Hostname: page-component-78c5997874-xbtfd Total loading time: 0 Render date: 2024-11-05T04:56:29.919Z Has data issue: false hasContentIssue false

DALLA PORTA BORGIANA (CIVITA CASTELLANA, VITERBO) AL MAUSOLEO DI PUBLIO GLIZIO: ANALISI DELLA SPOLIAZIONE E DEL REIMPIEGO DI UN MONUMENTO FUNERARIO ROMANO

Published online by Cambridge University Press:  22 March 2023

Abstract

La Porta Borgiana di Civita Castellana (Viterbo, Italia), eretta alla fine del XV secolo in onore del cardinale Rodrigo Borgia, venne costruita grazie allo smantellamento di un monumento funerario romano, dal quale venne estratto un insieme di materiali marmorei per decorare l'arco. L'iscrizione sulla porta chiarisce l'origine di tali pezzi, i quali appartenevano alla tomba di Publius Glitius, uno dei protagonisti della congiura di Pisone. Sulla base dello studio dei materiali, spoliati e riutilizzati nella Porta Borgiana e in altri siti del comune di Civita Castellana, nei pressi della città di Falerii Novi, presentiamo un approccio al monumento funerario in questione, fornendo nuovi dati sull'identificazione del personaggio e sulla possibile ubicazione della tomba. Allo stesso tempo, l'analisi della costruzione della Porta Borgiana ha permesso di metterla in relazione con la propaganda politico-ideologica di Rodrigo Borgia, basata, in parte, sull'uso dell'antichità classica, quale strumento di legittimazione dinastica e territoriale.

The Porta Borgiana in Civita Castellana (Viterbo, Italy), erected at the end of the 15th century in honour of Cardinal Rodrigo Borgia, was built thanks to the dismantling of a Roman funerary monument, from which a set of marble materials was extracted to decorate the arch. The inscription on the gateway clarifies the origin of these pieces, which belonged to the tomb of Publius Glitius, one of the protagonists of the Pisonian conspiracy. Based on the study of the materials, stripped and reused in the Porta Borgiana and in other sites of the municipality of Civita Castellana, near the city of Falerii Novi, we present an approach to the funerary monument in question, providing new information on the identification of the individual and on the possible location of the tomb. At the same time, the analysis of the construction of the Porta Borgiana has made it possible to relate it to Rodrigo Borgia's ideology, propaganda and political discourse, based in part on the use of classical antiquity as an instrument of dynastic and territorial legitimation.

Type
Articles
Copyright
Copyright © British School at Rome 2023

La Porta Borgiana di Civita Castellana (Viterbo, Italia)

Costruita a partire dalla spoliazione di un monumento funerario romano, la cosiddetta Porta Borgiana di Civita Castellana (Viterbo), municipio ubicato nei pressi dell'antica enclave etrusca di Falerii e della successiva città romana di Falerii Novi, venne eretta nel XV secolo, come antiporta in onore del cardinale Rodrigo Borgia (1431–1503), futuro papa Alessandro VI, a quei tempi governatore di Civita Castellana (Fig. 1).Footnote 1 Questo è chiaro dall'iscrizione inserita nella chiave di volta, che, oltre al cursus honorum del cardinale, porta il nome latino di Publius Glitius, dal cui mausoleo si riferisce sono stati recuperati i materiali marmorei che adornano la porta.

Fig. 1. Immagine frontale della Porta Borgiana di Civita Castellana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Il fatto che si specifichi la provenienza dei materiali, una particolarità per nulla comune, rende la Porta Borgiana un caso di studio interessante, nel quadro del vasto panorama del reimpiego architettonico degli elementi romani, negli edifici tardomedievali e rinascimentali.Footnote 2 In tal senso, sebbene esistano diversi esempi di porte medievali che riutilizzarono elementi architettonici romani, seguendo una pratica comune, come nel caso di Castelo de Vide (Portogallo), dove uno degli archi dell'antica città romana di Ammaia (São Salvador da Aramenha, Portogallo) servì da portale d'accesso alla fortificazione diocesana, in nessuno di questi casi viene indicata la provenienza del materiale archeologico (Gil Mantas, Reference Gil Mantas2010). Un caso particolare sono gli spolia della casa di Laurentius Manlius a Roma, dove è specificata la loro origine dalla via Appia (Tucci, Reference Tucci2001: 202). Tale azione va collocata nelle opere di restauro, divulgazione e fruizione dell'arte antica avvenuta durante il pontificato di Sisto IV (1471–1484), il quale, come fece dopo Alessandro VI, insistette sulla necessità di recuperare, attraverso la cultura, il vigore dell'antica Roma (De Feo, Reference De Feo1987; Miglio, Reference Miglio1986). Questa particolarità rende estremamente interessante il caso della Porta Borgiana che, insieme alla casa di Manlio, sono gli unici due casi noti in cui viene specificata l'origine dei materiali.Footnote 3

Alla luce di tali dati, la Porta Borgiana, che oggi si trova addossata a un muro costruito nel XIX secolo, offre diverse traiettorie di ricerca:

  1. 1. Lo studio degli elementi spoliati e reimpiegati nella porta, così come la loro possibile relazione con il mausoleo di Publio Glizio, il quale, come tramanda Tacito (Ann. 15.56, 71), partecipò alla congiura di Pisone.

  2. 2. L'analisi degli altri materiali architettonici romani che, collocati in diversi edifici di Civita Castellana, potrebbero essere in relazione con il monumento in questione.

  3. 3. La contestualizzazione storica dell'edificazione della Porta Borgiana, i motivi che spinsero alla sua costruzione, il suo significato e la sua relazione con la dinamica culturale intrapresa dal cardinale Borgia, il cui interesse per il passato archeologico, posto al servizio del suo progetto politico, fu considerevole.Footnote 4

  4. 4. Si propone, infine, una possibile ricostruzione del monumento funerario romano.

Dalla Porta Borgiana al mausoleo di Publius Glitius

La Porta Borgiana, costruita con un bugnato rustico di tufo, che intenzionalmente e concettualmente rimanda a uno degli elementi più identificativi dell'architettura romana, presenta, nella sua struttura centrale, una serie di materiali romani riutilizzati, con uno scopo molto chiaro. Come specificato nell'iscrizione sulla chiave di volta (Fig. 2), la porta fu eretta dal popolo in onore del cardinale Rodrigo Borgia, allora governatore di Civita Castellana:

RODORICO ⋅ BORIAE ⋅
CALISTI ⋅ III ⋅ PONT ⋅ MAX
NEPOTI. EPÌS. PORT. CAR.
VALENT ⋅ S ⋅ R ⋅ E ⋅ VICECAN ⋅
⋅ VE<H>ÌENTES ⋅
RELIQUIAS ⋅ SEPULC(R)I
P ⋅ GLITII L ⋅ GAL ⋅ TRIB ⋅
MILITUM. LEG. PR. III VIRI ⋅
CAPIT ⋅ CANDIDATI ⋅
VETUSTATE ⋅ COLLAPSI
PATRI ⋅ ET DOMINO
B ⋅ M ⋅ RESTITUI ⋅
CURARUNT ⋅Footnote 5

Grazie a questa iscrizione e alla sua iconografia, nella quale appare il cappello cardinalizio, così come pure il titolo di ‘episcopo Portuensi’ (1476), la menzione di cardinale valenziano, che rimanda alla sua terra di origine, e ‘Vicecancellarius’, rango al quale venne elevato nel 1457, possiamo confermare che la realizzazione della porta è precedente al 1492, anno in cui Rodrigo Borgia ascense al soglio pontificio, con il nome di Alessandro VI (Fernández de Córdova e Navarro Sorní, Reference Fernández de Córdova and Navarro Sorní2018). Sappiamo, inoltre, che Rodrigo Borgia fu governatore di Civita Castellana a partire dal 1484, pertanto è opportuno fissare la costruzione della porta tra questo anno e il 1492. Nel 1484, tuttavia, ottenne anche il titolo di decano del Collegio cardinalizio. Il cardinale decano assume il titolo di Ostia, oltre a quello episcopale, per cui la sua assenza nell'iscrizione potrebbe segnare un terminus ante quem. Sembra logico datare la porta intorno al 1484.

