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La turba inpia: artigiani e commercianti del Foro Romano e dintorni (I sec. a.C. – 64 d.C.)

Published online by Cambridge University Press:  16 February 2015

Emanuele Papi*
Affiliation:
Dipartimento di archaeologia e storia delle arti, Università di Siena

Extract

Chi avesse percorso la Sacra via tra gli ultimi decenni del I sec. a.C. e l'estate del 64 d.C. si sarebbe trovato in un profano e lussuoso quartiere commerciale: ori, argenti, perle e pietre preziose, aromi e spezie, primizie e cibi ricercati, strumenti musicali, libri, corone di fiori, cortigiane e prostitute — tutte le delizie della vita (come già ai Greci era piaciuto immaginarle) fornite dalla plebe urbana che qui gestiva il sistema di vendite al minuto più famoso e organizzato della città. Anche nelle altre zone intorno al Foro lo scenario non sarebbe stato diverso; nelle botteghe della piazza, lungo le strade circostanti e nei vicini edifici continuava il commercio di dispendiose mercanzie per una clientela di gusti ambiziosi e grandi disponibilità. La tradizione commerciale del luogo era molto antica e risaliva all'età dei re; stando alla tradizione, Tarquinio Prisco aveva per primo utilizzato la valle per attività pubbliche, facendo costruire appositi vani per artigianato e commercio (tabernae circa forum). Quando alla fine del VI sec. a.C. si impiantarono i quartieri della Sacra via, sul fronte degli isolati furono costruite una serie di botteghe tra le quali si aprivano gli ingressi alle domus. Nel periodo più remoto era lo smercio di prodotti alimentari, soprattutto le carni, l'attività primaria forse anche per la presenza di un mercato del bestiame collegato al Foro Boario (beccherie e beccai sono ricordati dal V sec. a.C). Fu negli ultimi decenni del IV sec. a.C. che un aspetto più conveniente (forensis dignitas) si sarebbe affermato per gli interventi di C. Maenius e per la trasformazione delle botteghe da lanienae in argentariae, da macellerie cioè in banchi di cambiavalute, usurai e banchieri, destinati a dominare la piazza fin agli inizi dell'Impero. I commerci più ordinari o le rivendite specializzate non dovettero scomparire del tutto almeno fino alla metà del II sec. a.C: alle tabernae argentariae si mescolavano i negozi di beccai e speziali, chiamati alla greca myropolae, i primi ricordati da Plauto e da Livio nel luogo della basilica Sempronia, i secondi soltanto da Plauto.

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Articles
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References

1 de Robertis, F. M., La organizzazione e la tecnica produttiva. Le forze di lavoro e i salari nel mondo romano (1946)Google Scholar, in partic. 37-38.

2 Cfr. Papi, E., “Tabernae circa Forum,” in LTUR V (1999) 12 s.Google Scholar; ai miei articoli in LTUR IV (1999) 266 s. e V (1999) 10-14, rimando per le fonti e la bibliografía sulle tabernae del Foro Romano.

3 Purcell, N., “Forum Romanum,” in LTUR II (1995) 333–35Google Scholar.

4 Cic., Off. 2.87; Hor., Sat. 2.3.18-19, 1.1.53-55. Per l'identificazione e la localizzazione (controverse) degli Iani, v. Tortorici, E., “Ianus imus, medius, summus,” in LTUR III (1996) 93 sGoogle Scholar.

5 Cic., Phil. 6.5.15; cfr. Papi, E., “Equus: L. Antonius,” in LTUR II (1995) 225 Google Scholar.

6 Herod. 1.14.

7 Gli atria citati da Cic., Leg. agr. 1.3.7, sono probabilmente da identificare con gli atria Licinia; cfr. Tortorici, E. in LTUR I (1993) 132 Google Scholar.

8 Cic., Att. 7.13, 7.22, 8.7, 10.4, 10.7; cfr. RE XVIII, Oppius 12.

9 Attestazioni in Coarelli, F., “Vica Pota,” in LTUR V (1999) 148 sGoogle Scholar.

10 Cfr. Torelli, M., “Columna Maenia,” in LTUR I (1993) 301 sGoogle Scholar.

11 Cfr. Papi, E., “Statua: lupa, Romulus et Remus,” in LTUR V (1999) 290 sGoogle Scholar.

12 Plaut., Truc. 66.

13 Catul. 37.1-2; cfr. Poulsen, B. in Nielsen, I. e Poulsen, B., The Temple of Castor and Pollux (Roma 1992) 56 s.Google Scholar; Corte, F. Della, Catullo. Le poesie (Milano 1977) 367 s.Google Scholar, riferisce il passo alla casa di Lesbia; a una taberna–lupanar pensa invece Baehrens, A., Catulli Veronensis liber (Lipsia 1893) 213 Google Scholar ad loc.; cfr. anche Ellis, R., A commentary on Catullus (Oxford 1889) 131 Google Scholar e Friedrich, G., Catulli Veronensis liber (Lipsia 1908) 194 sGoogle Scholar.

14 Cfr. le relative voci di Papi, E. ed Steinby, E. M. in LTUR IV (1999) 238 s. e 241 sGoogle Scholar.

15 Nielsen, I. in LTUR I (1993) 224 sGoogle Scholar.

16 Plin., NH 10.121: l'officina sutrina è ricordata durante il principato di Tiberio; non sappiamo se nella zona si trovasse anche l'atrium Sutoriuvi che per Tortorici, E. (LTUR I [1993] 137)Google Scholar è localizzare presso l'Argiletum, dove si sarebbero trovati alcuni calzolai.

17 Sen., Const. 13.4; v. W. V. Harris, “Towards a study of the Roman slave trade,” in Seaborne commerce 117-40; l'attestazione di Plaut., Curc. 481, parrebbe essere pertinente alle attività di banchieri e usurai.

