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Il Tempio Romano: Questioni di Terminologia e di Tipologia

Published online by Cambridge University Press:  09 August 2013

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The roman temple: questions of terminology and typology

1. An analysis of the meaning of the terms aedes, templum, delubrum, fanum, sacrarium, lucus: even if these terms are often interchangeable, the precise meaning of each can be established. 2. On the basis of the original meaning of templum (a ritually delimited space), it is proposed to apply this term to the platform with the aedes of Fortuna and of Mater Matuta, the ‘area sacra di S. Omobono’, and also to the ‘podium’ of the temple of the Capitoline triad. A typological comparison may also be made between these two templa, which were perhaps constructed at almost the same time. 3. The typology of the temple inside an area bounded by a portico may also be referred to the templum. The numerous variants of this typology are examined. 4. After a consideration of templum in its more specific sense of locus augurii aut auspicii causa definitus, the two auguracula—on the arx and the collis Latiaris—are examined in particular, and new identifications are proposed for them. 5. The term lucus raises the question of extra-urban cult sites. A scheme of classification is proposed: shrines of purely local importance, and sanctuaries repeating city cults in more distant sites (political motivation may be detected). For cult sites very close to the city the problem is more complex, involving in part the pomerium, evocatio, and the introduction of foreign cults.

Type
Research Article
Copyright
Copyright © British School at Rome 1984

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References

1 Jordan, H., ‘Ueber die Ausdrücke “aedes templum fanum delubrum”,’ Hermes XIV, 1879, p. 567–83Google Scholar. Importante la trattazione del Wissowa, Rel.,2 p. 468 sgg. v. ora anche Gros, P., Aurea Templa, Rome 1976, p. 15Google Scholar; Stambaugh, J. E., ANRW II, 16Google Scholar, 1 (1977), p. 557.

2 Anche etimologicamente (e parallelamente a ναός).

3 Cfr. n. 63.

4 E' interessante osservare che nella lex Furfensis i termini aedes e templum sono usati per indicare la stessa cosa: Laffi, U., in La cultura italica (Atti Conv. Soc. Ital. di Glottologia), Pisa 1978, p. 139Google Scholar (è infatti forse difficile pensare che templum sia usato con valore più ampio di aedes).

5 La spiegazione è seguita dal Wissowa, Rel. 2, p. 472 e dai commentatori delle Res gestae: v. da ultimo J. Gagé (Belles Lettres 1977), p. 107 (si sarebbe avuto una aedes quando l'edificio veniva innalzato su suolo inaugurato, un templum quando il luogo e l'edificio erano consacrati insieme).

6 Un diverso tentativo di spiegazione potrebbe essere un uso di templum nel significato tecnico, riferito a tutto il complesso: questo potrebbe valere per Apollo Palatino, ma forse non per Marte (a meno di pensare che il Foro di Augusto sia quasi considerato l'area del tempio; cfr. anche n. 58).

7 Lo stesso significato si deduce, per es., da ILS 9418: ‘templ, sicut conseptum est’. V. anche CIL VIII, 12014: ‘templum cum sanctuario Iovis.’

8 Aedes invece non si estende all'area: una distinzione rispetto ad elementi esterni all'edificio templare si ha, per es., in CIL X, 6463: ‘Apollinis aed(em) et circum aedem muros’; XIV, 2980: ‘aedem et portic.’; XI, 5375: ‘aedem cum porticibus’; frequentemente aedes cum ara, aedes et ara. V. anche il passo di Plinio cit. a n. 54, e infine Cod. Theodos. XVI, 10, 3: aedes templorum.

9 Cfr. Thes. L. L., s.v. Particolarmente preferito da Plinio il Vecchio. Sinonimo, non in senso assoluto, nei passi in cui il termine è enumerato accanto a templum; per es. lex Ursonensis, CIL II, 5439: 128, 14; Liv. IX, 9, 5: ‘… hanc urbem, templa, delubra, fines.’

10 V. specialmente Wissowa, in RE, s.v.

11 Macr., , Sat. III, 4, 2Google Scholar: ‘Varro libro octavo Rerum divinarum delubrum ait alios aestimare in quo praeter aedem sit area adsumpta deum causa, ut est in circo Flaminio Iovis Statoris, alios in quo loco dei simulacrum dedicatum sit … in quo deum ponerent nominatum delubrum. 3: … a dei dedicato simulacro delubrum coeperit nuncupari.’

