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Nuovi cippi degli acquedotti aniensi. Considerazioni sull'uso dei cippi acquari

Published online by Cambridge University Press:  09 August 2013

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Some new cippi from the aqueducts of the anio valley. a discussion of the use of waterchannel-related cippi

In this paper some newly discovered cippi of the Anio Vetus and the Marcia relating to the Augustan restoration of 11–4 BC, which were found in the section between the sources and S. Maria di Cavamonte (Via Prenestina), are described. Other cippi are re-evaluated and for each of the aqueducts an up-to-date catalogue is given. It is important to note that the distance between the cippi was not always based on the iugero of 240 pedes (that is 70 metres), there being many exceptions, in some cases the distance being greater (particularly in more winding hilly sections), in others less. Also the shafts for cleaning and repairs are not regularly spaced at 70 metre intervals, often being 35–37 metres apart. The cippi, placed along the edge of the ground reserved for the aqueduct channel, not always corresponding to the shafts, are given a progressive number starting from Rome. This served to identify (with the help of plans (formae)) the section of the aqueduct requiring maintenance.

Given that the distance between the cippi varies, it is not possible to calculate the length of the aqueducts (or of particular sections) by multiplying the serial number by 240 pedes. Therefore we should reject the corrections made to Frontinus' figure for the length of the Anio Vetus of 43 miles, as these are based on this method (the figures suggested being 53, 55 and 63). In addition the aqueduct starts at the 29th mile of the Via Valeria, that is 9–10 miles upstream of Tivoli, not 20 (a misreading of the text of Frontinus). There follows a discussion of the length of the other three aqueducts of the Anio valley (Claudia, Anio novus, Marcia).

In Appendix l a small quarry pit from which the tufo cippi of the Anio vetus may have been extracted is described. In Appendix 2 a map of 1866 is presented, showing the location of some sections of the Marcia and the Claudia along the Via Valeria.

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References

1 Abbreviazioni usate: AMST-Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d'Arte; ASHBY-Ashby, T., The Aqueducts of Ancient Rome (Oxford, 1935)Google Scholar; GIULIANI, Tibur II-Giuliani, C.F., Tibur, pars altera, Forma Italiae, I, 3 (Roma, 1966)Google Scholar; LANCIANI-Lanciani, R., I Comentarii di Frontino intorno le Acque e gli Acquedotti (Roma, 1881)Google Scholar; MANCINI-Mancini, G., Inscriptiones Italiae, Vol. IV, regio IV, fasc I, Tibur (Roma, 1952) (editio altera)Google Scholar; PANIMOLLE, 1968, 1984-Panimolle, G., Gli Acquedotti di Roma Antica (edizioni Roma, 1968, 1984)Google Scholar; Trionfo-AA. VV., Il Trionfo dell'Acqua. Acque e Acquedotti a Roma (Roma, 1986)Google Scholar.

Tutte le distanze chilometriche sono date in base alle attuali edizioni dell'IGM.

Sono grato a questo proposito ai sigg. A. Tacchia e N. Nardoni (Roviano), P. Campus (Roma), A. Testa e V. Salviani (Castelmadama). Un particolare ringraziamento va alla prof.ssa C. Roncaioli Lamberti e all'ing. L. Lamberti per le numerose notizie che gentilmente mi hanno fornito.

Alcuni cippi sono già stati pubblicati in Mari, Z., ‘Note sugli acquedotti della Valle dell'Aniene’, AMST LIX, 1986, 33 sggGoogle Scholar.

2 Alcuni dati della descrizione fornita dal Faccenna (Not. Sc. 1957, 138) non concordano. La notizia del rinvenimento si trova in una lettera del custode Alberico Tani all'Ispettore ai Monumenti e Scavi di Tivoli, datata 28 sett. 1936 (Archiv. Soprint. Archeol. Lazio): ‘(…) durante un lavoro di scavo eseguito per formare una piccola strada (…) per far passare un carro con buoi per il trasporto di alcuni tubi per l'acqua marcia [il moderno acquedotto allora in costruzione], da collocare nella zona di terreno sottostante al Giardino Garibaldi in Tivoli, e propriamente nella parte che poi prosegue per la località “Tartaro”, alla distanza di circa m. 40, partendo dalla balaustra del detto Giardino seguendo la discesa per la località già indicata, si è rinvenuta un'iscrizione su blocco rettangolare di travertino che affiorava subito sul terreno la parte scritta, visibile solo per m. 0,50, il resto rimane interrato (…). La detta iscrizione rimane inclinata in avanti sul terreno che va per “Tartaro” [seguono uno schizzo dell'epigrafe, misure del cippo e delle lettere] (…) è necessario un sopralluogo per stabilire se trattasi di sola iscrizione o di regolaie monumento, poiché la medesima iscrizione sembra trovarsi sul posto di origine (…)’.