18 Cic., Phil. 2.21.

19 Ascon., Mil. 19-20 (p. 37 Giarratano).

20 Hor., Epist. 1.20.1-2; per i Sosii nominati anche in Epist. 2.3.345, cfr. RE IIIA Sosius 1 (per Porph. e Ps. Acro ad loc., si tratterebbe di una ditta di fratelli). Jordan, H., Topographie der Stadt Rom 1.2 (Berlino 1885)Google Scholar immagina la bottega lungo il vicus Tuscus.

21 Cfr. Coarelli, F., “Vicus Sandalarius,” in LTUR V (1999) 189 Google Scholar.

22 Cfr. il relativo articolo di Palombi, D. in LTUR IV (1999) 310 Google Scholar.

23 CIL VI 9515 = ILS 7751.

24 Mart. 1.117.10-12; cfr. Peck, T., “The Argiletum and the Roman book-trade,” CPh 9 (1914) 77 sGoogle Scholar.

25 Papi, E., “Vicus Tuscus,” in LTUR V (1999) 195–97Google Scholar.

26 Aronen, J., “Acca Larentia,” in LTUR I (1993) 13 sGoogle Scholar.

27 Plut., Curc. 482; per il periodo cronologico qui considerato, v. Hor., Epist. 2.3.231.

28 Come dimostra la chiosa di Ps. Acro., Hor. epist. 2.3.220.

29 Plaut., Curc. 485, ricorda Leucadia Oppia tenutaria di un bordello; cfr. anche l'interpretazione di Paratore, E., Tito Maccio Plauto. Tutte le commedie II (Roma 1976) 351 n.32Google Scholar.

30 Hurst, H., “Nuovi scavi nell'area di Santa Maria Antiqua,” ArchLaz 9 (1988) 1317 Google Scholar; i resti sono in corso di studio per l'edizione finale. Ringrazio C. Coletti per le informazioni sui risultati dello scavo.

31 Hurst, H., “Domus Gai,” in LTUR II (1995) 106–8Google Scholar.

32 CIL VI 9872. Per altre iscrizioni urbane relative a questi commercianti, tutti di condizione libertina, v. CIL VI 9865-69, 33906 = ILS 7584, CIL VI 9870, 9871 = ILS 7587, CIL VI 9675 = ILS 7577, CIL VI 9864. Altri luoghi dove si vendevano i saga sono il vicus Licinianus (CIL VI 9871 = ILS 7585), gli horrea Galbiana (CIL VI 33906 = ILS 7584) e il theatrum Marcelli (CIL VI 956, posta nel 104 d.C).

33 L'interpretazione delle iscrizioni che nominano questi artigiani è controversa; in CIL VI 364 = 30748 M. Canuleius M.1. Philonicus è definito come genar( ) post aedem Castoris, così come L. Carridius Euelpistus è nominato da CIL VI 9177 come genarius pos(t) aed(em) Cast(oris); le attività di entrambi i personaggi sono integrate da Bormann e Henzen rispettivamente con [ar]gen[t]a(rius) e [ar]gen[t]arius. Per Orelli 4195 (= CIL VI 9177) si traterebbe di gen(i)arii, scultori o venditori di simulacri di genii (interpretazione accolta con dubbi in TLL VI.2, 1808). E' anche probabile che possa trattarsi di ge<m>(m)arii, come ipotizzato in Diz. Ep. III (1906) 448.

34 CIL VI 10024 e 9393 = ILS 7696.

35 CIL VI 9393 = ILS 7696.

36 Papi, E., “Pigmentarii,” in LTUR IV (1999) 89 Google Scholar, e C. Lega, “Schola collegi pigmentariorum et miniariorum ibid. 250; cfr. anche Almeida, E. Rodríguez, “Producción y logística de algunos bienes: el caso de Roma,” in La ciutat en el món roma - La ciudad en el mundo romano (Actas XIV Cong. int. arq. clás., Tarragona 1994) 335–45Google Scholar.

37 Lega, C., “Cermalus minusculus,” in LTUR I (1993) 263 Google Scholar.

38 Solin, H., Epigraphische Untersuchungen in Rom und Umgebung (Helsinki 1975) 2030 Google Scholar: la metà dei commercianti di stoffe sono concentrati nel distrito del vicus Tuscus/Cermalus minusculus; le iscrizioni ricordano anche altri luoghi dove si svolgeva la vendita dei prodotti tessili: ab aede Cerer(is), de hor(reis) Volusianis, ab luco Lubitina(e), a Quirinis, a compito — probabilmente lo stesso a compito Aliario. Alla raccolta di Solin sono da aggiungere altre iscrizioni di vestiarii (che non specificano il luogo dell'attività) edite in seguito da R. Friggeri in Epigrafia 260 no. 18; P. Sabbatini Tumolesi, ibid. 310 s. num. 51-53; Lega, C., “Vestiarii (1),” in Epigrafia della produzione 759–62Google Scholar; S. Orlandi, ”Vestiarii (2),” ibid. 763-66. Per i sagarii e i purpurarii, v. infra.

39 Non è da escludere anche una limitata attività produttiva; la tessitura e la colorazione delle stoffe doveva avvenire altrove, come anche la confezione delle vesti era realizzata da sarcinatores e vestificii dei quali non abbiamo tracce nel quartiere.

40 Astolfi, F., “Horrea Agrippiana,” in LTUR III (1996) 37 s.Google Scholar, con fonti e bibl, prec.; per la struttura e la sua decorazione architettonica, v. infra.

41 Di questi horrea conosciamo solamente il nome e la localizzazione approssimativa nell'ambito della Reg. VIII; v. Papi, E., “Horrea Germaniciana,” in LTUR III (1996) 42 Google Scholar.

