Published online by Cambridge University Press: 17 July 2018
I livelli di partecipazione elettorale vengono spesso considerati come uno dei principali termometri dello stato di salute di una democrazia. Sebbene la loro interpretazione da parte della teoria democratica non sia sempre stata univoca, il calo della partecipazione viene solitamente associato a immagini di «crisi» dei sistemi politici e delle tradizionali forme di rappresentanza, a fasi di transizione e ad atteggiamenti di disaffezione, di apatia e di protesta da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
La forte crescita del fenomeno astensionista durante quello che viene ormai comunemente considerato il periodo della transizione italiana, sembrerebbe avvalorare questa tesi. Nel raffronto internazionale, tassi elevati e stabili hanno caratterizzato la partecipazione elettorale nell'Italia repubblicana. Tuttavia, dalla fine degli anni '70 l'astensionismo si è manifestato sempre più marcatamente. Se da un lato ciò ha destato una certa preoccupazione, dall'altro si è rinnovato l'interesse tra osservatori e studiosi nei confronti dei problemi della partecipazione elettorale2. I grandi mutamenti politici che si sono verificati a partire dalle elezioni del 1992 ed il grande fermento politico e sociale che ne è scaturito, non hanno invertito questa tendenza. Al contrario, la partecipazione alle elezioni ne è risultata contratta e le elezioni del 21 aprile 1996 hanno registrato una ulteriore brusca frenata dell'affluenza.
The article, after a detailed description of the relevant data, discusses a well-known hypothesis on the positive relationship between the level of marginality – or competitivity – among the major candidates within single-member constituencies and the levels of turnout. The adoption in 1993 of a plurality electoral law allows for the test of the hypothesis in Italy. However, although the hypothesis has been confirmed in several other plurality systems, it appears that in the Italian case the traditional socio-economic variables of social and geographical marginality remain the main explanatory factors of the levels of turnout. Above all, the new electoral law does not seem yet to have affected the traditional forms of sub-cultural and clientelistic electoral mobilisation in the various areas of the country. The empirical evidence clearly shows that it is in those areas in which competition is lower, i.e., the areas in which sub-cultures still have strong roots, that turnout is higher. The clientelistic forms of mobilisation typical of the Southern areas tend, by constrast, to restrain participation even though the level of competitivity among candidates turns out to be higher, thus witnessing the basic continuity of the forms of electoral participation in Italy.