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Published online by Cambridge University Press: 02 December 2020
Dal Montaigne in poi si è spesso accusato il Guicciardini di avere attribuito le azioni umane solo a moventi d'interesse e perciò di aver considerato gli uomini malvagi, simulatori, cupidi, ed ingrati. Queste imputazioni non sono del tutto infondate; tuttavia il Fiorentino non giudicò per mero gusto di dir del male, ma per sincero convincimento di chi è deluso per troppo contatto coll'uomo politico. La sua critica non ha risparmiato né il Papato né la Francia né Venezia né gli altri stati italiani. Non deve quindi meravigliarci che ne abbia fatta a danno della Spagna e degli Spagnoli. Questi non tardarono a tacciarlo di passione; eppure furono essi i primi ad insegnargli gli intrighi e i raggiri della politica europea. Non fu alla scuola di Ferdinando il Cattolico ch'egli imparò a diffidare oltremisura dell'uman genere?
N.B. Per il sistema d'accenti usato in quest'articolo, ci siamo conformati alle norme seguite nella collezione degli Scrittori d'Italia (Bari: G. Laterza), dalle cui edizioni del resto abbiamo largamente citato.
1 V. Luciani, Francesco Guicciardini and His European Reputation, (New York: K. Otto Sr Co., 1936).
2 Gli Spagnoli come i Francesi vengono spesso ricordati in quest'opera. Vedi Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di R. Palmarocchi (Bari: G. Laterza, 1931), passim.
3 Vedi la Commissione riprodotta nelle Opere inedite di F. Guicciardini, a cura di G. Canestrini (Firenze: Barbèra, Bianchi & Cia-piú tardi Cellini, 1857–67), vi, 3–10; e A. Oetea, François Guichardin, sa vie publique et sa pensée politique (Parigi: Picart, 1926), pp. 40–44. Un recente articolo di R. Palmarocchi, “L'ambasceria del Guicciardini in Spagna,” in Archivio storico italiano (1939), disp. ii, 145–169, illumina le circostanze politiche della legazione, spiega e difende il contegno del Guicciardini alla corte di Spagna, ed esamina la natura delle accuse posteriori lanciate contro quest'ambasceria.
4 Paolo Guicciardini ha curato questa prima edizione (Firenze: Le Monnier, 1932), premettendovi una buona introduzione. Il solo straniero ad occuparsene finora è stato Henri Graillot, “François Guichardin dans le midi de la France et en Espagne,” in Annales du midi, xlv (1933), 5–22, articolo in cui si serve della Legazione per colmare le lacune nel Diario.
5 Scritti autobiografici e rari di F. Guicciardini, a cura di R. Palmarocchi (Bari: G. Laterza, 1936), p. 120. Quest'opera contiene la seconda edizione tanto del Diario quanto della Relazione.
6 Ibid., p. 122.
7 Otetea, op. cit., pp. 45–59, 69–73.
8 Vedi Opere inedite, vi, 28, 94, 161, 169, 226. Qualche giudizio sul re Cattolico è da ricercarsi anche in una lettera al padre Piero Guicciardini e in un'altra a Jacopo Salviati, oratore fiorentino a Roma nel 1513.
9 Ibid., p. 169.
10 Scritti autobiografici e rari, p. 128.
11 Ibid., p. 131.
12 Ibid., p. 137.
13 A. Navagero, Il viaggio fatto in Spagna et in Francia (Venezia: D. Farri, 1563), p. 27r; Castiglione, Il libro del Cortegiano, a cura di M. Scherillo (Milano: U. Hoepli, 1928), pp. 296–298.
14 W. H. Prescott, History of the Reign of Ferdinand and Isabella the Catholic, 15a ed. (Philadelphia: J. B. Lippincott, 1864), iii, 188–191.
15 Guicciardini, op. cit., pp. 141, 143. Cfr. pp. 129–130 per ciò che riguarda le milizie spagnole, i “giannettieri” (specie di cavalleggieri) e gli uomini d'arme.
16 Vedi J. García Mercadal, España vista por los extranjeros (Madrid: Biblioteca Nueva, 1917–19), ii, 41–60, dove riassume parte delle De rebus Hispaniae memorabilibus (Alcalá, 1530) di Lucio Marineo.
17 Vedi A. Morel-Fatio, Éludes sur l'Espagne, 1a serie, 2a ed., riv. e cor. (Parigi: E. Bouillon, 1895), pp. 19–20.
18 Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, racc, ann., ed edite da E. Albèri (Firenze, 1839), i, 22–23. Nel Quirini manca un ritratto di Ferdinando, mentre nel Guicciardini non si fa nessuna menzione della gelosia spagnola.
