strategy of Decision, New York, The Free Press, 1963, cap. 5. Una succinta descrizione del modello incrementalistico è inLindblom, C. E., The Policy Making Process, Englewood Cliff, Prentice Hall, 1968, pp. 24–27.Google Scholar
14Lindblom, C. E., The Policy Making Process, cit., p. 27.Google Scholar
15Tali riserve sono riassunte inTaylor, M., The Theory of Government Coalition Formation, manoscritto inedito, Dipartimento di Scienza Politica, Yale University, 1971. Vedi inoltre, dello stesso autore: Mathematical Political Theory, in ≪ British Journal of Political Science ≫, I, (1971), pp. 339–382.Google Scholar
16Nell'ambito della Theory of Voting, per esempio, ad un elettore razionale non si richiede che di basare la decisione sul calcolo delle proprie preferenze, a prescindere dalla conoscenza del comportamento altrui. Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper and Row, 1957.Google Scholar
17Particolarmente elevati sono i costi derivanti dalla circolazione dell'informazione all'interno del gruppo (c) che è complicata dagli equivoci che possono risultare dall'imperfetta percezione della realtà propria dell'individuo e dal filtraggio cui ogni informazione è sottoposta ad opera del personale sistema di valori di ciascun attore.Google Scholar
18Riker, W. H., The Theory of Political Coalitions, cit.Google Scholar
19Questa osservazione è avvalorata dall'elevato numero di coalizioni possibili in un gruppo, per quanto piccolo. Per n attori, infatti, sono possibili 2n combinazioni, la metà delle quali è composta da coalizioni vincenti (2n-1). Ciò vuol dire che in un gruppo composto, per esempio, da 8 attori sono possibili 256 coalizioni, 128 delle quali provviste di maggioranza. Attribuire a ciascun attore la capacità di esaminare esaustivamente tale insieme è evidentemente irrealistico.Google Scholar
20Adrian, C. A. e Press, C., Decisions Costs in Coalition Formation, in ≪ American Political Science Review ≫, LXII (1968), p. 558.Google Scholar
21Von Neumann, J. e Morgenstern, O., Theory of Games and Economic Behavior, cit. A quest'opera classica, la cui prima edizione risale al 1944, va aggiunto un certo numero di scritti piú recenti, particolarmente importanti per lo studioso di scienze sociali: Luce, R. D. e Raiffa, H., Games and Decisions, New York, Wiley, 1957; Shubik, M., (ed.), Game Theory and Related Approaches to Social Behavior, New York, Wiley, 1964; Schelling, T. C., The Strategy of Conflict, Cambridge, Harvard University Press, 1960.Google Scholar
22Per soluzione di un gioco si intende la scelta di strategie interdipendenti che garantiscano ai giocatori il massimo del guadagno, valutato in base alle strutture di preferenza di ciascuno. Per una piana esposizione dell'argomento, vediSchelling, T. C., Che cos'è la teoria dei giochi?, in Charlesworth, C. J.(a cura di), Teorie e metodi in scienza politica, cit., pp. 283313.Google Scholar
23I giochi a somma costante equivalgono ai giochi a somma 0, o nulla, ai quali faremo d'ora in poi riferimento. Cfr.Luce, R. D. e Raiffa, H., Games and Decisions, cit., p. 158.Google Scholar
24Per una definizione formale della nozione di dominanza vediLuce, R. D. e Raiffa, H., Games and Decisions, cit., p. 201.Google Scholar
25Ibidem, pp. 192198.Google Scholar
26Per esempio, si consideri la coalizione C + S + L, rappresentata nella tabella 1. Sommando i numeri corrispondenti alle posizioni di ciascun membro si ha: 1+2 + 4 = 7; e dividendo per il totale dei membri della coalizione si ha: 7 : 3 = 2,33. L'esempio riportato si ispira ad analoghe argomentazioni diLeiserson, M., Game Theory and The Study of Coalition Behavior, in Groennings, S. et al., (eds.), The Study of Coalition Behavior, New York, Holt, Rinehart and Winston, pp. 255272.Google Scholar
27Shubik, M., L'impiego della teoria dei giochi, in Charlesworth, C. J. (a cura di), Teorie e metodi in scienza politica, cit., pp. 315351.Google Scholar