3 Giace a terra insieme all'iscrizione MANCINI, 201 e ad una dalla via Tiburtina (Mari, v. Z., Tibur, pars tertia, Forma Italiae, I, 17 (Firenze, 1983), 270, nota 1018Google Scholar; sul cippo ibid., 288, nota 1073).

6 Due tratti dello specus molto ravvicinati; GIULIANI, Tibur II, 81, n. 90. A p. 82, n. 92 Io studioso esclude che la piscina descritta dal Revillas come esistente nei pressi, fra l'Aniene e l'Empolitana, sia da riferire all'Anio vetus; cfr. ASHBY, 63.

7 ASHBY, 64–5 (due tratti). Altre notizie in LANCIANI, 258–9; sulla cisterna della ‘Villa di Cassio’, che avrebbe derivato acqua dall'Anio vetus, v. ora Giuliani, C. F., AMST XLHI, 1970, 273Google Scholar; inoltre Ashby, La Via Tiburtina (estr. AMST) (Tivoli, 1928), 170–1, nota 4.

8 Non si esclude che il cippo sia stato sospinto sotto il giardino proprio dai lavori di stem) di quest'ultimo o dei fabbricati vicini. Nel 1953 il giardino fu ampliato e nel fondare il muro sostruttivo si rinvenne una cisterna (Giuliani, , Tibur, pars prima, Forma Ilaliae I, 7 (Roma, 1970), 237, n. 135Google Scholar).

9 Il Ligorio specifica nella ‘Villa Cassiana’ (ASHBY, 65; MANCINI, 93), che nel XVI secolo doveva essere la grande villa romana a nord del Regresso (Giuliani, , Tibur II, 196–7Google Scholar; Mari, Z., Riv. Ist. Naz. Archeol St. Arte s. III, a. VI, 1983, 37–8Google Scholar).

10 ASHBY, 72; EE IX, 968Google Scholar (Lanciani, che per primo pubblicò il cippo su trascrizione altrui e che lo dice vicino al rispettivo pozzo, Bull. Com. XXVII (1899), 38Google Scholar, dà le due soluzioni DCXXX1V e DCXLV).

11 E' in reticolato di tufo; non segnalato da Ashby che vide (ASHBY, 71, 73) solo i due di forma quadrata su colle Fatturo e quello su colle Caipoli.

12 Non è da escludere che si debba identilicare con I' ‘another block, looking like a cippus truned upside down, and certainly not in situ’, visto da Ashby (ASHBY, 72) a 50 passi dal n. 646.

13 Trascritto nel 1899 da Ashby (ma per primo letto dal Lanciani, Bull. Com. XXVII (1899), 38Google Scholar, che lo dice vicino al rispettivo pozzo) e dato successivamente per disperso, è stato rintracciato da C. Roncaioli Lamberti (Trioiijo, 37).

14 E' probabile invece che il cippo provenga dal lato del colle opposto a quello in cui si trova (sullo spostamento già ASHBY, 73).

15 Sulla scoperta Borsari, L., Not. Sc. 1890, 164Google Scholar (venne alla luce insieme ad alcuni miliari della via Valeria: Donati, v. A., Epigr. XXXVI (1974), 181 sgg.Google Scholar; Lamberti, C. Roncaioli, Giorn. Ital, Filol. XLI, 1 (1989), 43, nota 3)Google Scholar.

16 Qui lo vide il Lanciani (Cod. Vat. Lat. 13047, via Tiburtina, f. 288-‘lapide’) e ancora nel 1983 PANIMOLLE (1984; alle 100, 114 due loto con lettura errata).