Fig. 2. Chiave di volta della Porta Borgiana, con l'iscrizione dedicata a Rodrigo Borgia (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Il dato che ci interessa ora è, senza dubbio, quello che fa riferimento all'origine dei materiali reimpiegati nella porta, dal momento che viene specificato che corrispondono alle reliquias sepulc(r)i di Publius Glitius, figlio di Lucius (forse il Lucius Glitius Verus di CIL V 7088), della tribù Galeria, riportando il cursus honorum che figurava nell'iscrizione originale del monumento funerario. L'iscrizione, d'altra parte, venne riutilizzata come fonte per l'acqua santa, così come riportato nel Libro del Consegli (Archivio de Conservatori di Civita Castellana 1593, fol. 95), nel quale viene segnalata la sua localizzazione ex pilo marmoreo reperto in Ecclesia Beate Maria de Arcu, l'attuale chiesa di Santa Maria del Carmine. Sebbene l'iscrizione non sia attualmente rintracciabile, abbiamo localizzato la prima lettera della stessa, nel corso dell'analisi architettonica della Porta Borgiana, come evidenzieremo più avanti. Il testo è stato trasmesso grazie a una copia, realizzata nel 1593, nella quale si legge (Mazzocchi, Reference Mazzocchi1646: 34):

P.GLITIO.L.GALLO.TRIB.MILIT.
LEGION.PR.III.VIRO.CAPIT.OP.
VEHIIS.P.Q.MAXIMILLA
AGNATIA.CON.
O.S.P.

Nonostante gli errori del copista, l'iscrizione originale (CIL XI 3097, p. 1323) coincide, in buona parte, con quella trasmessa nell'epigrafe della chiave di volta della porta, dandoci, oltre alle cariche di tribuno militare e pretore, anche il nome della moglie, dedicante del monumento: Maximila Agnatia [i.e., Egnatia Maximilla].Footnote 6 Questo nome torna ad apparire nell'epigrafia, assieme a quello del suo sposo, in una dedica in lingua greca, nella quale al nome di Publio Glizio è associato il cognomen Andrianus (CIG 2349 i, vol. II, p. 1068; Smallwood, Reference Smallwood1984: n°.245; IG X 11.5.757). Si tratta di una iscrizione onoraria, eretta ad Andros (Grecia) come ringraziamento per i benefici concessi dalla coppia durante la loro permanenza sull'isola, dove vennero forzatamente esiliati, a causa della loro partecipazione alla congiura dell'anno 65 contro Nerone (Nicols, Reference Nicols1990: 94).

Tutti questi dati ci permettono di indicare Publio Glizio, al quale venne dedicato il monumento funerario spoliato nella Porta Borgiana, come uno dei membri della congiura di Pisone, della quale parla Tacito (Ann. 15.56). Glizio Gallo viene nominato tra le accuse che muove il senatore Flavio Escevino, il quale denuncia un certo numero di congiurati, credendo che fossero già stati denunciati. Così, nello scambio di accuse, compare il nome di Glizio Gallo. In seguito (Tac. Ann. 15.71), Tacito descrive le condanne dei personaggi implicati e, nel caso di Glizio (sempre associato ad Annio Pollione), dice chiaramente che fu condannato all'esilio, sebbene non si arrivò a dimostrare la sua colpevolezza. Per tale ragione, molto probabilmente, finì esiliato nell'isola di Andros, dove lo accompagnò sua moglie, Egnazia Massimilla.

Alla morte di Nerone, la coppia lasciò l'esilio e vennero loro restituite le proprietà, precedentemente confiscategli (Plutarch, Otho 1,3). Uno dei loro figli, Quintus Glitius Atilius Agricola (PIR G 181), giungerà per due volte alla dignità di console (97, 104 d.C.), avendo servito nelle guerre daciche ed essendo uno degli uomini di fiducia di Traiano (CIG 6763; CIL V 6974, 6976; Bennett, Reference Bennett1997: 99). Al di là di questi dati, alla morte del suo sposo, Egnazia Massimilla eresse in suo onore il monumento funerario di Falerii, smontato nel basso medioevo, i cui materiali vennero riutilizzati intorno al 1484 per decorare la Porta Borgiana, così come altri edifici della città, tra i quali il campanile della chiesa di Santa Maria del Carmine. [Fig. 3]

Grazie al lavoro portato a termine a Civita Castellana, abbiamo potuto identificare una significativa quantità di materiale marmoreo nelle altre aree urbane, relativo anch'esso a edifici di carattere funerario (Fig. 3) (Götze, Reference Götze1939). In particolare, oltre ai frammenti inseriti nel nartece del duomo di Civita Castellana, riferiti all'area funeraria di Falerii Novi negli studi precedenti (Manzella, Reference Manzella1979: 98–99), in Piazza Matteotti si conserva un frammento di trabeazione, con parte dell'architrave e del fregio (Fig. 4). In una strada vicina, ancora nel centro urbano, abbiamo localizzato altri due pezzi, una rosetta e un frammento di cornice. Senz'altro, tutti questi materiali non fanno parte di un unico monumento funerario, come si è tradizionalmente interpretato, ma di due insiemi monumentali; ora è stata chiarita l'origine di questi pezzi, che apparterrebbero, da una parte al mausoleo di Publio Glizio, dall'altro a quello di Cartinia, sacerdotessa di Giunone, conservato quasi nella sua totalità al Pergamonmuseum di Berlino (Fig. 5) (Conze, Reference Conze1891: 402; Museo De Pergamo (2007) 58–59). Dunque, i materiali della Porta Borgiana e della chiesa di Santa Maria del Carmine appartennero al monumento di Publio Glizio, mentre quelli di Piazza Matteotti e dei muri della via centrale fecero parte del monumento di Cartinia, molto differente tipologicamente e di struttura circolare.

Fig. 3. Spolia nel campanile della chiesa di Santa Maria del Carmine (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Fig. 4. Frammento del fregio del mausoleo di Cartinia in Piazza Matteotti di Civita Castellana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Fig. 5. Fregi provenienti dal mausoleo di Cartinia conservati nel Pergamonmuseum di Berlino (Schörner, Reference Schörner1995: Tav. 36, n° 3; Tav. 37 n° 1).

Sulla base di questi chiarimenti, abbiamo potuto isolare il modello decorativo del mausoleo di Publio Glizio, soprattutto grazie ai frammenti di marmo lunense, inseriti nella parte centrale della Porta Borgiana, per un totale di undici pezzi, sebbene non siano disposti con un ordine preciso, in grado di far luce sulla modalità con la quale venne smontato il monumento funerario romano. A partire dalla parte inferiore dello stipite sinistro della porta, gli elementi presentano le seguenti caratteristiche (Fig. 6):

  • Frammento 1° (127 × 65 cm): bassorilievo con cinque diversi racemi di acanto, con elementi centrali di due tipi differenti (2 con spiga floreale in prefioritura; 1 con spiga floreale fiorita; 2 con spiga floreale in fase intermedia). Nella parte sinistra del pezzo si sviluppa un elemento floreale verticale che divide simmetricamente i detti racemi.

  • Frammento 2°: addossato al muro del XIX secolo, ancora una volta a sinistra dello stipite della porta, un elemento architettonico con elementi vegetali, nel quale si apprezza una corona di foglie di acanto aperte (originariamente in posizione centrale), dalla quale si genera un racemo con spiga floreale.

  • Frammento 3°: elemento architettonico con due frammenti di racemi, un fiore di acanto al centro di uno di essi e una spiga floreale nell'altro. Attualmente presenta forma di cuneo, frutto della rielaborazione rinascimentale per la costruzione della porta.

  • Frammento 4°: elemento architettonico con superfice marmorea liscia, dalla quale sono stati rimossi gli elementi decorativi, sebbene si intravvedano i resti di un racemo vegetale. Il pezzo attualmente presenta di cuneo, frutto della rielaborazione rinascimentale per la costruzione della porta.

  • Frammento 5°: elemento architettonico con racemo vegetale con spiga floreale al centro. Il pezzo presenta attualmente forma di cuneo, frutto della rielaborazione rinascimentale per la costruzione della porta.

  • Frammento 6°: elemento architettonico con un bucranio centrale, dalle cui corna partono due corone d'alloro, legate con i relativi nastri. Il pezzo attualmente presenta forma di cuneo, frutto della rielaborazione rinascimentale per la costruzione della porta.

  • Frammento 7°: elemento architettonico con rappresentazione di ghirlanda di alloro che culmina con un kyma lesbio, che funge da cornice per il campo epigrafico, nel quale si conserva soltanto il tratto iniziale della lettera capitale P. Il pezzo presenta attualmente forma di cuneo, frutto della rielaborazione rinascimentale per la costruzione della porta.

  • Frammento 8°: elemento architettonico con racemo di acanto, completo di spiga floreale all'interno, con stelo robusto, leggermente scanalato; porzione di racemo, con tre foglie conservate. Il pezzo presenta forma di cuneo, frutto della rielaborazione rinascimentale per la costruzione della porta.

  • Frammento 9° (150 × 64,5 cm): elemento architettonico con due racemi vegetali, uno di essi con fiore centrale a dieci petali e corona centrale, realizzata con l'uso del trapano; il secondo, invece, presenta una spiga floreale centrale. Tra i due racemi, nella parte centrale, un piccolo fiore a cinque petali. Il frammento, come gli altri resti analizzati, è stato rielaborato per l'inserimento nella parte destra dello stipite dell'arco.