42 Come per Coarelli, F., Roma 74 sGoogle Scholar.

43 Come per Panciera, S., “Olearii,” in Seaborne commerce 240 Google Scholar.

44 Cfr. anche Rickman 174-76 e Morel 147-54.

45 Le epigrafi che ricordano i vestiarii degli horrea sono le seguenti: CIL VI 9972 = ILS 7571; CIL VI 10026(?); CIL XIV 3958 = ILS 7572. Agli horrea di Agrippa si devono con ogni probabilità riferire i versi di Marziale 10.87.10-11, piuttosto che alla porticus Argonautarum del Campo Marzio, come ha ipotizzato Castagnoli, F., “Roma nei versi di Marziale,” Athenaeum 28 (1950) 77 Google Scholar; per Morel 151 si tratterebbe di un negotiator di mantelli di porpora; cfr. anche Kolb, F., “Römische Mäntel, paenula, lacerna, μανδύη,” RömMitt 80 (1973) 69167 Google Scholar.

46 Graziosi, G. Schneider, “Genius horreorum Agrippianorum,” BCom 1914, 2333 Google Scholar; cfr. anche Wickert, L., “Nota epigrafica,” RömMitt 40 (1925) 213 sGoogle Scholar.

47 CIL VI 9872.

48 CIL VI 9976.

49 CIL VI 33923 = ILS 7575 e CIL VI 37826: omnibus vestiariis tenuiariis de vico Tusco; per i vestiarii tenuiarii, v. Kolendo, J., “Inscriptions d'un tenuiarius (marchand de vêtements fins) dans une collection polonaise,” EtTrav 10 (1978) 193204 Google Scholar.

50 Mart. 11.27.11; i siricarii urbani sono nominati in CIL VI 9678, 9891, 9892 = ILS 7600; cfr. anche 9893 di incerta lettura.

51 CIL XIV 2433.

52 Sui purpurari de vico (sc. Tusco) v. CIL VI 9848; v. anche sotto. Per i purpurarii urbani v. G. L. Gregori, “Purpurarii in Epigrafia della produzione 739-43.

53 CIL XIV 2433.

54 NSc 1922, 144 = AE 1923, 59.

55 CIL VI 37820 = I2 1413, pp. 730, 840, 980; cfr. Papi, E., “Mariana/Marianea,” in LTUR V (1999) 274 Google Scholar; cfr. CIL VI 9489.

56 Radke, G., “Velabrum,” RE VIIIA (1958) 2396–98Google Scholar; Cressedi, G., “Il Foro Boario e il Velabro,” BCom 89 (1984) 249–96Google Scholar; Coarelli, , Foro Boario 22 sGoogle Scholar.

57 Hor., Sat. 2.3.227-30; è probabile che Orazio si riferisca a tutti i venditori dei quartiere dietro il limite meridionale dei Foro.

58 Cic., Off 1.150-51.

59 Sartorio, G. Pisani, “Aequimelium,” in LTUR I (1993) 20 sGoogle Scholar.

60 Macr., Sat. 1.10.15.

61 Plaut., Curc. 483; Capt. 489.

62 CIL VI 9671 = ILS 7487, con toponimo ad (quattuor) Scaros, sul quale Palombi, D. in LTUR IV (1999) 178 Google Scholar.

63 CIL VI 7485.

64 Mart. 11.52.10, 13.32.

65 Cfr. Marengo, S. M., “Macellum,” Diz. Ep. V (1990) 119–27Google Scholar.

66 CIL VI 9184: Euhodus ma[rgarit]arius de Velabr[o].

67 CIL VI 9184.

68 CIL VI 1035 = 31232 = ILS 426; v. Diebner, S., “Arcus Septimi Severi,” in LTUR I (1993) 105 sGoogle Scholar.

69 Il coll(egium) Velabrensium è nominato in CIL VI 467 = ILS 3360.

70 Albius Apollonius [a-, th-, flat]urarius de Velab(ro) di CIL VI 33933.

71 CIL VI 9259; l'iscrizione del capsarius de Velabro è edita da Ferrua, A., Epigraphica 4 (1942) 47 Google Scholar no. 1 che ricorda anche un lector de Belabru e un ferrarius de Suburra, dove evidentemente esistevano botteghe di ferramenta.

72 Cfr. da ultimo Tortorici, E., Argiletum (Rome 1991) 3755 Google Scholar; cfr. anche Palmer, R. E. A., “C. Verres' legacy of charm and love to the City of Rome. A new document,” RendPontAcc 51–52 (19781980)Google Scholar, in partic. 128 s.

73 Sartorio, G. Pisani, “Macellum,” in LTUR III (1996) 201–3Google Scholar; per fonti e iscrizioni relative ai commerci rimando a S. M. Marengo (supra n.65).

74 Morselli, C. e Sartorio, G. Pisani, “Forum Piscarium,” in LTUR II (1985) 312 sGoogle Scholar.

75 Morselli, C., “Forum Coquinum,” in LTUR II (1995) 297 Google Scholar.

76 Morselli, C., “Forum Cuppedinis in LTUR II (1995) 298 Google Scholar e cfr. infra per i commercianti de Sacra via. A questa area commerciale sono state riferite le anfore vinarie di provenienza siro-palestinese rinvenute negli scavi dell'Argiletum che costituiscono il 59% del totale delle anfore, mentre solo il 18% è costituito dai contenitori italici, gallici e ispanici (Tortorici).

77 Cfr. l'analisi dei manufatti rinvenuti negli scavi elaborata da Tortorici (supra n.72).

78 Mart. 12.28.

79 Iuv. 11.51.

80 Welch, K., “Subura,” in LTUR IV (1999) 379–83Google Scholar; cfr. anche Weiss, J., RE VIIA (1931) 510 sGoogle Scholar.

81 Sulle quali cfr., tra gli altri, Mart. 6.66,11.12 e 78.

82 Liv. 3.13.

83 Cfr. ancora Mart. 6.66; forse alla vendita degli schiavi si riferisce il praeco nominato da CIL VI 1953.

84 Attestazioni in CIL VI 9284, 33862, 9491, 9526, 9399.

85 Sui commerci v. anche Pérez, J. J. Caerols, Sacra vía (I a.C.–I d.C.): estudio de las fuentes escritas (Madrid 1995)Google Scholar, con elenco incompleto. L'allontanamento dal Foro delle attività artigianali e commerciali non sembra essere stato cosi radicale e definitivo come ipotizzato da Morel.