17 Frontinus 7, 3; 9, 9; 125. CIL VI, 1244Google Scholar (ASHBY, 88–9, 13; Morgan, M. G., ‘The Introduction of the Aqua Marcia into Rome, 144–140 B. C.’, Philologus (CXXII) 1978, 25 sgg.Google Scholar).

18 Erroneamente il Borsari (art. cit.) riporta CC⊥. (trascrizione corretta invece nell'autografo di T. Passeri risalente all'anno della scoperta, edito in Grainz, F., Giuliani, C. F., ‘I due tracciati della via Valeria fra ad Lamnas e Carseoli’, AMST LVIII (1985), 77, nota 18Google Scholar). La lettura del numero progressivo), anche se l'ultima cifra è interessata da una sf'aldatura della pietra, può considerarsi sicura.

19 Davanti all'abitazione di N. Nardoni, insieme al seguente cippo 1136, a un miliario della via Valeria (Crainz, Giuliani,' art. cit., 77, nota 19; Mari, Z., Bull. Com. XCIII (19891990), 175)Google Scholar e a un'ara funeraria (Mari, Z., AMST LVI (1983), 64, nota 172)Google Scholar. Le notizie sul rinvenimento del cippo sono in C. Nardoni, Storia di Roviano (ins. inedito, Archiv. fam. Nardoni).

20 Edito da Castagnoli, F., Bull. Com. LXXIII (19491950), 187Google Scholar (trascrizione rinvenuta nell'Archivio di Stato di Roma, b. 409, f. 50, del 1° giu. 1868 di P. Castellini, Ing. controllore dei lavori di riconduzione dell'Acqua Marcia).

21 Rispettivamente km. 1,004 e 0,567. Le distanze risultano dalla somma degli intervalli (calcolati in 240 p.) dei 15 e 8 cippi intermedi fino al n. 1182. Sull'esatta collocazione del n. 1197 fa fede la tav. V del LANCIANI (p. 280; km. 55,100 via Valeria), mentre per il n. 1174 (km. 53,250 via Valeria) conosciamo la posizione rispetto al moderno acquedotto della Marcia (al km. 5,460 della nuova conduttura, il n. 1197 invece era al km. 4,074, v. Castagnoli, art. cit., 186. Quest'ultimo, che Lanciani dice rinvenuto ‘730 m. a valle del ponte di Anticoli’ e ‘murato sull'argine sinistro della Valeria, a piombo, sul luogo della scoperta’, non è stato di recente ritrovato, v. PANIMOLLE, 1968, 80–1; I. Di Steiano Manzella, in AA. VV., Unpaese immaginario: Anlicoli Corrado (Roma, 1985), 125).

22 Sembra di scorgere la parziale incisione della seconda ‘S’ in August(u)s.

23 Esattamenle tra il fosso, la via di Vicovaro) e l'Aniene (Foglio) catastale l, partt. 6–7, proprietà di V. Pucella). Sul ponte v. ASHBY, 106, fig. 9; Giuliani, , Tibur II, 109Google Scholar, n. 133. Una foto del cippo compare in Castelmudama (opuscolo a cura Pro Loco, s. d. e l. ed., fig. 1).

24 Sulla scoperta Colonna, G. Brigante, Not. Sc. 1892, 52Google Scholar; ASHBY, 111–2. Agli scarsi resti di acequedotti descritti da Ashby sul versante nord-ovest di colle Ripoli (p. 64 Anio vetus, p. 112 Marcia) deve essere aggiunto il lungo tratteo di speco sotto il Riformatorio segnalato Pacifici, da V., Tivoli nel Medio-Evo, AMST V–VI (19251926), 59Google Scholar, nota l, e già in Cabral, S., Del Re, F., Delle ville e de più notabili monumenti antichi della città, e del territorio di Tivoli (Roma, 1779), 200201Google Scholar.

25 Dovette far parte della collezione epigrafica dell'ex Museo Civico al Pincetto eli Villa Gregoriana (v. Iniziative dell'amministrazione comunale per la creazione a Tivoli di un museo e di un centro cullurale (Tivoli, 1983), 11)Google Scholar.