  • Frammento 10°: frammento di dimensioni molto ridotte, pertinente a un elemento architettonico con resti di racemo vegetale e fiore centrale.

  • Frammento 11° (133 × 65, 5 × 35 cm): elemento architettonico con la rappresentazione di una colonna con capitello corinzio, seguita da un fusto decorato con il motivo di due uccelli che bevono da un cratere a volute. Alla sua destra, sebbene non parta direttamente dalla colonna, una ghirlanda di alloro con doppio nastro ondulato, che corre parallelo alla colonna.

Oltre a questi materiali, pertinenti alla Porta Borgiana, nella facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine si trova un altro frammento, diverso dal precedente, che, allo stato attuale della ricerca, non possiamo collocare nella ricostruzione che si propone di questo monumento funerario e che, probabilmente, potrebbe appartenere a un altro settore della medesima struttura:

  • Frammento 12°: frammento di colonna con capitello corinzio e fusto con decorazione di uccellini affrontati, sopra un cratere a volute.

Lo studio di tali frammenti evidenzia l'impossibilità che si tratti di un edificio a pianta circolare e suggerisce, con ogni probabilità, l'idea di un monumento funerario quadrangolare. L'analisi degli elementi decorativi conservati negli stipiti e nell'arco della porta permette di ricostruire, in questa fase della ricerca, due grandi pannelli di uno dei lati dell'edificio: il primo di questi, al quale si associa l'iscrizione monumentale incorniciata da un kyma lesbio (Fig. 7), è composto da ghirlande di alloro, con bucrani centrali; il secondo pannello, senza dubbio, corrisponde a una decorazione con motivi vegetali di racemi di acanto ed elementi floreali.

Fig. 6. Frammenti marmorei della Porta Borgiana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Fig. 7. Frammento marmoreo con kyma lesbio e l'attacco di una iscrizione [P] nella Porta Borgiana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

I motivi decorativi dei nostri pezzi si identificano con fregi di racemi vegetali, la cui composizione trova un parallelismo, soprattutto, nel modello dell’Ara Pacis (Schöner, Reference Schörner1995: 52).Footnote 7 Nel caso del nostro monumento, smontato per consentirne l'inserimento nella nuova costruzione della Porta Borgiana, come vedremo più avanti, una parte della sequenza compositiva corrisponde a uno dei pannelli laterali di accesso allo stesso monumento (Fig. 8). È possibile effettuare confronti generali con racemi vegetali molto simili in alcuni fregi di mausolei ben conosciuti, sebbene lontani dalla cronologia del nostro edificio, come quello di Caecilia Metella, nel quale appare anche la decorazione a bucrani con ghirlanda vegetale, interrotta all'altezza dell'epitaffio, o quello di Artorius Geminus, senza dimenticare altri esemplari conservati nei Musei Capitolini, tra i molti esempi di epoca claudia (Schörner, Reference Schörner1995: 52–54). Senza dubbio, alla luce di molti parallelismi,Footnote 8 possiamo collocare i nostri elementi decorativi in una fase compresa tra la fine del I sec. d.C. e l'età traianea momento in cui verosimilmente venne costruito il monumento a Publio Glizio ad opera della moglie. Si avvertono in questa epoca alcuni cambiamenti stilistici nella plasticità delle forme e nell'uso del trapano, che inizia a essere frequente, sebbene non venga utilizzato in maniera sistematica.

Fig. 8. Ricostruzione di un pannello decorativo, a partire dai frammenti marmorei della Porta Borgiana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Per quanto riguarda la costruzione del monumento funerario, è opportuno localizzarlo, con ogni probabilità, nell'area funeraria di Falerii Novi, situata a est della zona extramuranea, dove attualmente si conservano diverse strutture monumentali (Hay et al., Reference Hay, Johnson, Keay and Millet2010). Si tratta, in realtà di una serie di mausolei le cui vestigia sono tuttora parzialmente visibili; grazie alle ultime indagini geofisiche, sono state individuate tracce di altre strutture simili (Keay et al., Reference Keay, Millett, Poppy, Robinson, Taylor and Terrenato2000: 64–69; v. anche Hay et al., Reference Hay, Johnson, Keay and Millet2010: 18). Così come Stefano Manzella (Reference Manzella1979: 98–99) metteva in relazione i materiali marmorei reimpiegati nel duomo con la necropoli di Falerii Novi, è opportuno mantenere questa stessa ipotesi per il monumento funerario di Publio Glizio, senza scartare le altre possibili opzioni, come, per esempio, la presenza di aree funerarie nei pressi della Via Flaminia, nei dintorni del comune di Civita Castellana (Esch, Reference Esch1998: 73). Per quanto riguarda l'area funeraria di Falerii Novi, le recenti prospezioni e l'impiego della magnetometria hanno permesso di identificare un numero considerevole di mausolei – alcuni già conosciuti in passato – di struttura quadrangolare o cilindrica, con differenze nei rispettivi dettagli planimetrici (Hay et al., Reference Hay, Johnson, Keay and Millet2010: fig. 17). Sebbene alcuni di essi potrebbero corrispondere a quello di Publio Glizio, le evidenze architettoniche sono insufficienti per giungere a una conclusione plausibile e proporre una identificazione, certa e coerente, con un edificio specifico.

Una possibile ricostruzione del monumento di Publio GlizioFootnote 9

Alla luce di tutti i dati raccolti e sulla base dello smembramento fotogrammetrico della porta e della sua nuova ricomposizione, proponiamo una ricostruzione, ipotetica e parziale, di due pannelli del monumento funerario di Publio Glizio, a partire dai frammenti conservati nella Porta Borgiana. In tal senso, è plausibile pensare a una struttura di pianta quadrangolare, nella quale erano presenti almeno due pannelli decorativi, molto probabilmente ripetuti, in maniera simmetrica, nelle restanti parti del monumento. Il primo pannello, coincidente con la possibile facciata laterale del mausoleo (Fig. 9), corrisponde alla sequenza di ghirlande di alloro con bucrani centrali, interrotta dall'iscrizione, incorniciata dal kyma lesbio. Dell'iscrizione è stato possibile rintracciare parte della prima lettera che potrebbe corrispondere, effettivamente, a una P: l'inizio, quindi, di un'epigrafe funeraria, dedicata a Publio Glizio. Il secondo pannello (Fig. 10), invece, consiste in una decorazione vegetale, con racemi di acanto, calici, fiori e rosette, secondo una sequenza molto simile a quella della parete frontale dell’Ara Pacis, tratto molto comune nella decorazione architettonica romana anche in periodi successivi. Sulla base di tali considerazioni, proponiamo la seguente ricostruzione che, come si può notare, si limita alle evidenze schematiche dei materiali architettonici, evitando una ipotesi di ricostruzione completa del monumento funerario a causa dei dati parziali attualmente disponibili (Fig. 11).

Fig. 9. Pannello laterale del monumento funerario (Elaborazione grafica originale di Adriana Cymerman, Antonio Pizzo e Paloma Martín-Esperanza).

Fig. 10. Pannello laterale di un possibile accesso al monumento (Elaborazione grafica originale di Adriana Cymerman, Antonio Pizzo e Paloma Martín-Esperanza).

Fig. 11. Vista assonometrica dei due pannelli del monumento funerario (Elaborazione grafica di Adriana Cymerman, Antonio Pizzo e Paloma Martín-Esperanza).

Il monumento, i Borgia e l'uso del mondo antico

Come accennato, i materiali marmorei recuperati dal mausoleo di Publio Glizio servirono agli abitanti di Civita Castellana per erigere una antiporta monumentale in onore del governatore della città, il celebre cardinale Rodrigo Borgia. Tale omaggio riveste un interesse particolare alla luce della personalità del futuro papa Alessandro VI, che si rivelò un autentico promotore del Rinascimento, non soltanto nella città di Roma, ma anche negli altri territori dello Stato Pontificio, conservando un interesse politico speciale per l'area dell'antica Etruria, dove si trova Civita Castellana, il cui dominio cercò di legittimare attraverso argomentazioni storiche e archeologiche (Carbonell i Buades, Reference Carbonell i Buades, Menotti, Batllori and Company1992; Stephens, Reference Stephens, Brezzi and de Panizza Lorch1984, Reference Stephens and Stephens2004). I suoi progetti urbanistici per Civita Castellana e le sue attività archeologiche in Etruria permettono di stabilire un interessante trait d'union con la Porta Borgiana.

La Porta Borgiana venne realizzata come antiporta di una struttura più antica, utilizzando un bugnato che rimanda all'architettura romana e che trova alcuni paralleli considerevoli nei dintorni. Ci riferiamo, nello specifico, al tempio falisco dedicato al culto di Giunone Curite, costruito sulla riva del Rio Maggiore, al suo passaggio per Civita Castellana, dove troviamo alcune strutture simili, e il cui sentiero inizia a pochi metri dalla Porta Borgiana; è poi necessario menzionare soprattutto la porta principale di Falerii Novi, costruita con un arco a tutto sesto.