12 Serv., , Aen. II, 225Google Scholar: ‘delubrum dicitur quod uno tecto plura conplectitur numina, quia uno tecto diluitur, ut est Capitolium, in quo Minerva, Iuppiter, Iuno. Alii, ut Cincius, dicunt delubrum esse locum ante templum, ubi aqua currit, a diluendo.’ (Dan.) (dopo aver riferito la stessa testimonianza di Varrone) ‘Masurius Sabinus delubrum, effigies … Alii delubrum dicunt templum ab eo quod nulli iunctum aedificio pluvia diluatur.’

13 Prob., , App. (Gramm. Lat. IV, 202Google Scholar): ‘Inter templa et delubra hoc interest, quod templa ubi simulacra sint designat, delubra vero aream cum porticibus demonstrat.’

14 Nonius 792 L: ‘Varro de Vita Populi Romani lib. I: “haec aedis, quae nunc est, multis annis post facta sit utique [quia Riposati] omnia regis temporibus delubra parva facta.’

15 Rimane incerto in quale senso interpretare il passo di Varrone relativo al tempio di Giove Stator (cit. a n. 11).

16 In Cic., , De leg. II, 19Google Scholar: ‘[in urbibus?] delubra habento’; Cicerone (II, 56) intende l'edificio templare.

17 Varro, , L.L. VI, 54Google Scholar: ‘quod pontifices in sacrando fati finem’; Fest. 88, 93 L. Cfr. Livio sotto citato.

18 Walde-Hoffmann4 s.v.: dalla stessa radice da cui feriae.

19 Hermes, cit. (n. 1), p. 577.

20 Un caso discusso è Tac., , Ann. XV, 41Google Scholar: ‘et magna ara fanumque quae praesenti Herculi Areas Evander sacraverat’. Il fanum è per alcuni il vicino tempio di Hercules Victor (per es. Jordan, , Top. I, 2, p. 481Google Scholar n. 56), secondo altri l'ara stessa; meglio sarà da intendersi come un'area sacra recinta relativa all'ara, cioè i περίβολοι di Plutarco, Quaest. Rom. 90, il consaeptum sacellum di Solino I, 10, il τέμενος di Strabone 5, 3, 3.

21 Una ampia trattazione è fatta da Van Doren, M. in Ant. Class. XXVII, 1958, pp. 3175CrossRefGoogle Scholar.

22 Top. II, p. 271 sagg.

23 Vedi le diverse posizioni di Coarelli, F. e Ampolo, C. in Quad. Centro Arch. Etr. Ital. V, 1981, pp. 245, 324Google Scholar. II termine implica comunque un carattere di segretezza secondo Pouthier, P., Ops … (Bibl. Ec. Fr. Rome 242), 1981, p. 90Google Scholar. Da tenersi presente anche CIL VI, 962: (Traiano, ) ‘sacraria numinum vetustate collapsa a solo restituit’; X, 6640Google Scholar; XIV, 2900 ecc. Un esempio, invece, di sacrarium privato è in CIL VI, 461.

24 Non hanno qui interesse naturalmente quei nomi che derivano dalla particolare tipologia architettonica e che non sono specifici dei luoghi di culto, come crypta, hypaetrum ecc. (v. per es. Etienne, R., Zeitschr. f. Papyr. u. Epigr. XLIII, 1981, pp. 135–42Google Scholar).

25 Cfr. Pasqualini, A. in Diz. Epigr. IV, p. 1969 sggGoogle Scholar.

26 Lucus Vestae, 1. Streniae. E' però da osservare che almeno alcuni dei luci in Roma dovevano essere fuori del pomerio: Lucus Albionarum, Camenarum, Furrinarum, Iunonis Lucinae, Libitinae, Martis, Mefitis, Stimulae (noto incidentalmente che si cita nei manuali tra le fonti letterarie relative al lucus Furrinarum di Cic., Roma, De nat. deor. III, 18, 46Google Scholar, che si riferisce invece alla valle del Liri: ‘in Laterio… ab eo ponticulo qui est ad Furinae, Satricum versus’). Un lucus Feroniae a Roma (così Platner-Ashby, s.v., ecc.) è da escludere (Castagnoli, F., Rend. Mem. Acc. Linc., s. VIII, I, 1947, p. 170Google Scholar n. 6; Torelli, M., Arch. Class. XXV–XXVI, 19731974, p. 747Google Scholar). Un bosco sacro nei Comizio è una invenzione di Palmer, R. E. A., The King and the Comitium, Historia, Einzelschr. II, 1969Google Scholar.

