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IL REFERENDUM SULLA RESPONSABILITÀ CIVILE DEI MAGISTRATI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

L'8 novembre 1987, per la quinta volta dal 1974, gli elettori italiani sono stati chiamati alle urne per decidere sull'abrogazione di cinque disposizioni di legge, tre relative alla costruzione delle centrali elettronucleari, una riguardante la commissione parlamentare inquirente, l'ultima sulla disciplina della responsabilità civile dei magistrati. Contrariamente ai referendum sul divorzio e sull'aborto o a quello sulla scala mobile, si trattava di temi di natura tecnica e istituzionale di grande complessità, tali da rendere incerte anche le conseguenze del successo delle tesi abrogazioniste. Gli schieramenti dei partiti che si sono pronunciati in favore dell'una o dell'altra alternativa sono risultati poi estremamente aggrovigliati: sui quesiti attinenti l'energia nucleare i liberali si sono schierati contro lo smantellamento delle centrali mentre erano stati tra i promotori del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Su quest'ultimo le uniche forze a schierarsi per il «no» sono state il Pri e Dp, solitamente su posizioni antitetiche. Infatti sul nucleare si sono trovati su sponde opposte.

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Ricerche
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References

1 Tra gli altri, Firpo, L., Se ci fosse un sesto referendum, in «La Stampa», 4 novembre 1987; D. Fisichella, Il moto perpetuo dei referendum paralizza l'Italia, in «Il Sole 24 ore», 4 novembre 1987; L. Morlino, Solo un'occasione di più per la guerra tra partiti, in «Corriere della sera», 3 novembre 1987; S. Passigli, Se la democrazia diventa referendaria, in «La Nazione», 28 ottobre 1987.Google Scholar

2 Cfr. in particolare Passigli, op. cit. Google Scholar

3 La campagna socialista contro il nucleare all'indomani dell'incidente di Cernobyl è descritta in Ceri, P., Dopo Cernobyl. Il «nucleare» come nuova frattura nella politica e nella società italiana, in Corbetta, P. e Leonardi, R. (a cura di), Politica in Italia. Edizione 1987, Bologna, Il Mulino, 1987, p. 168 ss.Google Scholar

4 Per alcuni dati comparativi, aggiornati però al 1980, cfr. Lijpardt, A., Democracies, New Haven, Yale University Press, 1984, p. 202.Google Scholar

5 Cfr. gli articoli di Bobbio, N., Referendum come fine, in «La Stampa», 24 ottobre 1987; Perché no, in «Il Messaggero», 7 novembre 1987; posizioni simili furono espresse da C. Magris, Se vince il sì vincerà la corruzione, in «Corriere della sera», 5 novembre 1987. All'interno della Dc si schiereranno per il «no» gli ex ministri Anselmi, Bonifacio, Darida e Rognoni (cfr. M. Caprara, Un caso di coscienza: Rognoni passa dal sì al no, in «Corriere della sera», 5 novembre 1987), Scoppola e l'ex presidente delle Acli Rosati (cfr. D. Rosati, Ecco qualche buona ragione per votare no, in «Giornale di Sicilia», 30 ottobre 1987). Tra le organizzazioni cattoliche si espressero per il «no» al referendum sulla responsabilità civile dei giudici la Cisl, l'Unione giuristi cattolici, la rivista «Civiltà cattolica». L'Azione cattolica suggerì il no in alternativa all'astensione. Per il sì si espressero l'Acli e il Movimento popolare. Per una panoramica sulle prese di posizione del mondo cattolico cfr. R. Righetto, Cattolici: i sì, i no, le astensioni, in «Avvenire», 1 novembre 1987. Gli intellettuali più vicini al Pci presero posizione con articoli e interventi ospitati soprattutto sulle pagine di «La Repubblica». In particolare A. Asor Rosa, Quel grande errore di Botteghe Oscure (28 ottobre); P. Barile, Il referendum inutile (4 novembre); A. Galasso, Difendo i giudici (2 novembre); A. Giolitti, Quel no sui giudici può essere ben speso (25 ottobre); S. Rodotà, La guerra ai giudici (23 ottobre); M. Riva, Il boomerang del referendum (6 novembre) e gli appelli firmati da vari intellettuali Per un giudice libero (25 ottobre); Dalla parte dei giudici (4 novembre); cfr. anche G. Tecce, Perché voto no, in «Il Messaggero», 8 novembre 1987. All'interno della Sinistra indipendente la posizione favorevole al «sì» fu sostenuta invece da G. Pasquino e F. Bassanini (Cfr. G. Pasquino, La partita dei referendum, in «La Repubblica», 18 ottobre 1987). Riguardo ai dissensi all'interno del Pci cfr. S. Bonsanti, Nelle sezioni Pci la rivolta del no, in «La Repubblica», 27 ottobre 1987 e F. Ceccatelli, Fortissimamente no, in «Panorama» n. 1124 del 1 novembre 1987. Sulla posizione assunta dal Pci cfr. G. Di Federico, La crisi del sistema giudiziario e il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, in P. Corbetta e R. Putnam, Politica in Italia. Edizione 1988, Bologna, Il Mulino, di prossima pubblicazione.Google Scholar