Porte simili – sebbene prive di elementi di spolio – compaiono in altre fortificazioni legate ai Borgia, come evidenzieremo più avanti, realizzando uno stile proprio, nel magnifico panorama dell'architettura quattrocentesca.

Per quanto riguarda la costruzione della Porta Borgiana, abbiamo pochi dati relativi ai suoi costruttori. Alla luce dell'iscrizione della chiave di volta, sembra chiaro che fu commissionata dagli abitanti di Civita Castellana, autodefinitisi vehientes, in onore di Veio (Veii), la città più ricca e privilegiata dell'Etruria. Tale relazione si basava, in realtà, su una confusione storiografica diffusa durante tutto il Rinascimento, come si può notare nell'orazione Veio difeso. Discorso di Domenico Mazzocchi dottore dell'vna, e l'altra legge. Oue si mostra l'antico Veio essere hoggi Civita Castellana (Roma, 1646), composta da Domenico Mazzocchi (ca. 1592–1665), con l'intento di dimostrare come Civita Castellana corrispondesse all'antica Veio.

Tra gli argomenti utilizzati dal Mazzocchi a sostegno della sua ipotesi, si menziona per l'appunto l'iscrizione della Porta Borgiana, dove compare il titolo di vehientes (Mazzocchi, Reference Mazzocchi1646: 33–35). Il motivo della costruzione della porta, sempre stando al testo dell'iscrizione, era quello di onorare il governatore della città, ringraziandolo per aver restaurato un monumento dedicato a Dio Padre [Patri], al Signore [Domino] e alla Beata Vergine Maria [B.M.], deteriorato dal trascorrere del tempo [vetustate collapsi]. Probabilmente, ci si riferisce al rifacimento della chiesa di Santa Maria del Carmine, costruita tra l'VIII e il IX secolo, il cui restauro venne intrapreso in epoca rinascimentale. Il fatto che uno dei marmi inseriti nel campanile sia riferibile alla spoliazione del monumento funerario di Publio Glizio, così come pure la circostanza che l'iscrizione monumentale del mausoleo serviva da fonte per l'acqua santa nella medesima chiesa, rafforza la datazione del rifacimento all'epoca del cardinal Borgia, coincidente la data di costruzione della Porta Borgiana. Così, come segno di gratitudine per i restauri intrapresi dal cardinale nella chiesa di Santa Maria del Carmine, gli abitanti della città eressero in suo onore la Porta Borgiana, utilizzando gli stessi materiali romani che già erano stati spoliati per la costruzione della chiesa. A tale fase risalgono anche i due tabernacoli, commissionati da Rodrigo Borgia, come reliquiari per il duomo di Civita Castellana, sebbene non possano essere considerati il monumento restaurato al quale si riferisce l'iscrizione della Porta Borgiana.Footnote 10

Le fonti del Cinquecento e, in particolare, l'opera di Francesco Pechinoli, autore dell'Istoria di Civita Castellana (1560), richiamano l'interesse dei Borgia per ‘avere il Popolo benevolo in comune’, cercando “che il Borgo della città, che allora era inferiore cingendosi di muraglie si ornasse con due superbi portoni, delli quali attualmente uno è ne […]” (Pechinoli, 1560, cit. Cimarra, Reference Cimarra1993: 21). Secondo questa testimonianza, che rivela anche che la città avrebbe potuto avere un'altra porta simile alla Borgiana, di cui non si conservano ulteriori informazioni, il governatore si sforzò di mantenere un buon rapporto con gli abitanti della città. In nessuna delle fonti è menzionato il comandante del forte, presumibilmente il cardinale Raffaele Riario, che, come Camerarius, aveva questa responsabilità.Footnote 11 Possiamo pensare, quindi, che ci fosse un desiderio di comprensione reciproca e buone relazioni tra il governatore e i notabili della città, che sapevano utilizzare gli edifici e, in particolare, le antichità per favorire questa circostanza. Possiamo vedere un precedente a questo atteggiamento nella donazione al popolo di Roma delle statue bronzee del Laterano da parte di Sisto IV, collocate in Campidoglio, accanto alla sede del governo municipale. Come a Civita Castellana, le antichità servivano, anche in questo caso, a mantenere un buon rapporto tra il papato e le autorità locali, sottolineando il ruolo del Papa come Urbis Restaurator (Blondin, Reference Blondin2005).

Chiarito il motivo della sua edificazione, è opportuno chiedersi chi fosse l'architetto che si trovava dietro al progetto della costruzione della Porta Borgiana. La cronologia ci permette di indicare nomi come Antonio da Sangallo il Vecchio, il principale architetto del Borgia in quelli anni, sebbene si possano considerare anche nomi diversi, come – tra gli altri – Cola da Caprarola, che collaborò con il Sangallo nella costruzione della fortezza di Nepi, o Baccio Pontelli, responsabile delle opere a carattere difensivo e militare durante il pontificato di Innocenzio VIII, o ancora Antonius Florentinus, che diverrà uno stretto collaboratore del futuro papa (Hale, Reference Hale1965: 480). Tra tutti questi, Antonio da Sangallo il Vecchio fu quello a essere maggiormente presente, nell'arco di quegli anni, nei domini di Rodrigo Borgia, come dimostra la sua partecipazione alla costruzione della Rocca di Nepi, che divenne una delle residenze preferite dal cardinale. Anche se non possiamo affermare che il Sangallo fu l'architetto della Porta Borgiana, esistono diversi parallelismi con alcune sue opere, come il torrione di Castel Sant'Angelo (1492–1495), per il quale riutilizzò materiali antichi e disegnò un fregio decorato con bucrani e festoni, ispirato, anch'esso, all'architettura romana (Borgatti, Reference Borgatti1931: 228).Footnote 12

In ogni caso, le riforme del Borgia a Civita Castellana, con il conseguente ringraziamento offertogli dai suoi abitanti sotto forma di un'antiporta monumentale, facevano parte di un complesso progetto di rinnovamento urbanistico, non solo di questa città, ma dell'intero Agro Falisco, principalmente di Nepi, Ascoli e della stessa Civita Castellana, città delle quali Rodrigo Borgia fu governatore (Pechinoli Reference Pechinoli and Pulcini1998; Pesiri, Reference Pesiri2003). Tale progetto di grande valore strategico, che si concentrò soprattutto nella costruzione di fortificazioni, fu di estremo interesse per il cardinale Borgia, dal momento che permetteva il controllo dei principali accessi a Roma dal Nord: la Via Cassia (Nepi), la Via Flaminia (Rignano, Civita Castellana) e la Via Salaria (Ascoli) (Carbonell Buades, Reference Carbonell i Buades, Menotti, Batllori and Company1992: 426). Per legittimare il dominio su questi territori, che manterrà durante il suo pontificato, Rodrigo Borgia sfruttò gli argomenti storico-archeologici che fissavano i confini dell'antica Etruria (Stephens, Reference Stephens, Brezzi and de Panizza Lorch1984). Un dibattito al quale partecipò attivamente il domenicano Annio da Viterbo, autore delle famose Antiquitates (1498), dedicate ai Re Cattolici, nelle quali riservò vari libri (I, XIII, XVII) alla narrazione della storia dell'Etruria (Caballero López, Reference Caballero López and Nieto Ibáñez2002). Nonostante l'enorme erudizione di Annio, buon conoscitore dei classici, grazie alla sua formazione teologica e al suo incarico di Magister Sacri Palatii sotto Alessandro VI, colpisce la poca attenzione che, nella sua opera, riserva a Tito Livio, accusato di minimizzare lo splendore degli Etruschi, esagerando quello dei Romani (Caballero López, Reference Caballero López and Nieto Ibáñez2002: 108). Tale tematica rispondeva, in realtà, a un intento politico, dal momento che, come abbiamo già fatto notare, l'interesse di Alessandro VI a far coincidere i suoi domini territoriali con l'antica Etruria era vincolato a motivazioni storico-archeologiche, confezionate dallo stesso Annio.Footnote 13 In effetti, il papa e il domenicano parteciparono insieme allo scavo di una tomba etrusca, il che costituisce un'ulteriore prova di tale interesse (Company, Reference Company2002: 177, 108; Campbell, Reference Campbell and Bignamini2004: 13).

