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LA SINISTRA NEI SISTEMI PARTITICI EUROPEI (1917–1978): UNA ANALISI COMPARATA DELLA SUA DIMENSIONE E COMPOSIZIONE E DEI PROBLEMI DI SVILUPPO ELETTORALE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Nella sua originale analisi dello sviluppo storico della struttura dei sistemi partitici europei Stein Rokkan sottolinea che la frattura di classe originata dalla rivoluzione industriale è quella che ha reso i sistemi partitici europei piú simili tra loro per quanto riguarda il «paesaggio» partitico. Infatti, se «la maggior parte della variazione tra i sistemi» può essere interpretata in base alla natura dei cleavages preindustriali, i cui decisivi contrasti hanno modellato la costellazione partitica di ogni sistema nazionale, la presenza pressoché ovunque di partiti socialisti e comunisti costituisce il piú evidente tratto comune degli stessi sistemi partitici europei.

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Ricerche
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References

1 Rokkan, S., Nation-Building, Cleavage Formation and the Structuring of Mass Politics , in Rokkan, S., Citizens Elections Parties. Approaches to the Study of the Processes of Development, Oslo, Universitetsforlaget, 1970, p. 130.Google Scholar

2 Cfr. Lorwin, V. R., Working Class Politics and Economic Development in Western Europe , in Lorwin, V. R., (ed.), Labor and Working Conditions in Modern Europe, London, Collier-MacMillian, 1967, pp. 58–72; e Daalder, H., Parties, Elites and Political Development in Western Europe , in LaPalombara, J. e Weiner, M. (eds.), Political Parties and Political Development, Princeton (N.J.), Princeton University Press, 1966, pp. 4377.Google Scholar

3 Un caso particolarmente evidente è quello francese; anche molti deputati della SFIO erano di fatto «radical-repubblicani» di spirito e formazione. Cft. Williams, P., Crisis and Compromise. Politics in the Fourth Re public, London, Longmans, 1964, p. 104.Google Scholar

4 Questa è la posizione di R. Inglehart i cui piú recenti lavori sono dedicati allo studio delle differenze intergenerazionali nei sistemi di valori. I risultati delle sue ricerche suggeriscono che il voto a sinistra di gran parte delle nuove generazioni non ha molto a che vedere con quello delle generazioni precedenti in quanto si basa su valori e motivazioni completamente diverse e, talvolta, antitetiche. Vedi il suo piú recente lavoro, The Silent Revolution: Changing Values and Political Styles among Western Publics, Princeton (N.J.), Princeton University Press, 1977.Google Scholar

5 In questo senso l'espressione è stata introdotta da André Sigfried con una argomentazione significativa: «Preoccupato soprattutto con la realtà, mi sono quindi concentrato meno sui partiti — categorie superficiali e costantemente in mutamento — che sulle tendenze di fondo»; Tableau politique de la France de l'Ouest sous la Troisième République, Paris, Colin, 1913, pp. XXIV.Google Scholar

6 Dall'insieme dei paesi dell'Europa occidentale presi in esame sono esclusi il Portogallo, la Spagna e la Grecia a causa dei lunghi periodi di assenza di elezioni competitive.Google Scholar

7 Per essere piú precisi va ricordato che in Austria nel 1966 si costituì un secondo partito socialista condotto da un ex Ministro degli Interni socialdemocratico. Tale partito — chiamatosi Partito democratico del progresso (DFP) — ottenne il 3,3% dei voti ma subito dopo si dissolse. In Irlanda si verificò una scissione nel Partito laburista che diede vita al Lavoro Nazionale (NL). Il partito durò solo pochi anni e nel 1950 si riunì al Partito laburista.Google Scholar

8 Nel, 1973 la Lega socialdemocratica dei lavoratori e dei piccoli contadini si è riunita con il Partito socialdemocratico finlandese, ma la parte di essa che ha rifiutato tale decisione ha dato vita ad un Partito socialista dei lavoratori (STP).Google Scholar