26 Si trova ancora oggi sul luogo della scoperta, ove lo segnala il Mancini (MANCINI, 86), murato nel lato a valle della casa Nanni (ad ovest del km. 30,800 della Tiburtina, v. Pacifici, loc. cit.). La parte inferiore del cippo, spezzata, reca un foro circolare per il fissaggio a terra. E' stato invece asportato dalla chiesa di S. Maria dell'Olivo a Tivoli, sopra il Giardino Garibaldi, il cippo Mar. 803, ove lo vide il Mancini (MANCINI, 92 Add.).

27 Durante i lavori di ripulitura eseguiti dalla Provincia di Roma, cfr. Rinaldi, M. L. Veloccia, Archeol. Laz. VIII (1987), 23Google Scholar; L. Quilici, ibid., 145, fig. 13.

28 ASHBY, 123. Rispettivamente sotto i lati nord-ovest e sud-est della tagliata di Cavamonte corrono la Claudia e l'Anio novus, di cui Ashby (ASHBY, 215, 288; Ashby, , PBSR I (1902), 207–8)Google Scholar, descrive uno e due pozzi, ancora oggi esistenti. Accanto al pozzo della Claudia si nota, molto in alto nella parete, un cippo rettangolare scolpito nella pietra tufacea entro una nicchia (Fig. 8). Un secondo, molto simile (alt. cm. 130, largh. 60), è stato messo in luce sul lato dell'Anio novus, presso l'angolo con la via Maremmana Inferiore. Entrambi sono anepigrafi, come altri cippi degli stessi acquedotti (Lanciani, R., Bull. Com. XXXIII (1905), 291Google Scholar; ASHBY, 232, nota 3, 305).

29 Questa distanza (CXXC), riportata dal Fea e non accolta nelle varie edizioni del CIL (VI, 31562 c = 1250 c = XIV, 4077), è quella giusta come mostra la foto pubblicata dal Parmegiani (il cippo è stato nuovamente scoperto nel 1964).

30 In MANCINI il numero d'ordine è C∞ XL VI, il primo editore invece riporta CXLV (Sebastiani, F. A., Viaggio a Tivoli (Fuligno, 1829), 329, n. 1)Google Scholar.

31 La foto edita dal Mantini mostra chiaramente CCXXX, in luogo della trascrizione CCX⊥ di Brigante Colonna.

32 Lezione del primo trascrittore (G. Zaratini Castellini, sec. XVI), poi sempre corretta in CCX⊥ (CIL VI, 31558Google Scholarh, 1243 f, XIV, 4079; MANCINI, 94).

33 Lettura CCCXX tramandata dagli autografi cinquecenteschi di M. Smetius e P. Ligorio (CIL VI, 31558Google Scholarg), poi ‘normalizzata’ in CC[xl] in CIL VI, 1243Google Scholare, XIV, 4080; MANCINI, 93.

34 ASHBY, 57, 85. Lanciani (LANCIANI, 263; e Lanciani, R., Bull. Com. II (1874), 208Google Scholar integra in CCXXX[X] (v. anche CIL VI, Ad n. 1243 a, b, p. 847, a correzione di VI, 31558 a), ma ciò non è strettamente necessario perchè la cifra ritorna anche in Mar. 815.

35 Rispettivamente sui due lati, v. ASHBY, 129, 148 (correzione a LANCIANI, 305, che legge ‘430–402’). Questo cippo tuttavia potrebbe rappresentare un caso del tutto particolare, da spiegare come la somma delle distanze iugerali Ira i primi due cippi o con esigenze collegate all'attraversamento dell'Aggere (Lanciani, R., Bull. Com. IV (1876), 136–7, 172–3)Google Scholar.

39 ASHBY, 162.

37 E.' dato acquisito che gli acquedotti più antichi seguivano molto da vicino la conf'ormazione del terreno; in seguito le conquiste della tecnica ingegneristico-edilizia consentirono di attraversare valli e colline con arditi ponti e trafori (Frontinus, 18, 5). Esemplare il caso dell'Anio vetus nella valle della Mola (ASHBY, 68 sgg.; Mari, Z., in Thomas Ashby, Un archeologo fotografa la Campagna Romana Ira '800 e '900 (Roma, 1986), 227, n. 187Google Scholar.

38 Fabretti, R., De aquis el aquaeductibus veteris Romae, Disserlaliones tres (Roma, 1680), 115 sgg.Google Scholar; LANCIANI, 559–60; ASHBY, 58, 94.