Tale atteggiamento erudito da parte di papa Alessandro VI si comprende alla luce dei contatti umanistici che intrattenne durante il suo servizio come Vicecancelliere. Uomo di straordinaria cultura, maturato nello studio della giurisprudenza, Rodrigo Borgia mostrò un riconosciuto apprezzamento per Pomponio Leto, fino a divenire protettore della sua Accademia; allo stesso tempo, strinse rapporti con figure come Lorenzo Beheim (1457–1521), suo cameriere personale, con il quale coltivò una profonda amicizia, Marco Antonio Sabellico (1436–1506) o Luis Podocataro (1430–1504), con i quali collaborò, acquisendo manoscritti e antichità (Sanchís y Sivera, Reference Sanchís y Sivera1919: 8). Al suo servizio lavorarono anche diversi membri eminenti della natio hispanica riunita a Roma, come Jeroni Pau, autore di un trattato storico-archeologico sulle origini di Barcellona (Barcino, 1491), senza dimenticare i contatti avuti con alcuni diplomatici, come il cardinal Bernardino López de Carvajal, che divenne uno dei personaggi più influenti del panorama culturale della fine del Quattrocento romano (Fernández de Córdova, Reference Fernández de Córdova2005). Tali contatti favorirono i suoi interessi per la storia e le antichità, rendendo il passato classico un segno distintivo della sua famiglia e del suo pontificato, come dimostra non soltanto la scelta dei nomi dei suoi figli, Lucrezia e Cesare, in onore delle grandi figure della storia romana, ma anche la cerimonia con la quale inaugurò il suo pontificato, il 26 agosto del 1492, nel corso della quale, seguendo il modello dell'antico trionfo romano, vennero costruiti a Roma multi arcus triumphales, dando nuova vita al topos della Roma Triumphans, proposto dagli umanisti.Footnote 14 È chiaro, in tal senso, l'impiego dell'idea dell’arco, nei suoi molteplici significati, identici a quelli che venivano trasmessi in epoca romana, in grado di trasferire nello spettatore un messaggio non soltanto architettonico o urbanistico, ma anche un messaggio chiaramente onorifico, trionfale e territoriale. La costruzione simbolica e la connessione con il passato romano erano già perfettamente percepibili e propagandisticamente operative il giorno del suo possesso.

Negli anni seguenti, il papa Borgia intraprese diverse azioni, relazionate con il patrimonio archeologico di Roma e del Lazio (Martín-Esperanza, Reference Martín-Esperanza2017–2018). Per esempio, le opere di ristrutturazione di Castel Sant'Angelo gli permisero di iniziare lo scavo di un fossato, nel corso del quale il papa riservò per sé, per clausola, tutti i marmi, i travertini, le statue e i metalli che sarebbero stati trovati nel corso degli scavi.Footnote 15 D'altra parte, come riferisce Pirro Ligorio (libro XXII, fol. 28), Alessandro VI fu il primo a realizzare scavi antiquari a Villa Adriana, affermando che i lavori si limitarono al teatro di corte, conosciuto come Odeon, dove apparvero le sculture delle otto muse che decoravano “la sommitè del frontespizio del proscenio” (Ligorio, Reference Ligorio and Ten2005: 48; Dupré, Reference Dupré and Reggiani2002 125).

L'interesse di Rodrigo Borgia per l'antichità rispondeva, in realtà, a un intento politico, che fu evidente fin dal principio del suo pontificato, quando rivendicò la universalis monarchia, con chiare connotazioni imperiali (Rodrigo Sánchez de Arévalo, BAV, Vat. Lat. 4881, fol. 31 v-b, cit. Company, Reference Company2002: 165). Il processo di emulazione e imitazione degli antichi esaltava la nuova Roma e, con quella, la Chiesa Trionfante, tanto che Alessandro VI, convertito nell'ultimo papa medievale e nel primo dell'età moderna, non esitò a collegare le vestigia con l'ideologia papale, stabilendo definitivamente il recupero dell'immagine imperiale (Esch, Reference Esch1998; Wickham, Reference Wickham2013). In questa prospettiva, si comprende l'attività del Borgia a Civita Castellana, divenuta un importante bastione della sua strategia territoriale.Footnote 16 È necessario spostare l'attenzione, ancora una volta, al suo rapporto con questa città per comprendere meglio l'origine dell'interesse per il mondo classico e giustificare la spoliazione del monumento di un illustre personaggio romano, per caratterizzare un programma molto evidente di gestione territoriale ‘alla romana’.

La città fu oggetto di un programma di riforme che iniziò, come abbiamo già anticipato, durante il suo governo, momento nel quale gli abitanti gli dedicarono la porta monumentale, continuando negli anni del suo pontificato, quando lasciò in eredità questo incarico a suo figlio, Cesare Borgia (Carbonell Buades, Reference Carbonell i Buades, Menotti, Batllori and Company1992: 440). La sua azione si concentrò sulla riforma territoriale e urbana all'interno della città, che interessò principalmente il corso della Via Flaminia (Tarquini, Reference Tarquini, Chiabò, Maddalo, Miglio and Oliva2001; Chiabò e Gargano Reference Chiabò and Gargano2003; Tarquini e Pesiri, Reference Tarquini, Pesiri, Chiabò and Gargano2003). Rodrigo Borgia imitava così i programmi portati a termine dagli imperatori nelle loro riorganizzazioni territoriali, dal momento che l'intenzione del governatore fu, in ogni caso, quella di vincolare la città alla sua famiglia, come dimostra non soltanto la sepoltura nel duomo di personaggi a lui legati, come Pere Llopis, parente del cancelliere Joan Llopis, o il vescovo Antonio Torres, ma anche i suoi riassetti urbanistici e il conseguente abbellimento della città, convertita in un'urbe rinascimentale (Gros e Torelli, Reference Gros and Torelli1988). In tal modo, si modificò l'asse di Civita Castellana, ristrutturando la via Flaminia, affinché passasse per il centro urbano, e fu inoltre costruita un'imponente fortificazione, il Forte Sangallo o Rocca Borgiana, che chiudeva la città proprio sul lato opposto alla Porta Borgiana, risultando le due costruzioni collegate mediante la nuova Via Alessandrina (Chiabò e Gargano Reference Chiabò and Gargano2003). La fortezza alla quale lavorò, a partire dal 1492, Antonio Sangallo il Vecchio, aiutato da architetti come Cola di Caprarola, Perino da Caravaggio, Jacopo Damasono e Jacopo Scotto, completava il processo di riforma e monumentalizzazione di Civita Castellana, delimitando il ‘borgo alessandrino’, il cui accesso principale fu, per l'appunto, la Porta Borgiana.Footnote 17

Ristrutturazioni urbane di questo tipo continuarono nell'arco di tutto il suo pontificato, e alcune di esse conseguirono uno spiccato interesse archeologico. Così, in occasione della celebrazione dell'Anno Santo del 1500, che si svolse in una rinnovata atmosfera classicista (Fagiolo e Madonna, Reference Fagiolo and Madonna1997: 26–28), il pontefice intraprese il compito di costruire una via processionale in Vaticano, che collegasse ponte Sant'Angelo – l'antico ponte Elio – con la basilica di San Pietro: la cosiddetta Via Alessandrina. I lavori iniziarono nell'aprile del 1499, sotto la direzione del cardinale Raffaele Riario (1461–1521) (Company, Reference Company2002: 350), e la via prese l'aspetto di un'autentica ‘strada degli antichi’, in sintonia con il nodo adrianeo del Ponte e del Mausoleo (Fagiolo e Madonna,1997: 34), sebbene non fu esente da polemiche, poiché, come conseguenza dei lavori, venne parzialmente demolita metà della Meta Romuli, una piramide sepolcrale di epoca augustea, che si trovava nel Borgo e che appare ancora in una pianta del 1490 (il Supplementum Chronicarum) (Müntz, Reference Müntz1886: 15).

In sintesi, l'opera di Rodrigo Borgia a Civita Castellana, iniziata durante il suo periodo di governo della città con l'abbellimento e il restauro di alcuni edifici, venne completata durante il suo pontificato, con l'elaborazione di un programma monumentale, che modificò l'asse urbano della città, alla maniera delle azioni intraprese dai principes dell'antica Roma, convertendo la Porta Borgiana, eretta in suo onore con la spoliazione del mausoleo romano di Publio Glizio, nell'accesso alla Via Alessandrina, che conduceva all'imponente Forte Sangallo. La decorazione interna del Forte proseguiva l'intento propagandistico, previsto dal revival dell'antico, come dimostrano le pitture del cortile maggiore della fortezza, dove venne utilizzato il topos della Laeta Ceres, quale esaltazione del pontificato (Cavallaro, Reference Cavallaro and A.A.VV.1983: 265).

Conclusioni

La Porta Borgiana di Civita Castellana è un edificio molto singolare e importante che, paradossalmente non ha ricevuto l'attenzione adeguata all'importanza storica che la costruzione possiede per due differenti periodi: in primo luogo, come monumento funerario romano di un noto personaggio romano della metà del I secolo d.C., Publio Glizio, e, infine, come porta extraurbana, eretta alla fine del secolo XV, in onore di Rodrigo Borgia, in un momento in cui il recupero del mondo classico si converte in uno meccanismo chiave dei messaggi politici e in uno strumento necessario per certe azioni di gestione del territorio.