86 Esso risaliva almeno al II sec. a.C. (mercato di Musarna in Etruria, recentemente scavato: comunicazioni di V. Jolivet) e sará destinato a una grande fortuna (cfr, la “Grande Aula” dei Mercati di Traiano).

87 Palombi, D., “Gli horrea della Via Sacra. Dagli appunti di G. Boni ad una ipotesi su Nerone,” DialArch 8 (1990) 5372 Google Scholar.

88 Come ipotizzato da Palombi (supra n.87) che attribuisce a strutture commerciali anche i resti in opera quadrata (seconda metà del II sec. a.C.) e in reticolato (primo quarto del I sec. a.C.)

89 V. sotto; per l'insegna del negozio di un caelator, v. Limentani, I. Calabi, Il lavoro artistico (Milano 1958) 72, 167 Google Scholar.

90 Astolfi, F., Guidobaldi, F. e Pronti, A., “Horrea Agrippiana,” AntCl 30 (1978) 31106 Google Scholar.

91 Palombi (supra n. 87).

92 Sugli investimenti nelle proprietà urbane dell'aristocrazia tardo-repubblicana, v. Garnsey, P., “L'investimento immobiliare urbano,” in Finley, M. I. (a cura di), La proprietà a Roma (Roma-Bari 1980) 149–65Google Scholar.

93 Shatzman, I., Senatorial wealth and Roman politics (1975) 375–78Google Scholar; Papi, E., ”Insulae: M. Tullius Cicero,” in LTUR III (1996) 101 Google Scholar; Lega, C., “Insula Volusiana,” in LTUR III (1996) 102 s.Google Scholar, e ‘Insula Bolani,” in LTUR III (1996) 96 Google Scholar, dove si identifica il costruttire con Vettius Bolanus, console nel 66 d.C.

94 Astolfi, F., “Horrea Agrippiana,” in LTUR III (1996) 39 sGoogle Scholar. e E. Papi, “Horrea Germaniciana,” ibid. 42.

95 Coarelli, F. e Palombi, D., in LTUR III (1996) 38 s., 40-42, 43 s. 45, 46 s., 50 Google Scholar.

96 La margaritaria Domitia Cn. [l. è nota dalla sua iscrizione funeraria compresa tra la metà del I sec. a.C. e la metà del secolo successivo; il patrono della femmina ha praenomen e nomen identici a due illustri Domitii, appartenenti a rami distinti della casata che abitavano vicino al mercato della Velia: Cn. Domitius Calvinus, console nel 53 e nel 40 a.C., e Cn. Domitius Ahenobarbus, il padre di Nerone, console nel 32. Per P. Tassini in Epigrafia della prodazione 691 s., la liberta sarebbe da mettere in relazione a Domitius Calvinus che spesso combattè su fronti stranieri vicino a luoghi dove venivano pescate le perle. La sua bottega sembra essersi trovata nei pressi di Hercules Musarum nel Campo Marzio.

97 Papi, E., “Thermae: Domitius,” in LTUR V (1999) 58 Google Scholar.

98 Papi, E., “Horrea circa domum Auream,” in LTUR III (1996) 40 Google Scholar.

99 Ipotesi di A. Carandini.

100 Purcell, N., “The city of Rome and the plebs urbana in the late Republic,” in CAH IX (1994) 644–88Google Scholar.

101 Sulla sommità del Palatino, i resti di edifici residenziali finora portati alla luce non conservano alcuna struttura commerciale connessa. Gli artigiani davano spesso il nome a tutto il rione: falcarii, tonsores, turarii, vitores, unguentarii. Cfr. le considerazioni di Morel sulla difficoltà di distinguere tra artigianato e commercio.

102 E’ il caso in particolare di aurifices, caelatores, gemmarii, margaritarii, unguentarii, vascularii. In Oriente troviamo questi gentilizi: Atii, Caecidii, Caecilii, Calpurnii, Novii, Fufii, Fulvii, Furii, Obellii, Plotii, Saufeii, Stlacii.

103 I gentilizi sono attestati a Roma e in Campania (nei centri industrialmente più sviluppati, come Puteoli o Capua), compaiano anche a Delo e in Oriente; cfr. Musti, D., “Il commercio degli schiavi e dei grano: il caso di Puteoli,” in Seaborne commerce 197215 Google Scholar.

104 Ateilii, Atii, Caecidii, Fufii, Pompeii, Saufeii.

105 Panciera 1970, 133 s. = AE 1971, 41 = CIL I2 3005.

106 CIL VI 9207 = ÏLS 7685 = Gummerus 74.

107 CIL VI 9662 = ILS 7514.

108 CIL VI 1952: gladiarius; altri M. Caecidii urbani sono nominati in CIL VI 7189 e 13873.

109 Non sappiamo se esistessero rapporti tra i Caedicii degli inizi dell'età repubblicana e quello della prima età imperiale. Per l'età repubblicana cfr. RE III Caedicius 3-8, 10; per l'etá giulio-claudia, cfr. M. Cébeillac Gervasoni, “Ascesa al senato e rapporti con i territori di origine: Italia: Regio I (Campania: la zona di Capua e di Cales),” in EOS II, 64, 85 s.; cfr. anche Licordari ibid. 34.

110 RE III Caecidius 9; PIR C 114.

111 Schol. Iuv. 13.197 e 16.46.

112 RE III Caecidius 11; PIR C 116; Raepsaet-Charlier 161; 1'identificazione della moglie di Flavius Scaevinus con Caedicia Victrix è proposta da Dessau ad ILS 8573 (v. infra). Un'altra dama con questo gentilizio fu Caecidia Luc[illa?] Crispinilla, per la quale v. Raepsaet-Charlier 162.