27 Cfr. Cato, , Hist. R. Rel. 1 2, 72 fr. 58Google Scholar: ‘lucum Dianium in nemore Aricino.’

28 Si è proposto di collocarvi le are di Carmenta, la porta Trionfale e un tratto della via del corteo trionfale (Coarelli, F., Dial. Arch. II, 1968, p. 55 sgg.Google Scholar).

29 Cfr. Castagnoli, F., Studi Romani XXII, 1974, p. 437Google Scholar.

30 Sull'orientamento dei templi, principi di carattere del tutto diverso sono proposti da Stambaugh, J. E., ANRW II, 16, 1, p. 563Google Scholar.

31 L'orientamento si ricava dalla struttura (a Roma raramente documentata: un altro esempio è l'Ara Pacis) ad ante. Per considerazioni relative alla liturgia v., da ultimo, Gros, P., Aurea Templa, Rome 1976, p. 148 sg.Google Scholar; Castagnoli, F., Studi Romani XXVII, 1979, p. 150 sgGoogle Scholar.

32 Un inserimento organico potremmo immaginare per i fornices di Stertinio, forse lungo il lato Sud del templum. Solo in età imperiale il templum fu occupato, lungo il margine orientale, da taberne.

33 Colini, A. M. e Sartorio, G. Pisani, in Par. Pass. XXXII, 1977, rispettivamente a pp. 19 e 60Google Scholar.

34 Art. cit. a n. 29, p. 434 sgg.

35 E non semplicemente psicologiche (cosi G. Colonna, Par. Pass. 1981, p. 49): si pensi, in particolare, agli smisurati intercolumni della fronte esastila. Su questo tema v. anche Alzinger, W., in Festschrift H. Kenner, Wien-Berlin 1982, p. 24Google Scholar.

36 Assai difficoltoso si presenterebbe invece il tentativo di cercare una coincidenza cronologica abbassando la datazione del Capitolium al IV secolo. Contro questa tesi sostenuta da alcuni studiosi (cfr. art. cit. a n. 29) si hanno infatti gravissimi ostacoli (p. 434): ‘il silenzio delle fonti e anzi la precisa affermazione di alcuni testi, che il Capitolium non ebbe restauri prima dei rifacimenti di Lutazio Catulo.’ Contro la teoria di una ricostruzione sono anche Andrén, A., Rend. Pont. Acc. Arch. XLIX, 19761977, p. 73 sgg.Google Scholar; H. Drerup, ‘Zur Zeitstellung des Kapitolstempels in Rom,’ Marb. Winckelmannpr. 1973, p.l sgg; Colonna, G., Par. Pass. XXXVI, 1981, p. 49Google Scholar. Ancora, invece, in favore della teoria di una distruzione nel 390 è Skutsch, O., ‘The Fall of the Capitol again, Tacitus, Ann. XI, 23,’ Journ. Rom. St. LXVII, 1978, p. 93 sgCrossRefGoogle Scholar.

Naturalmente il raffronto proposto ha maggior significato se si attribuisce il tempio capitolino alla fine dell'età regia: è da ricordare tuttavia che, secondo G. Colonna, l.c., p. 43 sgg., la costruzione del grande terrapieno del tempio capitolino risalirebbe agli ultimi anni del regno di Tarquinio Prisco (583–579): cfr. però Riemann, H., RM XV, 1983, p. 233 n. 1Google Scholar.

37 S. Omobono, circa 15 piedi; Capitolium, 12 piedi.

38 S. Omobono è un quadrato di m. 47 di lato: le dimensioni sono conseguenti a quelle degli edifici templari, che sono lunghi 100 piedi (è interessante ritrovare quest'ultima misura, calcolata sul piede attico e romano, che ricorre anche a Pyrgi: cfr. Arch. Class. XX, 1968, p. 118Google Scholar).

39 Crawford, M. H., Roman Republican Coinage, Cambridge 1974, p. 399Google Scholar.

40 Da tenersi presente, a diverso titolo, i templi di Celle a Faleri, del Belvedere a Orvieto e altri ricordati nell'art. cit. a n. 29, p. 436. La identificazione di un templum a Murlo è proposta da Phillips, K. W. Jr., Amer. Journ. Arch. LXXVI, 1976, p. 251Google Scholar.