L'indagine archeologica e architettonica della Porta Borgiana ci ha condotti a estrapolare dalla costruzione del secolo XV quei materiali riutilizzati, la cui collocazione casuale non permetteva una adeguata comprensione dell'entità del monumento funerario originale. L'esame costruttivo del montaggio dei pezzi nella porta e la possibilità di alcuni attacchi per l'assemblaggio degli elementi marmorei ci ha aiutato a ricostruire una parte del monumento funerario di Glizio Gallo, un personaggio che, come si è detto, acquistò una certa importanza in uno degli scenari storico-politici più importanti del periodo alto-imperiale: la congiura di Pisone. In tal senso, si è proposta una prima parziale ricostruzione di una parte di un possibile recinto del monumento di Glizio che, alla luce del presente studio, incorpora in uno schema compositivo molto particolare la quasi totalità dei frammenti che compongono la porta rinascimentale.

L'analisi architettonica si è estesa, inoltre, ad altri contesti della stessa Civita Castellana, che ci hanno orientato, in maniera definitiva, a scartare l'ipotesi dell'appartenenza di altri elementi architettonici al monumento di Glizio, a causa della loro tipologia architettonica, che è totalmente differente da quella documentata nei pezzi del monumento funerario. L'esame dei reperti rimanda a una tipologia architettonica di pianta quadrata per i pezzi attribuibili al complesso funerario, in uno schema compositivo molto simile a quello di uno dei pannelli principali dell’Ara Pacis.

D'altra parte, il fatto che l'iscrizione della Porta Borgiana, inserita nella chiave dell'arco, specifichi l'origine dei materiali marmorei, ci ha portato a riflettere sul valore simbolico che acquisì il passato romano, all'interno dei meccanismi di autorappresentazione e definizione dell'immagine del potere di Rodrigo Borgia. Oltre ad aver avanzato un'ipotesi di datazione per la porta, che dovette essere costruita tra il 1484 e il 1492, abbiamo rilevato il suo rapporto con la riforma territoriale condotta dallo stesso Borgia, che coerentemente con i suoi compiti di Governatore di Civita Castellana, intraprese una complessa azione di ristrutturazione urbanistica, modificando il corso della Via Flaminia, che avrebbe completato durante il suo pontificato, con la costruzione del Forte Sangallo.

In segno di gratitudine al Borgia, gli abitanti della città eressero questa porta che, come un arco trionfale, non soltanto permetteva l'accesso al borgo, ma ne magnificava le origini, ponendole in relazione con il passato classico e, allo stesso tempo, comparando il suo governatore con gli antichi romani. Tutto ciò sullo sfondo dell'architettura quattrocentesca, che iniziava allora a spingersi verso gli stilemi dell'edilizia romana, nella quale il bugnato o l'arco a tutto sesto rimandavano alla stessa Roma trionfante, che Rodrigo Borgia desiderava far rivivere, la cui esplicitazione è accentuata, in questo caso, dallo spolio e dal reimpiego dei marmi del monumento funerario di Publio Glizio.

Ma qual’è veramente il filo che lega Rodrigo Borgia con Publio Glizio? Il riferimento a un tirannicida e a un difensore della libertà come fu Publio Glizio spinge a interrogarci sull'interesse specifico dei committenti nei confronti di questa relazione con il Borgia. Gli ultimi anni del cardinale Borgia sono marcati da una serie di fatti politici che potrebbero essere legati alla difesa di una giusta causa. Il riferimento potrebbe essere alle dispute polito-territoriali che nacquero durante il pontificato di Innocenzo VIII in cui Rodrigo, in qualità di vice cancelliere, ebbe un peso notevole in rapporto con posizioni controverse. L'opposizione alle origini politiche della guerra di Napoli, per esempio, fece scontrare il cardinale con un ampio settore della curia dominato dai Della Rovere la cui posizione ebbe la meglio sulle strategie di Rodrigo. È suggestiva l'idea che la perdita di questa battaglia politica fosse paragonata con quella di Glizio, elevando entrambi i personaggi a difensori della giustizia, della libertà e della pace.

Si tratta, comunque, di un esempio unico di spolio che lega due personaggi storici molto lontani ma vicini nella mente dei committenti della porta.

Abbreviazioni

CIG

Corpus Inscriptionum Graecarum

CIL

Corpus Inscriptionum Latinarum

IG

Inscriptiones Graecae

PIR

Prosopographia Imperii Romani

Footnotes

1 Un primo studio della Porta Borgiana a Martín-Esperanza e Pizzo, Reference Martín-Esperanza, Pizzo, Mateos Cruz and Morán Sánchez2020. Alcuni riferimenti tangenziali al monumento si trovano in Götze, Reference Götze1939; Cimarra, Reference Cimarra1993; Schörner, Reference Schörner1995; Esch, Reference Esch1998: 72–73; Settis, Reference Settis2008. Sulle imprese culturali di Rodrigo de Borja, cfr. principalmente Company, Reference Company2002 e Carbonell i Buades, Reference Carbonell i Buades2022.

2 Sul reimpiego architettonico degli elementi romani si vedano, tra gli altri, Gloton, Reference Gloton1962; Settis, Reference Settis1984–1986; Greenhalgh, Reference Greenhalgh1989 e Reference Greenhalgh2009; Esch, Reference Esch1999. Una riflessione sul concetto di spolia è in Kinney, Reference Kinney and Scott1995.

3 Si ringraziano i revisori per le differenti indicazioni che hanno migliorato questo lavoro.

4 Sul rapporto del cardinal Borgia con l'archeologia v. Martín-Esperanza, Reference Martín-Esperanza2017–2018.

5 “Rodorico Boriae / Calisti III, Pont(ificis) Max(imi), / 3Nepoti, Epis(copo) Port(uensi), Car(dinali) / Valent(iae), S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) Vicecan(cellario), / Vehientes / 6Reliquias Sepulc(r)i / P(ublii) Glitii, L(uci) [f(ilii)], Gal(eria tribu) trib(uni) / militum leg(ionis) Pr(imae), III Viri / 9Capit(alis) Candidati. / Vetustate Collapsi / Patri et Domino / 12b(ene) m(erenti) restitui / curarunt”.

“A Rodrigo Borgia, nipote del Pontefice Massimo Callisto III, vescovo di Porto (e Santa Rufina), cardinale di Valencia, vicecancelliere di Santa Romana Chiesa. Gli abitanti di Veyes si preoccuparono di restaurare in onore del loro padre e signore, che lo meritava, i resti della tomba di Publio Glizio, (figlio di) Lucio, membro della tribù Galeria, tribuno dei soldati della legione, pretore, triumviro capitale, candidato, (sepolcro) che si era deteriorato a causa del passare del tempo”. Lettura e traduzione dell'iscrizione da parte di Javier del Hoyo, che ringraziamo per il suo generoso lavoro.

6 CIL XI 3097, p.1323: D(is) M(anibus) / P(ublio) Glitio L(uci) (!) Gal(eria) trib(uno) mil(itum) leg(ionis) / pr(aetori) IIIviro capit(ali) OP VEHIS P Q / Maximila Agnatia con(iugi) o(ptimo) s(uo) p(osuit).

7 Una interpretazione dell’Ara Pacis, come ispiratrice di elementi decorativi, è, tra gli altri, in Pensabene e Mar, Reference Pensabene, Mar and Ruiz de Arbulo2007.

9 Le elaborazioni grafiche dei pannelli sono state realizzate da Adriana Cymerman Abad, su indicazione degli autori.

10 Sulle opere del cardinale Rodrigo Borgia a Civita Castellana v. Carbonell Buades, Reference Carbonell i Buades, Menotti, Batllori and Company1992: 416 e ss.

11 Avviene con il cardinale d'Estouteville, camerlengo di Sisto IV, e precedente di Rodrigo de Borgia nel governo della città (Moretti e Zanelli, Reference Moretti and Zanelli1965: 5), e con Pietro Aldobrandini, che fu comandante del forte durante il pontificato di Clemente VIII, in coincidenza con la sua carica di camerlengo, e al quale corrispondevano i lavori sul Ponte Felice de Civita Castellana (1597), come rivela Tarquini, Reference Tarquini1874: 97.

12 Il fregio disegnato dal Sangallo per il torrione di Alessandro VI, demolito all'epoco di Urbano VIII, venne riutilizzato dopo i lavori di sistemazione del Pons Aelius, così come riferisce Alveri, Reference Alveri1664: I, 112.

