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Published online by Cambridge University Press: 15 August 2023
In 1885, during excavations on the southwest slope of the Quirinal Hill, two magnificent Hellenistic bronzes were discovered by Rodolfo Lanciani. Although Lanciani dated the burial of the bronzes to the era of the barbarian attacks on the city of Rome, here it will be argued that the bronzes may have been excavated elsewhere by clandestine diggers and then reburied on the Quirinal slope, in a stash of robbers’ loot. Utilizing newly located archival sources that shed fresh light on the excavation, and interrogating Lanciani's published accounts of it, this paper presents a case study of this small area of the hill. This leads in turn to an investigation of Lanciani's practice as a cartographer in plate XXII of his Forma Urbis Romae where the hillside was subsequently depicted. Plate XXII has a wider relevance for any user of the FUR because a close analysis of this one plate suggests that Lanciani's representation of the southwest Quirinal is dominated by a cartographic rhetoric. This is composed of significant omissions, obfuscations and graphic hierarchies all of which are employed to influence and manipulate the reader. It is argued that plate XXII of Lanciani's map is a persuasive rendering rather than a disinterested record of the ancient structures that were found buried there. This has significance for any reader of the FUR.
Nel 1885, durante scavi sulle pendici sud-ovest del Quirinale, due magnifici bronzi ellenistici sono state trovati da Rodolfo Lanciani. Infine, anche se Lanciani aveva datato sepoltura dei bronzi all'epoca degli attachi barbari sulla città nella tarda antichità, qui si sosterrà che la sepolture dei due bronzi potrebbe essere stata moderna. C’è una quantità di prove circostanziali che suggeriscono che i bronzi potrebbero stati scavati altrove da scavatori clandestini. Inoltre, è del tutto probabile che questi furono risepolti più di recente qui sul pendice del Quirinale in una scorta di bottino ladri. Utilizzando alcune fonti d'archivio recentemente ubicati che brillano luce fresca su questo scavo e interrogando il racconto pubblicato di Lanciani, questo scritto presenta un caso di studio di questa piccola parte della collina. Questo porta a sua volta ad un'indagine sulla pratica di Lanciani come cartografo nello tavola XXII della sua Forma Urbis Romae dove la collina è stata successivamente raffigurata. Nel Tavola XXII la raffigurazione di questa zona della collina è dominata da una retorica cartografica. Questo è composto da omissioni significative, offuscamenti e gerarchie degli elementi grafici, che servono a influenzare e manipolare il lettore. Tavola XXII si rivela essere un resoconto persuasivo piuttosto che un registro disinteressato delle antiche strutture rinvenute la. Questo studio di caso ha un'ampia rilevanza per qualsiasi utente della Forma Urbis Romae.