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La fondazione del Regnum Siciliae nella versione di Alessandro di Telese
Published online by Cambridge University Press: 09 August 2013
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Quasi tutti gli storici riportano la fondazione del Regnum Siciliae alla bolla dell'antipapa Anacleto II, emanata a Benevento il 27 settembre 1130. Benché la bolla sia a noi pervenuta soltanto nella redazione di una raccolta di manoscritti vaticani del secolo XIV, non vi è motivo di dubitare della sua autenticità, tanto più che di essa si ha notizia anche dalla cronaca coeva di Falcone di Benevento. La concessione, la donazione e l'autorizzazione da parte di Anacleto a Ruggero II del Regno di Sicilia, di Calabria e di Puglia (elevazione a Regno di territori già appartenenti alia famiglia degli Altavilla e prima distinti nel ducato di Puglia, con l'annesso principato di Salerno, e nella contea di Calabria e Sicilia), nonché del Principato di Capua, dell'Honor di Napoli e dell'auxilium degli uomini di Benevento, con l'esplicita menzione della Sicilia come capitale del Regno, sanciscono la dipendenza vassallatica del nuovo re e dei suoi successori dalla Chiesa di Roma, ai cui pontefici essi son dovuti a prestare omaggio e a giurare fedeltà, con l'obbligo inoltre di pagare ogni anno 600 schifati.
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- Research Article
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- Papers of the British School at Rome , Volume 24: Studies in Italian Medieval History , November 1956 , pp. 65 - 77
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- Copyright © British School at Rome 1956
References
1 Cfr., per tutti, Pontieri, E., Tra i Normanni nell'Italia meridionale, Napoli, 1948, p. 205Google Scholar, e Holtzmann, W., ‘Imperium und Nationen,’ Relazioni del X Congresso Internazionale di Scienze storiche (Roma, 4–11Google Scholar settembre 1955), iii (Storia del Medioevo), Firenze, 1955, p. 298. Contra, Volpe, v. G., ‘Albori della nazione italiana,’ nel vol. Momenti di storia italiana, Firenze, 1925, p. 20Google Scholar: ‘… dopo assunto da sé titolo regio, “contro il Vicario di Dio e contro Cesare,” dice S. Bernardo, Ruggero Normanno è proclamato Re nel duomo di Palermo’; bisogna tener presente, tuttavia, che S. Bernardo, alia cui tradizione sembra si attenga il Volpe, era seguace del papa Innocenzo II e non poteva perciò riconoscere gli atti comunque riferentisi alla persona dell'antipapa Anacleto.
2 Cfr. Jaffé, P., Regesta Pontificum Romanorum2, i, n. 8411Google Scholar.
3 Cfr. Kehr, P., Die Belehnungen der suditalienischen Normannenfürsten, Berlin, 1934, p. 5Google Scholar.
4 Falcone di Benevento, Chronicon, in Del Re, G., Cronisti e scrittori sincroni, i, Napoli, 1845, p. 201Google Scholar.
5 Jaffé, l. c.: ‘Rogerio “concedi tet donat et auctorizat coronam regni Siciliae et Calabriae et Apuliae”, preterea “principatum Capuanum, honorem quoque Neapolis et auxilium hominum Beneventi”. “Siciliam caput regni constituit”. Decernit, ut rex et eius heredes “per manus archiepiscoporum terrae suae, quos voluerint, in reges inungantur et coronentur”. Archiepiscopo Panormitano tribuit ius consecrandi Syracusanum, Agrigentinum et Mazariensem et Catanensem episcopos. Quae omnia concedit ea lege, ut reges sibi suisque successoribus “homagium et fidelitatem iurent et sexcentos schifatos annis singulis Romanae ecclesiae persolvant”.’
6 Cfr. Fuiano, M., ‘Napoli dalla fine dello Stato autonomo alia sua elevazione a capitale del “Regnum Siciliae,” capp. i e ii, Arch. stor. Napol., N.S., xxxv, 1955, pp. 3–8Google Scholar del estratto.