113 Alla gens è con ogni probabilità da attribuire la proprieté dell'hortus Caedic[ianus]; sull'Esquilino, dove si trovava un aedificium con abitazioni; cfr. Papi, E., “Hortus: Caedic[ianus],” in LTUR III (1996) 54 s.Google Scholar, e V (1999) 264; per le tabernae, Paul. Fest. 39 L; per i fundi di Sinuessa, Plin., NH 14.62 e ancor prima ILRRP 667 = CIL I2 1578 = X 4727 = ILS 6297; cfr. anche Arthur, P., Romans in Northern Campania (Londra 1991)Google Scholar, in partic. 67 s. Per altri Caedicii diffusi nel Lazio meridionale e in Campania, v. CIL X 6017, 6025a, ILLRP 1146, IG 722. Le anfore bollate da Caedicia Mf. Victrix provengono da Tarragona, Cartagine, Lione e Corinto: cfr. Tchernia, A., “ Maesianus Celsus et Caedicia Victrix sur des amphores de Campanie,” in Les élites municipales de l'Italie péninsulaire des Gracques à Néron (Napoli 1996) 209–11Google Scholar; in base al ritrovamento dei bolli su Dressel 2/4 in contesti di II e inizi III sec. d.C. a Lione e Corinto, Tchernia identificherebbe Caedicia con il personaggio nominato da IG XIV 722 (da Napoli), vissuta nel II sec., quando la gens appare estinta e confluita in altre casate (le attestazioni, come si è visto, si concentrano tra fine Repubblica e inizi Impero): il problema potrebbe trovare una via di uscita con la definizione della residualitá delle anfore rinvenute. Si segnalano Caedicii a Naxos e a Cos: Hatzfeld, Trafiquants 86 n.3, 100 e 387. Un discendente fu forse Q. Aburnius Caedicianus, che agli inizi del II sec. d. C. era proprietario delle figlinae Furianae e Tempesinae per la fabbricazione di laterizi: Dig. 4.3.7.10, corretto in Caedicianus in PIR C 11 e identificato con il pretore Aburnius in PIR A 26.

114 Eph. Ep. IX 757 = Gummerus 129 = ILS 3683d = ILLRP 110 = CIL I2 3058; per il rinvenimento dell'iscrizione, v. NSc 1896, 49; l'espressione aurific(is o -es) de Sacra v[ia]; è certamente da riferire al mercato urbano piuttosto che a un ambito locale. Per lo scioglimento delle lettre V O che compaiono dopo la filiazione del primo personaggio con V(ibius) O(bellius), cfr. A. Degrassi in ILLRP sub numero; le lettere VO potrbbero riferisi alla tribù Vo(Itinia).

115 CIL VI37780 = ILS 9425 = Gummerus 126.

116 Papi, E., “Aurelia(na),” in LTUR V (1999) 230 Google Scholar.

117 Cfr. le attestazioni di CIL VI 10335, 23195; XIV 258 II 18, 283 II 3.

118 RE XVII Obellius.

119 ILLRP 747 = Gummerus 129.

120 IG XII.2,111; per le attestazioni in Oriente, v. Hatzfeld, Trafiquants 92 n.5, 397.

121 PIR O 2.

122 Panciera 1970, 134 = AE 1971, 43.

123 Dagli indici del CIL XIV risultano le seguenti attestazioni di Saufeii: 2906, 2994, 3000-02, 3244-52, 4091 70 (laterizio iscritto); cfr. anche 2624 da Tusculum e 2313a dal territorio di Albano.

124 Licordari, A., “Ascesa al senato e rapporti con i territori d'origine. Italia: Regio I, Latium,” in EOS II, 39 s., 56 Google Scholar; Wikander passim.

125 RE IIA Saufeius 5; Nicolet 313; Wikander 19 con ipotesi di parentele; altri Saufeii portano il praenomen Lucius ma sono distanti cronologicamente dai nostri mercatores (come i personaggi Wikander 16-18, 23, 30) o del tutto oscuri, essendo noti soltanto dai patronimici di due Saufeiae (Wikander 42 e 45).

126 CIL I2 3428 dall'insula Rhenea; ILLRP 760; Hatzfeld, Trafiquants 75 n.6, 402; Aulus e Quintus sono i praenomina diffusi tra i Saufeii attivi in Oriente.

127 Gianfrotta, P. , “Note di epigrafia ‘marittima’,” in Epigrafia della produzione 594–96Google Scholar.

128 Alla stregua dei vicus Lucceius è probabile che il nome sia derivato dalla presenza di edifici dei Saufeii; cfr. Coarelli, F., “Vicus Saufeius,” in LTUR V (1999) 189 Google Scholar.

129 Troviamo il gentilizio anche tra i gemmari della Sacra via: v. sotto p. 58.

130 Panciera, S., “Ancora tra epigrafia e topografía,” in L'Urbs 85 Google Scholar.

131 CIL VI 196; cfr. 30712, 36747 = ILS 6051 = Gummerus 2; per gli aurarii v. Diz. Ep. I (1895) 949.

132 CIL VI 9211; segnaliamo Fulvii a Delo e Samos dal II sec. a.C.: Hatzfeld, , Trafiquants 391, 97 Google Scholar.

133 R. Friggeri, in Epigrafia 265 no. 27 = AE 1991, 106.

134 CIL VI 9214, cfr. p. 3469 = ILS 7692 = Gummerus 81, su un coperchio di urna cui dovrebbe riferirsi la lastra CIL VI 5287. Per il personaggio, cfr. Le Gall, J., “Métiers de femmes au Corpus Inscriptionum Latinarum,” REL 47 bis (1969) 125 Google Scholar (con qualche inesattezza); sui lavori femminili, v. anche Treggiari, S., “Jobs for women,” AJAH 1 (1976) 76104 Google Scholar.