6 Cfr. Barbiellini Amidei, G., E allora no, in «Il Tempo», 29 ottobre 1987; I. Montanelli, Istruzione per l'uso, in «Il Giornale», 8 novembre 1987; E. Scalfari, Le ragioni dei giudici, le colpe dei partiti, in «La Repubblica», 18 ottobre 1987. Sulla posizione del «Corriere della sera» cfr. U. Stille, Giustizia: meglio il sì ma …, articolo uscito il giorno prima del voto. In precedenza non erano mancati sulle stesse pagine appelli in favore del no, cfr. ad esempio A. Ventura, Qualche buon motivo per votare no, articolo pubblicato il 19 ottobre.Google Scholar

7 Molti gli interventi, apparsi su varie testate, di A. Beria d'Argentine, La giustizia verso l'incertezza, in «Corriere della sera», 22 ottobre 1987; Il significato improprio, in «Il Giornale», 23 ottobre 1987; Il cittadino non conosce le conseguenze del sì, in «Il Tempo», 28 ottobre 1987; I giudici, i partiti, in «La Repubblica», 7 novembre 1987. Tra gli articoli più significativi scritti dai magistrati, da segnalare V. Accattatis, Punire i magistrati?, in «La Repubblica», 11 ottobre 1987; G. Caselli, Giustizia: tutti sull'arca, in «La Stampa», 19 ottobre 1987; N. Ferri, Responsabilità del giudice, non basta il referendum, in «Il Mattino», 15 settembre 1987; G. Viola, Il trucco c'è e si vede, in «Il Tempo», 24 ottobre 1987.Google Scholar

8 Dogan, M., Political Cleavage and Social Stratification in France and Italy, in Lipset, S. e Rokkan, S. (a cura di), Party System and Voter Alignments, New York, the Free Press, 1967, pp. 129195.Google Scholar

9 Bagnasco, A., Le tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo italiano, Bologna, Il Mulino, 1977; A. Bagnasco e R. Pini, Sviluppo economico e trasformazioni socio-politiche dei sistemi territoriali a economia diffusa. Economia e struttura sociale, Quaderni della Fondazione Feltrinelli, n. 14, 1981; C. Trigilia, Sviluppo economico e trasformazioni socio-politiche dei sistemi territoriali a economia diffusa. Le subculture politiche territoriali, Quaderni della Fondazione Feltrinelli, n. 16, 1981.Google Scholar

10 Parisi, A. e Pasquino, G., Relazioni partiti-elettori e tipi di voto, in Parisi, A. e Pasquino, G. (a cura di), Continuità e mutamento elettorale in Italia, Bologna, Il Mulino, 1977, pp. 215249.Google Scholar