41 Che ha la singolarità di essere orientata verso Sud, diversamente dal tempio.

42 E' qui da ricordare l'interpretazione che è stata data da Maetzke, G., St. Etr. XXIV, 19551956, p. 227 sgg.Google Scholar, del tempio di Fiesole, come una cella (una aedes) dentro un templum augurale. Penso invece (come ho notato in Röm. Mitt. LXXIII–LXXIV, 19661967, p. 10 sggGoogle Scholar; Arch. Class. XX, 1968, p. 117Google Scholar; cfr. anche Drerup, cit. a n. 36, p. 4 sgg.; Dohrn, Th., Rend. Pont. Acc. L, 19771978, p. 106Google Scholar) che il tempio di Fiesole sia da classificarsi nel tipo che è stato convenzionalmente chiamato ‘italico’ e che dovrà meglio essere definito come tempio tuscanico ad alae: variante, ricordata da Vitruvio, del tempio a tre celle. Agli esempi già noti di questa tipologia sono da aggiungersi i templi gemelli dell'area di S. Omobono, e probabilmente anche il tempio arcaico della stessa area (cfr. Un decennio di ricerche archeologiche, Roma 1978, pp. 418 e 429Google Scholar); se è esatta l'interpretazione del tempio arcaico avremmo un dato rilevante per la discussione del problema dell'origine del tempio a tre celle (cfr. Colonna, G., Not. Scavi 1970, II Suppl. p. 46Google Scholar; Par. Pass. XXXVI, 1981, p. 42Google Scholar; Drerup, sopra cit., e la rassegna di Altherer-Charon, A., Ant. Class. XLVI, 1977, p. 389 sgg.CrossRefGoogle Scholar).

43 Stranamente Dyggve, E., Lindos III, Copenhague 1960, p. 519Google Scholar pensa ad una derivazione ellenistica del podio romano; contra, Castagnoli, F., Arch. Class. XV, 1963, p. 123Google Scholar; Drerup, cit. a n. 51, p. 189, n. 15.

44 Se ne possono individuare le seguenti soluzioni architettoniche: podio che ripete esattamente la pianta dell'edificio templare (è la soluzione più comune); podio leggermente più largo che determina una fascia più o meno ampia intorno all'alzato dell'edificio templare (Concordia: inesatta è l'ipotesi—v. Gros, P., Aurea templa, Rome 1976, p. 160Google Scholar — di una balaustrata delimitante una deambulatio; Venere Genitrice ecc.; quanto al ‘podio’ del tempio del divo Giulio, esso si può quasi considerare come una piattaforma, forse anche in funzione di tribuna, e un templum, su cui si innalza, con un suo proprio podio, la aedes); podio che si innalza sopra una piattaforma solo leggermente più ampia (Ercole a Tivoli); podio che è sopraelevato su una piattaforma di identica superficie (Apollo Sosiano).

45 E tanto più il periptero sine postico.

46 Ciò avviene invece a Satricum. Per Pyrgi v. Colonna, G., Not. Sc. 1970, II Suppl., p. 286Google Scholar.

47 Interessanti esempi di peripteri su podio a Cuma (tempio di Giove nel Foro: II I sec. a.C.) e a Pompei (Apollo: II sec. a.C.): Johannowsky, W., in Hellenismus in Mittelitalien, Göttingen 1976, p. 273Google Scholar.

48 Quanto agli edifici a pianta circolare, non ha podio il tempio del Foro Boario (a differenza dei templi di Vesta, di Hercules Musarum, e B dell'area Argentina).

49 Ma forse si dovrebbe ancora indagare se realmente sui lati lunghi esistevano gradinate, ovvero un podio.

50 In alcuni frammenti della stessa Forma (230, 366) intorno alla peristasi non è segnata, verisimilmente per negligenza, la linea del podio. Non è, infine, certo che in questo schema rientri il tempio sotto S. Salvatore in Campo.

51 Cfr. Drerup, H., ‘Architektur als Symbol’, Gymnasium LXXIII, 1966, p. 181 sgg.Google Scholar, spec. p. 189 sgg.

52 V. ora Gullini, G., in Architecture et société…, Paris-Rome 1983, p. 119 sggGoogle Scholar. Per confronti con architetture dell'Asia Minore: Fehr, B., Plattform und Blickbasis, Marb. Winck. Progr. 1969, p. 31 sgg., spec. p. 44Google Scholar.