135 CIL VI 9418, cfr. p. 3469 = ILS 7700.

136 CIL VI 9419.

137 CIL VI 9212 = Gummerus 79.

138 Diz. Ep. I (1985) 22.

139 CIL VI 6939 = Gummerus 46.

140 Mart. 4.88.3 e 7.71.6; le attestazioni sono di poco posteriori alia cronologia dei personaggi de Sacra via; cfr. anche RE IVA Septicius 2.

141 Il praenomen Aulus è abbastanza diffuso tra gli individui noti dall'epigrafia urbana: CIL VI 26224a, 26227, 26229, 26233, 36328, 37891.

142 CIL VI 9283: coronar(ius).

143 CIL VI 9221.

144 La caelatura è un ramo specializzato della scultura o riguarda l'intaglio di pietre preziose cui si dedi- cavano i gemmarii del quartiere: cfr. Vulg. exod. 28.11; in CIL IV 8505 sono associati un caelator e un gemmarius.

145 CIL VI 9393 = Gummerus 88.

146 Stando a quello che ci riferiscono Liv. 37.59.3-5, cfr. 36.6 e Plin., NH 33.148 e 37.12; la vittoria di Magnesia, riportata nel 189 su Antioco III e il bottino di 1423 libre di argento cesellato esibito a Roma, era stata determinante per l'introduzione di questo genere di luxuria; l'uso di stoviglie preziose sulla tavola doveva accomunare i proprietari ai re ellenistici: mos regius et maxime in Syria, secondo Cicerone a proposito di Verre (Verr. II 4.62).

147 Plin., NH 33.139; i vasa Gratiana sono nominati anche da Mart. 4.39, da cui si evince l'esistenza di imitazioni; per la caelatura Clodiana, cfr. l'attestazione di CIL VI 9222 = ILS 7695 = Gummerus 83. Per i Gratii e i Clodii, più che ad artisti che davano il nome alle loro creazioni, si potrebbe pensare anche a proprietari o gestori delle officinae secondo una consuetudine nota anche per altre produzioni, come quelle di laterizi.

148 CIL VI 9202 = Gummerus 69. Numerosi Furii a Delo, nelle isole del Dodecanneso e nei centri dell'Asia minore: Hatzfeld, Trafiquants 59 n.2, 104 n.8, 110, 117 n.8, 158, 392. E’ difficile accostare gli artigiani Furii alla gens di rango sentorio da cui emerse M. Furius Camillus, console nell'8 d.C. (PIR F 576, cfr. anche PIR F 575 e 577); una qualche attività commerciale della famiglia è attestata da Thalamus M. Furi Camilli ab horreis VI (CIL VI 9469 = ILS 7441).

149 Dig. 19.5.21; per i vascularii argentarii, cfr. Cecere, M. G. Granino, “Publii Durdenii vascularii,” in Epigrafia della produzione 753–58 n.19Google Scholar.

150 CIL XI 37824.

151 Ps. Acro, Schol. Hor. Sat. 2.3.18-19.

152 CIL VI 9393 = Gummerus 88.

153 CIL XI 3821 = ILS 7701: de basilica / Vascularia / aurario et / argentario.

154 Cfr. CIL VI 12676, 12677-79, 12681, 12685, 12687, 19755, 37640, 38049.

155 Cfr. RE II Atius 11 e 34.

156 Cic., Phil 3.16; Suet., Aug. 4.

157 Bailey, D. R. Shackleton, Cicero's Letters to Atticus I (Cambridge 1965) 374 Google Scholar, ad Att. 2.12.3, e Wiseman, , New men 83, 216 no. 56Google Scholar, scettico sulle origini nobili riferite da Suetonio.

158 Palmer, R. E. A., “On the track of the ignoble,” Athenaeum 61 (1983) 357–61Google Scholar, ipotizza una comune origine dei tre liberti, provenienti dalla famiglia del nonno materno di Augusto unguentarius e commerciante di grano africano; il figlio M. Atius Balbus, come commissario per la distribuzione di terre a Capua, avrebbe lì appreso le arti profumiere.

159 Cfr., e.g., l'Attius Balbus presente in Sardinia nel 38 a.C.: Broughton III, 26.

160 Si segnala l'attestazione di un trafficante italico dal nome Atius a Larisa (Tessaglia): Hatzfeld, , Trafiquants 65, 385 Google Scholar.

161 Come quella rinvenuta presso il “Tempio di Romolo”, dove si legge marga]ritarius; v. Hülsen, C., “Ausgrabungen auf dem Forum Romanum,” RömMitt 20 (1905) 115 Google Scholar; cfr. CIL VI 37804.

162 CIL VI 9545 = I2 1212, p. 970 = ILS 7602 = CLE 74 = ILCV 580 = Gummerus 97; cfr. anche McGuire, M. R. P., “Epigraphical evidence for social charity in the Roman West. C. I. L. I2, 1212; VIII, 7858; IX 4796,” AJP 67 (1946) 138–49Google Scholar; cfr. Joshel 84 s.

163 Tassini, P., in Epigrafia della produzione 691 Google Scholar.

164 RE II Ateilius 64.

165 RE II Ateilius 79.

166 Come per Klebs, RE II Ateilius 65.

167 CIL VI 37803.

168 CIL X 6492 da Cistema di Latina, a sud di Roma. Difficile stabilire una connessione tra questo Caecilius e i Caecilii presenti in Grecia e in Asia Minore: Hatzfeld, Trafiquants 42 n.3, 92 n.4, 100 n.2, 110, 117 n.8, 169.