11 Parisi, A. e Pasquino, G., 20 giugno: struttura politica e comportamento elettorale, in Parisi, e Pasquino, , Continuità e mutamento elettorale, cit.Google Scholar

12 Nel 1985 sul fronte abrogazionista si schierò, oltre al Pci e al Msi, anche Dp. La bassa percentuale di voti demoproletari nelle varie province rende estremamente difficile identificare il contributo di questa forza politica ricorrendo a dati aggregati.Google Scholar

13 Per il referendum sull'aborto cfr. Cartocci, R., Il referendum sull'aborto e il voto democristiano, in Spreafico, A. e Uleri, P. (a cura di), Referendum e partiti in Italia, in corso di pubblicazione. Per il referendum del 1985 vedi R. Cartocci, Differenze territoriali e tipi di voto. Le consultazioni del maggio-giugno 1985, in «Rivista italiana di scienza politica», XV (1985), pp. 421454. Anche ricorrendo alla stima dei «flussi elettorali» è stata messa in evidenza l'infedeltà dell'elettorato missino: cfr. S. Draghi, L'analisi dei flussi elettorali tra metodo scientifico e dibattito politico, in «Rivista italiana di scienza politica», XVII (1987), p. 447. Lo stesso fenomeno si registrò anche nel 1974, in occasione del referendum sul divorzio, cfr. A. Marradi, Analisi del referendum sul divorzio, in «Rivista italiana di scienza politica», IV (1974), pp. 589-644.Google Scholar

14 Questa linea corrisponde, con deviazioni di minor conto, a quella identificata dalla maggior parte delle divisioni dell'Italia proposte negli ultimi venti anni dagli studiosi del comportamento elettorale. Cfr. Cartocci, R., Otto risposte a un problema. La divisione dell'Italia in zone politicamente omogenee, in «Polis», I (1987). Il centro-nord comprende tutte le regioni settentrionali (escluse le province di Aosta e Bolzano) più Toscana, Umbria e Marche. Il Lazio, l'Abruzzo, le due isole e il resto delle regioni meridionali costituiscono il centro-sud.Google Scholar

15 Nelle quattro province dove nel 1985 non si è votato (Trento, Trieste, Gorizia e Oristano) ho tenuto conto dei risultati delle più vicine elezioni regionali. Per la Sardegna ho sommato ai voti del Pci quelli del Psd'az.Google Scholar

16 Sulla «replica interna» per identificare gli «effetti compositivi» ed eliminare casi di correlazioni soppresse o spurie cfr. Arculeo, A. e Marradi, A., Elezioni e referenda negli anni settanta, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XV (1985), p. 104 ss. Sugli «effetti compositivi» cfr. J.A. Davis, Gli effetti della composizione di un gruppo: tecnica di analisi, in Boudon, R. e P.F. Lazarsfeld (a cura di), L'analisi empirica nelle scienze sociali, Bologna, Il Mulino. 1969, vol. II. pp. 239–253.Google Scholar

17 Chi scrive ha rilevato che questa frattura, che circoscrive in sostanza la diffusione del voto d'appartenenza, è più profonda di quella che separa zone bianche e zone rosse; cfr. Cartocci, Otto risposte a un problema, cit.Google Scholar

18 Parisi, e Pasquino, , Relazioni partiti elettori, cit., p. 226.Google Scholar

19 Ibidem. Google Scholar

20 Sulle diverse componenti dell'astensionismo cfr. Mannheimer, R. e Zajczyk, F., L'astensionismo elettorale. Elementi di analisi a partire dai risultati del referendum 1981, in «Quaderni di Sociologia», XXX (1982), pp. 399436; P. Corbetta e A. Parisi, Il calo della partecipazione elettorale: disaffezione dalle istituzioni o crisi dei riferimenti partitici?, in «Polis», I (1987), pp. 29-65; R. Mannheimer e G. Sani, Il mercato elettorale, Bologna, Il Mulino, 1987, spec. il cap. II.Google Scholar