53 V. particolarmente Gros, P., Aurea templa, Rome 1976, p. 79 sggGoogle Scholar.

54 Cfr. Plin., , Ep. IX, 39, 3Google Scholar: ‘Videor ergo munifice simul religiose facturus, si aedem quam pulcherrime extruxero, addidero porticus aedi, illam ad usum deae, has ad hominum.’

55 Castagnoli, F., Mem. Linc. s. VIII, I, 1947, p. 163 sgg.Google Scholar; Lauter, H., Bull. Com. LXXVII, 19801981, p. 37 sggGoogle Scholar.

56 La preesistenza del tempio può darci probabilmente la spiegazione della sua non centralità rispetto al portico.

57 Cfr. Castagnoli, F., Rend. Pont. Acc. Arch. LI–LII, 19781979 e 1979–80, p. 371 sggGoogle Scholar.

Di altri templi le nostre conoscenze sono parziali: templi del divo Traiano, di Matidia, di Serapide sul Quirinale. Ancor meno possiamo dire della porticus Boni Eventus e del portico del tempio di Quirino (noto solo da Marziale XI, 1, 9). Probabilmente in questa categoria rientra anche il tempio di Venere Erycina come lo vide Strabone (VI, 2, 5 C 272: ; il tempio fu dedicato nel 184 a.C). Da ricordare anche l'ara della Concordia al centro del portico di Livia.

58 E' anche da notare che il Foro di Augusto, in alcune fonti (Lugli, v., Fontes VI, 1 p. 1 n. 5Google Scholar; p. 27 nn. 160–2), è chiamato forum Martis. Per l'analogia tipologica si può ricordare 1'Iseo del Campo Marzio (tempio inserito al centro di un portico semicircolare).

59 Una soluzione in qualche modo confrontabile è forse proponibile per il tempio di Diana sull'Aventino nella sua ricostruzione di età augustea (Pianta marmorea, lastra 22). V. anche M. J. Strazzulla, in Les bourgeoisies municipales italiennes aux IIme et Ier siècles av. J.-C., Paris-Napoli 1983, p. 156. (per Assisi).

60 Si veda, per esempio, Scranton, K., ‘Group Design in Greek Architecture’, Art Bulletin XXXI, 1949, p. 247 sgg.CrossRefGoogle Scholar, spec. p. 256 sg.: esempi di ‘open enclosures’ (Priene, Magnesia) e ‘complete enclosures’ (Ercole a Thasos); Kyrieleis, H., in Hellenismus in Mittelitalien, Göttingen 1976, p. 431 sgg.Google Scholar, Wiseman, J., ANRW II, 7, 1 (1979), pp. 487, 534Google Scholar (Corinto, Asclepio, c. 146; Isthmia, Poseidon). V. anche Bergquist, B., The Archaic Greek Temenos, Lund 1967, p. 133Google Scholar. (Naturalmente con questi riferimenti ai precedenti tipologici non si intende entrare minimamente in merito alla discussione sulla originalita delle singole opere architettoniche: cfr. Giuliani, C. F., ‘Palestrina come programma’, in l'Architettura XXV, 1979, p. 182 sgg.Google Scholar; v. anche Id., ‘Frontalità e polarità,’ ibid., p. 534.)

61 Cfr. H. Lauter, ‘Ein Tempelgarten ?’, Arch. Anz. 1968, p. 626.

62 In qualche misura, anche la terrazza superiore di Palestrina: cfr., da ultimo Gullini, G., ANRW I, 4, pp. 749, 796Google Scholar e art. cit. a n. 52 (quanto alla questione cronologica del santuario, vorrei richiamare quanto scrivevo in Arch. Class. XV, 1963, p. 123Google Scholar: una ‘datazione anteriore alla fondazione della colonia sillana mi sembra dimostrata dalle iscrizioni di magistrati appartenenti a famiglie prenestine incise sia nella parte piu bassa (Erario) sia nella terrazza superiore’; cfr. anche EAA V (1963), p. 891Google Scholar).

63 V., anche per la bibliografia, l'amplissima trattazione di Catalano, P., in ANRW II, 16, 1, 1978, p. 440 sgg., spec. 467 sggGoogle Scholar.