28Von Neumann, J. e Morgenstern, O., Theory of Games and Economic Behavior, cit., pp. 282290.Google Scholar
29Luce, R. D. e Raiffa, H., Games and Decisions, cit., p. 165e pp. 203–206.Google Scholar
30Tali giochi sono detti giochi semplici, ibidem, pp. 209213.Google Scholar
31Una minima coalizione vincente è una coalizione vincente formata da un gruppo di individui tale che una sola defezione la farebbe perdere. Tale tipo di coalizioni è predetto dalla teoria degli insiemi stabili per il semplice motivo che nei giochi semplici l'aggiunta d'un membro non strettamente necessario alla vittoria della coalizione costringerebbe ad una ripartizione meno vantaggiosa delle vincite.Google Scholar
32Il modo in cui sono calcolati i pesi è alquanto complesso e su di esso rinviamo aVon Neumann, J. e Morgenstern, O., Theory of Games and Economic Behavior, cit., cap. 10. Qui peso è adoperato in senso diverso.Google Scholar
33La comparazione dei risultati inerenti a tutte le coalizioni vincenti possibili nel gruppo, per quanto di facile esecuzione, richiede troppo spazio per essere affrontata in questa sede. Ci limitiamo quindi a qualche esempio, lasciando al lettore un riscontro piú rigoroso della nostra asserzione.Google Scholar
34Von Neumann, J. e Morgenstern, O., Theory of Games and Economic Behavior, cit., pp. 445.Google Scholar
35Il termine ≪ modello ≫ è usato qui in senso strumentale per designare uno schema concettuale ipotetico da saggiare empiricamente per modificare e raggiungere la stesura definitiva. Nelle parole di Riker un modello è ≪ un costrutto teorico che si reputa simile al mondo reale che deve essere descritto. Questa versione semplificata o modello è un insieme di assiomi (piú o meno giustificabili intuitivamente) da cui enunciati generali non ovvi possono essere dedotti. Il vantaggio principale del modello, naturalmente, deriva dal fatto che è un modo conveniente di generare ipotesi e una sorta di freno contro l'inconsistenza ≫. Riker, W. H., The Theory of Political Coalitions, cit., pp. 78. Tale accezione del termine modello è di uso alquanto frequente in scienza politica e si ritrova, fra gli altri, in Dahl, R. A., A Preface to Democratic Theory, Chicago, University of Chicago Press, 1956.Google Scholar
36Leiserson, M., Factions and Coalitions in One-party Japan, in ≪ American Political Science Review ≫, LXII (1968), pp. 770787; vedi inoltre, dello stesso autore, Coalition Government in Japan, in Groenning, S. et al., (eds.), The Study of Coalition Behavior, cit., pp. 80–102.CrossRefGoogle Scholar
37Gamson, W. A., A Theory of Coalition Formation, in ≪ American Sociological Review ≫, XXVI (1961), pp. 373382; e Coalition Theories, in Berkowitz, L., (ed.), Experimental Social Psychology, New York, Academic Press, 1964, vol. I.Google Scholar
38Leiserson, M., Coalitions in Politics: a Theoretical and Empirical Study, New Haven, Yale University Press, tesi di dottorato inedita, 1966.Google Scholar
39Axelrod, R., Conflict of Interest, Chicago, Markhan Publishing Co., 1970.Google Scholar
40L'insieme di tutte le minime coalizioni possibili fra gli attori dei due gruppi elencati nella tabella 2 comprende sette alleanze composte da: A + B, A + D, B + D, T + U, T + V + Z, U + V e U + Z.Google Scholar
41Infatti, nei giochi nei quali tutti gli attori siano caratterizzati da pesi o voti uguali ogni minima coalizione vincente conterrà esattamente la metà piú uno degli attori: ogni voto in piú si rivelerebbe superfluo, mentre un voto in meno la renderebbe perdente. In tale situazione, pertanto, non c'è differenza fra minime coalizioni vincenti e coalizioni dal piú piccolo numero di voti o di peso minimo.Google Scholar
42I pagamenti collaterali consistono nel trasferimento di beni di varia natura fra gli attori, che si vanno ad aggiungere alle vincite previste dalle regole del gioco. Cfr. Luce, R. D. e Raiffa, H., Games and Decisions, cit., p. 168e pp. 180–1.Google Scholar