39 Garrucci, R., comunicazione in Bull Inst. 1861, 39Google Scholar; Civ. Catt, s. 4, XI (1861), 737Google Scholar.

40 Cfr. Bull. Inst. 1861, 13–4Google Scholar; CIL VI, 267Google Scholar.

41 Ann. Inst. 1873, 171 sgg., 174Google Scholar.

42 Vitruvius, De arch. VIII, 6, 3Google Scholar: ‘puteique ita sint facti, uti inter duos sit actus’. Tutte le principali edizioni (Krohn, F. (Teubner, Lipsiae, 1912)Google Scholar; F. Granger (London, 1934); Callebat, L., Vitruve, de l'architecture livre VIII (Paris, 1973), 160, nota 5Google Scholar) accolgono questa lezione, in luogo di quella integrata inter binos (o duos) sint actus (Rose, V., Müller-Strübing, H. (Lipsiae, 1867)Google Scholar; Choisy, A., Vitruve (Paris, 1909), II, 100, I, 256)Google Scholar. Plinius, , Nat. Hist. XXXI, 31, 57Google Scholar: aqua ‘si cunicolo veniet, in binos actus lumina esse debebunt’.

43 Anio vetus, Claudia e Anio novus; non conteggiate punte estreme di m. 21,58 e 41,50 (ASHBY, 71, 75–6, 212, 280, 290; Muzzioli, M. P., Praeneste, Forma Italiae I, 8 (Roma, 1970), 106, n. 114)Google Scholar. Nella Claudia e nell'Anio novus furono accertati intervalli intorno a 2 actus o di poco superiori (251, 259, 262 e 270 p. ca.; ASHBY, 223, 292–3, 296; De Rossi, G. M., Bovillae, Forma Italiae I, 15 (Firenze, 1979), 36. 58, mi. 26, 71)Google Scholar.

Si noti che le approssimazioni rispetto all'esattezza numerica di 1 o 2 actus possono essere dovute alia difficoltà di operare le misurazioni e al fatto che Ashby non sempre specifica se le distanze sono state prese da centro a centro o da esterno a esterno dei pozzi (ma v. ASHBY 212), oppure trafilando o assecondando il corso dell'acquedotto.

Nell'aqua Traiana gli intervalli variano moltissimo da m. 50 a 400 (LANCIANI, 549, 376); nella Virgo ricorrono spesso quelli di 40–50 metri (Quilici, L., Collatia, Forma Italiae I, 10 (Roma, 1974), 129, figg. 196–9, 206)Google Scholar; nell'acquedotto di Bologna si superano i 200 metri (Gozzadini, G., Atti Mem. Dep. St. P. Prov. Romagna III (1864), 14)Google Scholar.

44 Tibur, pars quarta, Forma Italiae (Firenze, 1991)Google Scholar, 172, 187, 193, nn. 95, 117, 125, Anio novus: c. d. ‘Galleria Egidio’ e tratti alle pendici di monte S. Angelo in Arcese (ASHBY, 279–80).

V. anche per il primo tratto della via di Pomata le distanze di 123, 124, 127, 130 p. (Claudia) misurate da Cabral, Del Re, op. cit., 201–2; LANCIANI, 291.

45 V. già ASHBY, 40, 43.

46 LANCIANI, 560.

47 V., sull'aspetto ingegneristico, LANCIANI, 550, 553; ASHBY, 43; L. Quilici, in Trionfo, 66–7, 141; Pace, P., Gli acquedotti di Roma e il De Aquaeductu di Frontino (Roma, 1986), 38Google Scholar.

48 Per l'aqua Virgo il Quilici rileva una coincidenza solo per alcuni cippi (Quad. Ist. Top. Ant. V (1968), 132–3)Google Scholar.

L'abbinamento cippi-pozzi sembrerebbe sicuro solo per i cippi dell'aqua Augusta che recano il numero progressivo preceduto dalle sigle ‘PVT P’ (‘puteus publicus’?), i quali però furono rinvenuti fuori posto (De Rossi, G. B., Ann. Inst. 1873, 171 sgg.Google Scholar; LANCIANI, 328).