64 Rinvio, anche per la bibliografia, al mio articolo ‘Aspetti urbanistici di Roma e del Lazio in età arcaica’, in 150 Jahre Deutsches Archaologisches Institut 1829–1979, Mainz 1981, p. 133 sggGoogle Scholar.

65 Magdelain, A., ‘L'inauguration de l'urbs et l'imperium’, MEFRA LXXXIX, 1977, p. 11 sggCrossRefGoogle Scholar. Cfr. anche, dello stesso autore, L'auguraculum de l'arx à Rome et dans d'autres villes,’ Rev. Et. Lat. XLVII, 1969, pp. 253–69Google Scholar; ‘Le pomerium et le mundus’, ib. LIV, 1976, pp. 71–109.

66 Oltre alla Curia del Comizio, templum è chiamato nella tabula Hebana quello che altrove è chiamata curia, come ho proposto in Rend. Linc. s. VIII, IV, 1949, p. 380 sggGoogle Scholar. (per questa curia abbiamo ora un'altra fonte: Eck, W., Hermes C, 1972, p. 463Google Scholar; Panciera, S., in I Volusi Satumini, Bari 1982, p. 87 sg.Google Scholar; cfr. anche Thompson, D. L., ‘The Meetings of the Roman Senate on the Palatine’, Amer. Journ. Arch. LXXXV, 1981, pp. 335–9CrossRefGoogle Scholar).

67 Brown, F. E., Mem. Amer. Acad. Rome XXVI, 1960, p. 10 sgg.Google Scholar; Torelli, M., Rend. Linc. s. VIII, XXI, 1966, pp. 293314Google Scholar; XXIV, 1969, pp. 39–48. L'auguraculum di Cosa è un quadrato di m. 11 di lato. Il Brown, inoltre, interpreta un crepaccio naturale della roccia come una fossa colmata ritualmente e suppone che sopra vi fosse un altare: identifica così il luogo come Cosa Quadrata, in analogia alla Roma Quadrata. Questa ipotesi rimane, a mio parere, incerta; mi sembra si dovrebbe parlare soltanto di auguraculum.

Non del tutto convincente, infine, è la interpretazione come auguraculum di un podio a Capua, proposta da Johannowsky, W., in Hellenismus in Mittelitalien, Göttingen 1976, p. 273Google Scholar.

68 Amer. Journ. Arch. LXXXII, 1978, pp. 240–6Google Scholar. Cfr. anche Coarelli, F., in Gli Etruschi e Roma, Roma 1981, p. 178 sgg.Google Scholar; Quad. Centro arch. Etr. Ital. V, Roma 1981, p. 245 sgg.Google Scholar; Il Foro Romano, Roma 1983, p. 101Google Scholar.

69 Quanto al problema dei tesca, v. ora Chanut, P. Y., ‘Les tesca du Capitole’, Revue de Philologie LIV, 1980, pp. 295304Google Scholar (da riferirsi alia scarpata dell'arx).

70 Giannelli, G., ‘La leggenda dei'Mirabilia’ e l'antica topografia dell'Arce Capitolina’, Studi Romani XXVI, 1978, p. 60 sg.Google Scholar, particolarmente p. 66; Id., Bull. Com. LXXXVII, 1980–81, p. 7 sgg.

71 E' un muro laterizio (conservato per la lunghezza di c. 14 metri) dell'età di Traiano e Adriano (cfr. Giannelli, La leggenda, cit., p. 63 e tav. V), che ha funzione di terrazzamento. Una diversa possibilità per l'auguraculum è indicata da F. Coarelli, in Gli Etruschi e Roma, cit. p. 181 e Fig. 2 (cfr. Il Foro Romano, cit. a n. 68) e da G. Giannelli, Bull. Com. cit., p. 19 sgg., che vi collegano le strutture di cappellaccio nel giardino della Aracoeli, a Sud-Est dei muri attribuiti dal Giannelli al tempio di Giunone Moneta.

72 Per es. Platner-Ashby, p. 437; Säflund, G., Le mura di Roma repubblicana, Lund 1932Google Scholar, pianta. Jordan-Hülsen, V., Top. I, 3. p. 400Google Scholar per alcuni motivi favorevoli ad una collocazione presso Magnanapoli del vicus Insteianus, alla cui sommità era l'auguraculum.

