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Sarcofaghi Partici Di Kakzu

Published online by Cambridge University Press:  12 April 2016

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Nelle rovine delle antiche città della Valle dei Due Fiumi gli strati più recenti sogliono risalire al periodo persiano ossia all'epoca dei Parti e dei Sassanidi, quando la Mesopotamia faceva parte dell'impero partico o del regno sassanidico. In quasi tutti i luoghi dove gli scavatori hanno iniziato delle ricerche archeologiche essi si sono imbattuti anzitutto in rovine più o meno vaste e più o meno importanti di questi due periodi. Già il Loftus a Warkah, poi i Tedeschi a Babele, e più recentemente a Ctesifonte, gli Americani a Nippur e ora a Seleucia, gli Inglesi a Kish, i Tedeschi ad Ashshur, ed ancora in altri luoghi si sono trovate tracce più o meno cospicue della civiltà partica, vale a dire della civiltà mesopotamica del periodo partico.

Type
Research Article
Copyright
Copyright © The British Institute for the Study of Iraq 1934

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References

page 90 note 1 Loftus, W. K., Travels and Researches in Chaldaea and Susiana, London, 1857 Google Scholar, dedica tutto il capitolo XVIII. 198-220, ai sarcofaghi partici e sas-sanidici di Warkah.

page 90 note 2 Sulle sepolture partiche nel Merkez di Babele si v. O. Reuther, Die Innenstadt von Babylon (Merkes), Leipzig, 1926, 249-65, e sullo strato partico in genere 39-40. Un cimitero partico è stato trovato a Babele anche nel tratto orientale del muro interno della città, con sarcofaghi d'argilla, tra i quali però nessuno che anche soltanto lontanamente assomigli ai nostri, Fr.Wetzel, , Die Stadtmauern von Babylon, Leipzig, 1930, 25–6 e tav. 39Google Scholar.

page 90 note 3 Reuther, O., Die Ausgrabungen der Deutschen Ktesiphon-Expedition im Winter 1928–9Google Scholar, Staatliche Museen in Berlin, Islamische Kunstabteilung, 9-10 e fig. 4.

page 90 note 4 Si v. L. Waterman, Second preliminary report upon the excavations at the Tel Umar, Iraq, conducted by the University of Michigan, the Toledo Museum of Art, and the Cleveland Museum of Art, Ann Arbor, 1933.

page 90 note 5 Jordan, J. und Lenzen, H., Die Partherstadt Assur, Leipzig, 1933 Google Scholar.

page 90 note 6 Sugli scavi della Missione Archeologica Italiana di Mesopotamia a Kakzu si v. G. Furlani, Gli scavi italiani in Assiria (Campagna del 1933), G.S.A.I., N.S., II, 265-276.

page 90 note 7 Sulle sepolture babilonesi in genere si v. Reuther, Innenstadt, citato sopra.

page 92 note 1 Loftus, V., Travels, 204 e 205Google Scholar, e A Guide to the Babylonian and Assyrian Antiquities, 1922, 78 Google Scholar.

page 92 note 2 Secondo il Loftus, 205, è una parrucca. Una bella riproduzione della capigliatura partica si vede nelle monete di uno sconosciuto re partico, Wroth, W., Catalogue of the Coins of Parthia, London, 1903, tav. XII. 16 Google Scholar (la testa è di faccia). Tutti i re partici riprodotti nelle loro monete di profilo hanno la stessa abbondantissima capigliatura, la quale è sorta per esagerazione della foggia corrispondente greca, si cfr. le monete del tempo del re Mitridate I, Wroth, l.c., tav. III, le quali dimostrano fogge di capigliatura del tutto greche, con quelle dei re posteriori.

page 92 note 3 Loftus, l.c., 205.

page 93 note 1 Loftus, l.c., 203. Sulle difficoltà di estrarre i sarcofaghi intatti e sul loro trasporto 207-10. Le stesse difficoltà ha provato anche la Missione Italiana, ma furono superate grazie al metodo adottato dall'ing. Fausto Franco per il loro trasporto.

page 93 note 2 Fr.Sarre, , Die Kunst des alteri Persien, Berlin, 1922, tav. 64Google Scholar. Si cfr. inoltre un guerriero partico, simile, di una terracotta trovata a Dura-Europos, The Excavations at Dura-Europos. Preliminary Report of Third Season of Work, November 1929 to March 1930, New Haven, 1932, tav. XIII. 2 Google Scholar.

page 93 note 3 Fr.Cumont, , Fouilles de Doura-Europos (1922-1923), Paris, 1926, 267 Google Scholar; il graffito del re partico nella nicchia è pubblicato anche da Rostovtzeff, M. in Caravan Cities, Oxford, 1932, 193 Google Scholar. Ringrazio Fr. Cumont per avermi gentilmente concesso la riproduzione delle illustrazioni della tav. XIV. Le fotografie delle tav. XII-XIII sono state eseguite dal Dott. Teodoro Levi.

page 93 note 4 Cumont, l.c., 269.

page 93 note 5 È descritta dal Cumont, l.c., 31 e segg. Hopkins, C., The Palmyrene Gods of Dura-Europos, J.A.O.S. LI (1931), 119–37, 133Google Scholar, si domanda se il graffito di Dura possa essere un rozzo disegno del simulacro stesso del dio nel tempio degli dèi palmireni. Egli arriva dopo varie considerazioni alla conclusione che si tratta veramente di un disegno di Zeus-Ahuramazda, il quale occupava il seggio sacro del tempio. Il Cumont in Mazdéisme à Doura-Europos? ( Syria, XII (1931), 302–3Google Scholar) si oppone in genere alla tesi del Hopkins su tracce di zoroastrismo nel tempio degli dèi palmireni, e perciò l'edicola nel tempio non avrà contenuto un' imagine del Re dei Re divinizzato e assimilato al dio supremo.

page 93 note 6 Fr.Sarre, und Herzfeld, E., Archaeologische Reise im Euphrat- und Tigris-Gebiet, IV, Berlin, 1920, tav. CXLII. 4Google Scholar; Sarre, , Kunst, tav. 65 Google Scholar; Cumont, , Fouilles, fig. 58, nella p. 266 Google Scholar.

page 93 note 7 Nella parte superiore, che è scannellata verticalmente, somiglia alle tiare delle guardie del corpo persiane nei rilievi del palazzo di Dario a Persepoli, Sarre, , Kunst, tav. 19, 27 Google Scholar. È noto che simili tiare si usavano già da parte degli Assiri.

page 94 note 1 Si potrebbe confrontarle alle due volute di un capitello mesopotamico del tardo periodo ellenistico, Sarre, Kunst, tav. 63.

page 94 note 2 Sarre, Kunst, tav. 64.

page 94 note 3 Sarre, Kunst, tav. 129.