43Riker, W. H., The Theory of Political Coalitions, cit., p. 32.Google Scholar
44Ibidem, p. 262.Google Scholar
45Ibidem, p. 217.Google Scholar
46A dir poco, perché in realtà A, B e C, in quanto partiti di governo, potrebbero a loro volta essere interessati alla formazione di una piú ampia maggioranza includente D per il maggior controllo sull'opposizione che deriverebbe dall'allargamento della base parlamentare della coalizione. Qualcosa del genere sembra essere avvenuto nella Francia della Quarta Repubblica, in cui la formazione di coalizioni di insolita ampiezza può essere spiegata con l'intento di escludere i Comunisti dalle piú importanti commissioni parlamentari. Cfr. Williams, P. M., Crises and Compromise: Politics in the Fourth French Republic, New York, Doubleday, 1966, p. 258.Google Scholar
47Gamson, W. A., A Theory of Coalition Formation, cit., p. 376.Google Scholar
48Ibidem, p. 376.Google Scholar
49Leiserson, M., Coalition Government in Japan, cit., p. 90.Google Scholar
50Leiserson, M., Factions and Coalitions in One-Party Japan, cit., p. 775.Google Scholar
51Tali problemi sono discussi inBrowne, E. C., Testing Theories of Coalition Formation in the European Context, in ≪ Comparative Political Studies ≫, III (1971), pp. 391412.Google Scholar
52Questa difficoltà è ammessa dallo stesso Leiserson. Cfr.Leiserson, M., Factions and Coalitions in One-Party Japan, cit., p. 782.Google Scholar
53Il piú noto dei modelli spaziali di competizione fra partiti è il cosiddetto modello Hotelling-Downs. Cfr.Downs, A., An Economic Theory of Democracy, cit., pp. 114–141, e An Economic Theory of Political Action in a Democracy, in ≪ Journal of Political Economy ≫, LXV (1957), pp. 135150. Un modello simile è inMacRae, D., Dimensions of Congressional Voting, Los Angeles, University of California Press, 1958, pp. 354–382.Google Scholar
54Stockes, D. E., Spatial Models of Party Competition, in ≪ American Political Science Review ≫, LVII (1963), pp. 368377. Per un'efficace e dettagliata critica delle tesi di Stokes, vediSartori, G., Modelli spaziali di competizione fra partiti, in ≪Rassegna Italiana di Sociologia≫, VI (1965), pp. 7–29.Google Scholar
55Non mancano tuttavia i tentativi di elaborare modelli spaziali multidimensional!. Fra gli autori ai quali sono dovuti i contributi piú importanti in materia ricordiamo: Black, D., The Theory of Committees and Elections, Cambridge, Cambridge University Press, 1958; Davis, O. A. e Hinich, M. J., A Mathematical Model of Policy Formation in a Democratic Society, in Bernd, J. L., (ed.), Mathematical Applications in Political Science, Dallas, Arnold Foundation, 1966, vol. II, pp. 175–208; Tullock, G., Towards a Mathematics of Politics, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1967.Google Scholar
56Stokes, D. E., Spatial Models of Party Competition, cit., p. 370.Google Scholar
57L'importanza di tale dimensione di conflitto nello studio dei fenomeni coalizionali è stata opportunamente sottolineata daDe Swaan, A.. Cfr. De Swaan, A., Coalitions Theories and Cabinet Formation, Amsterdam, Elsevier, 1973, cap. IV.Google Scholar
58Stokes, D. E., Spatial Models of Party Competition, cit. p. 370.Google Scholar
59Minimal connected winnig coalitions nella terminologia di Axelrod. Cfr.Axelrod, R., Conflict of Interest, cit. p. 170. Il termine connected (connessa) si riferisce alle posizioni adiacenti occupate sulla scala dagli attori facenti parte delle coalizioni predette dalla teoria. Inoltre, è necessario che tali coalizioni siano vincenti e minime, nel senso che esse non debbono contenere piú attori di quanti ne sono necessari alla vittoria di una coalizione connessa. Pertanto, è ammesso che le coalizioni contengano membri superflui, a condizione che questi occupino posizioni politiche intermedie fra quelle di due membri della stessa coalizione.Google Scholar
60Axelrod, R., Conflict of Interest, cit., p. 150.Google Scholar