73 E i due auguracula avrebbero una ubicazione simmetrica, a Nord dell'area forense. Negli scritti citati a n. 68 il Coarelli colloca il secondo auguraculum sulle pendici occidentali del Quirinale verso il Campo Marzio, subito all'esterno delle mura. Egli infatti riferisce a questo auguraculum la notizia del tabernaculum posto (fuori delle mura, a quanto risulta dal contesto delle fonti) dal console Tiberio Gracco nel 163 negli horti o villa Scipionis (Cic., , de nat. deor. II, 3, 11Google Scholar; Gran. Licin. p. 10 Bonn.) (il vetusto auguraculum sarebbe così finito in una villa privata); egli localizza inoltre questi horti (o villa) nella zona sopra indicata in base all'iscrizione CIL VI, 31608 P. Cornelius P. f. Scipio trovata nel taglio di Via Nazionale nella zona già occupata dalla via Mazzarino e dal giardino Rospigliosi. Si può però osservare che il luogo del trovamento (a Sud-Est delle terme di Costantino) è assai all'interno del recinto murario, e che il contesto abbondantissimo e vario dei reperti permette di pensare solo a dimore di età imperiale e a colmature in rapporto alle terme di Costantino (quanto alla connessa ipotesi che gli horti Scipionis fossero poi divenuti gli horti superiores di Pompeo è invece da tenere presente Cic., , Phil. II, 109Google Scholar: ‘Signa… partim in hortos Pompei deportavit, partim in villam Scipionis’). Nella ubicazione proposta dal Coarelli questo auguraculum dominerebbe direttamente il luogo dei comizi nel Campo Marzio, e questa sarebbe appunto la sua funzione.

74 Atti VII Convegno Magna Grecia, Napoli 1968, p. 67 sggGoogle Scholar.

75 A proposito di questo santuario è preferibile mantenere la lettura locus (non lucus) Solis Indigetis: v. da ultimo Lavinium I, p. 93, n. 10.

76 Per la localizzazione v. Ampolo, C., Par. Pass. XXXVI, 1981, p. 219 sggGoogle Scholar.

77 Alföldi, A., Early Rome and the Latins, Ann Arbor 1965, p. 296 sggGoogle Scholar. (con bibliografia); per la Fortuna Muliebris v. ora Gigli, St. Quilici, MEFRA XCIII, 1981, pp. 547653CrossRefGoogle Scholar.

Tra i mold esempi di situazioni analoghe si può ricordare il santuario di Feronia ai limiti del territorio capenate (Cato, fr. 50 Peter; e cfr. Torelli, M., in Gli Etruschi e Roma, Roma 1981, p. 78Google Scholar). Un caso singolare è quello del santuario di Ercole posto esattamente sul confine tra i territori di Abella e di Nola, e appartenente alle due diverse citta, come è attestato dal cippo Abellano della metà del II sec. a.C. (Pulgram, F., Amer. Journ. Phil. LXXXI, 1960, pp. 629Google Scholar).

Una funzione del tutto diversa, infine, è quella dei santuari nei territori appenninici con struttura politica tribale: M. Torelli, in ‘La cultura italica’, Atti Conv. Soc. Ital. Glottol. Pisa 1978, p. 83 sg.

78 Van Doren, M., ‘Peregrina sacra’, Historia III, 1954, pp. 488–97Google Scholar; Stambaugh, J. E., ANRW II, 15, 1 (1978), p. 560 sggGoogle Scholar. Un problema discusso è quello di Venere Ericina sul Campidoglio, dedicato nel 215 a.C. (ed. eventualmente del deus Lucoris, su cui v. Radke, G., Die Göiter Altitaliens, Münster Westf. 1965, pp. 70, 189Google Scholar, la cui presenza nell'Asylum è però assai dubbia): il problema coinvolge quello della inclusione del Campidoglio entro il pomerio (v. particolarmente Schilling, R., Rev. Phil. XXIII, 1949, p. 27 sgg.Google Scholar; Magdelain, A., Rev. Et. Lat. XLVII, 1969, p. 253 sgg.Google Scholar; LIV, 1976, p. 94; Simon, E., Jahrb. d. Inst. XCIII, 1978, p. 202 sgg.Google Scholar), e in genere quello della distinzione tra urbs e arx (v., da ultimo, il mio art. cit. a n. 64, p. 141; per la corrispondenza tra arx e ocar v. ora anche Onesti, G. Calzecchi, St. Etr. XLIX, 1981, p. 188Google Scholar).