49 Lanciani sostiene (pp. 542, 559, 561–2) che l'abbandono dei cippi dopo il I secolo e la mancanza degli stessi negli acquedotti traiano e alessandrino derivi dal fatto che Frontino (17, 3) per primo f'ece redigere ‘formae’ per la manutenzione (‘cura’), che li resero inutili. In realtà lo stesso Frontino (64, 1) cita i ‘commentarii’ dei predecessori, cui egli stesso si rifà e che non dovevano essere privi di una cartografia.

50 Come esempi di rappresentazione icnografica degli acquedotti, oltre ai celebri frammenti della Pianta Marmorea di Roma, si veda il fr. di lastra, copiato sull'Aventino, con tratti di condotti da cui partono fistule che irrigavano (a orari precisi) fondi privati, di cui sono elencati i nomi dei proprietari (CIL VI, 1261Google Scholar, VIII, 448 Ad n. 4440, attribuito alla Crabra tuscolana; LANCIANI, 324–5, 562; v. anche Silverio, A. Liberati, in Trionfo, 174)Google Scholar. Stesso elenco, ma con rappresentazione forse di ruscelli, in un' iscrizione da Tivoli (CIL VIII, 448Google Scholar Ad n. 4440, XIV, 3676; MANCINI, 239 Add.; LANCIANI, 537; Picard, Ch., Rev. Archéol. s. 6, XXXIV (1949), 94–5)Google Scholar.

51 Tale zona era di 15 e 5 piedi per lato rispettivamente per i condotti in elevato e per quelli ipogei. E' bene specificare che essa non era una vera e propria strada, ma serviva solo per il passaggio, anche se i privati tendevano a trasformarla in via vicinale e agreste (Frontinus, 125–7).

52 LANCIANI, 560–1, 599–601; ASHBY, 84, 134, 143, 162.

53 The Length of the Four Great Aqueducts of Rome’, Papers of the British School at Rome XLVII (1979), 12 sgg.Google Scholar

57 Giuliani, , Tibur II, 73, n. 64Google Scholar; PANIMOLLE, 1968, 50–1; C. Roncaioli Lamberti, in Trionfo, 41 (bibl. sulle localizzazioni fra Vicovaro e la zona oltre S. Cosimato).

58 I resti tuttavia non sono ancora del tutto accertati e destano qualche perplessità (v. anche C. Roncaioli Lamberti, ‘Osservazioni e proposte sul sito dell'incile dell'Anio Vetus e sul ramo di derivazione dell'Anio Novus’, in Il Trionfo dell'acqua III, ‘Atti Conv. Antichi Acqued. Roma’, in stampa.

59 Cfr. Reina, V., Corbellini, G., Ducci, G., ‘Livellazione degli antichi acquedotti Romani’, Mem. Soc. Ital. Sc. s. 3, XX (1917)Google Scholar, tav. IV. La lunghezza deriva da: distanza dal punto 1 (porta Maggiore) a Tivoli (Rocca Pia-porta S. Giovanni) + tratto dalla porta Maggiore al terminale = km. 51,600; distanza da Tivoli all'incile km. 13,450 (ubicazione sotto Vicovaro), 15,950 (sotto S. Cosimato).

60 Cfr. ed. di C. Kunderewicz (Teubner, Leipzig, 1973), 4–5.

61 Cfr. l'analoga espressione usata per l'Alsietina (Frontinus 11, 3), laddove per le altre aquae Frontino utilizza la forma ‘ad miliarium’.

62 Insolitamente rispetto agli altri acquedotti aniensi (Marcia, Claudia, Anio novus), le cui sorgenti sono ubicate con l'unica citazione del miglio della via Valeria o della Sublacense (Frontinus 7, 6; 14, 1; 15, 1).

63 Non entro nel merito delle varie ricostruzioni del nome della porta e del percorso della derivazione per Tivoli (LANCIANI, 258; C. F. Giuliani, Tibur, pars prima, op. cit., 115, n. 71; Z. Mari, ‘Note’, art. cit., 39–40), limitandomi ad osservare che la soluzione ‘Variana’ è la più probabile (da Varia, piccolo centro, oggi Vicovaro, al km. 44,500 della Valeria) e che quella recentemente proposta in ‘Trebana’ (Roncaioli Lamberti, ‘Il percorso’, art. cit., 98), da Treba nel Lazio su un'ipotetica via Trebana uscente da Tivoli, si scontra con ragioni di ordine storico-topografico (Treba, situata su una direttrice laterale, la futura via Sublacense che si immette nella Valeria, sorge in un'area geografica troppo lontana da Tibur, con cui ebbe scarsi rapporti). Inoltre quando fu allacciato l'Anio vetus (272 a. C.) la via Valeria, susseguente alle colonie di Alba Fucens (303 a. C.) e Carseoli (298 a. C), già esisteva (Radke, G., Viae publicae Romanae (Bologna, 1981)Google Scholar (traduz. dall'ed. ted. del 1971), 346).

