Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Tra gli studiosi, come tra politici, giornalisti e commentatori, la partecipazione al voto e l'astensionismo sono stati a lungo oggetto di interpretazioni divergenti. Per esempio, S.M. Lipset ha sostenuto che “attualmente l'astensionismo è, almeno nelle democrazie occidentali, un riflesso della stabilità del sistema… ”. Allo stesso modo, spesso si ritiene che una bassa partecipazione alle urne rifletta la soddisfazione di base dell'elettorato per come vanno le cose, o, alternativamente, che un'alta partecipazione corrisponda ad un alto livello di divisione e di conflitto politico. Il crollo della democrazia nella repubblica di Weimar e in Austria negli anni ‘20 e ‘30 è spesso citato come un tipo di ‘prova’ storica di quest'ultima tesi. Viceversa, altri hanno suggerito che l'a-stensionismo porta ad una mancanza di effettiva cittadinanza, che a sua volta segnala che il grado di fedeltà al sistema è democraticamente inadeguato. Si può anche ricordare la classica tesi di V.O. Key, secondo la quale significativi livelli di astensionismo implicano la sottorappresentazione di gruppi socialmente e economicamente svantaggiati.
1 Lipset, S.M., Political Man, London, Heinemann, 1960, p. 185. (trad. it. L'Uomo e la politica, Milano, Comunità, 1963).Google Scholar
2 I paesi interessati sono Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania occidentale, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Va anche notato che abbiamo escluso le elezioni del 1945 in Lussemburgo, e che due elezioni nel Lussemburgo furono parziali; vedi Grafico 11.Google Scholar
3 Con l'eccezione di cinque elezioni nel Regno Unito, dove la partecipazione è calcolata in percentuale dei voti validi.Google Scholar
4 Lipset, , op. cit. , p. 32 e p. 218.Google Scholar
5 Per motivi pratici insiti nel calcolo delle equazioni di regressione, si assume che le elezioni abbiano avuto luogo a intervalli di tempo fissi. Pertanto, sebbene le equazioni non possano essere usate per predire la partecipazione per una data elezione, le linee tendenziali mostrano lo sviluppo del modello della partecipazione per un dato numero di elezioni. Le linee di regressione nei grafici 2–16 sono basate sul calcolo di valori delle prime e ultime elezioni.Google Scholar
6 La partecipazione media nei Paesi Bassi prima dell'abolizione del voto obbligatorio era del 94,7%, dopo passò all'83,5%; la standard deviation prima del 1971 era 0,89 (il minimo assoluto), dopo il 1971 era 3,64; l'equazione di regressione prima del 1971 era 93,443 + 0,314, e dopo il 1971 74,633 + 4,450. Il Grafico 12 mostra una linea di tendenza basata su tutte le elezioni del dopoguerra, e una basata sulle sole elezioni a voto obbligatorio.Google Scholar
7 Kim, J.O., Petrocik, J.R. e Enokson, S.N., Voter Turnout among the American States: Systemic and Individual Components , in “American Political Science Review”, LXIX (1975), p. 108.Google Scholar
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9 Vedi Svensson, P., De Unges Valgret, Aarhus, Forlaget Politica, 1978.Google Scholar
10 Kerr, H.H., The Swiss Party System: Steadfast and Changing During the Post-War Period, paper presentato al colloquio sui Recent Changes in European Party Systems , Firenze, Istituto Universitario Europeo, 1978, p. 45.Google Scholar
11 Sjoblom, G., The Swedish Party System in the Post-War Period, paper presentato al colloquio sui Recenti cambiamenti nei sistemi partitici europei, cit, p. 31.Google Scholar
12 Ibidem, p. 31.Google Scholar
13 Pesonen, P. e Rantala, O., Change and Stability in the Finnish Party Systems, paper presentato al colloquio sui Recenti cambiamenti nei sistemi partitici europei, cit., p. 30.Google Scholar
14 Daalder, H., The Dutch Party System: 1978 and 1946 Contrasted, presentato al colloquio sui Recenti cambiamenti nei sistemi partitici europei, cit., p. 23.Google Scholar
15 Rosenstone, S.J. e Wolfinger, R.E., The Effect of Registration Laws on Voter Turnout , in “American Political Science Review”, LXXII (1978), pp. 22–45.Google Scholar
16 Rosenstone, S.J. e Wolfinger, R.E., op. cit. , p. 39.Google Scholar
17 Cfr. ad esempio, Girod, R., Facteurs de l'abstentionnisme en Suisse , in “Revue Française de Science Politique”, III (1953), pp. 349–376.CrossRefGoogle Scholar