Quanto all'introduzione della Mater Magna sul Palatino ne sono stati più volte illustrati i motivi di ideologia politica, cioè la connessione col mito delle origini troiane: v. ora Catalano, op. cit. a n. 63, p. 543 sgg. Più difficile il caso di Minerva Capta sul Celio, dentro la città, che secondo una spiegazione di Ovidio, , Fasti III, 843–4Google Scholar (che è generalmente accettata) è connessa con la presa di Faleri. Quanto poi a Castore e Polluce e al tempio del Foro, sono da tempo superate le difficoltà inerenti alia introduzione entro il pomerio di divinità straniere: si tratta infatti di divinità ormai latine, e, se si mette in rapporto il tempio con la battaglia del lago Regillo, non si ha evocatio ma exoratio: Schilling, R., in Hommages Dumézil, Bruxelles 1960, p. 177Google Scholar; Castagnoli, F., ‘L'introduzione del culto dei Dioscuri nel Lazio’, Studi Romani XXXI, 1983, p. 3 sggGoogle Scholar.

79 Come Giunone Regina (dopo la distruzione di Faleri). Giunone Regina e Vertumno ebbero i loro templi sull'Aventino, Giunone Currite nel Campo Marzio. E' anche possibile che Feronia sia stata introdotta dopo la sottomissione dei Capenati al principio del IV secolo. II suo tempio a Roma era parimenti nel Campo Marzio (ho proposto di identificare con Giunone Currite e Feronia i templi A e C dell'area sacra Argentina, che ritengo edificati rispettivamente nel III e nel IV secolo: Mem. Lincei s. VIII, I, 1947, p. 169 sggGoogle Scholar; cfr. ora Coarelli, F., in L'area sacra di Largo Argentina, Roma 1981Google Scholar).

80 Marti extra urbem, sed ad campum; itemque Veneri, ad portum. Id autem etiam Etruscis haruspicibus disciplinarum scripturis est dedicatum, extra murum Veneris, Volcani, Martis fana ideo conlocari, uti non insuescat in urbe adulescentibus seu matribus familiarum veneria libido, Volcanique vi e moenibus religionibus et sacrificiis evocata ab timore incendiorum aedificia videantur liberari. Martis vero divinitas cum sit extra moenia dedicata, non erit inter cives armigera dissensio, sed ab hostibus ea defensa belli periculo conservabit. Item Cereri extra urbem, loco quo … homines nisi per sacrificium necesse habeant adire cum religione, caste sanctisque moribus is locus debet tueri.’

81 Karlowa, O., Intra pomerium und extra pomerium, Heidelberg 1896Google Scholar.

82 Croon, J. H., ANRW, II, 17, 1, 1981. p. 265 sgGoogle Scholar.

83 Cfr. Jordan-Hülsen, , Top. I, 3, p. 260 n. 17Google Scholar. Per Mentis v. Latte, Röm. Rel. p. 190; per Orcus, Id., p. 156; Castagnoli, F., Rend. Linc. s. VIII, XXXIV, 1980, p. 339Google Scholar; Veiove era fuori del pomerio (nell'isola), ma anche sul Campidoglio (per il Campidoglio cfr. n. 78).

84 Per es. a Lavinium Iuturna era un fans saluberrimus, e i due santuari extraurbani sono prossimi a sorgenti. Una sorgente è parimenti all'interno del santuario arcaico di Gabi (Guaitoli, M., Par. Pass. XXXVI, 1981, p. 161 sgg.Google Scholar) e presso il santuario di Celle a Faleri (G. Gamurrini, Not. Sc. 1887, p. 101; Forma Italiae, Serie II, II, Firenze 1981, p. 107). V. ora spec. Gualandi, G., in Studi sulla città antica, Roma 1983, p. 35 sggGoogle Scholar.

85 Questi santuari extra muros —si potrebbe occasionalmente aggiungere—furono, forse di preferenza rispetto a quelli intra muros, destinati a una partecipazione più larga della devozione popolare: da essi provengono in maggioranza le terrecotte votive.

Infine, per il fenomeno dei santuari extraurbani occupati da ville private (cfr., per es. CRAI 1977, p. 475), è da ricordare Agenn. Urb., De contr. agr. 48 Th.: ‘in Italia autem densitas possessorum multum inprobe facit, et lucos sacros occupant …’