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Questa rivista è di «riflessione», assai piò che di «intervento». La nostra convinzione di fondo era (ed è) che in Italia non fosse necessaria un'altra pubblicazione di parte, vicina a qualche area o tendenza politica, ma piuttosto una rivista che servisse ad approfondire, a capire meglio, i maggiori fenomeni politici dell'epoca in cui viviamo e, in particolare, della nostra democrazia. Iniziando il secondo decennio di vita Giovanni Sartori ha riassunto la linea perseguita con queste parole: «Una scienza politica faziosa, comiziante, propagandante, non è; intendo, non è scienza e nemmeno, in alcun modo, conoscenza» (questa rivista, X, 1980). Dal che non consegue che ci siamo arroccati in una torre d'avorio. A dimostrazione del contrario basterà ricordare il dibattito dedicato alle correnti interne ai partiti politici nel 1972, o il numero unico sui sindacati nel 1973, quando appariva che proprio quei due fenomeni, cioè la crescente importanza delle correnti partitiche e dei sindacati, fossero le novità piò importanti per il sistema politico italiano all'inizio degli anni settanta; oppure i molti saggi sulla democrazia e gli aspetti centrali ad essa legati, quali elitismo, competizione, pluralismo, quando sembrava che la crisi delle democrazie occidentali caratterizzasse la seconda metà del decennio; o, infine, i diversi contributi sui partiti e sistemi di partito, pubblicati in vari anni, quando queste istituzioni parevano sottoposte a sfida e, certo, a trasformazione.