21 Cfr. Mannheimer, e Sani, , Il mercato elettorale, cit., p. 41.Google Scholar

22 Ibidem. Google Scholar

23 Ibidem. Google Scholar

24 Sull'importanza della differenziazione territoriale delle variabili studiate ricorrendo all'analisi ecologica rimando a Marradi, A., Tecniche cartografiche e tecniche statistiche nello studio della dinamica elettorale: Pci, Dc e Psi in Toscana negli anni Settanta, in «Quaderni dell'Osservatorio elettorale», n. 2 (febbraio 1978), p. 12. Proprio la differente distribuzione sul territorio di alcune importanti variabili risulta obnubilata dal ricorso alle tecniche survey, come Rokkan mise chiaramente in luce oltre 20 anni fa, discutendo la ricerca comparata di Almond e Verba: cfr. Cross-National Survey Research: Historical, Analytical and Substantive contexts, in S. Rokkan, S. Verba et. al., Comparative Survey Analysis, Paris, Mouton, 1969, p. 42.Google Scholar

25 Il canone dei residui può essere così espresso: se un fenomeno è determinato da tre cause e possiamo stabilire gli effetti di due di esse, allora l'ammontare residuo del fenomeno sarà dovuto all'azione della terza causa. Sul punto si veda Gangemi, G., L'analisi dei dati secondo i canoni logici di J.S. Mill, Messina, Edas, 1982, p. 20.Google Scholar

26 Siegfried, A., Tableau politique de la France de l'Ouest sous la Troisième République, Paris, Colin, 1913 (2a ed. 1964). La tematica è stata successivamente ripresa da F. Goguel, Pour une étude scientifique de l'abstensionnisme électorale, in «Revue Française de Science Politique», I (1952). Sul punto si veda l'ampia panoramica in Mannheimer e Zajckzyc, L'astensionismo elettorale, cit., p. 402.Google Scholar

27 Parisi, A. e Rossi, M., La relazione elettori-partiti: quale lezione?, in «Il Mulino», XXVII (1978), pp. 503547.Google Scholar

28 In altri termini: se si utilizza l'astensionismo aggiuntivo come indicatore del rifiuto volontario di recarsi alle urne la «parte indicante» è maggiore che se si ricorre alle cifre sull'astensionismo tout court. Sulla ineliminabile presenza di una «parte estranea» (contenuto semantico che non si riferisce al concetto da rilevare) negli indicatori utilizzati nelle scienze sociali cfr. A. Marradi, Concetti e metodi in scienza politica, Firenze, Giuntina, 1980, p. 36.Google Scholar

29 La matrice dei coefficienti di correlazione tra i valori dell'astensionismo aggiuntivo nelle tre occasioni è il seguente: 1981 1985 1978 0,95 0,90 1981 1 0,93 L'astensionismo aggiuntivo è calcolato rispetto alle precedenti elezioni politiche.Google Scholar

30 Cfr. Parisi, e Rossi, , La relazione elettori-partiti: quale lezione?, cit., p. 516 e Cartocci, Differenze territoriali e tipi di voto, cit., p. 439.Google Scholar

31 Particolarmente significativa la posizione espressa da Ruffilli, R., autorevole esponente del partito che detiene il più alto tasso di preferenze espresse. Nel suo intervento alla commissione Bozzi individuava, tra le esigenze che una riforma del sistema elettorale deve soddisfare, «la necessità — ed opportunità — di prevedere una significativa riduzione del numero (ma soprattutto del valore) dei voti di preferenza, al fine di ridurre gli elementi di corruzione insiti in tali meccanismi …» riprodotto in Ruffilli, R. (a cura di), Materiali per la riforma elettorale, Ricerche Arel, Bologna, Il Mulino, 1987, p. 49. Anche le altre proposte presentate nella commissione Bozzi (e riprodotte nel volume citato) prevedono l'abolizione del voto di preferenza o la sua drastica revisione in vista di una moralizzazione della vita pubblica.Google Scholar