18 La ricerca di Irwin, G.A., Compulsory Voting Legislation: Impact on Voter Turnout in the Netherlands , in “Comparative Political Studies”, VII (1974), pp. 292–315, sull'abolizione del voto obbligatorio nei Paesi Bassi mostra che quelle persone che erano incerte se votare o non votare erano incoraggiate ad andare alle urne dalla legislazione. Coloro i quali avevano una opinione piú precisa a favore o contro erano influenzati in misura minore dalla presenza della obbligatorietà. Nessuna prova può essere trovata a proposito di un qualsiasi impatto della legislazione sullo sviluppo dell'abitudine al voto.Google Scholar
19 Invece che il metodo dell'iscrizione automatica, in alcuni paesi si adotta il metodo della iscrizione su richiesta dell'elettore presso le autorità responsabili. La Francia è l'unico caso tra i paesi europei, ma negli Stati Uniti questa pratica è quasi universale, e gli effetti di differenti leggi di registrazione sono stati accuratamente esaminati. Kelley e altri, sulla base di una ricerca in 104 città americane, affermano che “il 78% della variazione nella percentuale della popolazione in età di voto che ha votato poteva essere spiegato da variazioni nella percentuale della popolazione che era registrata al voto”; Kelley, S. Jr., Ayres, R.E. e Bowen, W.G., Registration and Voting: Putting First Things First , in “American Political Science Review”, LXI (1967), p. 362. Il citato lavoro di Kim, Jae-On, Petrocik, J.R. e Enokson, S.N., ci offre ampie prove dell'influenza delle leggi statali di registrazione sulla partecipazione elettorale, anche se gli autori ritengono quasi impossibile separare fattori legali e fattori di competizione nei loro rispettivi effetti sulla partecipazione. Rosenstone, S.J. e Wolfinger, R.E. (op. cit), mostrano come le leggi di registrazione statali abbiano ridotto la partecipazione nelle elezioni del 1972 di circa nove punti percentuali. L'impatto fu piú pesante nel Sud e tra le classi meno istruite. Scadenze ravvicinate e un limitato numero di ore di ufficio per la registrazione furono ostacoli tra i piú decisivi.Google Scholar
20 Inter-Parliamentary Union, Parliaments of the World, preparato da V. Herman, London, Macmillan, 1976, p. 41.Google Scholar
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22 Fraeys, W., Les élections législatives du 17 avril 1977 , in “Res Publica”, XVIII (1977), pp. 496–497.Google Scholar
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24 Cfr. Butler, D. e Kavanagh, D., The British General Elections of February 1974, London, Macmillan, 1974, pp. 260–261.Google Scholar
25 Fraeys, W., Analyse des résultats des élections législatives , in “Res Publica”, XIV (1972), p. 385.Google Scholar
26 Cfr. Sartori, G., Parties and Party Systems: A Framework for Analysis, Cambridge, Cambridge University Press, 1976, pp. 217–221.Google Scholar
27 Vedi Rae, D., The Political Consequences of Electoral Laws, New Haven (Conn.), Yale University Press, 1967; Rae, D. e Taylor, M., The Analysis of Political Cleavages, New Haven (Conn.), Yale University Press, 1970; Sartori, G., op. cit. , pp. 304–315.Google Scholar
28 Vedi Pedersen, M., The Dynamics of European Party System: Changing patterns of Electoral Volatility , in “European Journal for Political Research”, VII (1979), pp. 1–26.Google Scholar
29 Lijphart, A., Typologies of Democratic Systems , in “Comparative Political Studies”, I (1968), pp. 33–34.Google Scholar
30 Un'analisi preliminare ha mostrato che di fatto esiste una notevole multicollinearità tra le quattro variabili indipendenti da noi usate.Google Scholar
31 Una serie di problemi tecnici e statistici è collegata a questa procedura. Principalmente, c'è il problema che associazioni nazionali possono essere nascoste in quanto i nostri test cross-nazionali hanno a che fare con sistemi caratterizzati da notevoli variazioni nei livelli e nelle tendenze della partecipazione elettorale. Al livello dei sistemi partitici individuali ci troviamo di fronte al problema del ristretto numero di casi (cioè, elezioni) e pertanto a coefficienti di correlazione probabilmente troppo alti e non affidabili. Il seguente test, pertanto, dovrebbe essere trattato con cautela. Ciò che possiamo dire con sicurezza è che i coefficienti riportati indicano se davvero esiste una apprezzabile associazione (ignoriamo le differenze nella forza della associazione), e nello stesso tempo indicano la direzione (segno) di detta associazione.Google Scholar
32 Cfr. Denver, D.T. e Hands, H.T.G., Marginality and Turnout in British General Elections , in “British Journal of Political Science”, IV (1974), pp. 17–35.Google Scholar