13 At liuidus fuit Liuius vt hic notat Antoninus qui vt funditus extingueret Thuscorum splendorem, et triumphos obnubilaret ab eis partos, non a Romulo gestos, omnino etiam scribere vnum verbum neglexit. Quod profecto inuidissimi hominis est officium, et negligentis veritatem in historia, Annio de Viterbo, Commentaria…, Amberes, 1545, citato da Caballero López, Reference Caballero López and Nieto Ibáñez2002: 108, nota 20. Sull'interesse di Annia da Viterbo per l'archeologia etrusca v. Company, Reference Company2002: 177; Campbell, Reference Campbell and Bignamini2004: 13; Martín-Esperanza, Reference Martín-Esperanza2017–2018: 14.

14 Cruciani, Reference Cruciani1983: 247–48; Quattrocchi, Reference Quattrocchi, Chiabò, Maddalo, Miglio and Oliva2001: 593. Degli archi di trionfo parla Stefano Infessura nel suo Diario.

15 ASG., Instrumenta cameralia 1464–1502, fol. 226, in Borgatti, Reference Borgatti1931: 239.

16 Per il significato ideologico dei progetti architettonici e urbanistici di Alessandro VI rimando allo studio di Gargano, Reference Gargano, Chiabò, Maddalo, Miglio and Oliva2001.

17 Sulla Rocca di Civita Castellana si possono consultare Sanguinetti, Reference Sanguinetti1959; Zucchini, Reference Zucchini1959; Bascapè-Perogalli, Reference Bascapè-Perogalli1968: 116–119; Speciale, Reference Speciale1973–1974; Cavallaro, Reference Cavallaro and A.A.VV.1983; Chiabò e Gargano 2003.

References

Bibliografia

Alveri, G. (1664) Roma in ogni stato alla Santità di N. S. Alessandro VII, 2 voll., Roma, Fabio di Falco.Google Scholar
Bammer, A. (1969–1971) Ein Rundfries mit Bukranien und Girlanden. Jahreshefte des Österreichischen Archäologischen Institutes in Wien 49: 2344.Google Scholar
Bascapè-Perogalli, G.C. (1968) Castelli del Lazio. Milano, Bramante Editrice.Google Scholar
Bennett, J. (1997) Trajan, Optimus Princeps: a life and times. London / New York, Routledge.Google Scholar
Blondin, J.E. (2005) Power made visible: Pope Sixtus IV as “Urbis Restaurator” in Quattrocento Rome. The Catholic Historical Review 91.1: 125.10.1353/cat.2005.0086CrossRefGoogle Scholar
Borgatti, M. (1931) Castel Sant' Angelo in Roma: storia e descrizione. Roma, La Libreria dello Stato.Google Scholar
Caballero López, J.A. (2002) Annio de Viterbo y la historiografía española del XVI. In Nieto Ibáñez, J.M. (a cura di), Humanismo y tradición clásica en España y América: 101120. León, Universidad de León.Google Scholar
Campbell, I. (2004) Rescue archaeology in the Renaissance. In Bignamini, I. (a cura di), Archives & Excavations. Essays on the history of archaeological excavations in Rome and southern Italy from the Renaissance to the nineteenth century: 1322. Roma, Monographs of the British School at Rome.Google Scholar
Carbonell i Buades, M. (1992) Roderic de Borja, client i promotor d'obres d'art. Notes sobre la iconografia de l'Apartament Borja del Vaticà. In Menotti, M., Batllori, M. e Company, X. (a cura di), Els Borja: 389487. Castelló i Alacant, Caixa d'Estalvis de València, Obra Social y Cultural.Google Scholar
Carbonell i Buades, M. (2022) Els Borja e l'art. València, Universitat de València.Google Scholar
Cavallaro, A. (1983) Un ciclo per i Borgia a Civita Castellana. In A.A.VV., (cur.), Il Quattrocento a Viterbo. Mostra del Ciclo Il Quattrocento a Roma e nel Lazio: 262–88. Viterbo, Museo Civico.Google Scholar
Chiabò, M. e Gargano, M. (a cura di) (2003) Le rocche alessandrine e la rocca di Civita Castellana. Atti del convegno (Viterbo 19–21 de marzo de 2001). Roma, Archivi di Stato / Pubblicazione degli Archivi di Stato, 78.Google Scholar
Cimarra, L. (1993) Artisti ed opere d'arte a Civita Castellana nei secoli XV-XVI. Biblioteca e società 12, 1/2: 2026.Google Scholar
Company, X. (2002) Alexandre VI i Roma. Les empreses artístiques de Roderic de Borja a Itàlia. València, Biblioteca Borja, 1 / Edicions 3 i 4.Google Scholar
Conze, A. (1891) Beschreibung der antiken Skulpturen mit Ausschluss der pergamenischen Fundstücke: mit 1266 Abbildungen im Text. Berlin, W. Spemann.Google Scholar
Cruciani, F. (1983) Teatro nel Rinascimento. Roma 1450–1550. Roma, Bulzoni.Google Scholar
De Feo, I. (1987) Sisto V: un grande papa tra Rinascimento e Barocco. Roma, Ugo Mursia Editore.Google Scholar
Dupré, X. (2002) Spagnoli a Villa Adriana. In Reggiani, A. M. (a cura di), Villa Adriana. Paesaggio antico e ambiente moderno (Atti del Convegno, Roma, Palazzo Massimo alle Terme, 23–24 giugno 2000), Milano, Electa.Google Scholar
Esch, A. (1998) Römische Strassen in ihrer Landschaft das Nachleben antiker Strassen um Rom; mit Hinweisen zur Begehung im Gelände. Mainz am Rhein, P. von Zabern.Google Scholar
Esch, A. (1999) Reimpiego dell'antico nel medioevo; la prospettiva dell'archeologo, la prospettiva dello storico. In Ideologie e pratiche del reimpiego nell'alto Medioevo: 73108. Spoleto, Centro italiano di studi sull'alto Medioevo / (Settimane di studio del CISAM 46).Google Scholar
Fagiolo, M. e Madonna, M. L. (1997) Roma sancta. La città delle basiliche. L'arte degli anni santi, il significato del giubileo. Roma, Gangemi Editore.Google Scholar
Fernández de Córdova, A. (2005) Imagen de los Reyes Católicos en la Roma pontificia. En la España Medieval 28: 259354.Google Scholar
Fernández de Córdova, A. e Navarro Sorní, M. (2018) Alejandro VI. Diccionario Biográfico electrónico (DB~e), Real Academia de la Historia http://dbe.rah.es/biografias/6222/alejandro-vi [accessed 14/01/23]Google Scholar
Gargano, M. (2001) Alessandro VI e l'Antico: architettura e opere pubbliche tra Magnificentia e Liberalitas. In Chiabò, M., Maddalo, S., Miglio, M., Oliva, A.M. (a cura di), Roma di fronte all'Europa al tempo di Alessandro VI, vol. 2: 549–70. Roma, Archivi di Stato / Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 68.Google Scholar
Gil Mantas, V. (2010) O Arco da Aramenha em Castelo de Vide. Humanitas 62: 321–36.10.14195/2183-1718_62_17CrossRefGoogle Scholar
Gloton, J.J. (1962) Transformation et réemploi des monuments du passé dans la Rome du XVIe siècle: les monuments antiques (MAH, 74). Roma, Mélanges de l'école française de Rome.Google Scholar
Götze, B. (1939) Ein römisches Rundgrab in Falerii. Baugeschichte des römischen Adels- und Kaisergrabes, Grabbau und Bauplanung des Augustus. Stuttgart, W. Kohlhammer.Google Scholar
Greenhalgh, M. (1989) The Survival of Roman Antiquities in the Middle Ages. London, Duckworth.Google Scholar
Greenhalgh, M. (2009) Marble Past, Monumental Present. Building with antiquities in the mediaeval Mediterranean. Leiden, Brill / The Medieval Mediterranean, 80.10.1163/ej.9789004170834.i-634CrossRefGoogle Scholar
Gros, P., Torelli, M. (1988) Storia dell'urbanistica – Il mondo romano. Roma-Bari, Laterza.Google Scholar
Grussinger, R. (2001) Dekorative Architekturfriese in Rom und Latium: ikonologische Studien zur römischen Baudekoration der späten Republik und Kaiserzeit, Diss. Heidelberg.Google Scholar
Hale, J.R. (1965) The Early Development of the Bastion: an Italian chronology, c. 1450–c. 1534. Evanston, Northwestern University Press.Google Scholar
Hay, S., Johnson, P., Keay, S., Millet, M. (2010) Falerii Novi: further survey of the northern extramural area. Papers of the British School at Rome 78: 138.10.1017/S0068246200000799CrossRefGoogle Scholar
Keay, S., Millett, M., Poppy, S., Robinson, J., Taylor, J. and Terrenato, N. (2000) Falerii Novi: a new survey of the walled area. Papers of the British School at Rome 68: 19.10.1017/S0068246200003871CrossRefGoogle Scholar
Kinney, D. (1995) Rape or restitution of the past? Interpreting spolia. In Scott, S.S. (a cura di), The Art of Interpreting. Papers in art history from the Pennsylvania State University vol. IX: 5368. Pennsylvania, Penn State Department of Art History.Google Scholar
Leon, C. (1971) Die Bauornamentik des Trajanforum. Viena, Böhlau.Google Scholar
Ligorio, P. (2005) Libro dell'antica città di Tivoli e di alcune famose ville, a cura di Ten, A., Roma, De Luca.Google Scholar
Manzella, S. (1979) Falerii Novi negli scavi degli anni 1821–1830. Roma, Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Serie III, Memorie, Vol. XII,2 / L'Erma di Bretschneider.Google Scholar
Martín-Esperanza, P. (2017–2018) Alejandro VI y las antigüedades de Roma: coleccionismo, excavaciones y spolia. Revista Borja. Revista de l'IIEB 6: 128.Google Scholar
Martín-Esperanza, P. e Pizzo, A. (2020) Imitación y reutilización arquitectónica en el primer Renacimiento: la Porta Borgiana de Civita Castellana (Viterbo, Italia). In Mateos Cruz, P. e Morán Sánchez, C. (a cura di), Exemplum et Spolia. La reutilización arquitectónica en la transformación del paisaje urbano de las ciudades históricas: 591599. Mérida, Instituto de Arqueología de Mérida / MYTRA 7, vol. II.Google Scholar
Mattern, T. (2001) Gesims und Ornament. Zur stadtrömischen Architektur von der Republik bis Septimius Severus. Münster, Scriptorium.Google Scholar
Mazzocchi, D. (1646) Veio difeso. Discorso di Domenico Mazzocchi dottore dell'vna, e l'altra legge. Oue si mostra l'antico Veio essere hoggi Civita Castellana. Roma, Lodouico Grignani.Google Scholar
Miglio, M. (1986) Un pontificato ed una città, Sisto IV (1471–1484): Atti del convegno Roma, 3–7 Dicembre 1984. Città del Vaticano, Associazione Roma nel Rinascimento.Google Scholar
Moretti, M., Zanelli, A. (1965) Civita Castellana (Falerii Veteres). Santa Maria di Falerii (Falerii Novi). Roma, Collana di Guida “Ausonia”.Google Scholar
Müntz, E. (1886) Les antiquités de la ville de Roma aux XIV, XV et XVI siècles (topographie, monuments, collections). Paris, Ernest Leroux.Google Scholar
Museo De Pergamo, 66 Obras Maestra museos (2007) Berlin: Estatales de Berlín.Google Scholar
Napp, E. (1933) Bukranion und Guirlande. Beitrag zur Entwicklungsgeschichte der hellenistischen und römischen Dekorationskunst. Wertheim am Main, Buchdruckerei E. Bechstein, inh. W. Hinckel.Google Scholar
Nicols, J. (1990) Patrons of Greek cities in the Early Principate. Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 80: 81100.Google Scholar
Pechinoli, F. (1998) [1560]: Dell'Istoria di Civita Castellana. In Pulcini, G. (a cura di), Trascrizione della Storia di Civita Castellana di Francesco Pechinoli, Civita Castellana, Ed. Ager Faliscus.Google Scholar
Pensabene, P., Mar, R. (2007) Dos frisos marmóreos en la Acrópolis de Tarraco, el Templo de Augusto y el complejo provincial de culto imperial. In Ruiz de Arbulo, J. (a cura di) Simulacra Romae: Roma y las capitales provinciales del occidente europeo: estudios arqueológicos: 7386. Tarragona, El Mèdol.Google Scholar
Pesiri, G. (2003) Il Lazio e Alessandro VI. Civita Castellana, Cori, Nepi, Orte, Sermoneta. Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo.Google Scholar
Quattrocchi, A. (2001) Alessandro VI: il ceremoniale del possesso tratto dai modelli del’’ ‘antico trionfo’. In Chiabò, M., Maddalo, S., Miglio, M., Oliva, A.M. (a cura di), Roma di fronte all'Europa al tempo di Alessandro VI, vol. 2: 592639. Roma, Archivi di Stato / Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 68.Google Scholar
Sanchís y Sivera, J. (1919) Algunos documentos y cartas privadas que pertenecieron al segundo Duque de Gandía don Juan de Borja (notas para la historia de Alejandro VI), Valencia. Anales del Instituto General y Técnico de Valencia 4: 1150.Google Scholar
Sanguinetti, F. (1959) La fortezza di Civita Castellana e il suo restauro. Palladio 9: 8492.Google Scholar
Sauron, G. (2000) L'Histoire végétalisée, Ornement et politique à Rome. Paris, Picard.Google Scholar
Schörner, G. (1995) Römische Rankenfriese. Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum. Mainz am Rhein, P. von Zabern.Google Scholar
Settis, S. (1984–1986) Memoria dell'antico nell'arte italiana, 3 vol. Torino, Einaudi.Google Scholar
Settis, S. (2008) Collecting ancient sculpture: the beginnings. Studies in the History of Art 70: 1231.Google Scholar
Smallwood, E.M. (1984) Documents illustrating the principates of Gaius, Claudius and Nero. Bristol, Bristol Classical Press.Google Scholar
Speciale, O. (1973–74) Antonio da Sangallo il Vecchio: il cortile della Rocca di Civita Castellana. Annuario dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università degli Studi di Roma, 199210.Google Scholar
Stephens, W.E. (1984) The Etruscans and the ancient theology in Annius of Viterbo. In Brezzi, P., de Panizza Lorch, M. (a cura di), Umanesimo a Roma nel Quattrocento: 309322. New York/Rome, Ist. Nazionale di Studi Romani.Google Scholar
Stephens, W.E. (2004) When Pope Noah ruled the Etruscans: Annius of Viterbo and his forged “antiquities”. In Stephens, W.E. (a cura di), Studia Humanitatis: Essays in Honor of Salvatore Camporeale: 201–23. Baltimore, Johns Hopkins University Press.Google Scholar
Tarquini, F. (1874) Notizie istoriche e territoriali di Civita Castellana: già capitale dei Falisci Ciscimini e delle tre falerie l'una successiva all'altra. Castelnuovo di Porto, Tip. Flaminia.Google Scholar
Tarquini, S. (2001) Nepi e Civita Castellana. In Chiabò, M., Maddalo, S., Miglio, M., Oliva, A.M. (a cura di), Roma di fronte all'Europa al tempo di Alessandro VI, vol. 2: 705–15. Roma, Archivi di Stato / Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 68.Google Scholar
Tarquini, S., Pesiri, G. (2003) Aree strategiche e attenzioni alessandrine. In Chiabò, M., Gargano, M. (cur.) Le rocche alessandrine e la rocca di Civita Castellana. Atti del convegno (Viterbo 1921 de marzo de 2001). (Pubblicazione degli Archivi di Stato, 78), Roma, Archivi di Stato: 2550.Google Scholar
Tucci, P.L. (2001) Laurentius Manlius. La riscoperta dell'antica Roma. La nuova Roma di Sisto IV. Roma, Edizioni Quasar.Google Scholar
Wickham, C. (2013) El legado de Roma. Una Historia de Roma de 400 a 1000. Madrid, Editorial Pasado y Presente.Google Scholar
Zucchini, G. (1959) Un documento per la rocca di Civita Castellana. Palladio 9: 27.Google Scholar
Figure 0