32 Cartocci, Vedi, Differenze territoriali e tipi di voto, cit., p. 444.Google Scholar

33 Hirschman, A.O., Lealtà, defezione e protesta, Milano, Bompiani, 1982.Google Scholar

34 D'altronde non si deve dimenticare che in realtà i comportamenti di voto riconducibili ad uno solo dei tre tipi sono assai più rari di quelli che si configurano come ibridi e contaminazioni.Google Scholar

35 Alle 17 di domenica 8 novembre la percentuale dei votanti era del 26,4%. Solo al termine della prima giornata di votazioni si raggiunse la certezza che il quorum dei votanti sarebbe stato superato: alle 22 infatti la percentuale era salita al 48,7%.Google Scholar

36 Cfr. De Vergottini, G., Voto inutile, anzi dannoso, in «Il Resto del carlino», 6 novembre 1987; A. Levi, Perché decido di astenermi, in «La Stampa», 30 ottobre 1987; U. Scarpelli, Tra il sì e il no scelgo il bianco, in «Il Sole 24 ore», 4 novembre 1987. Particolarmente significativi due articoli che apparvero sui quotidiani più diffusi la domenica del voto: E. Scalfari, L'inutile truffa del voto di oggi, in «La Repubblica», 8 novembre 1987; L. Goldoni, Questa schedina oggi non la gioco, in «Corriere della sera», 8 novembre 1987. Nell'area cattolica in favore dell'astensione si erano espressi il Movimento cristiano lavoratori e la rivista dei gesuiti «Aggiornamenti sociali». L'Azione cattolica aveva suggerito ai suoi iscritti l'astensione o il «no». Sugli inviti all'astensione apparsi sulla stampa quotidiana cfr. G. Garancini, Un referendum nei referendum, in «Avvenire», 28 ottobre 1987; id. Libertà è anche il non voto, in «Avvenire», 7 novembre 1987; G. Tomasetti, Astensione come critica costruttiva, in «Il Tempo», 1 novembre 1987.Google Scholar

37 In un precedente lavoro, ricorrendo ai dati sul tasso di matrimoni civili rispetto al totale dei matrimoni celebrati e alla diffusione della stampa cattolica, ho rilevato che la diffusione della tradizione cattolica nel nostro paese raggiunge i livelli più elevati nell'area pedemontana compresa tra Como e Treviso, nel Cuneese e nell'Astigiano. Cfr. Cartocci, , Otto risposte a un problema, cit.Google Scholar

38 Sul «differenziale territoriale di partecipazione» che differenzia il centro-nord dal centro-sud si veda Mannheimer e Zajckzyc, L'astensionismo elettorale, cit., p. 409.Google Scholar

39 Il diverso tasso di partecipazione degli elettori maschi e delle elettrici, che accomuna tutte le regioni del paese, costituisce una conferma del classico schema sociologico secondo cui la partecipazione politica decresce passando dalle categorie più centrali a quelle più marginali: cfr. Lipset, S., Political man, New York, Doubleday Co., 1959; R.E. Lane, Political Life, New York, Free Press, 1965; S. Verba e N.H. Nie, Participation in America: Social Equality and Political Democracy, New York, Harper & Row, 1972, cap. VI; S.H. Barnes, M. Kaase et. al., Political Action, London-Beverly Hills, Sage, 1979, pp. 167-186.Google Scholar

40 I dati sulla diffusione della stampa sono tratti da «Bollettino ADS» n. 40-41 (aprile 1987).Google Scholar

41 Dati desunti da Magister, S., L'azione cattolica e i conflitti interni alla Chiesa, in Corbetta, e Putnam, , Politica in Italia. Edizione 1987, cit., p. 259.Google Scholar