9 Nelle forze di sinistra non-socialista e non comunista non è incluso il Partito radicale (PR) come spesso avviene. Questo perché tale partito non appartiene né ideologicamente ne programmaticamente a quelle forze che abbiamo definito per il loro riferimento storico preciso alla frattura di classe.Google Scholar

10 Kirchheimer, O., Germany. The Vanishing Opposition , in Dahl, R. A., (ed.), Political Oppositions in Western Democracies, New Haven-London, Yale University Press, 1966, p. 249.Google Scholar

11 Cft. Duverger, M., Les partis politiques, Paris, Colin (6a ed.), pp. 1781.Google Scholar

12 Questo tipo di ragionamento è implicito per esempio in Lipset, S. M., The Changing Class Structure in Contemporary European Politics , in Graubard, S. R., (ed.), A New Europe? A Timely Appraisal, Boston, Beacon Press, 1967, pp. 337369, in cui il Partito comunista italiano e francese sono considerati due eccezioni da spiegare con interpretazione ad hoc .Google Scholar

13 Sartori, G., Parties and Party Systems. A Framework for Analysis, London. New York, Cambridge University Press, 1976, pp. 137138.Google Scholar

14 Daalder, H., The Consociational Democracy Theme , in «World Politics», XXVI (1974), n. 4, p. 615.Google Scholar

15 La letteratura sull'argomento è divenuta vastissima durante gli ultimi dieci anni; citiamo solamente una raccolta di articoli sull'argomento curata da McRae, K. D., (ed.), Consociational Democracy: Political Accomodation in Segmented Societies, The Charleton Library N. 79, Toronto, 1974; e l'ultimo volume di Lijphart, A., Democracy in Plural Societies, New Haven, Yale University Press, 1977.Google Scholar

16 Tale approccio è stato applicato con riferimento esclusivo ai partiti socialisti europei in un seminar paper del gruppo di studio dell'Istituto Universitario Europeo sui «Recenti mutamenti nei sistemi partitici europei»: Bartolini, S., Johansen, L. N. e Righi, R., Social Democratic Parties in Western Europe: A Profile of Different/Common Features and New Problems, Firenze, Novembre 1977.Google Scholar

17 Cft. Linz, J. J., Pattern of Land Tenure, Division of Labor, and Voting Behavior in Europe , in «Comparative Politics», VII (1976), n. 3, pp. 365430.Google Scholar

18 Cft. Butler, D. e Rose, R., The British General Elections of 1959, London, MacMillan, 1960, pp. 1516.Google Scholar

19 Niente meglio del titolo di un famoso volume di Abrams, M. e Rose, R. richiama questa prospettiva negativa: Must Labour Lose?, London, Penguin, 1960, specialmente p. 59. Per una critica vedi Rawson, D. W., The Life-Span of Labour Parties, in «Political Studies», XVII (1969), n. 3, pp. 313–333; e Goldthorpe, J. H. et al., The Affluent Worker: Political Attitudes and Behaviour, London, Cambridge University Press, 1971, pp. 1113.Google Scholar

20 Questo fenomeno viene sempre piú spesso sottolineato nei recenti studi sul comportamento elettorale nei paesi scandinavi. Vedi per esempio i primi tre capitoli del volume edito da Cerny, K. H., Scandinavia at the Polls, Washington, American Enterprise Institute for Public Policy Research, 1977, rispettivamente di Ole Borre per la Danimarca, Henry Valen e Willy Martinussen per la Norvegia e Bo Sarlvick per la Svezia. Per un'opinione ancora piú radicale sul declino del voto di classe in Danimarca vedi Worre, T., Decline of the Danish Social Democracy, ECPR Workshop, Berlino, 1977.Google Scholar

21 Kirchheimer, O., The Transformation of the Western European Party Systems , in LaPalombara, J. e Weiner, M., (eds.), Political Parties and Political Development, cit., pp. 177200.Google Scholar

22 Sartori, G., op. cit., pp. 134136.Google Scholar