Fig. 1. Immagine frontale della Porta Borgiana di Civita Castellana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 1

Fig. 2. Chiave di volta della Porta Borgiana, con l'iscrizione dedicata a Rodrigo Borgia (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 2

Fig. 3. Spolia nel campanile della chiesa di Santa Maria del Carmine (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 3

Fig. 4. Frammento del fregio del mausoleo di Cartinia in Piazza Matteotti di Civita Castellana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 4

Fig. 5. Fregi provenienti dal mausoleo di Cartinia conservati nel Pergamonmuseum di Berlino (Schörner, 1995: Tav. 36, n° 3; Tav. 37 n° 1).

Figure 5

Fig. 6. Frammenti marmorei della Porta Borgiana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 6

Fig. 7. Frammento marmoreo con kyma lesbio e l'attacco di una iscrizione [P] nella Porta Borgiana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 7

Fig. 8. Ricostruzione di un pannello decorativo, a partire dai frammenti marmorei della Porta Borgiana (Fotografia: Pizzo e Martín-Esperanza).

Figure 8

Fig. 9. Pannello laterale del monumento funerario (Elaborazione grafica originale di Adriana Cymerman, Antonio Pizzo e Paloma Martín-Esperanza).

Figure 9

Fig. 10. Pannello laterale di un possibile accesso al monumento (Elaborazione grafica originale di Adriana Cymerman, Antonio Pizzo e Paloma Martín-Esperanza).

Figure 10

Fig. 11. Vista assonometrica dei due pannelli del monumento funerario (Elaborazione grafica di Adriana Cymerman, Antonio Pizzo e Paloma Martín-Esperanza).