In merito all'acquedotto privato dei Tiburtini, sulla sponda destra dell'Aniene, sul quale avevo espresso riserve (‘Note’, 39, nota 22), v. ora la più sostanziosa documentazione in PANIMOLLE, 1984, 82 e Lamberti, Roncaioli, ‘Il percorso’, 93Google Scholar.

64 Grimal, P., Frontin, Les aqueducs de la ville de Rome (Paris, 1944)Google Scholar, 69, nota 14 (egli integra il nome della porta con la Tiburtina di Roma, riferendo l' ‘ubi’ direttamente a 'Tibur').

65 Sulla ricostruzione della numerazione miliaria della Tiburtina-Valeria rinvio al mio studio in Bull Com. XCIII (19891990), 173 sgg.Google Scholar

66 L'iscrizione di Claudio sulla porta Maggiore dà per la Claudia 45 miglia (CIL VI, 1256Google Scholar; v. LANCIANI, 347). In realtà dal castello terminale alle sorgenti l'acquedotto risulterebbe lungo 49 miglia (30 dal castello a Tivoli e 19 da Tivoli alle sorgenti, v. Reina et al, op. cil, tav. II; ASHBY, 253), ma forse in questo caso nella riduzione delle miglia incide realmente la minore tortuosità dello speco. La misura eccedente in Frontino è spiegata o perché rimisurata sulla nova forma (CIL VI, 1258Google Scholar) restituita da Tito nell'81 (LANCIANI, 347) o come comprensiva della lunghezza del fons Albudinus (Platner, S. B., Ashby, T., A Topographical Dictionary of Ancient Rome (London, 1929), 22)Google Scholar.

L'espressione di Plinio (Nat. Hist. XXXVI, 24, 122Google Scholar) ‘a XXXX lapide’, riferita anche all'Anio novus, riguarda in senso generico il punto di captazione sulla via Sublacense, in quanto valore medio fra il 38° e il 42° miglio (= sorgenti della Claudia e dell'Anion.; Frontinus 14–5).

67 Fino all'osteria della Spiaggia miglia 41,850 (Reina el al., tav. I). Da qui (32° miglio della Valeria) al sito della prima captazione si aggiungono altre 10 miglia, mentre fino alla seconda altre 14. Il totale di quasi 56 miglia, tenuto conto anche delle curve che l'acquedotto doveva compiere, si avvicina abbastanza al valore di Frontino (v. ASHBY, 253).

L'epigrafe di porta Maggiore reca 62 miglia, che sarebbero da riferire secondo E. Albertini a una correzione apportata dopo la nuova captazione di Traiano dai ‘Simbruina stagna’ Subiaco, di (MEFRA XXVI (1906), 311 sgg.)Google Scholar; più semplicemente si può pensare a un errore da LII a LXII (Platner, Ashby, op. cit., 12), in quanto la prima cifra coinciderebbe con la lunghezza dell'acquedotto fino all'incile pretraianeo.