7 Falcone, op. cit., pp. 194, 199–200; Alessandro di Telese, De rebus gestis Rogerii Siciliae regis, in Del Re, cit., pp. 93–96.
8 Jaffé, op. cit., n. 8043.
9 Cfr. Kehr, op. cit., pp. 41–43, e Monti, G. M., Lo Stato normanno svevo, Trani, 1945, p. 8Google Scholar.
10 Cfr. Cahen, C., Le regime féodal de l'ltalie normande, Paris, 1940, p. 43Google Scholar.
11 Cfr. Onory, S. Mochi, Fonti canonistiche dell'idea moderna dello Stato, Milano, 1951, pp. 13–16Google Scholar.
12 von Schulte, F., Die Summa des Stephanus Tornacensis über das Decretum Gratiani, Giessen, 1891, p. 12Google Scholar. Cfr. Mochi Onory, op. cit., p. 6 sgg.; v. anche Calasso, F., I glossatorie la teoria della sovranità2, Milano, 1951, p. 26 sggGoogle Scholar.
13 Cfr. Calasso, op. cit., appendice, p. 193: ‘Sed, qua fronte diximus regem Sicilie liberum, cum ab ecclesia romana regnum in feudum teneat, nonne igitur subest pape, qui videtur superior dominus utpote dominus feudi, et sic forsan crederet aliquis predicta omnia esse in domino rege nostro Sicilie peregrina? Ad quod dicimus quod sedes apostolica, cum regali fastigio honoraverit dominum nostrum regem Sicilie conferendo regnum predictum, voluit omnes regni subditos in omnibus ei subdi, secundum quod est proprium premium regie dignitatis, ut arg. in Aut….’
14 Chronicon, in RR.II.SS.2, vii (1), 3, ed. Garufi, , p. 217Google Scholar.
15 Napoli dalla fine dello Stato autonomo, p. 10. Cfr., a tal proposito, Jamison, E. M., ‘The Norman administration of Apulia and Capua, more especially under Roger II and William I, 1127–1166,’ Papers of the British School at Rome, vi, 1913, p. 245Google Scholar. Il passo citato di Romualdo è in RR. II. SS. 2, vii 3, cit., p. 220.
16 Alessandro di Telese scrisse il De rebus gestis Rogerii Siciliae regis, piu che per suggerimento della sorella del re, la contessa Matilde, moglie di Rainulfo di Alife, alia quale aveva opposto un rifiuto, per obbedire a un intimo bisogno del suo spirito, perché, ripens andovi, gli parve che ciò che da lei veniva chiesto futuris temporibus … indubitanter profuturum non deesse (p. 88), quasi certamente fra il 1135 e il 1137, non solo perche la sua narrazione si arresta al 1135, ma perche da tutto il contesto non si ricava la minima impressione di una conoscenza di avvenimenti posteriori a quella data: fra i quali, importantissimo, la concessione della dignità ducale a Rainulfo di Alife da parte la di Innocenzo II e di Lotario II.
17 Alessandro di Telese, op. cit., pp. 88, 94, 120.
18 Napoli dalla fine dello Stato autonomo, pp. 10, 40–41.
19 Cfr. Monti, G. M., Il testo e la storia esterna delle Assise normanne, Milano, pp. 19–20Google Scholar.
20 Cfr. delle Spade, G. Ferrari, ‘Infiltrazioni occidentali nel diritto greco italico della monarchia normanna,’ Rivista di Storia del diritto italiano, xii, 1939, pp. 28–30Google Scholar, e Marongiu, A., ‘Lo spirito della monarchia normanna di Sicilia nell'Allocuzione di Ruggero II ai suoi Grandi,’ Arch. stor. sicil., 3a serie, iv, 415–431Google Scholar; v. anche Niese, H., Die Gesetzgebung der normannischen Dynastie im Regnum Siciliae, Halle, 1910, p. 49Google Scholar.