19 La relazione del Corner si trova citata in parte da H. Baumgarten, Geschichte Karls V. (Stuttgart: J. G. Cotta, 1885–92), i, 62–72.
20 Vedi Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, ii (1840).
21 Del Navagero non esiste una relazione bensí solo un diario del suo viaggio: cfr. nota 13.
22 Vedi Relazioni, i.
23 Le relazioni del Badoaro e del Suriano vengono illustrate e pubblicate in parte da M. Gachard, Relations des ambassadeurs vénitiens sur Charles-Quint et Philippe II (Bruxelles: M. Hayez, 1855).
24 Vedi Relazioni, v (1861), per le relazioni dal Tiepolo fino al Vendramino.
25 Op. cit., p. 67n.
26 Ibid., ii, 42, 44, 29.
27 A. Navagero, op. cit., pp. 3v, 5v, 6r, 10r, 14r, 25r, 31v.
28 Ibid., p. 38v.
29 Gachard, op. cit., p. 71n.
30 Relazioni, v, 17.
31 Ibid. Cfr. p. es., Cavalli, ibid., p. 164.
32 Ibid., p. 18. Cfr. Soranzo, ibid., p. 82.
33 Ibid., pp. 18–20.
34 Ibid., p. 286.
35 Ibid., p. 287. Cfr. anche questo giudizio, p. 320: “La fanteria spagnuola è cauta, paziente agl'incomodi, facile alla disciplina, e sopra tutte atta a fare imboscate, difender un passo, far una ritirata e sostener un assedio.” Cfr. B. Navagero (ibid., i, 316), il Priuli (ibid., v, 245), il Vendramino (ibid., p. 452) e il Suriano (Gachard, op. cit., p. 114) che dicono sostanzialmente lo stesso. Vedi qui sotto quel che il Guicciardini dice in proposito nella Storia d'Italia.
36 Ibid., pp. 289–290.
37 Ibid., p. 452.
38 Brantôme (Pierre de Bourdeille), Œuvres complètes, a cura di L. Lalanne, con varianti e frammenti inediti (Parigi: Vedova J. Renouard, 1864–82), vii, 59.
39 Ibid., v, 296.
40 E. Cock, Relatión del viaje hecho por Felipe II en 1585, á Zaragoza, Barcelona y Valencia, a cura di A. Morel-Fatio e A. Rodríguez Villa (Madrid: Aribau e C., 1876). È da segnalarsi che due delle Provincie attraversate sono tra quelle note al Guicciardini.
41 Ibid., p. 9. Cfr. l'osservazione su Tortuera, il cui nome, secondo il Cock, sarebbe da attribuirsi al “tuerto che haçen á los pasajeros.”
42 Ibid., pp. 38, 97, 163.
43 Ibid., pp. 174, 177, 165, 208.
44 Ibid., pp. 97, 140, 165, 245.
45 Vedi L'Espagne au XVIe et au XVIIe siècle, documenti storici e letterari publ. e ann. da A. Morel-Fatio (Heilbronn: Frat. Henninger, 1878), pp. 161–193.
46 Ibid., p. 192. Il giudizio di questo clerico, insieme ad alcune osservazioni del Brantôme, del Cock, del Guicciardini e di alcuni degli ambasciatori veneti, vien riferito in spagnolo da J. García Mercadal, op. cit., ii.
47 Scritti autobiografici e rari, p. 135.
48 Relazioni, i, 29.
49 A. Navagero, op. cit., p. 25r.
50 Il Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, illustrato con nuovi documenti (Firenze: Succ. Le Monnier, 1877–82), ii, 246–248, è un po'severo con la Relazione, forse perché è influenzato dal confronto col Machiavelli. L'Ofetea, piú equanime nel suo giudizio, trova che il Guicciardini trascura di alludere alla fioritura delle arti spagnole. Un esame del Diario (ignoto all'Ofetea) dimostra però che il Fiorentino non fu del tutto insensibile alle bellezze artistiche delle cittá che visitò.
51 Viajes por España, trad., arm., con una introd. da A. M. Fabié (Madrid: Librerìa de los Bibliófilos, 1879), p. lxxxix.
