Published online by Cambridge University Press: 17 July 2018
Non solo un correttivo
La riforma elettorale del 1993, pur nella sua architettura bifronte e ambigua1, modifica in maniera decisiva il sistema elettorale in senso maggioritario. La quota di seggi assegnata con il sistema proporzionale, pensata per attutire i verdetti, prevedibilmente perentori, della competizione maggioritaria a turno unico, rispetto a quest'ultima assume un peso numericamente subordinato.
In conformità allo spirito e alla lettera della legge sia nel 1994 sia nel 1996 il confronto elettorale è stato centrato sulla competizione maggioritaria, in cui le coalizioni e i candidati nei collegi uninominali hanno giocato il ruolo degli attori principali. Nel 1996, poi, il rilievo della competizione maggioritaria è stato ulteriormente accresciuto in virtù del processo di apprendimento istituzionale degli attori2. In particolare, nel 1996 un adeguamento decisivo al formato maggioritario è passato attraverso la contrapposizione di due leader di coalizione, designati come capi del futuro esecutivo. Questa personalizzazione dello scontro, così congeniale alle esigenze di semplificazione e drammatizzazione dei media, ha di conseguenza accentuato il rilievo delle due coalizioni principali, che hanno allargato la loro ombra sugli altri attori (la Lega, i candidati di collegio, ecc.), e soprattutto a danno dei contendenti dell'arena proporzionale.
The proportional arena has been designed as a buffer and corrective for the hard verdicts of the plurality system. However, the political impact of this arena is much deeper than its purely electoral role. It measures the loadings of single parties within coalitions and, subsequently, influences their interactions and bargaining tactics. The elections of April 21 clearly show the effects of institutional learning by the different actors involved: voters, coalitions, candidates, etc. The analysis of electoral data shows the following main findings: (a) the remarkable equilibrium between left-wing and right-wing coalitions; (b) the left won thanks to its better ability to manage alliances with the centre and extreme left; (c) surprisingly little change in voter behaviour occurred between 1994 and 1996 and most of this change is due to movements toward vote nationalization, i.e. reduction of regional peculiarities. The main features of Italian electoral geography are thus confirmed; the votes gained by the Lega Nord in the Northern regions highlight the relevance of the territorial cleavage in the political agenda.