21 Cfr., p.e., De consacratione pontificum et regum, in M. G. H., Libelli de lite imper. et pont., iii, 667: ‘… Habent tamen rex et sacerdos communia quedam privilegiorum karismata ….’
22 Op. cit., p. 245. L'insigne medievista inglese dà scarsa importanza alle relazioni di Alessandro di Telese e di Romualdo di Salerno, che avrebbero voluto ‘emphasise the national aspect of the change,’ e, ferma nell'opinione della costituzione della monarchia normanna di Sicilia sulla base della bolla di Anacleto, ritiene pressoché una finzione, ‘a show of consulting,’ l'assemblea dei magnati normanni a Salerno, di cui parla il Telesino e a cui può referirsi, nella sua indeterminatezza, anche l'accenno, già citato, di Romualdo di Salerno. E' inutile ripetere che noi siamo di parere diverso.
23 Cfr. la prefazione al De rebus ecc., in RR.Il.SS., v, 609.
24 Op. cit., p. 287.
25 Cfr. Holtzmann, W., ‘Laurentius von Amalfi, ein Lehrer von Hildebrand,’ in Studi Gregoriani, 1947, i, pp. 207–218Google Scholar.
26 Cfr. Fuiano, M., ‘Alfano I arcivescovo di Salerno, innografo di S. Matteo,’ Atti dell'Accademia di scienze morali e politiche della Società Nazionale di scienze, lettere ed arti in Napoli, lxv (1955), p. 3 sggGoogle Scholar. dell'estratto.
27 Gregorii VII papae registrum, in M. G. H. sel., ed. Caspar, , ii, 218Google Scholar.
28 Almeno secondo l'interpretazione, che, con adattamento ai tempi, era stata data fin dai primordi della feudalità da Paolo Diacono; cfr. Ganshof, F. L., ‘L'origine des rapports féodovassaliques,’ nel vol. I problemi della civiltà carolingia, Spoleto, 1954, p. 36Google Scholar.
29 Cfr. Fuiano, Napoli dalla fine dello Stato autonomo, pp. 12, 40–42.
30 Cfr. Fuiano, art. cit., p. 3 sgg.
31 Alessandro di Telese, op. cit., p. 91.
32 Alessandro di Telese, op. cit., pp. 93, 95.
33 Cfr. Alessandro di Telese, op. cit., p. 96: ‘Apostolicus (Honorius) vero … ad Rogerium clam festinanter praemisit, pollicens illi Ducatum annuendum, ita tamen ut prius Beneventum petens, suum ei ibi hominium subderet, sicque postea ipsum a se Ducatum ex more acciperet …. Post diem vero tertium praefatus Pontifex ab eo (Rogerio) accitus paullulum ab urbe progreditur, ipsiusque, ut moris est, hominio suscepto, cum Vexillo Ducale ei tradidit regimen. At Rogerius Apostolica roboratione Dux constitutus, secundum quod inter se jam propositum fuerat, sacramentum ei fidelitatis per omnia servandum exhibuit: quibus peractis Papa ad palatium revertitur.’ Falcone di Benevento, op. cit., p. 200, non fa cenno dell'hominium, ma dà la precedenza, nella descrizione della cerimonia, all'investitura sul giuramento: ‘… ideo praedictus Apostolicus foris … ad praedictum Pontem exivit, et Ducatus ei tribuit honorem, et Ducatu accepto Dux ille Sacramento juravit non esse in facto, vel consensu, ut B. Petrus, et Dominus Papa Honorius, ejusque successores catholici civitatem Beneventanam perdant, et Principatum Capuanum non capiat, vel permittat ad capiendum’; si tratta certamente del giuramento di fedeltà, anche se esso, secondo gl'interessi politici di Falcone, viene più distintamente precisato nei riguardi di territori presumibilmente contesi. Romualdo di Salerno, op. cit., p. 216, descrive la cerimonia d'investitura secondo le consuetudini franche, ma il suo racconto èdi molto posteriore agli avvenimenti e merita quindi minor fede.