52 Baumgarten, op. cit., i, 69.
53 García Mercadal, op, cit., ii, 30–31.
54 Il Fabié si mette nello spirito dell'originale, ma non riesce a tradurre alcune espressioni: “che da pochi Grandi del regno in fuora” diviene “que ostentan fuera del reino algunos Grandes” (eppure “in fuora” è ben tradotto altrove); “infiniti … che erano infetti,” “infinites judíos”; “per le guerre di qua,” “en tiempo de guerra,” ecc. (op. cit., pp. 200, 210, 218). Inoltre omette qualche breve passo o parola (ibid., pp. 195, 196, 200, ecc.) Il Baumgarten mira a darci un'idea dell'insieme dell'opuscolo e quindi ne fa un riassunto piuttosto che una traduzione, donde le molte omissioni: vedi op. cit., i, 64–71. Il Robinson, op. cit. (Boston: Ginn & Co., 1906), ii, 24–27, salta l'interessante passo sulla simulazione degli Spagnoli, omette le parole “da altebassie chermisi e d'oro in fuora,” fraintende il senso della frase “ma sono da andare discosto,” che traduce con questo sproposito “but this means little,” ecc. L'Ojetea invece risolve bene le difficoltá dei brani voltati da lui in francese (op. cit., cap. ii). In quanto alla Bertrand, se la cava abbastanza bene anch'essa: Pensées et portraits de François Guichardin (Parigi: Ediz. Denoè'l e Steele, 1933), pp. 130–136.
55 Storia d'Italia, a cura di C. Panigada (Bari: G. Laterza, 1929), iii, 158, 190; iv, lib. xiii passim e p. 326; v, 101; Scritti politici e ricordi, a cura di R. Palmarocchi (Bari: G. Laterza, 1933), pp. 84–86, 96, 100–101, 122, 164, 167, (in questo volume si trovano i discorsi politici).
56 Storia d'Italia, iv, lib. xiii.
57 Ibid., ii, 69; iii, 157, 230–231; iv, 309; v, 44–52; ecc. Cfr. Scritti politici e ricordi, pp. 124, 183, 188.
58 Ibid., iii, 230–231 (il sacco di Prato); v, 140–142 (il sacco di Roma; qui però il Guicciardini se la prende con la barbarie tedesca ancor piú che con l'ingordigia spagnola).
59 Ibid., v, 42–52, 196–197.
60 P. Giovio, Le vite del Gran Capitano e del marchese di Pescara, volgarizzate da L. Domenichi, a cura di C. Panigada (Bari: G. Laterza, 1931), pp. 128, 143, 273–274, 377.
61 Storia d'Italia, i, 177. A onor del vero, bisogna aggiungere però che lo stesso Guicciardini (loc. cit.) ammette che più tardi Consalvo doveva meritare tal lode per le sue preclare vittorie. Per la critica dello Zurita (ripetuta dal Prescott e dal Lafuente), vedi Luciani, op. cit., pp. 154–155.
62 Ibid., specie, ii, passim.
63 Scritti politici e ricordi, p. 37.
64 Prescott, op. cit., iii, 293, 377–381, 397; M. Lafuente, Historia general de España, 2a ed. (Madrid: D. Chaulie, 1869), x, 318–345 passim; Machiavelli, Tutte le opere, a cura di G. Mazzoni e M. Casella (Firenze: G. Barbèra, 1929), p. 97 (Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, lib. i). Il Machiavelli si giova di quest'esempio per dimostrare che il principe è piú ingrato del popolo.
65 P. Giovio, op. cit., pp. 150, 159–161.
66 Storia d'Italia, iv, 310–312, 318–321. A questa condanna c'è da contrapporre il tergiversare servile del Giovio, secondo il quale il Pescara, dopo avere rivelato a Carlo V la trama del complotto, usò “una onorata simulazione” nel tener sospesi gli animi del papa e degli altri principi italiani a cui faceva sperare che si sarebbe presto dato effetto alla congiura: cfr. Giovio, op. cit., pp. 459–460.
67 Storia d'Italia, iv, 324.
68 M. Hume, Spain, Its Greatness and Decay (1474–1788) (Cambridge Univ. Press, 1898), p. 10.
69 Scritti politici e ricordi, p. 182.
70 Storia d'Italia, v, 156. Vedi Luciani, op. cit., pp. 154–155; Lafuente, op. cit., xi, 424.
71 Questo ritratto è in complesso conforme a quelli del Prescott e del Lafuente (op. cit., x passim) ed è indubbiamente piú completo di quelli del Machiavelli (Il Principe, cap. xxi) e dell'Altamira—The Cambridge Medieval History (New York: Macmillan, 1936), viii, cap. xv sulla Spagna (1412–1516), pp. 495–497.
72 Scritti autobiografici e rari, pp. 138–139; Opere inedite, vi, passim, specie pp. 95, 169.
73 Ibid., p. 138.
74 Opere inedite, loc. cit., pp. 162, 172.
75 Ibid., p. 239.
76 Scritti autobiografici e rari, p. 139.
77 Storia d'Italia, iii, 383.
78 Scritti politici e ricordi, pp. 318, 301, 307. Questi ricordi no. 142, 77, e 105 sono della seconda serie nell'edizione Palmarocchi e corrispondono a quelli della prima serie nell'edizione Canestrini.
79 Opere inedite, loc. cit., p. 226.