Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Al tempo della prima guerra mondiale tutti i paesi europei ad eccezione della Francia e della Svizzera erano retti da monarchie. Vi era sconosciuta la figura di un Capo dello stato, che risulta quindi un'istituzione molto recente nell'esperienza europea. In quanto sostituto funzionale della figura monarchica quella del Capo dello Stato fu influenzata profondamente, nel bene e nel male come vedremo, da questa e dai conflitti che nella fase di democratizzazione politica l'avevano opposta alle assemblee elettive. Questa la ragione storica di fondo per cui il presidenzialismo puro alla statunitense, caratterizzato insieme da elezione diretta del Presidente e da netta separazione dei poteri esecutivo e legislativo, non è mai stato realmente all'ordine del giorno in Europa. Alcune esperienze iniziali negative — se non tragiche — determinarono un'atteggiamento di diffidenza verso la figura del capo dello stato. Il ruolo di Napoleone III nella fine della Seconda Repubblica francese — nonché le continue crisi tra presidenza e parlamento nella prima fase della III Repubblica — quella dei governi presidenziali di Hindenburg nella fase finale della Repubblica di Weimar, ed anche quella di Mosory e Bénés nella Repubblica cecoslovacca tra le due guerre destarono tale impressione da spiegare perché nelle nuove costituzioni repubblicane del secondo dopoguerra — in particolare quella francese, tedesca e italiana — si sia optato per una configura-zione di basso profilo del ruolo presidenziale e per formule di elezione indiretta.
1 Vedi su questi temi Loewenstein, K., Etude de droit comparé sur la Présidence de la République à l'exclusion de celle des Etats Unis , in «Revue de Droit Public et de la Science Politique en France et à l'Etranger», LXV (1949), n. 3, pp. 291–325.Google Scholar
2 Cfr. la prima parte del suo libro Echec au Roi , Paris, Editions Albin Michel, 1978. Si veda anche dello stesso autore A New Political System Model: Semipresidential Government, in «European Journal of Political Research», VIII (1980), pp. 165–187.Google Scholar
3 Sulla debolezza della posizione del Presidente irlandese e su come tale posizione venga apertamente sfidata dai partiti politici anche nel limitato campo di intervento di controllo di legittimità della legislazione riconosciutogli dalla costituzione si veda Gallagher, M., The Presidency of the Republic of Ireland: Implications of the Donnegan «Affair», in «Parlamentary Affairs», XXX (1977), n. 4, pp. 373–384.Google Scholar
4 In questa stessa prospettiva si è mosso ovviamente anche il dibattito tra costituzionalisti italiani. Si veda il numero speciale di «Quaderni Costituzionali», III (1983), n. 2, dedicato al governo semipresidenziale che include articoli sull'esperienza francese, austriaca, portoghese e finlandese.Google Scholar
5 Sul caso portoghese si veda De Caro Bonella, C., Sviluppi della forma di governo in Portogallo dal 1974 al 1982 , in «Quaderni Costituzionali», III (1983), n. 2, pp. 323–347.Google Scholar
6 Cfr. Chubb, B., The Constitution and Constitutional Change in Ireland , Dublin, Institute for Public Administration, 1978, capitolo 2°.Google Scholar
7 Cfr. Elder, N., Thomas, A. e Arter, D., The Consensual Democracies? The Government and Politics of the Scandinavian States , Oxford, Martin Rober tson, 1982, pp. 53–54; and Griffitsh, J.C., Modern Iceland, London, Pall Mall Press, 1969.Google Scholar
8 Cfr. Kastari, P., Le Chef de l'Etat dans les institutions finlandaises , in «Revue de Droit Public ed de la Science Politique en France et à l'Etranger», LXIII (1967), n. 5, pp. 861–883; e Lindman, S., Notes on the Presidential Elections in Finland, Abo, Abo Akademi, 1961.Google Scholar
9 Per la vicenda politica dell'emendamento del 1929 e più in generale la storia politica costituzionale austriaca tra le due guerre vedi MacDonald, M., The Republic of Austria, 1919–1934 , London, Oxford University Press, 1946, specialmente il capitolo IV.Google Scholar
