In una recente intervista (Pincus & Ferris, 1993), Nancy C. Andreasen, nuovo editor dell' American Journal of Psychiatry (AJP), ha ricordato come la proposta di adottare il metodo della blind review, cioè della revisione degli articoli inviati per la pubblicazione da parte di referee ai quali non viene reso noto il nome degli autori, venga riproposta ad ogni riunione del Comitato Direttivo dell'AJP. Finora, dice Andreasen, il Comitato si è sempre espresso in senso contrario, sostanzialmente per due motivi: il primo è che alcune Unità di Ricerca ed alcuni gruppi sono noti per essere più rigorosi di altri e questa «autorevolezza» è utile al referee per prendere una decisione; il secondo dipende dalla difficoltà di fare una review veramente blind, in quanto lo stile, la bibliografia e altri elementi spesso rendono possibile o addirittura facile l'identificazione degli autori del lavoro. Ciò non è giusto per quelli che invece non vengono identificati.
Il problema di assicurare una valutazione equilibrata e non distorta degli articoli inviati potrebbe più semplicemente essere risolto: a) facendo in modo che la revisione «in aperto» da parte dei referee sia fatta da persone non solo competenti, ma anche disinteressate, attendibili e note per la loro correttezza; b) garantendo ampia possibilità di accesso alla pubblicazione anche ai gruppi «minori» o agli autori che lavorano fuori dalle istituzioni più note, purché ovviamente i loro articoli soddisfino gli standard di qualità della rivista in questione. Il punto cruciale, dunque, è la scelta dei referee, scelta che spetta quasi sempre al direttore della rivista.