169 ILS 7603 da Aquileia; CIL VI 3981, 5199; v. anche CIL X 6638 B 16.

170 CIL VI 9548 = Gummerus 100.

171 RE IIIA Stlaccius 1.

172 Camodeca, G., “Ascesa al senato e rapporti con i territori di origine. Italia, Regio I (Campania, esclusa la zona di Capua e Cales), II (Apulia et Calabria), III (Lucania et Brutii),” in EOS II, 107, 113, 129 Google Scholar, coniscrizioni relative; cfr. anche l'intervento di J. D'Arms, ibid. 162. Dalla famiglia pare discendere il senatore di età antonina, M. Stlaccius Albinus Trebellius Sallustius Rufus: PIR2 S 671. Attestano il coinvolgimento nei traffici con 1'Oriente lo Stlaccius nella dedica del teatro di Delo connesso al santuario siriaco: v. Roussel, P., Délos colonie athénienne (Parigi 1916) 416 no. 21 A 46Google Scholar; per altri documenti, v. Hatzfeld, Trafiquants 114 s., 404.

173 CIL VI 9364; per il personaggio nominato nell'epigrafe, PIR2 S 672.

174 CIL VI 33872 da Gennazzano, ma da riferire all'attivià urbana del defanto.

175 CIL VI 9546.

176 CIL VI 9549, probabile liberto di un Sextus.

177 Cfr. CIL X 1613 e 1797; v. Castagnoli, F., “Topografia dei Campi Flegrei,” in I Campi Flegrei nell' archeologia e nella storia (Roma 1977) 5557 Google Scholar; Camodeca, G., Puteoli 1 (1977) 73 sGoogle Scholar.

178 Chissà se sono a loro collegati i Calpurnii noti a Delo alla fine del II sec.: Hatzfeld, , Trafiquants 27 Google Scholar.

179 CIL X 1797.

180 Per l'iscrizione v. De Romanis 211 no. 2 e 252 s. per l'accostamento con i Capurnii di Puteoli.

181 CIL VI 9547.

182 Caes., BC 7.3.1; Nicolet 157.

183 Con Fufius Geminus legatus di Ottaviano in Pannonia nel 35 a.C. (PIR F 508); sulla gens e sulla sua probabile origine da Urbs Salvia, cfr. Gasperini, L., “Sulla carriera di Gaio Fufio Gemino console del 29 d. C,” in Ottava miscellanea greca e romana (Rome 1982) 285–97Google Scholar = in Studi su Urbisaglia romana (Picus Suppl. 5, 1995) 1-21; L. Gasperini e G. Paci in EOS II, 232 s.

184 PIR F 509.

185 PIR F 510, la madre Vitia (Raepsaet-Charlier 819) fu messa a morte nel 32.

186 Attestazione raccolte da Gasperini (supra n.183); i tituli picti su anfore con il nome di Geminus sono pertinenti a date consolari (CIL XV 4573 e 4603).

187 M. Cébeillac Gervasoni in EOS II, 74.

188 Hatzfeld, , Trafiquants 94, 166, 391 Google Scholar.

189 Quando il nome di gem(m)arii e lanii compare su un epigrafe inedita che corredava un monumento sulla Sacra via.

190 CIL VI 9435 = Gummerus 92; v. Joshel 134 s. Non possiamo distinguere le relazioni tra i personaggi tranne la comune origine da una stessa familia di schiavi; v. anche Flory, M. B., “Family in familia: kinship and community in slavery,” AJAH 3 (1978) 7895 Google Scholar.

191 CIL VI 9434 = ILS 7708 = Gummerus 91.

192 CIL VI 13443 e 21860 (Roma); CIL X 3546 (Misenum), CIL X 2850 (Baiae) e CIL X 3699 I 19 (Cumae).

193 Cic., Att. 13.46.3; D'Isanto, G., Capua romana (Roma 1993) 202 sGoogle Scholar. Si segnalano Plotii a Delo, Chalcis, Samo e Cos: Hatzfeld, , Trafiquants 71 n.5, 99, 152 n.4, 400 Google Scholar.

194 Cfr. I'elenco delle attestazioni in Papi, E. in Epigrafia della produzione 290 n.11Google Scholar.

195 Come PIR A 351 (il poeta Albius Tibullus) o le Albia e Albia Terentia, per le quali v. Raepsaet-Charlier 43 e 44.

196 Cfr. i risultati della ricerca di Paci, G., “Gli Albii del Lazio e il nome di Tibullo,” in Atti dei Convegno int. di studi sit Albio Tibullo (Palestrina 1996) 275–90Google Scholar.

197 CIL VI 33933.

198 CIL VI 9239 = Gummerus 84 dalla fine del I sec. d.C. L'indicazione del luogo del commercio non compare più molto frequentemente nelle lapidi funerarie. Di altri gemmarii della città non conosciamo il luogo della loro attività: CIL VI 245, 9433, 9436.

199 Coarelli, F., “Apotheca Galeni,” in LTUR I (1993) 59 Google Scholar.

200 Varro, LL 8.55.

201 Cic., Off. 1.42.

202 Almeida, E. Rodríguez, “Note di topografia romana: Cosmus myropola, il Vicus Unguentarius e i ‘penetralia Pallados nostrae’ (Mart., IV, 53),” RIA ser. III, 8-9 (19851986) 11117 Google Scholar; cfr. anche Giudice, C. Lo, “Unguentarii,” in Epigrafia della produzione 750 sGoogle Scholar.

203 Cfr. Coarelli, F., “Helephas Erbarius,” in LTUR II (1995) 221 Google Scholar.

204 Cfr. Faure, P., Parfums et aromates de l'Antiquité (Parigi 1987)Google Scholar; v. anche Detienne, M., Les jardins d'Adonis (Parigi 1972)Google Scholar.

205 CIL VI 1974 = ILS 7610.

206 CIL VI 33928. I Poblicii si affiancano ad altre famiglie di unguentarii quali i Trebonii, i Popilii e i Cornelii; cfr. la documentazione raccolta da D'Escurac, H. Pavis, “Aristocratie sénatoriale et profits commerciaux,” Ktema 2 (1977) 339–55Google Scholar, con elenco a 348; cfr. anche Lo Giudice (supra n.202) in Epigrafia della produzione n.19. Sono ignoti i legami di ascendenza con M'. Poblicius Hilarus, margaritarius e q(uin)q(uennalis) p(er)p(etuus) della confraternita dei Dendrophorii della Magna Mater in età antonina.