10 Vedi Garvin, T., The Destiny of the Soldiers: Tradition and Modernity in the Politics of De Valera's Ireland , in «Political Studies», XXVI (1978), n. 3, p. 340.Google Scholar
11 Cfr. Griffiths, J.C., Modern Ireland , cit., p. 109.Google Scholar
12 Per l'atteggiamento di tale partito verso la competizione presidenziale vedi Kristjansson, S., The Independence Party: Origins, Organisations, Ideology and Electoral Basis , University of Iceland, Conference paper, 1978.Google Scholar
13 Cfr. Nousiainen, J., The Finnish Political System , Cambridge, Mass. Harvard University Press, 1971, p. 215.Google Scholar
14 Su questo punto importante vedi Pierce, R., Presidential Selection in France: The Historical Background , in Penniman, H.R., (ed.), France at the Polls. The Presidential Election of 1974 , Washington, American Enterprise Institute, 1975, soprattutto pp. 15–37.Google Scholar
15 Cfr. Frears, J., Legitimacy, Democracy and Consensus: A Presidential Analysis , in «West European Politics», I(1978), n. 3, pp. 11–23.Google Scholar
16 Sui modelli di coalizioni partitiche islandesi, che presentano caratteri del tutto atipici rispetto alle altre esperienze europee, vedi Grimson, O.R., The Iceland Multilevel Coalitions Systems , Haskoli Islands, Félagsvisindadeild, n. 37.Google Scholar
17 Per un'analisi più approfondita degli effetti della competizione presidenziale nel sistema partitico rinvio a Bartolini, S., Il mutamento del sistema partitico francese , in «il Mulino», XXX (1981), n. 274, pp. 169–219.Google Scholar
18 È noto che De Gaulle svolse il suo arbitrato tra le varie proposte di riforma del sistema elettorale a favore delle tesi socialiste e radicali contro quelle dei gollisti. Per le motivazioni di questa scelta rinvio a Bartolini, S., Riforma Istituzionale e Sistema partitico — La Francia Gollista , Bologna, Il Mulino, 1981, pp. 52–53 ed alle fonti ivi citate.Google Scholar
19 Uso qui l'espressione nel senso datole da Sartori, G., Le leggi sulla influenza dei sistemi elettorali , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XIV (1984), n. 1, pp. 3–40.Google Scholar
20 Cfr. Fusilier, R., Les pays nordiques , Paris, Librairie Générale de Droit et de Jurisprudence, 1965, pp. 277–280.Google Scholar
21 In uno studio di Pesonen, P. (citato in Nousiaien, J., The Finnish Political System , op. cit., p. 220) su un campione di studenti universitari è stato rilevato che circa il 70% si orienta nell'elezione presidenziale secondo la propria identificazione partitica, mentre il 20% vota per candidati di altri partiti.Google Scholar
22 Cfr. la tabella 22 in Ibidem p. 218.Google Scholar
23 Vedi Berchtold, K., Die Regierung , in Fischer, H. (Hsg.), Das Politische Systeme Osterreichs , Wien, Europa Verlag, 1974, pp. 154–157.Google Scholar
24 Vedi soprattutto Berglund, S. e Lindström, U., The Scandinavian Party System(s) , Lund, Stundentletteratur, 1978, pp. 165–167.Google Scholar
25 Per i frequentissimi casi in cui considerazioni di politica estera riguardanti il rapporto con l'Unione Sovietica hanno avuto riflessi interni attraverso la Presidenza sulla composizione delle coalizioni governative vedi Jakobson, H., Finnish Neutrality , London, Evelyn, 1968; Monde, G., The Finnish Dilemma, London, Oxford University Press, 1976; e Aster, D., Kekkonen's Finland: Einlightened Despotism or Consensual Democracy? in «West European Politics», IV (1981), n. 3, pp. 219–234.Google Scholar
26 Per l'analisi più approfondita di questi sviluppi vedi Aster, D., Social Democracy in West European Outpost: The Case of the Finnish SDP , in «Polity», XII (1980), n. 3, pp. 363–387; e Aster, D., The Finnish Centre Party: Profile of a «Hinge» Group, in «West European Politics», II (1979), n. 1, pp. 108–127.Google Scholar