42 Cfr. «La Repubblica», 29 maggio 1985, p. 2.Google Scholar

43 Sulla fecondissima distinzione tra événementiel, congiuntura e lunga durata rimando ovviamente alle opere di Braudel, F., prima di tutto La Mèditerranèe et le monde mèditerranèen à l'epoque de Philippe II, Paris, Colin, 1949. Per una trattazione specifica si veda F. Braudel, Storia e scienze sociali: la lunga durata, in Scritti sulla storia, Milano, Mondadori, 1973, pp. 57-92.Google Scholar

44 Diverso è il caso delle schede bianche e nulle. Anch'esse hanno raggiunto un numero molto più elevato che in precedenza (cfr. tab. 1). Esse configurano un tipo qualitativamente diverso di astensionismo rispetto a quello messo in luce dalle cifre relative all'affluenza alle urne (ad esempio la scuola di sociologia elettorale francese lo definisce come «astensionismo civico»: cfr. Mannheimer, e Zajckzyc, , L'astensionismo elettorale, cit., p. 404 ss.). La distribuzione delle schede bianche e nulle segue un andamento diverso da quello degli elettori che hanno disertato i seggi. Per ragioni di spazio non è possibile approfondire in questa sede anche questo punto, di primaria importanza.Google Scholar

45 Cfr. Menghini, P., La Dc: il referendum è un imbroglio, in «Corriere della sera», 1 ottobre 1987 e soprattutto l'intervista a G. Gargani, responsabile del partito per i problemi dell'amministrazione della giustizia, apparsa su «Il Mattino» il 7 novembre 1987.Google Scholar

46 La distribuzione dell'affluenza alle urne l'8 e 9 novembre 1987 costituisce una ulteriore prova della differenza esistente tra Lazio, Abruzzo e Sardegna da una parte e le restanti regioni meridionali dall'altra, già riconosciuta da Bartolini, B., Insediamento subculturale e distribuzione dei suffragi in Italia, in «Rivista italiana di scienza politica», VII (1977), p. 483 e ripresa da Arculeo e Marradi, Elezioni e referenda negli anni settanta, cit., p. 113.Google Scholar

47 Cfr. l'intervista a Bobbio, N., I non sì nascosti nell'astensione, in «La Stampa», 10 novembre 1987; E. Scalfari, Parlano le cifre, in «La Repubblica», 10 novembre 1987.Google Scholar

48 Piazzesi, G., Quel record di assenti non toglie valore al sì, in «Corriere della sera», 11 novembre 1987; U. Baudel, Gli ex opinionisti, in «L'Unità», 11 novembre 1987; E. Galli della Loggia, I conti freddi del voto, in «La Stampa», 11 novembre 1987.Google Scholar

49 Un simile diagramma è stato presentato per la prima volta in Marradi, , Analisi del referendum sul divorzio, cit. Esso costituisce un'estensione della procedura, introdotta dalla scuola francese di studi elettorali, che consiste nel confrontare su un diagramma i risultati ottenuti da un certo partito in due elezioni successive. Per quanto mi risulta il primo esempio di una simile procedura è rinvenibile in G. Dupeux, Le Front Populaire et les élections de 1936, Paris, Colin, 1959.Google Scholar

50 Parisi, e Pasquino, , Relazioni partiti elettori, cit., p. 224.Google Scholar

51 Già Parisi e Pasquino nel 1977 prefiguravano una riduzione del rilievo del voto di appartenenza a vantaggio dell'area del voto d'opinione: cfr. Parisi, e Pasquino, , Relazioni partiti elettori, cit., p. 240 ss.; per alcuni dati recenti che attestano l'erosione della subcultura rossa dovuta al ricambio generazionale cfr. M. Barbagli, Le conseguenze politiche della mobilità sociale, in «Polis», I (1987), pp. 103139; tuttavia secondo una recente ricerca di ambito nazionale oltre la metà degli elettori appartengono tuttora alla subcultura socialista o a quella cattolica: cfr. Mannheimer e Sani, Il mercato elettorale, cit., p. 89 ss.Google Scholar