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DAL PLURALISMO POLARIZZATO AL PLURALISMO MODERATO. IL MODELLO DI SARTORI E LA TRANSIZIONE ITALIANA

Published online by Cambridge University Press:  17 July 2018

Introduzione

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Negli anni novanta, l'Italia è entrata in un processo di transizione che è ormai divenuto oggetto di un'abbondante letteratura nazionale e straniera. Piuttosto ovviamente, la natura di tale transizione è ben diversa da quelle dei paesi postcomunisti e, come ha opportunamente sottolineato Pasquino (1994; 1995), poco comparabile con altri precedenti storici. Anche la Francia, che questo autore considera il miglior termine di confronto, lo è in realtà assai relativamente sotto una varietà di punti di vista. Mentre infatti la Quarta e, per lungo tempo, anche la Quinta Repubblica sono rimasti classici casi di pluralismo polarizzato (Sartori 1982, 256–262), l'Italia degli anni novanta non può più essere definita tale, e proprio per questo (o, almeno, anche per questo) si è avviata alla presente transizione. Come è noto, inoltre, le riforme golliste investirono essenzialmente le principali istituzioni politiche della repubblica, ma lasciarono inalterati il subsistema burocratico e la struttura (centralizzata) dello Stato, che sono, invece, componenti tutt'altro che secondarie per comprendere il decorso e gli eventuali sbocchi della crisi italiana. Ma, infine, tale crisi si intreccia anche al declino dello Stato sociale e interventista, coinvolgendo la ridefinizione dei confini fra politica ed economia e il ruolo delle grandi organizzazioni degli interessi, sindacati in testa. Come dire che, oltre al sistema politico-istituzionale ed alla pubblica amministrazione, le relazioni industriali e i loro attori pubblici e privati rappresentano una terza dimensione di cambiamento, che altrove è stata poco importante (Francia), ovvero incomparabilmente diversa (regimi postcomunisti).

Summary

Summary

This article analyzes the present Italian transition in the context of Sartori's model. An extensive discussion of the model is provided, in order to stress its analytically salient dimensions; namely, the parties' relevance criteria; the concept of polarization and its indicators; the direction (centripetal or centrifugal) of competition; and the bi- or multipolar configuration of political systems. In the Italian case, the party system format appears to be reduced to five relevant actors, (block) ideological distance results at its lowest point in twenty years, the center pole virtually disappears, and the moderate electorate is substantially mobile and fluctuating. Thus, the author concludes that, in structural terms, Italy is on the threshold of moderate pluralism, and that the major question concerns now how long it will take political elites to understand and adapt fully to the new system's rules of game.

Type
Ricerche
Copyright
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