68 Recentemente Rodgers, R. H. (‘The Mistery of 62 miles: CIL VI 1256’, Zeuchrift papyrol. epigr. 63, 1986, 157 sgg.)Google Scholar ha spiegato le 62 miglia dell'Anio novus come comprensive anche della lunghezza del ramo (+ miglia 2,700) dell'acquedotto a sud-est di monte S. Angelo in Arcese (Giuliani, , Tibur 11, 86, n. 102Google Scholar), ramo che si staccava sulla via Empolitana a monte di Tivoli e si riuniva a quello passante per la città nella piscina presso Gericomio (Mari, Tibur, pars quarta, op. cit., 193, n. 126). E'il caso di ricordare che la galleria alle pendici di monte S. Angelo, riconosciuta di epoca claudia e riferita all'Anio novus (ASHBY, 268), era stata erroneamente attribuita (LANCIANI, 347) al ‘rivom aquae Claudiae Augustae sub monte Aeflano’ costruito sotto Domiziano (88 d. C.) de L. Paquedio Festo (CIL XIV, 3530Google Scholar = MANCINI, 611) in sostituzione del percorso primitivo della Claudia verso Tibur. La tesi di Ashby sembra confermata dalla precisazione del luogo di rinvenimento (sec. XVII) dell'epigrafe di Paquedio (Barbagallo, I., AMST LIV, 1981, 55 sgg.)Google Scholar che porterebbe ad identificare il mons Aejlanus non con monte S. Angelo, bensi con il meridionale colle Cerviano e (quindi il rivom domizianeo con il tratto della Claudia fra Gericomio e ponte S. Antonio. ASHBY, 94; v. anche Blackman, art. cit., 13, 16. Sulla localizzazione delle sorgenti di Marcia e Claudia alle Rosoline e alla I e II Serena v. resoconto in PANIMOLLE, 1968, 90, 134.

69 I calcoli danno dai castello presso porta Viminale a Tivoli miglia 32 (Reina et al., tav. III), piü le solite 19 ca. lino alle sorgenti.

70 Il lato a monte e le estremità tuttavia sono interrati, mentre quello a valle termina strapiombando sul fosso.

71 C. d. ‘tufo litoide comune da costruzione’, prodotto dell'ultima attività del Vulcano Laziale,

72 Cfr. Collatia, op. cit., 185, n. 84, fig. 353. V. anche la cava per i blocchi di tufo del ponte della Claudia sul fosso della mola di S. Gregorio (ASHBY, 212).

73 Van Deman, E. B., The Building of the Roman Aqueducts (Washington, 1934)Google Scholar, 48, 63–4; ASHBY, 72.

74 Presso ponte Taulella sarebbero antiche latomie e cunicoli per l'estrazione della pozzolana (notizia orale non controllata).

75 Mari, Tibur, pars tertia, op. cit., 361, n. 380.

76 Castagnoli, art. cit., 187, nota 123. Sono conservate nella collezione Disegni e Piante, I, cart. 79, n. 229. Sui lavori del nuovo acquedotto della Pia-Marcia (1865–1870) v. Corsetti, G., Acquedotti di Roma (Roma, 1937), 45 sggGoogle Scholar.

77 LANCIANI, 280, 288, note 2, 1.

78 ASHBY, 98, nota 1.

79 La presente Fig. 5 (già edita in Mari, ‘Note’. 40 sgg.), molto ridotta e con diversa resa grafica, deriva dalla mappa n. 5 (= n. 19, copia in bella) in scala 1:2000, identica quanto agli elementi archeologici alla n. 3 in scala 1:1000 (‘Pianta delli scavi eseguiti lungo l'antico acquedotto Marcio’, 5 maggio 1860). Le indicazioni della legenda in didascalia sono riportate nell'originale sulla mappa stessa.

80 LANCIANI, 287–8.

81 Notizie su un tratto della Marcia più a monte, sotto Roviano (km. 55,300 ca. via Valeria), sono contenute nello stesso documento che riporta il testo del cippo 1197 (cfr. Castagnoli, art. cit., 186): ‘tratto totalmente ostruito da materie terrose, in gran parte diruto nelle pareti, e colla volta distrutta e rovesciata. Corre a contatto con l'attuale strada Provinciale Valeria col piano sottoposto all'attuale campagna circa in. 4 e in questo tratto si è rinvenuto il cippo’. Questi resti non sono compresi fra i sette ‘avanzi’ misurati dal Lanciani (LANCIANI, 280) fra la via di Roviano e la II Serena sulla Sublacense.

82 Questo acquedotto ha inizio molto più a valle, sotto Vicovaro (via Valeria, km. 44,600), secondo Ashby (ASHBY, 57, 58–9); cfr. anche GIULIANI, Tibur II, 73, n. 64. II Panimolle (PANIMOLLE, 1908, 50–1) asserisce di aver rinvenuto l'incile a S. Cosimato (km. 47, 250); il Canina ubicava la presa 850 metri a monte di S. Cosimato (v. LANCIANI, 256).

83 LANCIANI, 354; ASHBY, 260.