61Ciò è ben noto agli studiosi di relazioni internazionali. Cfr.Fisher, R., Fractionating Conflict, in Fisher, R., (ed.), International Conflict and Behavioral Sciences, New York, Basic Books, 1964, pp. 91110s.Google Scholar
62Fra i piú importanti contributi in materia vanno ricordati: Leiserson, M., Coalitions in Politics, cit., pp. 333414; Damgaard, E., The Parliamentary Basis of Danish Government: the Patterns of Coalition Formation, in ≪ Scandinavian Political Studies≫, IV (1969), pp. 31–57; Browne, E. C., Testing Theories of Coalition Formation in the European Context, cit.; De Swaan, A., Coalition Theories and Cabinet Formation, cit., capp. IX–XI. Tali ricerche vertono esclusivamente sullo studio dei governi di coalizione; ben poco si sa d'altronde in fatto di coalizioni legislative ed elettorali, argomenti sui quali non esistono che alcuni case studies fra i quali menzioniamo: Merkl, P. H., Coalition Politics in West Germany, in Groennings, S. et al., (eds.), The Study of Coalition Behavior, cit., pp. 13–42; Rosenthal, H., Size of Coalitions and Electoral Outcomes in the Fourth French Republic, in ≪ ibidem ≫, pp. 43–59; Groennings, S., Strategies and Payoffs in Norwegian Coalition Formation, in ≪ ibidem ≫, pp. 60–79; Damgaard, E., A Coalitional Approach to Legislative Politics: the Case of Denmark, relazione presentata al meeting annuale della Midwest Political Science Association, Chicago, aprile, 1972.Google Scholar
63SecondoBarnes, S., ≪ mentre tale continuum si rivela inadeguato nell'analisi di molti sistemi politici, esso non comporta apprezzabili distorsioni della realtà nel caso dell'Italia, ma costituisce anzi un utile strumento per chi voglia accostarsi allo studio dei partiti politici italiani ≫. Cfr.Barnes, S. H., Italy: Oppositions on Left, Right and Center, in Dahl, R. A., (ed.), Political Oppositions in Western Democracies, New Haven, Yale University Press, 1966, p. 304.Google Scholar
64Kogan, N., The Government of Italy, New York, Crowell, 1962.Google Scholar
65Leiserson, M., Coalitions in Politics, cit.Google Scholar
66Barnes, S. H., Italy: Oppositions on Left, Right and Center, cit.Google Scholar
67Sartori, G., European Political Parties: the Case of Polarized Pluralism, in LaPalombara, J. e Weiner, M., (eds.), Political Parties and Political Development, Princeton, Princeton University Press, 1966, tr. it. riveduta Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, in ≪ Tempi Moderni ≫, XXXI, 1968, pp. 4–34.Google Scholar
68Fonti: Axelrod, R., Conflict of Interest, cit., p. 178; ≪ Corriere della sera ≫; Galli, G., Il difficile governo, Bologna, Il Mulino, 1972.Google Scholar
69Il simbolo X indica gli attori appartenenti alla coalizione e facenti parte del governo, mentre con x sono designati gli attori associati alla coalizione con la formula dell'appoggio esterno e quindi privi di rappresentanti nel governo.Google Scholar
70La contrazione del diametro della coalizione rappresenta graficamente l'avvento del PSU al governo in seguito all'unificazione socialista (ottobre 1966 - agosto 1969) e la comparsa del PSIUP alla destra (B) del PCI.Google Scholar
71L'importanza di un approccio coalizionale allo studio del frazionismo intra-partitico emerge chiaramente dall'ampio dibattito sull'argomento apparso sulla ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, ora ristampato inSartori, G.(a cura di), Correnti, frazioni e fazioni nei partiti politici italiani, Bologna, Il Mulino, 1973.Google Scholar
72Tali conclusioni rappresentano il risultato della piú ampia e sistematica ricerca finora compiuta in materia di comportamento coalizionale, condotta su nove sistemi multipartitici europei. Cfr.De Swaan, Abraham, Coalition Theories and Cabinet Formation, cit., cap. XII.Google Scholar
73Cfr., per esempio, il recente intervento diFisichella, Domenico, L'alternativa rischiosa: considerazioni sul ≪ Difficile Governo ≫, in ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, II (1972), pp. 589613.Google Scholar