In quest'articolo gli Autori analizzano l'atteggiamento che in epoca romana veniva riservato alia riedificazione e al restauro di edifici, utilizzando in particolare le iscrizioni di riedificazione rinvenute nella parte occidentale dell'Impero (Roma esclusa); inoltre, dove possibile, le iscrizioni sono confrontate con le evidenze archeologiche. Viene dimostrato qui che non sempre tali iscrizioni descrivono in maniera accurata i danni precedenti alla ricostruzione o il tipo di lavori eseguiti. Il loro linguaggio è spesso metaforico e vengono stabilite nozioni di distruzione e ricostruzione che non necessariamente hanno una diretta relazione con il reale stato dell'edificio o con i lavori di restauro eseguiti. La parola ‘ricostruzione’ era in generale considerata sotto un punto di vista idealistico espresso in modi diversi, colleganti fatti architettonici locali, spesso complessi, ad un'idea simbolica di rinnovamento. Quindi, a meno che una singola causa reale non sia menzionata, le iscrizioni di riedificazione non riportano nessun dato definitivo circa le circostanze reali della distruzione o della ricostruzione di un edificio. Queste devono essere studiate individualmente e non devono influenzare l'analisi indipendente dei resti archeologici.