207 AE 1932, 22 = ILLRP 826.

208 CIL XIV 2655 da Tusculum.

209 V. gli unguentarei di CIL I2 1594; cfr. add. p. 1010 = 1210 = CIL X 3957 = ILLRP 824, CIL X 3974, 3975; sull'origine della gens, v. Münzer, Novius, RE XVII (1936) 1214 s. Novii anche a Delo: Hatzfeld, , Trafiquants 55 sGoogle Scholar.; v. anche Cassola, F., “Romani e italici in Oriente,” DialArch 2–3 (1971) 305–29Google Scholar.; in generale D'Isanto (supra n.193) 180-82.

210 Tra la bibliografia sull'argomento, rimando a Frederiksen, M. W., “Republican Capua: a social and economic study,” BSR 27 (1959) 110 s.Google Scholar; per Seplasia, si veda Philipp in RE IIA (1923) 1546.

211 CIL VI 36819.

212 Tac., Ann. 3.55; sulla periodizzazione del lusso in Tacito, v. Mazzarino, S., Il pensiero storico classico II.2 (Bari 1966) 8188 Google Scholar.

213 V. nota 188.

214 Guarducci, M., “Il cippo sepolcrale di un bublarius de Sacra via,” BCom 93 (1989) 325–28Google Scholar.

215 Ov., Ars 2.263-69.

216 Ov., Am. 1.8.97-100.

217 Varro, RR 1.2.10..

218 Varro, RR 3.16.23; nella vicina Velia i medici avrebbero fissato la loro sede tradizionale: Palombi, D., “ Compitum Acilium: la scoperta, il monumento e la tradizione medica del Quartiere,” RendPontAcc 70 (19971998) 115–35Google Scholar.

219 Panciera no. 1 = AE 1971, 42 = CIL I2 3021; v. Kajava, M., Roman female praenomina. Studies in the nomenclature of Roman women (Roma 1994) 176–81Google Scholar.

220 Un mellar(ius) a port(a) Trigem(ina) in CIL VI 9618.

221 CIL VI 9795.

222 RE II, Attius 1.

223 Cic., Fam. 15.17.2.

224 Gurlitt, L., “Attius pigmentarius und Verwandtes (zu Cic. ad Fam. XV 17, 3),” Philologus 58 (1899) 4551 Google Scholar, identifica Attius con Ottaviano; cfr. M. Atius Dometius vascularius per la ricostruzione dei rapporti tra gli Attii ipotizzata da Palmer (supra n.158); per il bollo Attior(um) su un blocco di colore a Pompei, v. Corte, M. Della, Case ed abitanti di Pompei (Napoli 1954) 174 no. 413Google Scholar.

225 Cfr. le notizie di Plin., NH 21.

226 Palombi, D., “Corneta,” in LTUR I (1993) 323 Google Scholar, che identifica il luogo alle spalle della basilica Fulvia nell'Argiletum; per Palmer (supra n.72) 128-35, Corneta sarebbe la strada accanto alla basilica Paulli che separava il forum Cuppedinis dal forum Piscarium.

227 Morselli, C., “Forum Cuppedinis,” in LTUR II (1995) 298 Google Scholar.

228 Ov., Fast. 6.791-82.

229 Attestato da CIL VI 3413*, probabilmente autentica; cfr. Dessau, ILS 7752, dove compare un altro doctor librarius.

230 CIL VI 37781; cfr. anche CIL VI 4430.

231 Cfr. Tassini, P. in Epigrafia della produzione 689 Google Scholar. Tra i senatori discendenti da Pompeo il Grande, all'epoca in cui le iscrizioni menzionano nomi e mestieri de Sacra via, troviamo Cn. Pompeius, nominato suffetto nel 31 a.C. (RE XXI, Pompeius 7), l'omonimo figlio che nel 14 d.C. prese il posto del padre nel nobile collegio dei Fratres Arvales (RE XXI, Pompeius 70); secondo un'altra ipotesi, il personaggio potrebbe essere figlio di Cn. Pompeius Q.f. che compare nel SC de Aphrodisiensibus: v. Reynolds, J., Aphrodisias and Rome (London 1982) 57, 71 Google Scholar, e Broughton III, 160. Cfr. anche i liberti o peregrini beneficiati dalla cittadinanza RE XXI, Pompeius 23, 28, 35, 36, 46.

232 CIL VI 9935 = ILS 7645.

233 Dagli indici di CIL VI, si ricava che il gentilicium è portato da individui con i praenomina A., M., Q. e T.; tra i Curii noti dalle prosopografie senatorie, nessuno ha il praenomen Publius. Cfr. RE IV, Curius 1-9 e anche Flambard, J.-M., Nicolet, C. et David, J.-M., ANRW 1.3 (1973) 2665 Google Scholar.

234 Ov., Ars 1.67.

235 Mart. 9.59.1-6.

236 Cui si deve la teorizzazione di un nuovo tipo di legame erotico: La Penna, A., L'integrazione difficile (Torino 1977)Google Scholar, in partic. 169.

237 Prop. 2.23.13-16; cfr. Butler, H. E. e Barber, E. A., The Elegies of Propertius (Oxford 1969) 367 ad loc. Google Scholar

238 Prop. 2.23.21; secondo Juv. 3.62-65, l'Oronte era confluito nel Tevere con il suo carico di parole, abitudini, strumenti musicali e fanciulle che si prostituivano presso il Circo; altre cortigiane straniere sono nominate da Juv. 3.65 e Tib. 2.3.

239 Come indirettamente sembra attestare Marziale 2.63, che ricorda un Milichus che aveva dovuto sborsare centomila sesterzi per riscattare la prostituta Leda che esercitava sulla Sacra via.

240 Cfr. Papi, E., “Domus: Teia,” in LTUR II (1995) 186 Google Scholar.