34 Cfr. Ganshof, F. L., Qu'est-ce que la Feodalité? Bruxelles, 1947, pp. 91–94Google Scholar; Bloch, M., La societa feudale, trad. Cremonesi, , Torino, 1953, pp. 236–239Google Scholar.
35 Cfr. Ganshof, L'origine des rapports féodovassaliques, pp. 38–39.
36 Cfr. Alessandro di Telese, op. cit., pp. 125–126: ‘… Comes (Ranulphus) prius precatur, ut ex corde (Rogerius) indignationem funditus abjiceret. Cui Rex ex corde, inquit, abjicio. Et ille: volo iterum, ut sicut deinceps tibi famulatus fuero, ita me diligas. Cui ille: et ego concedo. Iterum ait: istarum sponsionum, quas alternating fecimus, volo ut testis sit Deus inter me et te. At ille, ita, inquit, fiat ….’
37 Napoli dalla fine dello Stato autonomo, p. 12.
38 Gesta Roberti Wiscardi, ii, ed. Wilmans, in M. G. H. SS., ix, 402–403, 447Google Scholar.
39 Cfr. Fuiano, M., ‘Ugo Falcando,’ Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli, iii, 1953, pp. 54–55 dell'estrattoGoogle Scholar.
40 Op. cit., p. 123.
41 Op. cit., p. 101.
42 Alessandro di Telese, op. cit., p. 102: ‘… unanimiter tandem uno ore laudant, concedunt, decernunt, immo magnopere insistunt, ut Rogerius Dux in Regiam dignitatem apud Panormum Siciliae metropolim }promoveri debeat, qui non tantum Siciliae paterna hereditate, verum etiam Calabriae, Apuliae, caeterarumque terrarum, quae non solum ab eo bellica obtinentur virtute, sed et propinquitate generis antecedentium Ducu m jure sibi succedere debent.’
43 Cfr. Alessandro di Telese, op. cit., pp. 101–102: ‘Qui etiam addebant, quod Regni ipsius principium, et caput Panormus Siciliae metropolis fieri deceret, quae olim sub priscis temporibus, super hanc ipsam provinciam Reges nonnullos habuisse traditur, quae postea, pluribus evolutis annis, occulto Dei mansit… Nam si regni solium in eadem quondam civitate, ad regendum tantum Siciliam certum est extitisse, et nunc ad ipsum per longum tempus defecisse videtur, valde dignum, et justum est, ut in capite Rogerii diademate posito, regnum ipsum non solum ibi modo restituatur, sed in caeteras etiam regiones, quibus jam dominari cernitur, dilatari debeat.’
44 Op. cit., p. 85.
45 ‘Eresie e nuovi ordini religiosi nel secolo XII,’ in Relazioni del X Congresso inlernazionale di Scienze storiche (Roma, 1955), iii, 377 sggGoogle Scholar.
46 Alessandro di Telese, op. cit., pp. 88–89: ‘… Quid enim tune mali non in ipsis exercebatur? Quippe omni timore abjecto, caedes hominum, furta, rapinae, sacrilegia, adulteria, perjuria, necnon Ecclesiarum, monasteriorum oppressiones, virorum Dei contemptus pluraque his similia fieri non desinebant. Peregrinorum quoque pro Deo itinerantium alii praedabantur, alii vero, pro rebus eorum diripiendis, in abditis locis perime bantur ….’
47 Alessandro di Telese, op. cit., p. 143.
48 Alessandro di Telese, op. cit., p. 88.
49 Alessandro di Telese, op. cit., pp. 85–86.
50 Op. cit., p. 86.
51 Op. cit., p. 86.
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